Boris Khersonsky, “quanti balconi crollati”

Il poeta ucraino Boris Khersonsky a Civitella Ranieri nel 2022

по городу носят взрывчатку в пластиковых пакетах
хозяйственных сумках и маленьких чемоданах
топчут асфальт и брусчатку мы узнаем об их секретах
после взрывов и это просто уточнение данных

сколько окон выбито сколько балконов упало
есть ли убитые или все живы здоровы
только напуганы тем что мирной жизни не стало
случилась война а законы войны суровы

или их просто нет и взрывы вошли в привычку
не встаем из-за столика только вздрогнем и лица мрачнее
враг выбирает оружие как вор подбирает отмычку
а дверь открыта и так говоря точнее

trasportano esplosivi in giro per la città
dentro sacchetti di plastica, borse e valigette
calpestano l’asfalto e il selciato e conosciamo i loro segreti
solo dopo le esplosioni e l’appurare dell’accaduto

quante finestre infrante quanti balconi crollati
è morto qualcuno o sono tutti vivi e vegeti
con la sola paura che non ci sia più vita tranquilla
la guerra accade e le leggi della guerra sono crudeli

o chissà non ci sono più leggi e le esplosioni sono ormai la norma
non ci alziamo da tavola ma incupiti trasaliamo
il nemico sceglie le armi come il ladro sceglie il grimaldello
quando in realtà la porta è già aperta

Traduzione di Greta Caseti Continua a leggere

Jurij Tarnavs’kyj, “La vita in città”

Jurij Tarnavs’kyj

Jurij Tarnavs’kyj
A cura di Lorenzo Pompeo
collaborazione di Alessandro Anil

il poeta ucraino-nordamericano Jurij Tarnavsk’kyj (noto negli Stati Uniti con la traslitterazione Yuriy Tarnawsky) rappresenta una figura chiave nella storia della poesia ucraina novecentesca che, nel corso dei decenni, si è guadagnato un posto di riguardo anche sulla scena letteraria statunitense (a partire dagli anni ‘70 Tarnavsk’kyj scrive e pubblica regolarmente in inglese prosa e poesia).

È nato a Turka nel 1934, piccolo centro nei Carpazi ucraini, attualmente a pochi chilometri dal confine polacco (ma che in quel momento era parte della Polonia). I genitori, entrambi insegnanti, vivevano e lavoravano a Rzeszów (attualmente in Polonia sud- orientale), dove il giovane crebbe in un ambiente bilingue (l’ucraino si parlava in famiglia, il Polacco fuori di casa).

Nel 1944, quando la famiglia era tornata a Turka da quattro anni, Jurij perde la madre per un tumore, il padre, che si era arruolato nell’Esercito insurrezionale ucraino, viene dato per disperso, e il futuro poeta, insieme alla zia, la sorella e il fratello, decidono di fuggire in Germania, dove, nel 1945 si stabilisce nel campo profughi di Neu Ulm.

Nel 1950, Quando viene smantellato il campo, comincia a frequentare un liceo tedesco a Monaco e, dopo essersi diplomato, nel 1952 si imbarca a diciotto anni con il padre (che nel frattempo si era ricongiunto alla famiglia) per New York. Frequenta la Newark School of Engineering nel New Jersey, alternando lo studio al lavoro in un fabbrica di pellami.
Terminati gli studi, fu assunto in qualità di ingegnere elettronico all’IBM, dove lavorò fino al 1992 (con una piccola parentesi tra il 1964 e il 1965 in cui visse in Spagna dedicandosi interamente alla scrittura).

Nel tempo libero si appassiona alla lettura degli esistenzialisti, soprattutto Sartre (che sarà per lui una scoperta decisiva), Camus e Kirkegaard e, attraverso frequenti visite al MOMA, assimila le ultime tendenze dell’arte contemporanea.

A partire dal 1953 comincia a scrivere i primi versi e brevi prose che pubblica su riviste dell’emigrazione ucraina e che gli aprirono le porte della sua silloge di esordio, La vita in città, del 1956.

Da allora rappresentò una delle voci più autorevoli della letteratura ucraina della cosiddetta “diaspora” (ovvero la comunità ucraina all’estero), un termine che vuole sottolineare una completa estraneità ideologico-culturale rispetto all’Ucraina sovietica.

Fu l’animatore del “Gruppo di New York”, una aggregazione di giovani letterati ucraini che erano soliti ritrovarsi al caffè Orchidea, tra la seconda avenue e la nona strada, che discutevano di arte astratta, di poesia senza rima e di esistenzialismo.

Nella leggenda di questo gruppo il momento fondativo viene considerato la serata di poesia del 18 febbraio 1955 presso il “Literaturno-mistec’kyj kljub” (in it. “Club artistico-letterario”) di New York.

L’idea di fondo che animava questi poeti, allora esordienti, era sprovincializzare il mondo letterario ucraino (che nell’Ucraina Sovietica era concepito esclusivamente come una versione “etnografica” del realismo socialista) ricollegandosi alle tendenze artistiche e letterarie delle avanguardie novecentesche.

Fino alla fine degli anni ‘70, quando le polemiche interne e le scelte divergenti segnarono la fine del gruppo, esso costituì un punto di riferimento non solo per la poesia ucraina, ma anche per il dibattito critico sulla letteratura ucraina contemporanea.

