Emanuele Severino, “DIKE”

 

dikeE’ nelle librerie italiane l’ultima opera di uno dei più importanti filosofi viventi, Emanuele Severino,DIKE, Biblioteca Filosofica Adelphi, (luglio 2015).

Il libro – a novembre 2015 già alla Seconda Edizione –  comincia con una nota scritta dall’Autore che qui sotto vi proponiamo integralmente.
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Nel mondo greco, la parola díkē, che comunemente traduciamo con «giustizia», si riferisce all’inizio alla dimensione giuridica e, prima ancora, religiosa. Ma la filosofia porta alla luce un significato essenzialmente più profondo di questa parola. Si può dire che l’avvento della filosofia coincide con l’avvento di tale significato. Díkē viene a significare l’incondizionata stabilità del sapere. E richiede la stabilità incondizionata dell’essere. Riguarda tutto ciò che l’uomo può pensare e può fare. Secondo (seguendo) essa si svolge la storia dell’Occidente.

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“Il mondo nelle cose” di Nadia Agustoni

Una nota di Livia Candiani a “Il mondo nelle cose” di Nadia Agustoni
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Io devo leggere il tuo libro con fame perché vivo in quel modo che lì è scritto, non solo i contenuti ma il linguaggio, il modo, che non mi sembra per niente semplice, secondo me in questo libro tu hai fatto un lavoro da minatore o minatrice al linguaggio, l’hai smembrato e rosicchiato e sei arrivata a delle ossa vive, a quel mutismo che abbiamo noi che viviamo senza saper vivere né parlare, io dal tuo libro mi sento compresa, non mi chiede di capire ma di abitare, di sabotare i luoghi comuni e di lasciare che il dolore dica parole come gesso secchi cane e che siano parole acuminate eppure le stesse dell’ordinario: “il mondo nelle cose”, ed è un mondo che urla perché non ci sta dentro nei nomi, sborda fuori a dire il male di chi è inabitante, di chi è persona da interni ma non ha casa né muri né un dentro è tutto fuori e la lingua viene da fuori e dice le mappe per passare dall’infanzia alla vecchiaia senza fermarsi alla ragionevolezza. Continua a leggere

Stasera Roberto Benigni su Rai Uno,”La più Bella del Mondo”

Appuntamento
a cura di Luigia Sorrentino

Stasera, 17 dicembre 2012, alle 21:00 l’appuntamento è su Rai Uno, con Roberto Benigni in “La più Bella del mondo“.

Non abbiate paura – mi riferisco agli aggressivi che temono l’intervento di Roberto Benigni di questa sera e che lasciano commenti denigratori su questo blog, che io naturalmente non approvo, a quanto ho scritto QUI in relazione all’iniziativa di questa sera. Ripeto, non abbiate paura! Roberto Benigni è un attore, non un politico! Anche Benigni, ricordatevelo, ce lo invidiano in tutto il mondo! Spero che questo straordinario artista risvegli la nostra coscienza, la nostra memoria, ci aiuti a ricordare quanto siamo stati fortunati ad avere la nostra Carta Costituzionale, i docici Principi Fondamentali che introducono gli articoli della Costituzione Italiana. “Questa costituzione è un sogno. Diventano legge i desideri” ha detto Roberto Benigni presentando il programma in onda stasera sulla Rai “La più Bella del mondo” dedicato alla nostra Carta, a quindici anni  dall’uscita del film che gli ha fatto vincere il premio Oscar “La vita è bella”.

Roberto Benigni “La più bella del mondo”

Appuntamento (da non perdere)
a cura di Luigia Sorrentino

Lunedì 17 dicembre 2012 Roberto Benigni sarà in diretta su Rai Uno, in prima serata, subito dopo il tg delle 20:00, per parlare a tutti gli italiani e le italiane de La più bella del mondo.
Sapete chi è La più bella del mondo?
La nostra Costituzione, la Costituzione Italiana, entrata in vigore il primo gennaio del 1948. E allora, se non l’avete mai letta prima, vi prego, fatelo subito, è un libro straordinario. Benigni dice: “E’ il cielo degli uomini! – e poi spiega – E’ un libro scritto dagli uomini, (i nostri padri), che ci hanno indicato la strada.

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Il mondo ha bisogno di poesia

La vostra voce
a cura di Luigia Sorrentino

Quaranta poesie per abbracciare il mondo: Antonella Addea, Maria Dilucia Eliana Farinon, Flavio Villani, Ezio Spataro, Karisa Kahindi leggeranno le proprie poesie e di grandi poeti di tutto il mondo:

Natalia Molebatsi, Sergej Esenin, Liu Xiaobo, Yukio Mishima, Sunil Gangopadhyay, Leonard Cohen, William Carlos Williams, Nicanor Parra, Andrew Barton-Paterson detto “Banjo, Karin Maria Boye, Grigore Vieru, Jenny Joseph, Joyce Lussu, Mahmùd Darwìsh, Nuvola Azzurra Irochese, Giacomo Leopardi. Continua a leggere

Robert Hass, Video-Intervista

Video-Intervista a Robert Hass
di Luigia Sorrentino

Robert Hass, il poeta che scoprirete in questa intervista, è una persona estremamente mite, dalla disarmante semplicità, eppure, è uno dei poeti più popolari degli Stati Uniti d’America (Poeta Laureato degli Stati Uniti e Premio Pulitzer per la Poesia nel 2008). Con sua moglie, Brenda Hillman, anch’essa poeta, è da sempre impegnato su tematiche di poesia civile e a difesa dell’ambiente.  Hass, giovanissimo, ha conosciuto i poeti della Beat Generation, (che vedremo nell’intervista video) ma è anche stato il primo traduttore in inglese del grande poeta polacco, Czesław Miłosz (Premio Nobel per la Letteratura nel 1980). 

Per Robert Hass ‘il principale potere dell’arte è quello di essere un agente attivo’. Nell’intervista a Luigia Sorrentino, Hass racconta ‘l’importanza dei piccoli’: “Quando un bambino disegna  – dice il poeta – non gli interessa il prodotto finito, ma pensa semplicemente a ‘fare’ “. Non a caso la parola ‘poesia’ – in greco, ποίησις  (poiesis) – indica l’attività creatrice dello spirito che si manifesta proprio nel ‘fare’ anima. Hass spiega dunque, che i bambini di oggi, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, hanno necessità di esprimere questa forma di arte perché – racconta  – hanno paura di quanto sta accadendo nel mondo.  E’ su questa consapevolezza che Hass ha avviato negli Stati Uniti il programma dell’Associazione degli Amici della Loira, che ha filiazioni anche in Francia, per dare ai bambini la possibilità di fare – produrre arte. Un progetto che Hass ha lanciato per dare a se stesso e ai bambini, un po’ di speranza.

