Vittorio Grotti, “Libertà”

Vittorio Grotti

Libertà edito da Campanotto è il titolo del libro di poesie di Vittorio Grotti (1939-1981) l’artista della Versilia – pittore, grafico e poeta – scomparso quarantun anni fa. A dare corpo al libro nel 2021, in piena era covid, la figlia Esther Grotti che ha sempre attinto da quelle poesie una coinvolgente forza vitale.

Vittorio Grotti torna nel presente a parlarci con rabbia, della guerra, della crisi scialba in cui già negli anni in cui egli visse si dibatteva la società “già consumata”, comunque tesa a cancellarsi brutamente e bruttamente da qualsiasi angolino della storia. Il suo è furore autentico che  va a sciogliersi in una carezza sul capo innocente della figlia Esther : – se un poeta vive il mondo viva. –

Scriveva Carlo Betocchi: “La poetica del Grotti si svela e resiste non tanto per quello che v’è, sotto sotto, di immediato e spontaneo, di scatto passionato e reattivo agli insulti della vita: quanto perché il passionato e reattivo vi sono più spesso ridotti all’osso, e magari accantonati e derisi dal poeta stesso, dandogli addirittura scacco matto. Nel qual caso la sua invenzione verbale riesce ad arrivare a quel pittorico bianco gessoso del Viani irridente che fa personaggio col suo tragico nero”.

Oltre a Betocchi, furono molti i poeti che si avvicinarono alla poesia del Grotti, fra essi Giorgio Caproni che lo raccontò così:

Una barbaccia alla Castro. Due lucentissimi occhiacci vivi e neri sul fiore (di terracotta) di un lucumonico sorriso etrusco, puntatimi addosso a Viareggio con una fissità da farmi incavolare: da costringermi, com un impermalito Adamo Ivanovich, al solito (v. “Umiliati e offesi”): “Ma insomma, perché mi guarda con tanta insistenza?”.

E’ la mia prima (molto lontana, ormai) immagine di Vittorio Grotti.

Poi ebbi modo di “avvicinarlo”. Di correggere, a cominciar dalla barba, quella prima (falsa) impressione fisica.

E’ un uomo che spira amicizia da ogni poro. Un anarchico dal cuore di zucchero. Un grande allevatore non di caimani, ma di pittori bradi. (Sa anche domarli).

Adoratore (sacerdote) di Lorenzo Viani.

(“Dici steccolo”, esclamerebbe un vecchio livornese).

Comunque, un dolcissimo incendiario che, a toccarlo, dà la scossa,come la dà soltanto chi in corpo un Nume.

Quale sia questo nume non lo so. Ma so che Grotti è anche (leggi soprattutto) un autentico poeta alla diavola, che scrive versi pronti a prenderti a schiaffi come a farti le più intenerite carezze. (“Eh le bisce contorte e folgoranti,/ forti come una barzelletta / urlata forte nelle  orecchie del deserto/ o come la conversione di Saulo…”). Un poeta che non puoi rinchiudere in nessun barattolo confezionato con precisa etichetta, giacché li farebbe scoppiar tutti.

“Costituisco in un piazzale di pietra l’anitra più grassa
che affronti Petrarca Boccaccio l’Aretino Dante e
con un solo starnazzo i becchi in solido
sul cuore di finti dondoli in cornici dorate
Dio stesso viene meco masticando bava filante
e zucchero di Capezzano P.
Ora che il ver vetro è la mutua, la vergine, la pensione nero su bianco.
Bicchieri di carta in fondo.
Vuoto a perdere”.

Sono Versi che mi ha mandato lui per Pasqua, in autografo, e che solo lui poteva scrivere. Versi che bastano a dare un’idea, senza contorcimenti verbali da parte mia, di quale legno sia fatto “il Grotti”.

Leggetelo. Leggiamolo. Lui che, nella sua “rivolta” (tutta tesa verso l’amicizia e la pace), è una specie di Lucifero alla rovescia: un diavolo che s’è fatto angelo.

 

PER UN CRISTO CH’È STATO E CHE POTREBBE

 

La delegazione operaia
ha regalato cuscini e ghirlande di fiori,
senza dire una parola, una sola.

