Mimmo Paladino alla Galleria Mazzoli

Mimmo Paladino a partire dal 3 dicembre 2022 torna a esporre alla Galleria Mazzoli di Modena dopo la mostra EN DE RE del 1980, la personale del 1992, Dieci arazzi con Alighiero Boetti del 1993, Vasi Ermetici del 1994 e le mostre personali del 2012 e del 2014, proponendo Il tema dei fiori, un ciclo di opere inedite in cui sono protagonisti i fiori, soggetto ricorrente in tutta la storia dell’arte, dall’antichità fino ai nostri giorni.

Paladino realizza per questa mostra sia opere di grandi dimensioni che piccoli dipinti in cui convivono pittura, scultura, incisione e disegno e in cui campeggiano le sue teste, la figura umana e le sue classiche figure geometriche delineate con segni primordiali, opere in cui si percepisce il dialogo tra l’uomo e la natura attraverso le stratificazioni materiche e gli elementi floreali immersi nell’immaginario poetico dell’artista.

Nel testo del catalogo della mostra Lorenzo Madaro ci parla di “Fiori che germogliano, fiori che si amalgamano a corpi antropomorfi arcani, fiori che persistono e fiori che si dissolvono; fiori che lievitano verticalmente e altri che compiono viaggi imperscrutabili e che svelano in maniera ancor più precisa che per Paladino questo del fiore non è un tema fine a sé stesso, perché d’altronde nella sua ricerca non esistono tematiche, quanto piuttosto un presupposto che gli consente una maggiore disinvoltura e una libertà di segno, anche al di là del segno stesso.[…] La forma di questi fiori è totemica, arcaica, appartiene a un lessico visuale che nella ricerca del maestro è parte integrante di un alfabeto ermetico ma al contempo ormai famigliare. A guardarle queste tele sono singole sezioni di un discorso più ampio e aperto, sono elementi di un grande giardino, che è un tema che appartiene da tempo a Paladino.” Continua a leggere

Romana Petri, “mostruosa maternità”

Madri che uccidono i figli. La scrittrice indaga e scandaglia il sentimento che separa la madre dal figlio fino al punto di portarla a sopprimerlo

Romana Petri

È molto significativo che l’attenzione della scrittrice Romana Petri abbia messo in luce un argomento molto forte, scottante oggi come ieri: quello delle madri che uccidono i propri figli.  Un argomento che in taluni casi divide l’opinione pubblica, e divide soprattutto le donne, quelle che hanno messo al mondo dei figli e che hanno conosciuto l’esperienza della maternità come un potenziamento della propria individualità e quelle che invece non hanno fatto figli e che hanno vissuto questa condizione come una privazione, un indebolimento della propria femminilità.

E’ quanto si evince dalla lettura dei dodici racconti pubblicati da Romana Petri con il titolo di “mostruosa maternità” (Giulio Perrone Editore, 2022).

Intervista a Romana Petri
di Luigia Sorrentino
Roma, 2 settembre 2022

 

Lei, Romana, madre a sua volta, non giudica le donne delle quali ci racconta. Non si pone con loro né contro di loro. Perché non le giudica? Che cosa vuole suscitare nel lettore?

 

“Una lezione che ho imparato bene è quella di Flaubert. Chi scrive deve riportare le cose come stanno, anche quando inventa. Vuol dire, raccontare mettendosi da parte, non solo senza emettere giudizi, ma nemmeno interpretare al posto del lettore. Il lettore deve essere libero di fare suo il libro, di continuarlo, di rimasticarlo dentro di sé, di stare da una parte o dall’altra. Se lo fa chi scrive lo condiziona.
Io credo in un rapporto di collaborazione tra chi scrive e chi legge. E spesso può capitare che un lettore abbia una visione di quel che scrivo io molto diversa dalla mia. Sono situazioni che mi piacciono molto, perché chi scrive è l’ultimo che può spiegare quel che fa. Nelle presentazioni ci proviamo, ma è una visione parziale. Per questo sono interessantissimi i circoli di lettura, perché si parla del proprio libro con persone che lo hanno già letto. Sono situazioni nelle quali imparo molto sul mio lavoro”.