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/poesia/hass_28092012.mp4[/flv]

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Addio a Mario Pincherle, elaborò la teoria sulla Torre di Zed

E’ morto ieri, 23 settembre 2012, a 93 anni, a Bientina (Pisa), dove viveva da tempo, Mario Pincherle, l’ingegnere-archeologo e poeta, discendente di un’importante famiglia ebraica perseguitata durante il fascismo, autore di un famoso studio (pubblicato dall’Accademia dei Lincei) sulla Torre di Zed, racchiusa nella piramide di Cheope in Egitto. Nato a Bologna nel 1919, partigiano nelle Marche durante la guerra, Pincherle desiderava che le sue ceneri venissero disperse nel mare di Palombina, ad Ancona, davanti alla villa di famiglia.

Figlio di un docente di clinica pediatrica, Maurizio Pincherle, costretto a lasciare l’insegnamento presso l’Università di Bologna all’epoca delle leggi razziali, e fratello di Leo, uno dei fisici del gruppo di via Panisperna, Continua a leggere

L’Urlo di Munch esposto al MoMa di New York

Il collezionista che lo ha comprato lo dà in prestito a uno dei più importanti musei d’arte  del mondo, il MoMa di New York. L’opera sarà in esposizione dal 24 ottobre 2012 e per sei mesi, fino al 24 aprile 2013 ed è una delle quattro versioni dell’Urlo di Edward Munch, venduta da Sotheby’s per quasi 120 milioni di dollari. Un record mondiale: è l’opera d’arte più costosa mai venduta a un’asta.

Per la prima volta anche il pubblico di New York potrà ammirare il capolavoro dell’artista norvegese, un pastello su tavola del 1985. Continua a leggere

William Faulkner, “Poesie del Mississippi”

Transeuropa Nuova poetica pubblica nel 2012 un’opera densissima di William Faulkner, Poesie del Mississippi, (Mississippi Poems) nella traduzione di Vanni Biancone. Scrivere sul serio, era il sogno dello scrittore, sceneggiatore, poeta e drammaturgo statunitense al quale, nel 1949, fu conferito il premio Nobel per la Letteratura. Faulkner, scomparso nel 1962, ‘abituato a vedere il mondo dall’occhio delicato e (chirurgico) con cui inciderà tutte le sue opere’, come evidenzia Marco Missiroli nella prefazione al libro, è uno dei più importanti scrittori statunitensi del Novecento.

‘Ricorderò quest’albero, da vecchio,/ il colle, come il sole inonda la vallata/’ scrive. Sono i versi che aprono la raccolta all’interno dei quali ciascuno può ritrovare se stesso, il proprio paesaggio. Già nell’incipit, infatti, c’è tutta l’emozione del poeta, spinto dalla necessità di testimoniare ciò che per sua natura ‘è insito’ in ognuno di noi. Ricorderò l’oro mattutino – scrive – che entra nella tinta verde del pomeriggio, barattato poi nel sonno a fine giornata? E’ la domanda che pone Faulkner e che caratterizza fin da subito, il pensiero provocatorio e complesso della sua poesia. Essere o non essere, è, da sempre, il problema. L’interrogativo, che non sembra trovare risposta. O meglio: trova la risposta che ciascuno vuole trovare, secondo il proprio destino, la propria necessità. Continua a leggere

Andrea Camilleri vince ‘International Dagger’ 2012

In Gran Bretagna Andrea Camilleri ha vinto l’edizione 2012 del premio Crime Writers’ Association International Dagger, massimo consesso della letteratura gialla, con “The Potter’s Field”, ovvero il romanzo “Il campo del vasaio” edito in italiano da Sellerio.

L’annuncio della vittoria è stato fatto al One Birdcage Walk di Londra. Premiando Camilleri, la giuria ha dichiarato, si legge nella motivazione del premio, che “i romanzi di Montalbano dimostrano quanto si possa ottenere quando uno scrittore riesce a rendere il senso della vita in un luogo reale e riconoscibile. Continua a leggere

La poesia della notte rosa, da Pasolini a Tonino Guerra

La Notte Rosa non è solo musica. L’edizione 2012 della kermesse della Riviera porta con sé la poesia di Pier Paolo Pasolini e Attilio Bertolucci. La loro ‘amicizia in versi’ è portata sul palco da due tra gli attori più rappresentativi della scena italiana: Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco ( si esibiscono sabato 7 luglio al Lapidario romano del museo della città di Rimini). Continua a leggere

Anteprima: Il grande ritorno di Pablo Picasso

Anteprima
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Sono già oltre 65 mila i biglietti prenotati per il grande ritorno di Picasso a Milano. Circa 3 mila gruppi hanno infatti già riservato la loro visita alla mostra “Pablo Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi“. Nella foto qui accanto il celebre dipinto di Pablo Picasso, “Il poeta” (Le Poète), agosto 1911, Olio su tela, 131,2 x 89,5 cm
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia.

Realizzata dall’Assessorato alla Cultura, Moda e Design del Comune di Milano, Palazzo Reale e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e grazie al sostegno del Gruppo Unipol, la mostra aprirà a Palazzo Reale il 20 settembre 2012 ed è curata da Anne Baldassari, riconosciuta a livello internazionale fra i più importanti studiosi di Pablo Picasso e curatrice del Musée National Picasso di Parigi dov’è conservata la più grande collezione al mondo delle opere dell’artista spagnolo. Continua a leggere

Sei gradi di separazione, Dialoghi crossmediali

In un mondo sempre più piccolo “La teoria dei sei gradi di separazione” è un’ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari. Tale teoria è stata proposta per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy in un racconto breve intitolato Catene. […]

Nel 1967 il sociologo americano Stanley Milgram trovò un nuovo sistema per testare la teoria, che egli chiamò “teoria del mondo piccolo“. Selezionò casualmente un gruppo di americani del Midwest e chiese loro di mandare un pacchetto a un estraneo che abitava nel Massachusetts, a diverse migliaia di chilometri di distanza. Continua a leggere

Valentino Zeichen, video-intervista

Dopo Patrizia Valduga che ha riscosso un grande successo su questo blog, è la volta di Valentino Zeichen, incontrato al Festival Internazionale di Roma, “Letterature”, diretto da Maria Ida Gaeta.  Nella video-intervista il poeta che è nato a Fiume ma vive a Roma sulla Via Flaminia, degusta un bicchiere di vino rosso mentre racconta della sua ultima raccolta di versi, “Casa di rieducazione”, e ci parla dell’arte, della necessità dell’artista di esprimere la propria visione del mondo.

Il servizio (e il montaggio) è di Luigia Sorrentino.

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/06/zeichen_06062012.mp4[/flv]

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Paul Valéry, “Sguardi sul mondo attuale” & video

Riletture, Paul Valery
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi vi propongo la rilettura di un libro di saggi “Sguardi sul mondo attuale” di Paul Valery (Biblioteca Adelphi, 1994).
Lo scrittore e poeta francese, morto nel 1945, dotato di una sorta di sguardo-laser, era capace di vedere lucidamente il futuro, come un veggente. In questo testo Paul Valery registra molti di quegli spostamenti epocali che ci hanno portato in “Europa”, e induce a riflettere su nozioni date ormai per scontate come “civiltà”, “politica”, “libertà”, “progresso” tutti aspetti della nostra realtà attuale profondamente in crisi. “La Storia significa qualsiasi cosa. Non insegna assolutamente nulla, poiché contiene tutto, e di tutto fornisce esempi.”