Finalmente
la madre ha visto il figlio morto,
il figlio che partiva alle sei per la fonderia,
il figlio che tornava alle sei dalla fonderia.
L’han riportato ieri colla “misericordia”,
già composto nella tuta blu:
lui che sempre,
tutte le sere,
rideva scherzava la baciava,
cantando le portava una leccornia.
Poi il padrone che parla,
l’assicurazione che parla…
– Schiacciato da un blocco caduto per caso.
– Così giovane, è stata una disgrazia.

A tempo
s’è ricordata della bicicletta,
subito un compagno di lavoro è andato a prenderla.
Era rimasta appoggiata al muro della fonderia,
al manubrio c’era ancora la borsa di paglia.

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Dario Cecchi, “La macchina della storia”

Dario Cecchi

di DARIO CECCHI

 

Mi è capitato di scrivere che una novità da subito evidente nell’attuale crisi pandemica è il fatto che la natura ha rimesso in modo la “macchina della storia”. Credo ancora che le cose stiano così, a distanza di circa tre mesi dall’inizio del lockdown. A ulteriore conferma di questa convinzione sta il fatto di aver letto altre persone – le più disparate: giovani, anziani; intellettuali, “gente comune” – pensare la stessa cosa. Se le cose stanno così, se cioè il Covid-19 ha un significato storico, mi sembra utile chiedersi quale sia.

Va detto innanzi tutto che questa idea assume una luce particolare sotto il profilo filosofico. Dal punto di vista strettamente storiografico, della storia di questa pandemia che un giorno sarà scritta, è già evidente che si tratti di un evento di svolta. Pur terribili, HIV, Ebola o SARS, solo per citare alcuni casi recenti, sono virus che siamo riusciti a mantenere circoscritti a determinate aree geografiche o che si sono potuti contenere ponendo particolare attenzione a determinati comportamenti o pratiche. Hanno colpito l’immaginario in modo diverso: erano virus di continenti lontani, oppure evocavano un rapporto “proibito” con il corpo. Il Covid-19 colpisce invece senza distinzioni: è democratico, come si ripete spesso. Inoltre questa condizione interessa anche l’Occidente ricco e industrializzato, che dopo la seconda guerra mondiale si era progressivamente abituato all’idea di aver neutralizzato gli aspetti più dolorosi della vita umana. In secondo luogo il Covid-19 ha scatenato la prima pandemia dell’epoca della globalizzazione. L’interpretazione di questa novità richiederà una lettura attenta del fenomeno. Appare chiaro però che sia le traiettorie di propagazione del virus sia la rapidità di tale propagazione sono collegate con l’accorciamento delle distanze e con la rapidità degli spostamenti che caratterizzano il mondo globalizzato.

Fin qui siamo alla rilevanza storica del fenomeno. Ma la “storicità” dell’evento invoca anche una riflessione filosofica: occorre chiedersi quale immagine del mondo ci accingiamo ad abbandonare, perché non risponde più alle condizioni politiche attuali, e quale nuova immagine del mondo si sta formando. Dal 1989, con la caduta dell’impero sovietico e la fine della guerra fredda, si concludeva quello che lo storico britannico Eric Hobsbawm ha definito il “secolo breve”. L’eccezionalità di questo evento geopolitico ha riportato in auge, in particolare negli ambienti neoconservatori statunitensi, l’idea che fossimo prossimi alla “fine della storia”: ne è testimonianza il saggio di Francis Fukuyama The End of History and the Last Man. Secondo questa teoria il conflitto tra le superpotenze, che stava abbandonando il terreno dello scontro ideologico, avrebbe visto il trionfo del liberalismo in politica e del liberismo in economia. Questa idea trovava un’eco in analoghe ipotesi, più vicine alla “sinistra” intellettuale, in special modo europea: penso alla lettura della filosofia della storia hegeliana condotta da Alexandre Kojève, secondo il quale la storia culminerebbe in un mondo gli individui avrebbero smesso di battersi per l’affermazione di idee e si sarebbero dedicati al mero “trascorrere” della vita. Ma penso anche alla, altrettanto criticata oggi, teoria di Jean-François Lyotard sul postmoderno come fine delle “grandi narrazioni” collettive: ideologie, politica, arte e così via discorrendo. Continua a leggere