A partire dal 1971, successivamente alla pubblicazione della silloge Poeziji pro niščo ta inši poeziji na cju samu temu (in it. “Poesia sul nulla e altre poesie sullo stesso tema”), Tarnavsk’kyj, dopo quasi un ventennio di permanenza negli Stati Uniti (vi era arrivato nel 1952) comincia a scrivere in inglese e nel 1978 pubblica il romanzo Meningitis a cui fa seguito, nel 1992, Three Blondes and Death, entrambi apprezzati dalla critica nordamericana.

A partire dalla silloge This Is How I Get Well, del 1978, scrive e pubblica anche poesie in inglese (spesso autotraduzioni dall’ucraino).

Dopo la dichiarazione d’Indipendenza dell’Ucraina del 1991, il poeta, per la prima volta dopo quasi quaranta anni, poté fare ritorno nel suo paese, dove potevano circolare liberamente ed essere pubblicate le sue opere, tradotte dall’inglese o nella versione ucraina.

Attualmente vive a White Planes, cittadina dello stato di New York.

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Gli haiku di Stanislav Bel’skij

Stanislav Bel’skij

Stanislav Bel’skij
a cura di Paolo Galvagni

Первомартовские хокку

1

ночная тревога начинается одинаково
будят не сирены (их можно проспать)
а мамины проклятия путину

2

но дальше есть варианты
или молния в куртке разойдётся
или шнурок в застёжке застрянет

3

собираясь в убежище
по привычке пытаюсь
убить в коридоре моль

01.03.2022

Hokku del primo marzo

1

l’allarme notturno inizia nel medesimo modo
svegliano non le sirene (puoi trascurarle)
ma le maledizioni di mamma verso putin

2

ma poi ci sono le opzioni
o la cerniera del giubbotto che si apre
o il laccetto che si impiglia nella fibbia

3

preparandomi ad andare nel rifugio
per abitudine tento
di uccidere le falene nel corridoio

01.03.2022

***

хокку по дороге в убежище

какой мощный прожектор
все выбоины в асфальте видны
нет, это луна, чуть уже старая

 

Hokku sulla strada per il rifugio

che riflettore potente
tutte le buche sull’asfalto si vedono
no, è la luna, appena ormai vecchia

***

Хайку ночного кошмара

1

смерть – ковыляющий сзади прохожий
стоит замешкаться, она догоняет,
вгрызается в рот

2

долго ещё, проснувшись ночью,
отмываешь дёсны с мылом,
пытаясь воспрепятствовать магии войны

 

Haiku dell’incubo notturno

1

La morte è un passante che zoppica dietro
basta indugiare, ti raggiunge,
ti morsica la bocca

2

ancora a lungo, svegliandoti di notte,
ti lavi le gengive col sapone,
tentando di ostacolare la magia della notte Continua a leggere

Paul Celan, “È tempo”

Paul Celan, foto del passaporto

CORONA
di Paul Celan
di Luigia Sorrentino

La poesia che vi proponiamo oggi Corona è di Paul Celan (1920-1970) uno dei maggiori poeti di lingua tedesca nato a Czernowitz, nella Bucovina, oggi Ucraina, da genitori ebrei.

Corona è una poesia che agisce sul significato musicale del termine. Lo stesso utilizzo musicale Celan lo adotta in altre poesie, ad esempio “Fuga di morte”, che si riferisce a un tempo musicale, alla forma musicale polifonica della fuga.

Ma mentre in Corona – suggerisce Luigi Reitani – “il tempo della poesia di Celan equivale a una fermata, a una sospensione del tempo – nel linguaggio musicale la corona è un segno grafico (un puntino dentro un semicerchio) che sovrapposto a una nota ne prolunga indefinitamente la durata” -,  in Fuga di morte il tempo musicale diventa quello della fuga: un tempo veloce, rapidissimo.

Corona, inoltre, oltre ad essere un simbolo regale, è anche la corona del fiore, la corona formata dai petali rossi del papavero (simbologia ricorrente nella poesia di Celan) simbolo di oblio e di memoria.

“E’ tempo che sia tempo” scrive Celan in questa memorabile poesia, “è tempo che la pietra accetti di fiorire”. Questo scrive Celan. E’ tempo che si fermino le guerre, i conflitti. È tempo che l’aridità, la violenza del potere, si trasformino in amore, nel più puro sentimento della vita. “E’ tempo”. Scrive Celan.

“Corona” di Paul Celan viene qui proposta in due diverse traduzioni dal tedesco: quella di Giuseppe Bevilacqua e quella di Luigi Reitani, purtroppo recentemente scomparso.

 

CORONA

Aus der Hand frißt der Herbst mir sein Blatt: wir sind Freunde.
Wir schälen die Zeit aus den Nüssen und lehren sie gehn:
die Zeit kehrt zurück in die Schale.

Im Spiegel ist Sonntag,
im Traum wird geschlafen,
der Mund redet wahr.

Mein Aug steigt hinab zum Geschlecht der Geliebten:
wir sehen uns an,
wir sagen uns Dunkles,
wir lieben einander wie Mohn und Gedächtnis,
wir schlafen wie Wein in den Muscheln,
wie das Meer im Blutstrahl des Mondes.