“Sguardi sul mondo attuale” apparve in versioni diverse fra il 1931 e il 1945 – e include pagine che risalgono al 1895. Valéry lavorò fino ai suoi ultimi giorni a una nuova edizione di questo libro, del quale perciò si può dire che lo accompagnò per tutta la vita.

Video-servizio di Luigia Sorrentino
Montaggio di Massimiliano Fontana

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/06/valery_04062012.mp4[/flv] Continua a leggere

L’integrazione della Cultura attraverso la Letteratura

L’organizzazione del Premio Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa che intende sostenere  “un mondo migliore”, annuncia che saranno consegnati sabato 26 maggio 2012 a Milano alle 15:00 al Circolo della Stampa, Sala Montanelli-Lanfranchi, (Corso Venezia, 48) premi e riconoscimenti ai vincitori della rassegna Ecuador-Italia sostenuta dal Comune e dal Consolato ecuadoriano per L’integrazione della Cultura attraverso la Letteratura .

A Massenzio i poeti sotto la pioggia & video

La seconda serata del Festival Internazionale di Massenzio è stata dedicata a dieci poeti contemporanei che ieri, 22 maggio 2012, nella cornice della Basilica hanno letto i loro versi e quelli di altri poeti del Novecento. Tra loro un ospite speciale, Robert Hass, poeta molto popolare negli Stati Uniti. Le cattive condizioni metereologiche hanno però costretto gli organizzatori a ridurre l’esibizione degli artisti.


Il video-servizio di Luigia Sorrentino
Montaggio di Massimiliano Fontana

Serata ridotta ieri a Massenzio. I poeti hanno portato con loro, la precarietà dell’esistere. E così, la pioggia battente che ha imperversato su tutta Roma per l’intera giornata ha messo a rischio l’esecuzione della seconda serata, quella con i poeti, una delle più attese del Festival Internazionale “Letterature” di Roma alla Basilica del Foro Romano.

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/05/luigia_23052012.mp4[/flv]
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A Umberto Eco, la medaglia della pace

La città olandese di Nimega rende omaggio a Umberto Eco, conferendogli un importante riconoscimento internazionale, la Medaglia della Pace. Lo scrittore e filosofo Umberto Eco, che ha 80 anni, autore de ‘Il nome della rosa” –  di cui è uscita con Bompiani l’edizione riveduta e corretta – viene quindi insignito della Medaglia della Pace oggi, 7 maggio 2012, durante una solenne cerimonia,  con la seguente motivazione:  “Il solo scrittore italiano moderno che ha influito notevolmente sulla letteratura europea”. Continua a leggere

Margaret Forster, “Lo sguardo di Lily”

Nello scaffale: ‘Lo sguardo di Lily’, di Margaret Forster
a cura di Luigia Sorrentino

Una delle più belle storie d’amore, quella tra Elizabeth Barrett e Robert Browning, rievocata attraverso la figura persdonale sdi Elizabeth. Una storia vera sullos fondo dell’epoca vittoriana.

Il Libro
1844, la giovane Lily Wilson, una delle numerose figlie di una povera vedova di Newcastle, trova lavoro a Londra presso la famiglia della poetessa Elizabeth Barrett, di cui diventa la cameriera personale. Nella casa di Wimpole Street ogni cosa sottostà al controllo dispotico di Mr. Barrett, che proibisce alle figlie persino di sposarsi. Continua a leggere

In scena il “Manfred” di Byron

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=0wAfmgE9C0I[/youtube]

Una grande sfida rimettere in scena il “Manfred”. Ne fu grandissimo interprete, come molti di voi ricorderanno, Carmelo Bene. La sua fu una interpretazione impareggiabile. Lo potete rivedere nel video qui sopra.

Proprio il “Manfred” è la prima rappresentazione del ciclo “L’Amore in Occidente” che L’Alt(r)o Teatro mette in scena a Caserta il 24 e il 25 febbraio alle ore 21 in via Ruggiero 93 presso “L’Altro Teatro”. Interpreti Michela De Lucia, Angelo Formichella, Saverio Gallo, Giovanni Gallo; musiche e voci fuori campo Donato Cutolo; tecnici luci audio video Andrea Mastrangelo, Emilio Merola; costumi Sartoria “Mani di Fata”; regia di Giovanni Gallo. Continua a leggere

Gatto News, “Tutti matti per i gatti” & programma

A Milano al via l’ottava edizione della rassegna di letteratura felina “Tutti matti per i Gatti”, dal 13 al 17 febbraio, alla libreria Mursia di Milano. 

“Del potere e dei gatti” è il titolo dell’ottava edizione della rassegna felinamente letteraria “Tutti matti per i gatti” che si inaugura lunedì 13 febbraio alle 17,30 a La Libreria Mursia (via Galvani, 24 – Milano): cinque giorni a base di libri, scrittori, letture e quadri per gli amanti dei mici (in Italia i gatti sono più di 8 milioni di cui quasi 1 milione nella sola Lombardia) in occasione della Festa del gatto che dal 1990 si celebra il 17 febbraio.

Quest’anno gli incontri ruoteranno attorno alla singolare relazione tra i potenti e i gatti, ma anche sul potere che i gatti hanno di migliorare la nostra vita quotidiana.

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Wislawa Szimborska, nulla accade due volte…

“Nulla accade due volte”

Grande silenzio e profonda emozione oggi, 9 febbraio 2012, a Cracovia, dove nel vecchio cimitero Rakowicki, alla presenza delle massime cariche dello stato, si sono svolti i funerali della poetessa polacca Wislawa Szymborska, Premio Nobel per la letteratura nel 1996, morta il primo febbraio scorso all’età di quasi 89 anni. “Oggi diamo l’ultimo saluto alla poetessa del lato sereno del mondo” ha detto nel suo intervento il presidente Bronislaw Komorowski giunto oggi a Cracovia insieme alla moglie Anna. Continua a leggere

Alberto Toni, “Democrazia”

Poesia e Impegno civile: Alberto Toni “Democrazia”
a cura di Luigia Sorrentino


“Democrazia” è il nuovo libro di Alberto Toni pubblicato nel 2011 per le edizioni La Vita Felice, (euro 8,00) nella collana Sguardi, con la nota critica di Gabriela Fantato e la postfazione di Elio Pecora.
Il  poemetto, (suddiviso in cinque sezioni, “Mettiamo che qualcuno sorprenda”, “Democrazia è pazienza, abbonda”, “Lucinando, così, con quello che abbiamo”, “Hai documenti, soldi, un cellulare?”, “Gli alberi vivi. Frassini, acacie, pioppi”) ha, in epigrafe, un brano tratto da “Primavera di bellezza” di Beppe Fenoglio: «Hai un’idea dei morti? Continua a leggere