Elisabetta Motta, “La cosa inaudita”

LA_COSA_INAUDITAUn itinerario poetico e religioso negli scritti di Davide Rondoni” di Elisabetta Motta (Subway Edizioni, 2014).
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Attingendo da testi poetici,  articoli e saggi di Davide Rondoni, Elisabetta Motta accompagna il lettore in un itinerario di conoscenza di una delle vosi più significative e singolari del panorama letterario contemporaneo. La sua ricca produzione, che vive nella tensione e nella sostanziale coincidenza della genesi del gesto poetico, artistico e drammatico, prende corpo in una scrittura che è frutto dell’esperienza e nasce sempre dall’incontro con la realtà. Consapevole che la crisi dell’uomo contemporaneo non è tanto una crisi di fede, ma di speranza, e che questa parola oggi più che mai suona come inaudita , egli osa riproporla, sottolineando la necessità che essa si radichi nell’azione della grazia. Continua a leggere

Nicola Gardini, “Lacuna”

 

lacuna_fbLacuna” di Nicola Gardini (Einaudi, 2014) è un saggio sul non detto,  un aspetto fin qui, poco esplorato della cultura letteraria mondiale. 

Ma perché “Lacuna”?

Per Gardini una buona narrazione tralascia sempre qualcosa, ed è proprio “la parte che sembra mancare”, perché si inabissa nel non detto – il lettore deve cercarla –  il “quid”, che dà identità e definizione a  ogni grande opera letteraria.

Nella sezione che ha per titolo “La realtà”, leggiamo qualcosa di molto importante: “Il realismo non consiste in un semplice rispecchiamento tra letteratura e vita. In un romanzo, come avverte Vladimir Nabokov, non c’è altra realtà che la mente dello scrittore. Quale vita sarebbe poi rispecchiata in quelle pagine che leggiamo con gli occhi? Quella del tempo in cui vive lo scrittore? Lo stesso Dostoevskij, con tutta la sua pretesa di ancorarsi alla contemporaneità, (la “realtà attuale”, la “realtà concreta”), negava che il realismo fosse solo una questione di fatti: la realtà sta nel significato che sta dietro ai fatti; e il compito principale dello scrittore consiste nella comprensione più che nella semplice rappresentazione.” […] Continua a leggere

Su “Vita sconnessa di Enzo Cucchi”

 

cucchi1 di Fabrizio Fantoni

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“Enzo, che artista sei?”

“Sicuramente il migliore”

“Che vuol dire il migliore?” 

“Il più pericoloso, il più fortunato e talentuoso. Oggi gli artisti sono garantisti, consociati in qualcosa che rassicura. Sono vetrinisti e i musei sono pieni di casalinghe dell’arte”.

E’ questa una delle tante dichiarazioni spiazzanti ed irriverenti di Enzo Cucchi,  presenti nell’intervista che costituisce il nucleo del libro – curato da Carlos D’Ercole,  “Vita sconnessa di Enzo Cucchi” (Quodlibet, 2014). Un’opera che non è una stucchevole celebrazione di un artista affermato, ma un’originale e onesta ricostruzione di una corrente artistica controversa, certamente importante –  la Transavanguardia – fatta attarverso una serie di interviste realizzate dallo stesso D’Ercole a coloro – artisti, galleristi e amici – che hanno seguito Cucchi durante l’intera carriera: Emilio Mazzoli, Francesco Clemente, Brunella Antomarini, Luigi Ontani, Joseph Helman, Miltos Manetas, Salvatore Lacagnina, Paul Maenz, Bernd Kluser, Mimmo Paladino e Jacqueline Burckhardt. Continua a leggere