Wir stehen umschlungen im Fenster, sie sehen uns zu von der Straße:
es ist Zeit, daß man weiß!
Es ist Zeit, daß der Stein sich zu blühen bequemt,
daß der Unrast ein Herz schlägt.
Es ist Zeit, daß es Zeit wird.

Es ist Zeit.

Paul Celan: “Mohn und Gedächtnis” , Deutsche Verlags–Anstalt GmbH, Stuttgart, 1952

CORONA

L’autunno mi bruca dalla mano la sua foglia: siamo amici.
Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli apprendiamo a camminare:
lui ritorna nel guscio.

Nello specchio è domenica,
nel sogno si dorme,
la bocca fa profezia.

Il mio occhio scende al sesso dell’amata:
noi ci guardiamo,
noi ci diciamo cose oscure,
noi ci amiamo come papavero e memoria,
noi dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio sanguigno della luna.

Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ci guardano:
è tempo che si sappia!
È tempo che la pietra accetti di fiorire,
che l’affanno abbia un cuore che batte.
È tempo che sia tempo.

È tempo.

Traduzione di Giuseppe Bevilacqua

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La guerra su di noi

Man Ray

I poeti contro il conflitto in Ucraina

di Luigia Sorrentino


Poesie contro la guerra
è l’appello alla pace rivolto ai potenti del mondo. Raccoglie le voci di poeti ucraini e russi contemporanei, ma anche le voci dei loro padri, tra i quali gli ucraini Taras Ševčenko, Jakovyč Franko, Olena Ivanivna Teliha, Paul Celan, e i russi Osip Mandel’štam, Anna Achmatova, Marina Ivanova Cvetaeva, e molti altri, che hanno scritto poesie memorabili dall’esilio o dalla loro patria in guerra.

Man Ray

Il poeta è l’interlocutore più efficace per interpretare il significato più profondo della catastrofe causata dall’insensatezza degli uomini. Nessuno più del poeta può raccontare l’orrore della guerra quando questa coincide con la sua presenza nella Storia.

La poesia di Gian Mario Villalta

Gian Mario Villalta

COMMENTO DI LUIGIA SORRENTINO

Se penso al tempo mio diventa ora di tutti
– il tempo – se mi perdo nel tempo ridivento io.”

Questa poesia di soli due versi è il nucleo centrale per leggere le Poesie abbandonate di Gian Mario Villalta. Poesie non finite, non concluse, lasciate lì, come si lascia l’infanzia e l’adolescenza, su un territorio di confine.

I componimenti parlano del tempo: “se mi perdo nel tempo ridivento io.”, ma il tempo ha cambiato “l’istante dell’estate”. Il corpo ora è nell’inverno, esposto sulla riva di un gran fiume.

La materia dei versi è invasa da una sostanza plasmata, ma non finita, come le sculture sottili e gracili di Giacometti che avanzano senza direzione nello spazio.

Le dita del tempo hanno lasciato impronte dure, abrase, frastagliate sui corpi scolpiti.

Ti ha lasciato più solo quella specie di sogno” scrive Villalta. L’uomo che guarda e ricorda il ragazzo sente di aver consumato il tempo della vita: “un’erba stremata”.

Le poesie si affacciano su un tempo in cui si pensa di sapere, ma non si comprende quel che realmente accade. L’universo dell’adolescenza emerge allora come condizione esistenziale di un presente incompiuto, in cui qualcosa si è “abbandonata”.

Nell’età dell’adolescenza non c’è nessuna traccia della fine o del bene, perché è un’età priva di finalità, nessuna fine o bene, può esserle attribuita. Ecco quindi che l’epoca, la nostra, si sgretola nel paesaggio e dall’isolamento si assiste a una guerra senza armi, senza nemici.

Oltre al primo esergo che richiama le parole di Giacometti, colpisce il secondo esergo, un verso di Andrea Zanzotto: “… vacillano le scale dell’inverno” tratto da Dietro il paesaggio, (1951) raccolta con poesie scritte tra il 1940-1948, il periodo della seconda guerra.

Il poeta porge al lettore solo le iniziali del nome del grande poeta friulano, quasi ci fosse una volontà di anonimato e al tempo stesso un’identificazione con il proprio maestro e tra “la guerra” alla quale ha assistito Zanzotto nella brigata partigiana con scene crude, la morte degli amici, dei compagni e quella alla quale assiste il poeta Villalta. Ecco che ritorna nell’uomo adulto la parola necessaria, che chiede di capire quello che accade nel mondo. Una parola che diventa resistenza, materia dura, fredda, sulla nuda pelle.

 

Poesie abbandonate

Giacometti non si stancava mai di ripetere che un’opera d’arte
non può mai dirsi finita. Semplicemente, la si interrompe o la si
abbandona

… vacillano le scale dell’inverno
A. Z.