Vittorio Lingiardi, “La confusione è precisa in amore”

Anticipazione editoriale
“La confusione è precisa in amore”
a cura di Luigia Sorrentino

Dal 19 gennaio 2012 nelle librerie italiane troverete un nuovo gransasso nottetempo (euro 7,00) che propone le poesie di Vittorio Lingiardi, (alcune delle quali già comparse nel volume Il solco delle vene, per le Edizioni del Leone, nel 1992).  Vittorio Lingiardi in questa nuova raccolta per nottetempo conferma la sua voce, ‘ossidata dall’amore’ presente o passato, ma comunque ‘desiderato’ perché perennemente perduto, si tratti della donna amata, del gatto Bebukin, o del bambino che gli ha ‘morso il cuore’. Poesie brevissime, lampi di visioni, o visioni in pillole, di sé e del mondo, in ‘chiunque’ slitta l’amore, ma sempre dall’amore si fugge, sembra ricordarci Lingiardi, un esempio di questa fuga nella brevissima poesia la numero 6 della prima sezione intitolata  Dieci giorni che sconvolsero il mondo.  “Il condannato a morte è fuggito. / In mutande/ spericolando sulla bicicletta”. Continua a leggere

James Hillman, l’anima del mondo

La casa editrice Adelphi ha in preparazione per Natale 2011 una raccolta dei libri di James Hillman, lo psicanalista e filosofo statunitense morto il 27 ottobre scorso a 85 a anni a Thompson, in Connecticut.

”Anche se era in preparazione da tempo – raccontano dall’Adelphi che ha pubblicato una decina dei suoi libri – questa sorta di strenna, curata da Paolo Pampaloni e Marco Ariani, offrirà al lettore italiano una chiave in più per comprendere la profondità e la complessità del pensiero di Hillmann”. Continua a leggere

Eugenio Scalfari, ‘Scuote l’anima mia Eros’

Altre scritture: Eugenio Scalfari
a cura di Luigia Sorrentino

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Eugenio Scalfari, uno dei più importanti giornalisti italiani, pubblica un libro pieno di sentimento e di passione: Scuote l’anima mia Eros, Einaudi, 2011 (€ 17,00).

Un libro che ripercorre la storia di uno dei protagonisti del Novecento italiano: i rimpianti, gli slanci, gli amori di uno degli uomini che più di molti altri ci ha raccontato con lucidità e sapienza il nostro tempo. Continua a leggere

Vicenza celebra Antonio Fogazzaro

Una mostra di manoscritti e lettere, un convegno internazionale, una maratona di letture, un album fotografico e un annullo filatelico speciale. Così Vicenza celebra lo scrittore Antonio Fogazzaro nel centenario della morte. Si intitola “Antonio Fogazzaro nel mondo” il convegno di studi che da lunedì 10 a mercoledì 12 ottobre sarà dedicato alla figura dell’autore di “Piccolo mondo antico”.

Fabio Finotti aprirà le relazioni con una riflessione su Fogazzaro “scrittore provinciale e globale”; Emilio Franzina si soffermerà su Fogazzaro politico e amministratore; Franco Contorbia parlerà di “Exit Fogazzaro: l’elaborazione del lutto nei giornali italiani”.

Adriana Chemello nel suo intervento dal titolo “Letteratura e vita: il plico sigillato”, racconterà la recente apertura dei documenti fogazzariani inediti conservati dalla Biblioteca Civica Bertoliana, per precisa volontà testamentaria degli eredi del letterato, fin dal 1961, e rivelato solo quest’anno, a un secolo esatto dalla sua morte. Continua a leggere

Chiara Dynys “Clean Your Eyes”

Arte e Poesia
a cura di Luigia Sorrentino

Chiara Dynys “Clean Your Eyes” 
dal 15 ottobre 20 novembre
Galleria Fumagalli | Bergamo | via Paglia 28.
Inaugurazione: sabato 15 ottobre 2011 – ore 18.30.
Sarà presente l‘artista.
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Il 15 Ottobre 2011 la Galleria Fumagalli di Bergamo inaugura la quarta personale di Chiara Dynys. Per l’occasione l’artista espone in anteprima italiana “Clean Your Eyes”, il progetto che ha sviluppato nell’ultimo anno della sua ricerca e che sarà esposto nel corso del 2012 in prestigiose tappe europee. Continua a leggere

Bello mondo, di Mariangela Gualtieri

All’interno del 41esimo Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo di Romagna (RN) presso Torre campanaria  si terrà lo spettacolo Bello mondo di e con Mariangela Gualtieri, suoni di Alice Berni e Luca Fusconi, grazie a Cesare Ronconi.

Le date e i giorni:
venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 luglio ore 20.40
venerdì 15, sabato 16 e domenica 17 luglio ore 20.40

Appositamente creato per Santarcangelo 41, Bello mondo vede Mariangela Gualtieri farsi “muezzin” della poesia. Pochi versi lanciati dall’alto della torre campanaria, al tramonto, in apertura di ogni serata del festival: parole pacifiche e grate dette alla terra, al cielo e alle genti del mondo, a opera dell’artista che, nel suo percorso col Teatro Valdoca, ha fatto propria la consegna orale del verso poetico, dedicandosi all’apparato di amplificazione della voce e al sodalizio tra poesia e teatro.

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Gary Shteyngart, Storia d’amore vera e supertriste

Gary Shteyngart, Storia d’amore vera e supertriste  Guanda (€ 18,00).

Quello che è considerato uno dei migliori scrittori americani under 40  (è nato nel 1972) nel suo ultimo libro crea un plot irresistibile: un futuro prossimo venturo nel quale l’America è in ginocchio in preda ad una crisi economica e sociale e irreversibile.

Unico business è l’eternità, ovvero l’offerta della estensione illimitata della vita. Tutta l’economia ruota attorno a questo affare che procaccia ricchezze colossali.

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Arte e Poesia, Joan Miró, Poème

Joan Miró, Poème” è il titolo della mostra allestita da domani, 18 maggio, all’1 novembre 2011 negli spazi espositivi del Forte di Bard, imponente piazzaforte della prima metà del XIX secolo, situata all’imbocco della Valle d’Aosta, polo culturale d’eccellenza, meta ogni anno di oltre 250 mila visitatori. I prestiti concessi dalla Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence, in Provenza , con la quale il Forte di Bard ha firmato un importante accordo di collaborazione, hanno permesso di riunire un insieme di 188 opere particolarmente significative: 17 oli, 58 sculture, 91 opere grafiche, tra disegni, incisioni e litografie originali, 17 ceramiche e 6 libri illustrati, un makemono, un immenso arazzo e la maquette per la ceramica murale dell’Unesco a Parigi.
Realizzate fra il 1947 e il 1980, le opere occupano gli spazi del Forte per dare vita ad un’eccezionale rievocazione della rivoluzione plastica che caratterizzò quel periodo e che ebbe in Miró uno dei maggiori interpreti. La mostra presenta opere che documentano la diversità delle tecniche e degli stili di Joan Miró: dipinti, sculture, disegni, incisioni, litografie, ceramiche e un considerevole numero di libri illustrati.