A “Notti d’autore” Nadia Fusini

Nadia Fusini, una delle più autorevoli studiose e scrittrici italiane è ospite di NOTTI D’AUTORE giovedì 2 maggio 2013 alle 0:30 su Rai Radio 1. Docente di letteratura inglese e critica shakespeariana all’università La Sapienza di Roma, allieva di Agostino Lombardo e di Giorgio Melchiori, i più importanti traduttori di Shakespeare in Italia, ha poi approfondito gli studi sulla letteratura americana all’Università di Harvard e successivamente sul teatro elisabettiano e Shakespeare presso lo Shakespeare Institute di Birmingham. Nadia Fusini è anche Docente presso l’istituto di Scienze Umane che ha sede a Firenze.
Nell’intervista di Luigia Sorrentino Nadia Fusini parla in anteprima del suo nuovo romanzo appena uscito con Einaudi: “Hannah e le altre”. Hannah Arendt, Simone Weil e Rachel Bespaloff. Tre donne diverse e lontane ma dotate dello stesso intuito, “dello stesso sguardo” rispetto alla violenza, al potere, alla guerra… Tutte e tre commenteranno i vantaggi e gli svantaggi del “potere”, nel senso che esse vedono con chiarezza come “per il potere” si possa rischiare di perdere qualcosa di molto prezioso : la libertà di pensare.

L’AUDIO DELL’INTERVISTA A NADIA FUSINI di Luigia Sorrentino


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Amelia Rosselli, “La libellula”

Riletture, Amelia Rosselli
a cura di Luigia Sorrentino

Il poema La Libellula di Amelia Rosselli scritto nel 1958 ha come tema centrale la libertà. Il tono “piuttosto volatile” è concepito (è sempre l’autrice a suggerirlo) in “forma di drago che si mangia la coda” o a imitazione di un “rullo cinese” è abbandonato o forse compresso in “Serie ospedaliera”, componimenti caratterizzati da una densità oracolare – folgorante, impenetrabile e straziata -, contaminati da qualcosa ‘di meccanico” che prende una sua forma. Continua a leggere

Roberto Benigni “La più bella del mondo”

Appuntamento (da non perdere)
a cura di Luigia Sorrentino

Lunedì 17 dicembre 2012 Roberto Benigni sarà in diretta su Rai Uno, in prima serata, subito dopo il tg delle 20:00, per parlare a tutti gli italiani e le italiane de La più bella del mondo.
Sapete chi è La più bella del mondo?
La nostra Costituzione, la Costituzione Italiana, entrata in vigore il primo gennaio del 1948. E allora, se non l’avete mai letta prima, vi prego, fatelo subito, è un libro straordinario. Benigni dice: “E’ il cielo degli uomini! – e poi spiega – E’ un libro scritto dagli uomini, (i nostri padri), che ci hanno indicato la strada.

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Condannato all’ergastolo il poeta dei gelsomini

Un tribunale del Qatar ha condannato all’ergastolo Mohammed al-Ajami, qatariota, conosciuto come il “poeta dei gelsomini”, accusato di incitamento alla ribellione contro il regime, di diffamazione nei confronti del principe regnante, Tamim bin Hamad al-Thani, e di attacco alla costituzione.
Al-Ajami (conosciuto anche con il nome di Mohammed Ibn al-Dheeb) era stato arrestato nel novembre 2011 dopo la pubblicazione della “poesia dei gelsomini”, che criticava i governi della regione del golfo con versi diventati celebri: “noi tutti siamo la Tunisia di fronte alla repressione delle elite”. Continua a leggere

A Wole Soynka premio Internazionale Trieste poesia

Il poeta, drammaturgo, romanziere e saggista nigeriano Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura, è il vincitore della quattordicesima edizione del Premio Internazionale Trieste Poesia.

La manifestazione, organizzata dal Club Anthares, si svolgerà dal 26 novembre al 2 dicembre 2012 nei caffè e nelle librerie cittadine con numerosi ospiti provenienti da tutto il mondo.

Per il Comitato Promotore la poesia di Soyinka, “improntata al dialogo e ai valori di libertà e di pace, mette al di sopra di ogni cosa la dignità dell’uomo, sempre e ovunque. La sua opera, radicata tra presente e passato, è una fusione tra elementi della cultura e della realtà africana con quelli occidentali”.