 

Nel primo e nell’ultimo racconto riprende il caso di Annamaria Franzoni condannata in primo grado con rito abbreviato a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlio Samuele, omicidio mai confessato dalla donna. La Franzoni è tornata libera nel 2019 per buona condotta, e il suo è stato, in assoluto, il caso di cronaca maggiormente seguito dai media. Nel suo primo racconto la Franzoni parla, a volte sembra pensare a alta voce. Nell’ultimo, sono due donne a confrontarsi sul caso “Franzoni” dal parrucchiere. Una è colpevolista l’altra è innocentista. Dal primo racconto sulla Franzoni emerge una generale condizione di insoddisfazione e di sofferenza della donna non percepita come grave dal marito. Cosa questa che ritorna anche nell’ultimo racconto, nel confronto fra le due donne. E’ come se dalla loro “chiacchiera” nascesse un dubbio sulla maternità, sul come debba essere o non essere una madre.
Romana, crede che non esista la madre perfetta? Pensa che dietro la “mostruosa maternità” si possa nascondere una buona dose di responsabilità nei mariti delle donne che uccidono i propri figli?

 

“Allora, io sono e sarò sempre convinta che l’unico omicidio ammissibile sia quello per legittima difesa. Non ce ne sono altri. Credo molto anche nella responsabilità personale, quindi una madre che uccide il proprio figlio, al dunque lo ha fatto lei. Può essere un raptus o una decisione fredda e calcolata, come il terribile, ultimo caso di Diana, lasciata sola a casa per sei giorni a sedici mesi.
Quando si parla di femminicidio, per fortuna non pensiamo mai che la donna abbia potuto influenzare con il suo comportamento l’uomo ad ucciderla. L’uomo la uccide perché è un assassino, perché non sa gestire l’abbandono e perché spesso il femminicidio è un omicidio di Stato perché le donne, anche quando vanno alla polizia non sono ascoltate.
Dunque, premettendo che nessuno può arrivare al punto da far commettere un omicidio a un’altra persona se questa non è già predisposta di suo, io direi che la responsabilità principale è della madre che uccide, poi c’è tutto il resto, soprattutto un’assenza dello Stato, anche perché purtroppo, della vita che i bambini molto piccoli fanno in casa non sa nulla nessuno. La casa può essere davvero una prigione. Vediamo gli ultimi casi. Una madre uccide il figlio perché il bambino si è accorto che lei a una relazione con il suocero; una madre uccide con undici coltellate la figlia perché quest’ultima si sta affezionando alla nuova compagna del padre; l’ultima la lascia sei giorni da sola per stare con il suo nuovo compagno, al quale, ovviamente, dice di aver sistemato la bambina presso sua sorella al mare.
In questi casi, chi può aver spinto la madre a uccidere i figli se non la fragilità della madre stessa? Le donne hanno un profondo senso di autodistruzione. Il mondo ha insegnato alla donna a non stimarsi, a non amarsi, a pensare sempre di valere poco.
Il peggio avviene sempre quando l’ego viene ferito. Pensiamo al suicidio.
Quali sono le maggiori cause di suicidio?
Delusioni amorose e fallimenti sul lavoro. Tutto quel che ha a che vedere con l’ego.
Si è mai sentito di chi si è suicidato per la morte di una persona amata, magari proprio di un figlio? Viviamo da sempre (vedi Medea) nel culto di noi stessi. Guai a chi tocca quella parte così fragile, così esposta, che ci pulsa addosso come un cuore scoperto. Appeso al petto”.

La sua narrazione esprime un forte disagio sociale che vivono alcune donne oggi all’interno della famiglia. Anche se le madri che uccidono i propri figli ci sono sempre state e infatti i suoi racconti sono ambientati in epoche differenti. Essere madre oggi come ieri è una responsabilità che incombe principalmente sulla donna nella relazione con il figlio, ma anche con il marito, o con il proprio compagno. Ci sono donne che hanno una storia difficile alle loro spalle, non sufficientemente elaborata dalla donna stessa, altre donne, invece, quelle che hanno avuto la possibilità di elaborare il proprio vissuto riescono nella maternità perché non riflettono sui figli i propri fallimenti, la propria autodistruzione. Insomma il figlicidio può celare il dubbio che la responsabilità non sia soltanto delle madri che lo commettono ma anche della società che ha inculcato loro di dover essere madri a tutti i costi?