Sono libri difficili, pagine oscure, ma non vuoi che ti basti
vivere con il pasto che aspetta coperto da un piatto
dopo la scuola, un futuro migliore di speranze non tue.
Viene luce più tardi. Il cielo rimena
macerie. L’erba è stremata. Tu non capisci tutto
ma sei sicuro che capiscono te
le parole che un uomo ha scritto e ti immagini
la sua vita, con quei pensieri, la pianura
e la città di ferro che ordina in cerchio l’inverno,
luce che piove amara, uno lo ferma per strada
vicino all’erba, ai container, parlano di queste cose.

*

Ti ha lasciato più solo quella specie di sogno
che hai attraversato passando nel corridoio
dal bagno alla cucina dopo che ti ha trascorso
l’istante di un’estate di venti anni fa
– fine della gioventù – un brivido
nella luce gialla di agosto.
Adesso che arriva il piovere
la luce lascia le lastre
per stare nascosta nell’aria.
Tutto è più di una volta. Ascolta mentre rammendano
la musica uccelli e foglie
quanto il tempo è immenso.
Che abbia bisogno di un corpo ossa budella un sesso
e le vene la merda è inaudito che tutto il tempo
abbia bisogno delle tue povere mani per essere qui. Continua a leggere

Ungaretti, “Da una lastra di deserto”

giuseppe_ungaretti

In occasione del centenario dell’entrata dell’Italia in guerra (24 maggio 1915), Mondadori pubblica nei  Meridiani paperback Da una lastra di deserto. Lettere dal fronte a Gherardo Marone di Giuseppe Ungaretti.

Tra gli scrittori che, su diversi fronti, hanno preso parte alla Prima guerra mondiale, Giuseppe Ungaretti occupa una posizione di primissimo piano. È infatti sul fronte dall’autunno del 1915 fino all’armistizio del 1918. In particolare, nascono nelle trincee della Prima guerra mondiale le poesie della sua prima raccolta, Il porto sepolto (1916), e molte di Allegria di naufragi (1919) e dell’Allegria (1931).  

Dall’orrore delle trincee si alza la limpida e sconvolgente voce poetica di Giuseppe Ungaretti. Continua a leggere

Carol Ann Duffy , “Le api”

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A cura di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti

Con The Bees, Carol Ann Duffy si allinea alla prestigiosa compagnia di poeti che, da Virgilio a Sylvia Plath, hanno tratto ispirazione dalle api, elogiandone la forza e le straordinarie attività, metafore di un ideale modello di creatività e laboriosa coesistenza. Le api, umili e valorose, operaie rassicuranti ma pungenti, fanno da intermittente filo conduttore di questa raccolta che tratta e approfondisce, in toni che vanno dal lirico al sarcastico, dall’intimistico al civile, i temi cari da sempre a Duffy: l’amore, il dolore, la perdita, l’impegno sociale, la guerra, il paesaggio, il ruolo della letteratura come testimonianza e resistenza. Un libro allo stesso tempo orgogliosamente “britannico”, ma anche cosmopolita e disincantato.

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Verità e Bellezza, Maria Laura Panariello

maria_laura_panarielloI giovani e la poesia

Maria Laura Panariello, studentessa campana, ha scelto per noi  la poesia “La Bufera” di Eugenio Montale.
L’anno di pubblicazione è il 1956.  La memoria del poeta è chiusa tra i muri della casa, un luogo d’esilio, e la vicenda, è già accaduta. La bufera si è svolta fuori dal “nido” del focolare domestico. E’ molto probabile, come scrivono molti critici, che il riferimento di Montale in questa poesia, sia la guerra: è di “quella bufera” che il poeta ci parla? E’ possibile, ma, come leggerete, essa è ormai lontana, tanto da essere in un’altra dimensione. Vi è, sullo sfondo della poesia, una “distruzione” portata nel volto di una donna, Mnemosine, (in greco Μνημοσύνη) la Clizia, la messaggera, (o la musa) è “scolpita” nei tratti di un viso, come una condanna. A questa donna, una sorta di sorella, il poeta è profondamente legato: Continua a leggere

Schritt zwei, Koschel | Hartung

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A Roma, mercoledì 12 febbraio 2014, alla Casa di Goethe, Via del Corso 18 (Piazza del Popolo) ore 18.30: Schritt zwei, Christine Koschel e Harald Hartung.
Traduzione in simultanea in lingua tedesca e italiana.
La poetessa Christine Koschel è nata a Breslavia da dove fuggì con la madre nel 1944. Dopo una formazione culturale nella RFT e esperienze nel Gruppo ’47, si trasferisce nel 1965 a Roma dove vive tuttora. E’ nota assieme a Inge von Weidenbaum anche come curatrice dell’opera di Ingeborg Bachmann a cui erano legate di profonda amicizia. Ha tradotto tra l’altro Sylvia Plath, Michael Hamburger e il Diario postumo di Eugenio Montale. Ha pubblicato molte raccolte poetiche. In italiano è uscito L’urgenza della luce (2004).
Si presenta ora la sua nuova raccolta poetica appena uscita in Germania da Edition Rugerup col titolo Bis das Gedächtnis grünet (2013). Continua a leggere