Oltre a Soyinka verranno premiati Pietro Dini e Albert Lazaro-Tinaut per il nono Premio Gerald Parks alla Traduzione del libro del più importante poeta estone, Juri Talvet, ‘Primavera e polvere’  (Edizioni Joker). Il nono Premio Anthares ‘Un poeta per la Pace’ sarà consegnato a Gianmario Lucini.

All’interno del festival si svolgera’ infine il settimo ‘Trieste International Poetry Slam’ curato da Matteo Danieli e Christian Sinicco.

Robert Hass, Video-Intervista

Video-Intervista a Robert Hass
di Luigia Sorrentino

Robert Hass, il poeta che scoprirete in questa intervista, è una persona estremamente mite, dalla disarmante semplicità, eppure, è uno dei poeti più popolari degli Stati Uniti d’America (Poeta Laureato degli Stati Uniti e Premio Pulitzer per la Poesia nel 2008). Con sua moglie, Brenda Hillman, anch’essa poeta, è da sempre impegnato su tematiche di poesia civile e a difesa dell’ambiente.  Hass, giovanissimo, ha conosciuto i poeti della Beat Generation, (che vedremo nell’intervista video) ma è anche stato il primo traduttore in inglese del grande poeta polacco, Czesław Miłosz (Premio Nobel per la Letteratura nel 1980). 

Per Robert Hass ‘il principale potere dell’arte è quello di essere un agente attivo’. Nell’intervista a Luigia Sorrentino, Hass racconta ‘l’importanza dei piccoli’: “Quando un bambino disegna  – dice il poeta – non gli interessa il prodotto finito, ma pensa semplicemente a ‘fare’ “. Non a caso la parola ‘poesia’ – in greco, ποίησις  (poiesis) – indica l’attività creatrice dello spirito che si manifesta proprio nel ‘fare’ anima. Hass spiega dunque, che i bambini di oggi, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, hanno necessità di esprimere questa forma di arte perché – racconta  – hanno paura di quanto sta accadendo nel mondo.  E’ su questa consapevolezza che Hass ha avviato negli Stati Uniti il programma dell’Associazione degli Amici della Loira, che ha filiazioni anche in Francia, per dare ai bambini la possibilità di fare – produrre arte. Un progetto che Hass ha lanciato per dare a se stesso e ai bambini, un po’ di speranza.

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/poesia/hass_28092012.mp4[/flv]

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Addio a Thomas Szasz, il pioniere dell’antipsichiatria

Il filosofo e pschiatra statunitense di origine ungherese Thomas Szasz, “eroe della libertà”, pionere della critica dell’istituzione psichiatrica e massimo rappresentante del movimento dell’antipsichiatria, è morto sabato scorso per una caduta accidentale nella sua casa di Manlius, nello stato di New York, all’età di 92 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato 12 settembre 2012 dalla figlia Margot Szasz Peters al “New York Times”.

Eminente pensatore libertario, della vasta bibliografia di Szasz sono stati pubblicati in Italia numerosi libri, tra i quali “Legge, libertà e psichiatria” (Giuffre’), “I manipolatori della pazzia” (Feltrinelli), “La schiavitù psichiatrica” (Il Saggiatore), “Disumanizzazione dell’uomo. Ideologia e psichiatria” (Feltrinelli), “Il mito della droga: la persecuzione rituale delle droghe, dei drogati e degli spacciatori” (Feltrinelli), “Il mito della psicoterapia: la cura della mente come religione, retorica e repressione” (Feltrinelli), “Sesso a tutti i costi: l’allarmante verità sulle odierne terapie sessuali” (Feltrinelli), “Schizofrenia: simbolo sacro della psichiatria”  (Armando), “Farmacrazia: medicina e politica in America” (Spirali). Continua a leggere

Paul Valéry, “Sguardi sul mondo attuale” & video

Riletture, Paul Valery
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi vi propongo la rilettura di un libro di saggi “Sguardi sul mondo attuale” di Paul Valery (Biblioteca Adelphi, 1994).
Lo scrittore e poeta francese, morto nel 1945, dotato di una sorta di sguardo-laser, era capace di vedere lucidamente il futuro, come un veggente. In questo testo Paul Valery registra molti di quegli spostamenti epocali che ci hanno portato in “Europa”, e induce a riflettere su nozioni date ormai per scontate come “civiltà”, “politica”, “libertà”, “progresso” tutti aspetti della nostra realtà attuale profondamente in crisi. “La Storia significa qualsiasi cosa. Non insegna assolutamente nulla, poiché contiene tutto, e di tutto fornisce esempi.”