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Daniela Attanasio, Il ritorno all’isola

“Il ritorno all’isola” di Daniela Attanasio, Nino Aragno Editore, 2010 (10 euro).  

<<“Il ritorno all’isola” è un libro sulla dignità del vivere ricercando e sperimentando la bellezza. Questa parola, che si pronuncia con sempre maggiore difficoltà come fosse una debolezza o un modo fatuo di osservare la realtà, è stata censurata, per vizio estetizzante, dalla dittatura della contemporaneità.  Io però sono refrattaria a ogni censura così come a ogni definizione – idealismo, realismo, orfismo… – e dentro la contemporaneità ci sto stretta. “La contemporaneità non è tutto il mio tempo” diceva Marina Cvetaeva -che di cose illuminanti ne ha dette e scritte molte. Invece bellezza è una parola che va pronunciata, urlata; è un bene della vita, una risorsa rigenerante di cui non si può fare a meno perché quando scarseggia, la quantità mancante viene riempita di volgarità e violenza -con tutto quello che ne consegue in campo sociale, economico, etico. In questo libro c’è l’amore perché c’è la vita, ed è il motore di questo sperimentare la bellezza, quello che fa accendere qualche scintilla senza la quale “è impossibile la vita, tutta un’intera vita”, come riporto ad apertura del libro. Ne “Il Ritorno all’isola” racconto questo andare verso e tornare alla bellezza in luoghi e tempi diversi. Non solo l’isola e la natura, ma la città nel suo degrado urbano contiene bellezza, quella della diversità delle razze, della luce improvvisa che illumina un particolare, di un sorriso sulla faccia di un barbone che ti dice grazie, del germoglio su un alberello di hibiscus, innaffiato dai gas di scarico, che malgrado tutto vive. “L’acqua della poesia scorre su cose sporche e /zone d’amore come sui rauchi rumori /di questa piazza/ sulle sue solitudini di razza”, è scritto in una poesia della raccolta.

Potrei parlarvi di altre cose, del tempo che non muore ma che riversa vita vissuta nel presente producendo nuovo linguaggio e nuova poesia -e questo in fondo è il senso dei versi : “Niente s’è spezzato. Nata. E sono ancora dentro quella nostalgia di vita che è una nascita”.
Non c’è frattura fra passato e presente, il tempo non si spezza: quanto è accaduto neppure la morte lo può ammazzare e la bellezza passata ci rimane addosso, il tempo la fa tracimare e la riconsegna al presente .
Potrei parlarvi dell’isola, come grumo di terra dai confini stretti dentro un orizzonte di mare sconfinato -come fosse la parola di un poema, la pagina di un libro…
Ci sono delle prose-poesie a fine raccolta che si sono presentate da sole, memorie che non sono andata a cercare, manifestano quanto c’è d’imprevedibile nella linearità di un racconto, quel fatto o quella storia che pure non essendo miei mi hanno segnato e spostato dalla mia solitudine. Perché non siamo soli al mondo ed è importante e commovente lasciarsi contagiare da altre solitudini e da altre intelligenze. E infatti a questo punto, nel libro c’è uno scarto, un dire in terza persona, la presenza di una voce esterna che è forse la coscienza di Amelia Rosselli, la parte sana del suo cervello malato.>>
di Daniela Attanasio

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Il mondo sottosopra di Marc Chagall

«Un uomo che cammina ha bisogno di rispecchiarsi in un suo simile al contrario per sottolineare il suo movimento» così come «un vaso in verticale non esiste, è necessario che cada per provare la sua stabilità». È questo il mondo “sottosopra” immaginato da Marc Chagall (1887 – 1985) raccontato in una eccezionale esposizione a venticinque anni dalla sua morte. Dopo il grande successo riscosso al Musée National Marc Chagall di Nizza, che l’ha prodotta e ospitata fino ad ottobre, l’esposizione “Chagall. Il mondo sottosopra” arriva al Museo dell’Ara Pacis di Roma dal 22 dicembre 2010 al 27 marzo 2011. In mostra circa 140 opere tra dipinti e disegni, alcuni dei quali inediti, provenienti da collezioni private, dal Musée National D’art Moderne Centre Georges Pompidou e dal Musée National Marc Chagall di Nizza.
L’evento, a cura del Direttore dei musei nazionali del XX secolo delle Alpi-Marittime Maurice Fréchuret e della Responsabile delle collezioni al Musée National Marc Chagall Elisabeth Pacoud-Rème, è promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali e organizzato dal Musée National Marc Chagall in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.

Sottosopra. Il mondo capovolto di Chagall

di Maurice Fréchuret

“L’osservazione di una qualunque opera di Marc Chagall rivela immediatamente gli aspetti singolari racchiusi nel suo universo pittorico.
Personaggi provenienti da un’altra epoca che abitano spazi insondabili, animali trasfigurati in incroci di specie diverse, architetture raffazzonate, teatro di scene di vita quotidiana che costituiscono altrettanti spettacoli incantati: ogni dipinto dell’artista dà modo di contemplare un mondo a soqquadro, non necessariamente a causa di catastrofi o tragici sconquassi, bensì sulla scia dell’incanto e del piacere. Un motivo in più per accettare senza opporre resistenza di farsi rapire dalle tele di Chagall è che ognuna di esse racchiude episodi in cui anche gli esseri umani, gli animali, gli oggetti raffigurati sono stati trasposti, trascinati, traghettati, cosicché le loro immagini – messe sottosopra – si sono allontanate dal porto sicuro delle verità contingenti. I dipinti si aprono spesso e volentieri su paesaggi compositi in cui gli elementi, sfidando la legge di gravità, roteano senza meta e trasgrediscono le norme dell’ordine classico cui soggiace solitamente qualunque raffigurazione. Sono insomma il frutto di una visione unica del mondo, mondo in cui, come l’artista stesso precisa, ‘un uomo che cammina ha bisogno di un contrario contrapposto per definirne il movimento’ e ‘un vaso che sta in piedi non esiste, bisogna che cada per dare prova della sua stabilità’. È, propriamente parlando, un universo capovolto quello che Chagall illustra, un mondo in cui ‘Il tempo ha rotto ogni argine’, per riprendere il titolo di un quadro degli anni trenta, nel quale fidanzati e mariti, rabbini e musicisti, orologi a pendolo e carri, asini e galli, e il pittore stesso, così spesso autoritratto, si cimentano in audaci acrobazie, alla maniera dei circensi, i quali pure sono un soggetto che l’artista ama raffigurare.
Quando, nel 1937, Marc Chagall ottiene la nazionalità francese – mentre i suoi quadri vengono staccati dalle pareti dei musei tedeschi e tre di essi vengono proclamati ‘arte degenerata’ -, l’artista realizza un grande dipinto che intitola La Révolution (‘La rivoluzione’).