Lewis Hine in mostra a Milano

Appuntamento

Sessanta fotografie originali di Lewis Hine, provenienti dalla collezione Rosenblum di New York, saranno esposte per la prima volta a Milano dal 20 novembre al 2 febbraio 2013.
Come ha precisato il direttore Camillo Fornasieri la mostra, dal titolo ‘Lewis Hine. Costruire una Nazione. Geografia umana e ideale’, è uno degli eventi più importanti in programma al Centro Culturale di Milano di Via Zebedia che andranno avanti fino a primavera.  L’esposizione fa parte dell’ ‘Autunno americano’, ed è organizzata in collaborazione con Admira e vuole dar lustro all’opera del fotografo-sociologo che agli inizi del secolo scorso testimoniò l’affermarsi di un’epoca nuova, anche attraverso immagini-icona come quella degli operai seduti sullo scheletro dell’Empire State Building in costruzione a New York. L’iniziativa, si inserisce in un programma di appuntamenti che vogliono parlare “dell’uomo, della persona con il suo desiderio di comunità, convivenza, speranza nel nuovo contesto di una crisi”. Continua a leggere

100 Thousand Poets for Change

Appuntamento

100mila poeti per il cambiamento: oltre 500 eventi nel mondo.
In Italia una raccolta no profit di poesie su pace, diritti umani, ambiente, etica e lavoro. Destinatari la politica e le Istituzioni.

Albeggi Edizioni ha aderito alla manifestazione 100 Thousand Poets for Change, che si svolgerà il 28 settembre in tutto il mondo, con un’antologia di poesie sui temi della pace, dei diritti umani, della sostenibilità ambientale, dell’etica nell’economia e del lavoro, prodotta senza scopo di lucro, che verrà consegnata a rappresentanti istituzionali e resa disponibile gratuitamente sul web. L’obiettivo dell’iniziativa è ridare dignità alla poesia come mezzo di espressione della denuncia civile e sociale, esortando le Istituzioni a mettere al centro dell’agire di governo e politico l’Uomo, i suoi bisogni, il suo futuro. Continua a leggere

Poesie contro la guerra

Poesie contro la guerra
a cura di Luigia Sorrentino

Roma, 5 settembre 2013. L’iniziativa di Poesie contro la guerra è nata dal popolo di Facebook,  sulla pagina “Poesia, di Luigia Sorrentino”.
Vi hanno aderito: Anna Alessandrino, Enza Armiento, Alessandro Basile, Anna Belozorovitch, Ilaria Boffa, Violetta Calanca, Cosima Cardona, Alessandro Canzian, Alfonso Cataldi,  Ada Crippa, Giovanni D’amiano, Luisa Delle Vedove, Massimo De Santis, Rosaria Di Donato, Maria Cristina Fraddosio, Federica Galetto, Gianluca Lattuada, Tiziana Marini, Emanuela Masseria, Marina Metelli, Nino Morena, Manuela Mori, Giuseppe Nalli, Giuseppe Nibali, Maria Grazia Palazzo, Gianni Pallaro, Costantino Posa, Loredana Savelli, Meth Sembiase, Maurizio Soldini, Simone Zafferani e molti altri. Le poesie saranno postate anche nei prossimi giorni. Continuate a inviarle.

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A “Notti d’autore” Antonio Riccardi

Oggi, 4 aprile 2013 incontriamo a NOTTI D’AUTORE – la trasmissione di Rai Radio1 in onda la notte tra il mercoledì e il giovedì alle 0:30 ideata e condotta da Luigia Sorrentino-  Antonio Riccardi (nella foto di Dino Ignani).
Nato a Parma nel 1962, Antonio Riccardi è uno dei più affermati poeti della sua generazione, quella nata negli anni Sessanta. E’ originario di Langhirano e vive a Sesto San Giovanni, vicino Milano. Laureato in Filosofia all’Università di Pavia lavora nell’editoria.
Fin dal suo libro d’esordio, “Il profitto domestico”, uscito nel 1996, Riccardi compie un percorso poetico unitario che lo condurrà – alla fine – a un unico grande libro, una sorta di poema epico. Per lui la poesia è un’esperienza salvifica, un luogo di autenticità, di verità, che si oppone alla dispersione e alla superficialità del presente.

L’AUDIO DELL’INTERVISTA AD ANTONIO RICCARDI di Luigia Sorrentino

 

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Ryszard Krynicki, & video

Nello scaffale, Ryszard Krynicki
a cura di Luigia Sorrentino

Ryszard Krynicki è uno dei massimi poeti polacchi contemporanei. La sua famiglia fu deportata in un campo di concentramento negli anni Quaranta. Krynicki è infatti nato nel 1943 nel lager Windberg, in località Sankt Valentin, in Austria, dal quale fu portato via solo con la Liberazione, avvenuta nel 1945. Krynicki vive a Cracovia ed è oggi un importante editore e traduttore. I suoi esordi sono legati al movimento Nowa Fala (Nuova Ondata) di cui fecero parte autori accumunati da uno sguardo critico e lucido sul regime. Negli anni 1976-1981 la pubblicazione della sua opera fu vietata dalla censura. Nel 1988 Krynicki ha fondato la casa editrice a5 che pubblica poesia contemporanea. Ha tradotto in polacco tra gli altri, Benn, Brecht, Nelly Sachs e Paul Celan.

