Una nota di Livia Candiani a “Il mondo nelle cose” di Nadia Agustoni
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Io devo leggere il tuo libro con fame perché vivo in quel modo che lì è scritto, non solo i contenuti ma il linguaggio, il modo, che non mi sembra per niente semplice, secondo me in questo libro tu hai fatto un lavoro da minatore o minatrice al linguaggio, l’hai smembrato e rosicchiato e sei arrivata a delle ossa vive, a quel mutismo che abbiamo noi che viviamo senza saper vivere né parlare, io dal tuo libro mi sento compresa, non mi chiede di capire ma di abitare, di sabotare i luoghi comuni e di lasciare che il dolore dica parole come gesso secchi cane e che siano parole acuminate eppure le stesse dell’ordinario: “il mondo nelle cose”, ed è un mondo che urla perché non ci sta dentro nei nomi, sborda fuori a dire il male di chi è inabitante, di chi è persona da interni ma non ha casa né muri né un dentro è tutto fuori e la lingua viene da fuori e dice le mappe per passare dall’infanzia alla vecchiaia senza fermarsi alla ragionevolezza.
Com’è inciampare nella vita di tutti i giorni, lo può dire solo una lingua così, infranta, smangiucchiata, sbocconcellata dai topi del buon senso: andate via!
Io queste poesie Nadia finalmente non le ho capite, perché io se mi metto davanti a un albero non chiedo: cosa vuole dire?
E ho finito il libro in treno e ho sentito, ecco mi ha trasformato, perché è questo che chiedo alla poesia e non di essere d’accordo, di assomigliarmi e specchiarmi, le chiedo di farmi male, ma di farmi diversa, di cambiarmi. Il mondo fuori dal finestrino quando ho chiuso il libro era più addolorato, meno domestico, il mondo stava nelle cose ma sbordava fuori e io ero meno sola meno guardata a vista, ero più dentro a una dedica: a tutti quelli che soffrono.
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Non “Il mondo delle cose” che leggero’, ne’ la bella nota di Livia Candiani, ma la lunga lista di indirizzi senza significato mi appare una pagina piu’ enigmatica dei geroglifici e meno affascinante…la curiosita’ si perde nelle lettere di un alfabeto familiare.
Cara Nadia,
profondo e vitale e’ il tuo interesse per l’altro. Anch’io amo la comunicazione nel silenzio…
“La parola scritta e’ silenziosa
E poi uno la pronuncia
Ed arriva con la voce il suono
Chi capisce piange.
Un uccello nero ascolta
E` un merlo
E poi tciuc… tciuc tciuc
Echeggia col suo canto al pianto.”
Questi versi sono per te e Luigia ed il suo sito che cerca l’altro con sincerita’!
Ciao!
Adriana