È Chagall stesso a tagliare questa tela nel 1943. Le tre parti risultanti da questo smembramento in seguito vengono rielaborate a più riprese dopo la seconda Guerra mondiale. Attualmente sono accostate in forma di trittico e conservate al Musée national Marc Chagall di Nizza . Disegni preparatori e schizzi servono a impostare una scena complessa in cui si mescolano numerosi elementi appartenenti al consueto universo poetico dell’artista, ma anche – fatto più sorprendente – figure in cui si declina una vera e propria sintassi politica. Difatti, nell’angolo superiore sinistro prende corpo una folla compatta di personaggi muniti chi di armi, chi di bandiere rosse; lo slancio che la porta dal basso verso l’alto della tela pare legittimare il titolo del quadro. Questo concentramento di individui mossi dal fervore rivoluzionario segna già un primo scarto rispetto all’abituale doxa iconografica: alcuni animali variamente ibridati e una scena che evoca l’universo circense costituiscono un tentativo di introdurre la parte destra della tela, ancora più aperta alle associazioni d’immagini arbitrarie e alle composizioni estrose. Un gruppo di musicisti circonda un disco colorato che, come fosse una pista da circo, accoglie un trombettista ribaltato e un uomo accorpato, nel senso letterale del termine, al suo violoncello. Una bandiera rossa interseca la scena. Al suo interno sono iscritti gli emblemi della rivoluzione proletaria, falce e martello, anch’essi capovolti. In basso a destra, si di un tetto-letto sono presenti numerosi personaggi, tra cui una coppia abbracciata, un neonato e vari altri soggetti. Un ebreo munito di un fagotto sembra voler raggiungere lo spazio centrale dell’opera, dove è raffigurato un tavolo, posto tanto in evidenza da occupare la scena principale della composizione.Vi è seduto, un gomito appoggiato al tavolo, un rabbino che regge la Torah tra le braccia e porta il tefillin in fronte. Sul tavolo è raffigurato anche un personaggio in equilibrio su una mano, coi piedi in aria. Un’osservazione più accurata di quest’ultimo permette di individuare i tratti caratteristici dei ritratti di Lenin: baffi, pizzetto, occhi dalle sopracciglia accentuate, cappello. La bandiera coi colori francesi, anch’essi ribaltati, sovrasta il tutto sotto lo sguardo di un asino docilmente seduto su uno sgabello.

Malgrado le apparenze, non è facile interpretare tale disposizione di personaggi, oggetti e animali, le cui rispettive cariche simboliche possono entrare in conflitto reciprocamente. Certo, le pietre tombali accanto a cui giace un uomo caduto sulla neve tinta di rosso dal suo stesso sangue sembrano rispondere alla coppia avvinghiata che, dal lato opposto, accompagna i giochi di un bambino. E certamente, il furore rivoluzionario della parte sinistra del dipinto, portatore di violenza e di morte, potrebbe dirsi contrapposto alla scena più placida sulla destra, dove l’amore, la musica e la poesia si manifestano come veri motori del cambiamento. E ancora, sicuramente, il periodo, di intenso inasprimento sociale il cui culmine è rappresentato dal fronte popolare in Francia e dalla guerra civile in Spagna, ricorda senza dubbio all’artista il suo stesso impegno durante la Rivoluzione d’Ottobre e le delusioni cui anch’egli avrebbe dovuto presto far fronte. La rivoluzione si potrebbe dunque interpretare come un’opera dicotomica la cui rigida impostazione in due sequenze distinte e contrarie, potrebbe fungere, da sola, da compendio del pensiero e dei sentimenti dell’artista. Tuttavia, l’osservazione degli schizzi e di altre variazioni sul tema a noi note, può condurci a una lettura leggermente diversa. Franz Meyer, interpretando la postura di Lenin ‘simile all’ago di una bilancia’ come il simbolo dell’ ‘equilibrio delle due metà, delle due rivoluzioni, che costituisce il sogno dell’artista’ apre a una lettura leggermente diversa. Infatti, nei diversi studi realizzati, il personaggio con la posizione acrobatica descritta non è sempre lo stesso. Talvolta assume le sembianze del leader rivoluzionario, ma in un’altra versione ha l’aspetto dell’artista stesso accostato al fianco sinistro di Cristo sulla croce e la cui immagine è di dimensioni più ridotte, come quelle dei donatori sulle predelle o nei quadri antichi. L’intento è dunque quello di interrogarsi proprio su questa successione di personaggi e, quindi, porre delle questioni sulla trilogia politica-religione-arte, cui essa rinvia.

La ‘rivoluzione’, insomma, intesa anche nella sua accezione fisica (roteazione, ribaltamento), si incarna in personaggi dall’identità mutevole posti nel fulcro stesso del dipinto, dello schizzo o dello studio preparatorio. L’immagine del leader rivoluzionario, per quanto risulti sorprendente nelle opere di Chagall, trova così una sua collocazione.
Il rovesciamento radicale di valori condivisi è la chiave di lettura del pensiero rivoluzionario, il quale, nello schema hegelianomarxista, esige il ribaltamento loro e del mondo che li ha generati.
Anche se le interpretazioni successive hanno sensibilmente ridimensionato la portata del pensiero dialettico , le sue parole-chiave conservano intatta la loro elevata carica simbolica. Svolta, bivio, cambiamento, trasformazione, ribaltamento, conversione, sovvertimento, trasmutazione sono tutte nozioni che costellano i testi delle teorie marxiste e, di conseguenza, quelli della vulgata leninista. Il pennello di Chagall le trasforma in singolari immagini dall’impatto visivo dirompente. È l’artista stesso a individuare dei collegamenti: ‘La Russia si copriva di ghiaccio. Lenin l’ha messa sottosopra, proprio come io ribalto i miei quadri’ . Ma una simile risolutezza trova anche altri terreni in cui operare. Nominato commissario delle Belle-Arti di Vitebsk, sua città natale, nel settembre 1918, Chagall organizza immediatamente una grande manifestazione artistica per commemorare il primo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre .
Le strade furono tappezzate di bandiere e numerosi artisti della città e della regione, mobilitati per l’occasione, ebbero modo di partecipare al grande evento. Furono esposte anche le opere di Chagall che rappresentavano figure insolite, che avevano suscitato l’entusiasmo del pittore, la curiosità degli operai, la commozione dei dirigenti di partito: ‘Gli imbianchini, i vecchi con la barba, e anche i loro apprendisti, tutti si sono messi a copiare le mie mucche e i miei cavalli.
E il giorno 25 ottobre, in tutta la città, le mie bestie multicolori sventolavano, gonfie di rivoluzione. Gli operai avanzavano cantando l’Internazionale. A vedere come sorridevano, sono certo che mi avevano capito. I capi, i comunisti, sembravano meno soddisfatti. Perché la mucca è verde? E perché i cavalli volano in cielo?’ .