Il video dell’intervista a Ryszard Krynicki di Luigia Sorrentino

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=7uFAOVMPCWo[/youtube]

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Roberto Benigni “La più bella del mondo”

Appuntamento (da non perdere)
a cura di Luigia Sorrentino

Lunedì 17 dicembre 2012 Roberto Benigni sarà in diretta su Rai Uno, in prima serata, subito dopo il tg delle 20:00, per parlare a tutti gli italiani e le italiane de La più bella del mondo.
Sapete chi è La più bella del mondo?
La nostra Costituzione, la Costituzione Italiana, entrata in vigore il primo gennaio del 1948. E allora, se non l’avete mai letta prima, vi prego, fatelo subito, è un libro straordinario. Benigni dice: “E’ il cielo degli uomini! – e poi spiega – E’ un libro scritto dagli uomini, (i nostri padri), che ci hanno indicato la strada.

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Addio a Sven Hassel, aveva 95 anni

Lo scrittore danese Sven Hassel, controverso autore di fortunati romanzi di guerra basati su esperienze autobiografiche durante il secondo conflitto mondiale, è morto all’età di 95 anni a Barcellona, dove viveva dal 1964. Nel 1953 pubblicò il suo primo libro “Maledetti da Dio”, al quale hanno fatto seguito altri tredici romanzi: “Germania Kaputt”, “Kameraden”, “Gestapo”, “Gli sporchi dannati di Cassino”, “Liquidate Parigi”, “Battaglione d’assalto”, “General SS”, “Commando Himmler”, “L’ultimo assalto”, “Colpo di mano a Mosca”, “Corte marziale”, “Prigione Ghepeu”‘ e “Il commissario”.

I suoi romanzi sono stati tradotti in 18 lingue; in italiano sono stati pubblicati prima da Sonzogno e più recentemente da Bur Rizzoli. 

Le opere di Hassel sono scritte in prima persona e raccontano le vicende del 27° Panzer Regiment, formato da criminali, “indesiderati” politici e da disertori, giudicati dalla corte marziale. Le varie
vicende sono ambientate su tutti i principali fronti della seconda guerra mondiale.   Continua a leggere

Il Salone dell’editoria sociale 2012

Anteprima

Dal 18 al 21 ottobre 2012 si terrà a Roma, la quarta edizione del Salone dell’editoria sociale che avrà per titolo “Le Americhe e noi”, uno sguardo sulle trasformazioni sociali, culturali, economiche e politiche degli Stati Uniti d’America – pochi giorni prima delle elezioni presidenziali – e più in generale sul continente americano.

Sono previste tavole rotonde, dibattiti, proiezioni di film, presentazioni di libri.

L’edizione scorsa del Salone – che ha ricevuto un premio speciale dalla Presidenza della Repubblica – ha avuto oltre 7000 visitatori, più di 3mila persone partecipanti agli oltre 50 dibattiti, più di 600 uscite sulla stampa, la radio e la tv, migliaia di citazioni web, la partecipazione di ospiti illustri come Zygmunt Bauman, Carlo Verdone, Moni Ovadia. Il Salone dell’editoria sociale ha ricevuto nel 2010 dal Ministero dei Beni Culturali il I premio tra le oltre 800 iniziative di “Ottobre, piovono libri” e nel 2011 un premio speciale del Presidente della Repubblica. Continua a leggere

Pordenonelegge 2012

Continua il gemellaggio con la cultura slovena, presente da anni al festival, con due incontri: il primo dedicato alla poesia con Miha Obit, Ales Steger e Miroslav Kouta, e il secondo al drammaturgo e scrittore Marko Sosi, che presentera’ il suo ultimo romanzo. E girerà intorno alle identità negate il dialogo fra Melinda Nadj Abonij e Elvira Mujcic. Molti gli incontri dedicati alla filosofia e alla scienza.

L’antropologo Marc Augé parlerà dell’idea di futuro, ipotecata dalle carenze e dalle paure del presente, tra speranze di riscatto e attese di progresso. La psicanalista e filosofa bulgara naturalizzata francese Julia Kristeva terrà a pordenonelegge una lezione sull’amore. Di psicanalisi si parlerà anche nell’incontro con Luigi Zoja, e nel dialogo fra Michel Plon, Massimo Recalcati e Alessandra Guerra, firmatari e promotori di un manifesto per la salvare la specificità del metodo psicanalitico, contro la sua dispersione e la sua dissoluzione. Continua a leggere

La poesia della notte rosa, da Pasolini a Tonino Guerra

La Notte Rosa non è solo musica. L’edizione 2012 della kermesse della Riviera porta con sé la poesia di Pier Paolo Pasolini e Attilio Bertolucci. La loro ‘amicizia in versi’ è portata sul palco da due tra gli attori più rappresentativi della scena italiana: Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco ( si esibiscono sabato 7 luglio al Lapidario romano del museo della città di Rimini). Continua a leggere

Zarmina, è stata uccisa perché amava la poesia

Accade che in Afghanistan una donna muoia per la poesia. Accade a Kandahar e sembra incredibile che possa davvero accadere. Il nome nome di questa donna uccisa per la poesia  è Zarmina. E’ stata picchiata a sangue dai fratelli per aver letto e scritto poesie. Poesie d’amore – le avevano impedito di sposare l’uomo che amava – e allora lei si è data fuoco, per ‘rappresentare’ la sua sofferenza estrema. Il suo corpo non ce l’ha fatta. E’ morta dopo una settimana in ospedale.  Zarmina scriveva di nascosto, ma i suoi fratelli l’avevano sorpresa mentre leggeva le sue poesie, versi che aveva buttato giù di nascososto, lontano dagli occhi del mondo dominato da uomini che conoscono solo la guerra e l’oppio. Continua a leggere