“Sguardi sul mondo attuale” apparve in versioni diverse fra il 1931 e il 1945 – e include pagine che risalgono al 1895. Valéry lavorò fino ai suoi ultimi giorni a una nuova edizione di questo libro, del quale perciò si può dire che lo accompagnò per tutta la vita.

Video-servizio di Luigia Sorrentino
Montaggio di Massimiliano Fontana

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/06/valery_04062012.mp4[/flv] Continua a leggere

Wole Soyinka Protagonista di “Dedica” 2012

A Pordenone, 10 – 24 marzo 2012. Diciottesima edizione (Wole Soynka nella foto di Basso Cannarsa).

Poeta, drammaturgo fra i maggiori di lingua inglese, narratore, saggista, docente universitario e primo africano ad aver ricevuto il Nobel per la letteratura nel 1986: è il nigeriano Wole Soyinka – pensatore indipendente, armato di una prosa lucida, che da decenni si batte per portare la democrazia e il rispetto dei diritti umani nel suo Paese come altrove – il protagonista della diciottesima edizione di DEDICA.
La rassegna, promossa dall’Associazione Culturale Soyinka, si terrà a Pordenone dal 10 al 24 marzo 2012.

Anche quest’anno la manifestazione riconferma la volontà di proporre l’opera di un grande autore – di cui l’8 marzo Jaca Book ripubblica il grande capolavoro Akè. Gli anni dell’infanzia – attraverso la creazione di un programma e di un percorso culturale articolati e poliedrici.

Con la diciottesima edizione di DEDICA viene presentato al pubblico un programma costruito attorno a un autore di valore indiscusso, al quale si affiancheranno personalità e forme diverse d’ingegno, unendo tra loro vocazioni e discipline artistiche differenti: dal teatro alla prosa, dalla musica alla fotografia. Versatilità di registri stilistici che accomuna l’autore “dedicato” e la manifestazione che lo ospita. Continua a leggere

La lotta per la libertà, Michail Chodorovsij. Cosa ne pensate?

I lavori forzati in Siberia, i lunghi periodi in cella d’isolamento. Dalla prigionia Michail Chodorkovskij, l’ex miliardario che ha osato sfidare Vladimir Putin, non ha smesso di far sentire la sua voce contro la corruzione, lanciando parole di speranza in articoli, interviste e dialoghi raccolti in ‘La mia lotta per la liberta-Un uomo solo contro il regime di Putin’.

Il libro esce il 15 febbraio 2012, in Italia, tradotto da Giulia Marcucci ne ‘i Nodi’ Marsilio, dopo il grande successo ottenuto in Russia, Francia e Germania dove è stato presentato dal ministro della giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger che ne ha fatto un’occasione per dimostrare la sua solidarietà a Chodorkovskij come combattente per la libertà. [Cosa ne pensate? Posta il tuo commento]. Continua a leggere

Paulo Coelho, eroe della libertà

Gli scrittori si avviano all’indipendenza dalle case editrici?
Il primo passo lo fa Paulo Coelho che incita: “Piratate i miei libri!”

Lo scrittore brasiliano Paulo Coelho, autore di numerosi bestseller come “L’alchimista” e “Il cammino di Santiago”, ha comprato uno spazio pubblicitario su The Pirate Bay (www.thepiratebay.org) per promuovere i suoi libri.

Il romanziere che ha venduto oltre 130 milioni di copie nel mondo (in Italia è pubblicato dall’editore Bompiani) ha annunciato di appoggiare il sito di filesharing The Pirate Bay per le sue nuove iniziative di sostegno alla promozione degli artisti indipendenti. Coelho ha quindi esortato i lettori a scaricare gratis tutti suoi libri e si è detto sicuro che da quest’azione di ‘pirataggio’ ne deriverà per lui un vantaggio
attraverso una maggiore diffusione delle sue opere a stampa. Continua a leggere

A Saviano e Cacho l’Olof Palme Prize & Video

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=em_FAnsS7dE[/youtube]

Roberto Saviano e la giornalista e scrittrice messicana Lydia Cacho sono i vincitori dell’Olof Palme Prize 2012, ”per la loro instancabile, altruista e spesso solitaria battaglia per i loro ideali e per i diritti umani”.