L’ingenuità dei dirigenti di partito avrebbe presto mutato volto, trasformandosi nelle rigide disposizioni stabilite qualche anno più tardi da Andrej Aleksandrovicˇ Zˇdanov. I principi che fondavano l’estetica del realismo socialista, tra cui quelli che invitavano scrittori e artisti a produrre opere volte a omaggiare il lavoro del popolo e i benefici del Partito, non andavano affatto a genio a Chagall, il quale, pur avendo aderito all’Unione Comunista della Gioventù sin dal 1917, avrebbe persistito nel dipingere le sue mucche, i suoi amanti, i rabbini e i violoncellisti in un movimento che non faceva che travolgerli, sollevarli, rotearli,producendo evoluzioni tra cielo e terra .Una simile iconografia avrebbe trovato presto la collocazione a essa più congeniale: la scena teatrale. E quando nel 1920 Alexis Granowsly, direttore del Teatro nazionale ebraico Kamerny di Mosca, gli propone di lavorare alla scenografia della pièce dello scrittore Sholem Aleichem in programma, Chagall trova lo spazio ideale per svilupparla pienamente . L’Introduzione al Théâtre d’art juif è una delle opere più importanti del pittore. Nel pannello centrale così come nei due pannelli laterali destinati a ricoprire le mura del teatro, i personaggi navigano in uno spazio che, benché fortemente strutturato architettonicamente da linee oblique e curve molto marcate, non riesce a imbrigliarli. Sulla sinistra apre le danze una mucca verde dipinta in verticale, primo elemento di un fregio dove personaggi, animali, oggetti di vita quotidiana e architetture circolano liberamente, in ogni direzione. Un autoritratto del pittore con tavolozza, compare sulla spalla dell’amico Efross, come pure, tre anni prima, su quella della moglie Bella in Doppio ritratto con bicchiere di vino . L’Introduzione al Théâtre d’art juif è un’opera ampiamente autobiografica, non solo perché dà spazio alle persone che lo circondano, ma anche perché l’intero universo di Chagall vi figura, con l’abituale bestiario e gli oggetti che ricorrono nelle sue opere . Le dinamiche in azione nell’insieme dei pannelli raggiungono l’apice assoluto nell’Amore in scena e nel fregio detto Il pranzo di nozze, in cui gli elementi, talvolta al limite del figurativo, danno l’impressione di essere travolti da un turbine che li disperde nello spazio. Alla rinfusa, quel che si riesce a distinguere nel fregio: posate, piatti, bicchieri, coppe di frutta, caraffe e forme di pane sembrano abbandonarsi agli stessi esercizi acrobatici dei personaggi che danzano a testa in giù nella parte superiore a destra del pannello centrale. Costoro sono forse ispirati, come ha suggerito Franz Meyer, dal dinamismo e dall’entusiasmo degli antenati chassidim, la cui comunione con Dio si manifestava molto spesso con e attraverso l’allegra pratica del canto e del ballo.

La cultura religiosa di Chagall è un altro aspetto che può condurre a comprendere la forte propensione al rovesciamento e alla dispersione delle figure che anima tutta l’opera dell’artista. La Torah, anch’essa spesso rappresentata, o la Bibbia nel suo insieme, sono una fonte essenziale per comprendere la sua opera. Così, per esempio, in Genesi la prima immagine descritta è quella del caos, ovverossia l’immensa confusione degli elementi prima dell’intervento divino che li ordina mettendo in opera un processo di separazione: l’acqua e le terre emerse; la luce e l’oscurità; la folla dei viventi nelle acque e nei cieli… Tuttavia l’immagine del continuo peregrinare è quasi sempre associata al popolo ebraico. Numerosi sono gli episodi in cui i protagonisti sono chiamati ad affrontare uno spazio illimitato, propizio a spostamenti e peregrinazioni. L’Esodo racconta per esempio di come il popolo ebraico affronta il deserto per raggiungere la Terra Promessa e, prima di questo, la sua dispersione in Egitto per la raccolta della paglia. Il cammino degli emigranti nelle terre di Canaan fu, secondo i testi, unmomento difficile e faticoso ma, una volta compiuto, divenne per un certo periodo garanzia di equilibrio e stabilità. L’esodo e le numerose diaspore che questo popolo ha dovuto patire per millenni, e che lo hanno condotto ad approdare in miriadi di regioni e paesi in tutto il mondo, trovano una loro collocazione nelle pitture e negli scritti di Chagall. La folla in Mosé percuote la roccia o in Mosè riceve le Tavole della Legge – quadri esposti in permanenza nella Sala del messaggio biblico del Musée national – e quella in fuga dall’incendio in Il cavallo rosso, conservano la memoria degli allontanamenti subiti e delle fughe che la storia, nei suoi sviluppi più brutali, ha spesso reso necessarie. Nel suo libro autobiografico Marc Chagall ricorda: ‘L’esercito avanzava e, di pari passo, la popolazione ebraica retrocedeva, abbandonando le città e i sobborghi’ e conclude, conferendo alla sua arte una missione protettrice, ‘sentivo il desiderio di accoglierli nei miei quadri, per metterli al sicuro’ . Nulla è tanto convincente quanto l’immagine del vecchio ebreo, fagotto in spalla, che appare e scompare nelle opere dell’artista. Provvisto di bastone e di cappello con visiera, protetto dal suo lungo mantello, questo personaggio appare molto di frequente.

Egli solca il cielo di Sopra Vitebsk, si prepara ad attraversare il campo innevato della Rivoluzione, si fa strada nel fondo bianco del Pendolo dall’ala blu, segue il carro affollatissimo della Guerra, per poi proseguire il suo cammino a testa in giù nello spazio rosso del Cantico dei Cantici II. La sua avanzata, solitariama tenace, è una ricerca che mantiene tutto il suo mistero. A meno di individuare, nell’immagine dell’ebreo errante, tanto frequentemente raffigurato nei quadri dell’artista, lo stesso Chagall che, postosi a guardia della memoria di tutti gli esuli, attraversa lo spazio del dipinto come altri hanno attraversato territori e regioni. L’artista rivolge una supplica a Dio, interpellandolo così: ‘Rivelami il mio cammino. Non vorrei essere come gli altri; io voglio vedere un mondo nuovo’ . Colui che cammina è il creatore poiché il suo percorso è invenzione. Colui che cammina è il pittore stesso, come rivelerà Majakovskij a proposito di Chagall, sottolineando, con pertinenza, il senso dello pseudonimo adottato .
Dalla realtà alla tela, numerose sono le possibilità di vagabondare, e, così facendo, di lasciare sgorgare le immagini relative al mondo delineato dai dipinti. Descritte sulla pagina, esse si inseriscono all’istante nel quadro: ‘Accadde che, per via del bel tempo, il nonno si era arrampicato sul tetto, si era seduto sui tubi e si gustava delle carote. Niente male come quadro’ ; ‘E tu, mucchina, nuda e crocifissa nei cieli, sogni’ ; ‘Talvolta la candela sale verso la luna, talaltra la luna scende verso le nostre braccia volando. Anche la strada prega. Le case piangono’ ; ‘Estasiato, coi piedi affondati nel terreno, un maiale trasparente se ne sta qui, davanti a me’ ; ‘Stringo con più forza i corrimani, le mie mani gelano. Io volo e il treno vola con me’ . E se facciamo ricorso alle poesie scritte da Chagall, immagini simili volteggiano verso di noi: ‘Je marche par le monde comme dans une forêt / Sur les pieds, sur les mains, de-ci de-là / D’arbre en arbre les feuilles tombent / Elles me réveillent, j’ai peur’ (‘Cammino per il mondo come in una foresta / Sui piedi, sulle mani, di qui di là / Di albero in albero le foglie cadono / E mi risvegliano, ho paura’); ‘Là où se pressent des maisons courbées / Là où monte le chemin du cimetière / là où coule un fleuve élargi / Là j’ai rêvé ma vie’ (‘Laddove si accalcano case ricurve / Laddove sale il cammino al cimitero / laddove scorre un fiume e s’ingrossa / Là ho sognato la mia vita’).