Poetry of the Taliban – Versi talebani

Poesie di guerra, natura, nostalgia, e anche d’amore. Un gruppo di ricercatori britannici sta per dare alle stampe un’antologia di versi di poeti talebani nella speranza di offrire al mondo anglosassone una migliore comprensione degli uomini e del movimento da dieci anni in guerra con le forze Nato in Afghanistan.

Molte delle 240 opere di ‘Poetry of the Taliban’ hanno al centro la campagna per cacciare le forze straniere e la antologia, che approderà in libreria il 17 maggio in Gran Bretagna e a settembre negli Usa, è stata condannata come “opera di propaganda” da uno degli ex comandanti delle forze britanniche in Afghanistan.

Una posizione categoricamente respinta da Alex Strick van Linschoten, uno dei tre studiosi che hanno trovato le poesie su Internet e le hanno tradotte in inglese: “Mostrano che i Talebani sono gente proprio come noi, con sentimenti, preoccupazioni, ansie come le nostre”. Continua a leggere

Renato Minore, La promessa della notte

E’ intenso e ricco di ‘storia’ questo nuovo libro di Renato Minore ‘La promessa della notte’ Conversazioni con i poeti italiani edito da Donzelli.

Bertolucci, Betocchi, Buttitta, Caproni, Cergoly, Fortini, Giudici, Giuliani, Guerra, Loi, Luzi, Merini, Pagliarani, Pierro, Porta, Raboni, Rosselli, Roversi, Sanguineti, Spaziani, Zanzotto. Ventuno poeti raccontati da Renato Minore attraverso le loro stesse parole. Poeti,  alcuni tra i massimi del Novecento, che lo scrittore ha incontrato negli anni passati a intervalli quasi regolari. “Mi sedevo di fronte o accanto al mio poeta […] e si parlava in libertà, senza un argomento prescelto, per ore (a volte anche con sedute ripetute in più giornate), seguendo gli umori che per me erano soprattutto quelli depositati dalla recentissima lettura o rilettura e per il mio interlocutore potevano anche coincidere con il sentimento della giornata, magari con un raggio di sole che tagliava la stanza e poi improvvisamente volava via, scrive Renato Minore. Schegge luminose, indimenticabili, di incontri. Come quello con Pagliarani raccontato da Minore attraverso l’intonazione, lo spessore della voce del poeta che spesso si impenna, o si incrina…
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Franco Buffoni, “Poesie 1975-2012”

Anticipazione editoriale: Franco Buffoni
a cura di Luigia Sorrentino

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Nei prossimi giorni sarà in libreria l’Oscar Mondadori di uno dei più importanti poeti italiani, Franco Buffoni Poesie 1975-2012. Un’anticipazione critica di Massimo Gezzi su “Guerra” di Franco Buffoni contenuta nell’Oscar Mondadori.

La poesia di Franco Buffoni
di Massimo Gezzi

Quel che risulta da un «libro totalmente antielegiaco» (1) come questo [Guerra] è un «catechismo laico, amaro e corrosivo», (2) percorso da un leitmotiv che riemerge spesso, a partire dagli antifrastici versi del testo d’apertura: «Se il mondo è stato creato / Per l’uomo e le sue esigenze / Dio alla fine dei tempi / Premierà le vittime della storia». Continua a leggere

E’ morto Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore

E’ morto Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore di Fellini. Aveva 92 anni. La notizia arriva in Italia alle 11:02 da Mosca, dall’Istituto di cultura italiana a Mosca.

Guerra, nato a Santarcangelo di Romagna il 16 Marzo del 1920, era sposato con una russa e frequentava spesso la capitale della Russia. Qui sotto il servizio di Luigia Sorrentino “Il poeta Tonino Guerra“.

Si terrà sabato mattina alle 10:00 in piazza Ganganelli, a Santarcangelo di Romagna, l’orazione funebre per Tonino Guerra. Lo ha reso noto il Comune: per tutta la giornata di venerdì (a partire dalle 9 del mattino), per l’ultimo saluto a Guerra, sarà invece allestita una camera ardente nella sala del consiglio comunale di Santarcangelo (piazza Ganganelli). Continua a leggere