Il Premio Olof Palme è il più grande e prestigioso del movimento operaio svedese, fondato il 6 febbraio 1987. E’ destinato a chi lotta per la libertà, la democrazia e i diritti umani.

Lungo colloquio oggi a Stoccolma tra Roberto Saviano e Kofi Annan prima della cerimonia di conferimento allo scrittore italiano del premio Olof Palme, assegnato cinque anni fa allo stesso ex segretario generale delle Nazioni Unite. Continua a leggere

James Hillman, l’anima del mondo

La casa editrice Adelphi ha in preparazione per Natale 2011 una raccolta dei libri di James Hillman, lo psicanalista e filosofo statunitense morto il 27 ottobre scorso a 85 a anni a Thompson, in Connecticut.

”Anche se era in preparazione da tempo – raccontano dall’Adelphi che ha pubblicato una decina dei suoi libri – questa sorta di strenna, curata da Paolo Pampaloni e Marco Ariani, offrirà al lettore italiano una chiave in più per comprendere la profondità e la complessità del pensiero di Hillmann”. Continua a leggere

Roberto Saviano vince il Pinter Price, Premio del Coraggio

Roberto Saviano ha vinto il Pen/Pinter Prize 2011, ovvero il premio internazionale per il coraggio e la libertà di espressione. L’autore di “Gomorra” ha conquistato il premio intitolato al Nobel per la letteratura 2005 Harold Pinter, il maestro del teatro dell’assurdo scomparso nel 2008 all’età di 78 anni, insieme al drammaturgo britannico David Hare.

Saviano, 32 anni, che vive sotto scorta dal 2006 quando ha svelato intrighi e retroscena della camorra nel suo bestseller internazionale, non ha potuto partecipare alla cerimonia di consegna del premio a Londra. Saviano ha perciò inviato un messaggio di gratitudine agli organizzatori dell’Harold Pinter Prize, istituito nel 2009 dal Pen Club International per premiare un autore perseguitato a causa delle sue idee.
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Jonathan Franzen, Libertà

LIBRI COME, Festa del Libro e della Lettura, Anteprima da non perdere con Jonathan Franzen.
L’appuntamento è per lunedì 21 marzo alle 21:00 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, Sala Petrassi.
Jonathan Franzen, nell’anteprima della Festa del Libro (dal 1 aprile al 10 aprile ) presenta al pubblico italiano l’attesissimo Libertà, (Einaudi 22 euro) a quasi dieci anni da Le correzioni . Finalmente i lettori che hanno amato Le Correzioni potranno verificare se è valsa la pena aspettare dieci anni per rileggere Franzen che racconterà al pubblico come ha scritto il libro. Il romanzo, ai vertici delle classifiche della letteratura americana contemporanea gli è già valso il prestigioso National Book Award nel 2001, e, finalmente, dopo un’attesa di più di circa sette mesi rispetto all’edizione americana pubblicata a fine agosto 2010 (e scelta dal presidente Obama come lettura estiva), si accinge ad invadere il mercato italiano.
Con questo suo nuovo, ponderoso romanzo, che supera le 600 pagine, Franzen torna a parlare della classe media americana, e della crisi che la sta investendo, mettendo in scena la vita di una coppia apparentemente perfetta e felice, i Berglund, che di colpo implode, rivelando tutto il cinismo e l’egoismo dell’America contemporanea.