Come spiega Philippe Jaccottet, che ne ha realizzato la traduzione in francese, le poesie di Chagall ‘ritrovano spontaneamente i grandi temi di cui si nutre la sua pittura’ . La città russa (Vitebsk), gli innamorati, i profeti, i rabbini, lo stesso artista e tanti altri soggetti non nominati che pure appartengono al suo universo. Un universo che, teniamo a sottolinearlo più in dettaglio in questa sede, ritrova nelle immagini del disorientamento la fonte stessa di una ricchezza che si autoalimenta. Per questi motivi l’opera di Chagall ha suscitato l’interesse dei surrealisti, le cui ricerche seppero spesso far posto alle stesse immagini di rovesciamento e capovolgimento . La parola ‘letteratura’ (littérature in francese) diventa ‘eruttaéttil’ oppure ‘lit et ratures’ (‘letto e scarabocchi’…) e i testi contenuti nelle riviste sono altrettanto ‘disordinati’ in quanto le forme del linguaggio sono, agli occhi dei membri del movimento, ancora più forti nel contrapporsi al tradizionale ordine delle parole e all’abituale sviluppo della sintassi. Presso questi artisti, la stessa propensione a sospendere il dispositivo delle rappresentazioni classiche, la stessa tendenza a creare disordine può manifestarsi nella normale percezione delle immagini. La superficie della tela, come quella della pagina, diventa un campo aperto a nuove e fruttuose sperimentazioni, grazie all’introduzione di elementi di dispersione, o alla decostruzione dei codici visivi ordinari, o ancora con l’applicazione di effettive distorsioni delle forme. Il pianeta surrealista è proprio ‘la planète affolée’ (il pianeta impazzito) i cui confini sono stati dilatati, i punti di riferimento cancellati da Max Ernst e tanti altri con lui. L’automatismo della scrittura, la pratica del collage, i dispositivi volti a sparpagliare le immagini e le tecniche di esplosione della forma (tra cui il gioco del cadavre-exquis) hanno largamente contribuito a dipingere il surrealismo come un movimento pronto ad adottare la modalità del rovesciamento per la sua sensatezza poetica. Joan Miró ha fatto ricorso, nelle sue opere pittoriche e, più tardi, nelle sue opere tridimensionali, ad accostamenti casuali di forme o di oggetti, proprio come Max Ernst, le cui composizioni ‘derealizzanti’ si basano su analoghe organizzazioni spaziali.

Il principio del rovesciamento, o della conversione, è attivo anche nei celeberrimi orologi flessibili di Salvador Dalí, o negli oggetti, spesso allungati oltremisura, racchiusi negli spazi illimitati rappresentati nelle opere di questo artista. Stesso discorso per le opere di Yves Tanguy, che l’artista popola di forme minerali e rispettive ombre, che le rendono indubbiamente più concrete, ma tutt’altro che stabili. Le bizzarre creature che popolano le opere di Victor Brauner, gli oggetti aerei liberati dalla legge di gravità di René Magritte (palle metalliche, rocce, sedie, strumenti musicali che fluttuano in cielo…), le forme lisce e biomorfe che costellano i legni di Hans Arp o i dipinti di Miró, tutti questi elementi contribuiscono pienamente alla possente trasfigurazione del reale cui lavora tutto l’insieme di artisti e poeti del gruppo.
Queste posizioni sapranno presto individuare nell’opera di Marc Chagall gli elementi necessari per consolidarsi. La ‘deriva sognante’ che l’artista intende mettere in atto per sé, e nella quale trascina
tutti i soggetti della sua produzione (personaggi, bestiario, oggetti a lui familiari), è in effetti recepita molto positivamente dagli appartenenti al surrealismo, che non si stancheranno mai di sollecitare – inutilmente – l’artista a unirsi ufficialmente al gruppo . Non si sbaglia André Breton quando, nel 1941, nella sua Genèse et perspective historiques du Surréalisme, sottolinea giustamente le proposte innovatrici di Chagall e designa definitivamente il contributo dell’artista come iniziatore dello spirito surrealista: ‘La sua esplosione lirica è datata 1911. A partire da quel momento la metafora, con lui solo, segna il suo ingresso trionfale nella pittura moderna.

Per attuare il ribaltamento dei piani spaziali preparato molto tempo prima da Rimbaud e, al tempo stesso, per liberare gli oggetti dalle leggi della pesantezza e abbattere le barriere che separano gli elementi e i regni, la metafora suddetta nell’opera di Chagall si rivela improvvisamente, su un supporto plastico, nell’immagine ipnagogica e in quella eidetica (o estetica) che sarà scritta solo più tardi con tutte le caratteristiche che Chagall ha saputo conferirgli’ . Non mancano infatti le affinità, e riguardano tanto gli obiettivi quanto i mezzi per raggiungerli. Le immagini del sogno, la loro trascrizione nel quadro, la trasmutazione che implica questo tipo di attività, le metamorfosi riconosciute cui giunge quest’ultima.Tutto avvicina la ricerca surrealista alle invenzioni di Marc Chagall. E tuttavia il legame non sarà per questo più solido, non più di quanto non lo fosse qualche anno prima con altri rappresentanti dell’arte moderna (Malevic, El Lissitzky, Puni…). E questo perché, per Chagall, il lavoro stesso dell’artista deve liberarsi da qualsiasi precetto teorico troppo rigido, sempre suscettibile di limitarne la portata poetica. La sua posizione è semplice, e può essere riassunta con una semplice frase tratta dal suo scritto autobiografico. Frase che gli ha fatto da bussola per tutta la vita: ‘Mi tuffo nelle mie riflessioni e volo al di sopra del mondo’.”