Elisa Donzelli, La poesia per i bambini

Il senso perso dei bestiari per bambini
di Elisa Donzelli

Chi è stato bambino negli anni Settanta e Ottanta ha una risorsa nascosta che potrebbe tornargli utile in tempi di magra come quelli che stiamo vivendo. E al bambino di oggi, intento a osservare la più gigantesca delle navi abbandonata dal suo Capitano prima ancora che l’avventura sia incominciata, potrebbe rispondere ripescando in soffitta quelle edizioni che trent’anni fa avevano mostrato il volto più fine e intraprendente dell’editoria italiana per ragazzi. Parlo delle edizioni Emme ed EL nate nel 1966 e nel 1974 e poi confluite, insieme a Einaudi Ragazzi, sotto un unico marchio. Tra i protagonisti di un’avventura ‘di genere’, capace di intrecciare qualità letteraria e qualità artistica delle immagini, c’erano Mario Lodi, Lele Luzzati e Gianni Rodari. Queste cose le ricordano in molti pur non sapendo forse che i “giocattoli poetici” di Rodari vantano un illustre precedente nel Sigaro di fuoco di Alfonso Gatto, una raccolta di versi del 1948 destinata “ai bambini di ogni età” cui si erano aggiunte nel 1963 le poesie ‘nautiche’ del Vaporetto (riprese nel 2001 da Mondadori con postfazione di Antonella Anedda). Continua a leggere

Wole Soyinka Protagonista di “Dedica” 2012

A Pordenone, 10 – 24 marzo 2012. Diciottesima edizione (Wole Soynka nella foto di Basso Cannarsa).

Poeta, drammaturgo fra i maggiori di lingua inglese, narratore, saggista, docente universitario e primo africano ad aver ricevuto il Nobel per la letteratura nel 1986: è il nigeriano Wole Soyinka – pensatore indipendente, armato di una prosa lucida, che da decenni si batte per portare la democrazia e il rispetto dei diritti umani nel suo Paese come altrove – il protagonista della diciottesima edizione di DEDICA.
La rassegna, promossa dall’Associazione Culturale Soyinka, si terrà a Pordenone dal 10 al 24 marzo 2012.

Anche quest’anno la manifestazione riconferma la volontà di proporre l’opera di un grande autore – di cui l’8 marzo Jaca Book ripubblica il grande capolavoro Akè. Gli anni dell’infanzia – attraverso la creazione di un programma e di un percorso culturale articolati e poliedrici.

Con la diciottesima edizione di DEDICA viene presentato al pubblico un programma costruito attorno a un autore di valore indiscusso, al quale si affiancheranno personalità e forme diverse d’ingegno, unendo tra loro vocazioni e discipline artistiche differenti: dal teatro alla prosa, dalla musica alla fotografia. Versatilità di registri stilistici che accomuna l’autore “dedicato” e la manifestazione che lo ospita. Continua a leggere

Marisa Tolve

VOGLIONO LA GUERRA

Non è grandine il suono nel deserto
è il fulminare dei proiettili
sudario che ricopre la pace.
Il nuovo millennio raccoglie lapidi
bocche stracciate piene di terra
mentre i bambini colpiti
cadono col viso rivolto al cielo.

 Marisa Tolve

Nella foto, una donna in preghiera tra i ventimila fedeli che hanno pregato al Palargine di Ponticelli di Napoli con la veggente di Medjugorje Mirjana Dragicevic Soldo, Napoli 2 Febbraio 2012.
(Foto Ansa di Cesare Abbate)

Benedetta Cibrario, “Lo scurnuso”

La statuetta del Presepe che raffigura uno storpio, vergognoso così come la malattia l’ha ridotto, attraversa intatta il romanzo di Benedetta Cibrario, passando dalla Napoli borbonica fastosa e miserabile a quella sfigurata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, fino alla Napoli di oggi, dentro una casa che odora di ‘libri, cera d’api e lavanda’. Lo seguiamo, nella sua immutata e dolorosa bellezza, per vicoli e palazzi, umide stamberghe e salotti sontuosi.

Dalle mani dell’apprendista Sebastiano, orfano di straordinario talento che lo modella scavando nella creta il suo amore per il padre adottivo, il pastoraio Tommaso Iannacone, finisce un secolo e mezzo dopo nel palazzo del duca di Albaneta e fra le mani del fedele Giovanni Scotti, impiegato postale e restauratore, che rimodella assorto arti spezzati, ravviva un incarnato, raddrizza un piede. Per poi arrivare fino alla giovane Vicky, in una villa della penisola Sorrentina, come ‘regalo di benvenuto’ di suo padre: rituale immutabile e promessa di una eternità impossibile. E’ un omaggio alla bellezza, ‘Lo Scurnuso’, alla “curiosità e al rispetto per ogni forma d’arte” e alla “felicità di essere nati napoletani”. Continua a leggere

Nir Baram, Anashim tovim (Brave persone)

Un romanzo importante, che affronta il tema universale della banalità del male e apre, dalla prospettiva di uno scrittore israeliano, nuove strade nel modo di raccontare il periodo del totalitarismo e della Shoah. “Brave persone”, del 35enne Nir Baram, è uscito in Italia per Ponte alle Grazie, è un libro potente che indaga sul rapporto tra la gente comune e i regimi totalitari, nel segno di una parola fondamentale: complessità. “Quando parlo della complessità delle scelte dei miei personaggi – ha detto Baram – io cerco non di dare una spiegazione delle loro azioni ma provo a mostrare le molteplici ragioni che ci possono essere per ogni azione e provo in un certo senso a obbligare il lettore a pensare e a riflettere su quelle azioni senza dare loro una risposta precisa”.

Nir Baram – Brave persone Titolo originale: Anashim tovim, trad. Elisa Carandina – Euro 22,00 – Ponte alle Grazie, 2011.
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