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Adonis, “Storia lacerata nel corpo di una donna”

Adonis, Fabriano, Poiesis 2009 Foto di Luigia Sorrentino

di Luigia Sorrentino

Vi ripropongo la mia intervista ad Adonis, pseudonimo di Ali’ Ahmad Said Esber, nato a Kassabin, in Siria, nel 1930, che per scelta, considera la sua vera patria il Libano. Attualmente Adonis vive a Parigi. E’ uno dei maggiori poeti nel mondo. La bellezza dei suoi versi è tutta nella meraviglia delle immagini, nell’intreccio di metafore, nelle “metamorfosi”, autentiche “migrazioni” nella storia del mondo arabo e islamico. L’intervista è stata realizzata in Italia in occasione dell’uscita del poema Storia lacerata nel corpo di una donna – nell’eccellente traduzione di Fawzi Al Delmi – pubblicato da Guanda. Temi centrali dell’intervista: la donnal’uguaglianza, la libertà di stampa.

 

 

Intervista a Adonis
di Luigia Sorrentino
Traduzione di Fawzi Al Delmi

Fabriano, maggio 2009

Adonis, qual è il tema di questo nuovo poema?

E’ un poema che parla di Agar che era la concubina di Abramo il padre di tutti i profeti. Questa donna fu cacciata via nel deserto con il proprio figlio. Il poema parla della condizione di questa donna che poi rispecchia la condizione della donna attuale.

Perché ha posto la donna al centro della sua prospettiva poetica?
Ci sono diverse idee che percorrono questo poema, ma cercherò di sintetizzarle in due.  La prima idea riguarda le religioni, soprattutto le religioni monoteiste. E’ un tema che va trattato, che va risolto perché diversamente non si possono risolvere i problemi attuali. La seconda idea riguarda la liberazione della donna. La donna non viene dalla costola di Adamo, ma deve essere considerata pari a lui. Alla base del pensiero dominante nella religione la femminilità costituisce un problema, e questa idea deve essere cambiata. Per questo motivo faccio di Agar il primo modello di donna ribelle. Ed è impossibile che questa rivoluzione possa essere attuata nel suo percorso se non si riconsidera e se non vengono rivisitate le religioni monoteiste.

Il tema della donna è infatti presente in molti aspetti della sua scrittura…
E’ presente in tutti gli aspetti della mia scrittura. Io guardo all’uomo e alla donna non in quanto esseri appartenenti a una religione, ma a una società civile. La religione, invece, deve essere assolutamente individuale, perché quando diventa estensione sociale si rovina tutto.

Adonis, quali sono gli ostacoli che vanificano il dialogo tra l’Islam e l’Occidente?
Perché possa esserci un dialogo noi dobbiamo riconoscere l’altro in modo che quando parla possiamo anche ascoltarlo. Le religioni monoteiste non riconoscono l’altro, lo rifiutano. Si dice che vi è un solo dio. In realtà ve ne sono tre: il dio nella Torah ha una sua peculiarità. E il dio nel Cristianesimo è all’opposto di quello che è il dio nella Torah. E il dio islamico è ancora opposto agli altri due. Quindi, se andiamo in profondità, nessuno riconosce l’altro.

Crede che stiamo andando nella direzione giusta? Verso un mondo riconciliato e tollerante?
Non credo. Le cose stanno andando sempre peggio e io personalmente rifiuto la tolleranza. La tolleranza è un altro razzismo mascherato. Sono per l’eguaglianza. L’uomo è per l’eguaglianza e non per la tolleranza.

Adonis, il problema della libertà di stampa è al centro del dibattito internazionale. Perché gli scrittori vengono messi in difficoltà? Perché non possono esprimere liberamente le proprie idee?
Ha ragione, è un problema di carattere internazionale. E’ un problema che non riguarda soltanto il mondo islamico, ma anche l’occidente. L’unica differenza è il grado di limitazione di questa libertà. La libertà di stampa è molto limitata nel mondo islamico e noi scrittori combattiamo per avere maggiore libertà. Ma questo problema riguarda anche l’Occidente. Quindi anche in Occidente la libertà di stampa è molto limitata. Vi sono delle situazioni in cui è vietato parlare. In occidente si commette un errore se si parla solo della limitazione della libertà di stampa nei paesi musulmani, perché nel mondo occidentale si ha lo stesso problema. Per esempio, perché si parla di fondamentalismo islamico e non di fondamentalismo ebraico, o cristiano? Continua a leggere