 

“Anche qui dipende molto dalla personalità della donna. E non ci sono dubbi, non tutte sono nate per essere madri, la maternità deve essere una scelta. Purtroppo la donna, a differenza dell’uomo, ha un ciclo riproduttivo oltre il quale non può andare. Ecco perché a volta può capitare che sentendo la corsa affrettata del tempo possa decidere di avere un figlio prima che sia troppo tardi. Come se un possibile rimpianto possa essere più grave di una scelta sbagliata. La donna ha la possibilità di procreare, non l’obbligo.
Vedremo cosa accadrà dopo le elezioni… Già si parla di bonus per chi ha figli, di pensioni anticipate per le madri. Insomma un incentivo a “figliare” comunque. E poi c’è un fondamentale pregiudizio che ormai ho rinunciato a veder scomparire: una donna non madre non è una donna completa. Lo abbiamo mai sentito dire di un uomo? No.”


La letteratura può raccontare e far riflettere molto più della chiacchiera, del dito giudicante puntato sulla madre assassina tipico del giornalista di nera dal quale lei si discosta nettamente. La sua narrazione è potente perché mette in luce l’anima nera che è presente in ognuno di noi.

“Siamo tutti figli di Caino e non di Abele. Il lato oscuro ce lo portiamo dentro. È un seme con il quale nasciamo, veniamo al mondo e ce lo danno in dotazione. Poi dipende dal tipo di vita che affronteremo se questo seme resterà tale o diventerà una pianta; dalle persone che incontreremo e dalla nostra forza di volontà. Accade lo stesso anche per il bene, per il talento. Siamo i protagonisti della nostra vita, proprio come fosse un film, ma anche il più piccolo comprimario può avere la sua importanza. Mi viene da dire che sia per il bene che per il male, ogni tanto abbiamo bisogno di un annaffiatoio che gli dia di che crescere. Ma poi dipende da noi. La violenza non mi stupisce, fa proprio parte dell’essere umano. Però continua a indignarmi. Tutte le persone in pericolo dovrebbero essere aiutate. Simone Weil parlava di fratellanza, di uguaglianza, di giustizia. Un’ illusione così grande che alla fine anche una come lei ha rinunciato ai suoi ideali”.


Forse si potrebbe pensare che nella sua narrazione alcune donne commettano questo crimine per ragioni profonde, radicate nella loro esistenza, in altre il crimine è assolutamente superficiale. Accade a quella madre che nel suo racconto si suicida sulla Prenestina a Roma con il figlio perché è ingrassata e il marito la tradisce.

“Le donne non dovrebbero subire così tanto il giudizio dei loro compagni, perché ce ne sono proprio di indecenti che dopo il parto considerano la loro compagna nient’altro che la madre del loro figlio, solo perché dopo il parto non è più tornata immediatamente come prima. In questo la donna dovrebbe emanciparsi.
Se un compagno vive in casa con te, ma come compagno e come padre non esiste, allora non bisogna avere paura della solitudine. Meglio chiedere aiuto altrove che rischiare di farsi fare il lavaggio del cervello.
Ci vuole una forte personalità per non dare importanza a uno sguardo che ci oltrepassa come fossimo trasparenti. Restare accanto a uno sguardo così ci farà malissimo, possiamo caderci dentro e finire nell’abisso. Ma alcune donne preferiscono l’uomo al figlio, danno un’importanza determinante al desiderio che suscitano. Se di questi uomini si liberassero sarebbero profondamente più felici, più belle. Certe volte, rimanere sole è la miglior cura possibile. La solitudine come creatrice di nuove possibilità”.

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Ricordo Franco Loi

Franco Loi, credits ph. Luigia Sorrentino. Milano, 7 marzo 2005 

di Luigia Sorrentino

Ero partita da Roma in aereo il pomeriggio del 6 marzo 2005. Il direttore di Rai News 24 mi aveva inviata a  Milano per un’intervista televisiva alla poetessa Alda Merini, molto popolare in quegli anni in Italia. Avevo detto al mio direttore che mi faceva piacere incontrare la Merini, ma che, trovandomi a Milano, doveva concedermi la possibilità di intervistare anche il grande poeta di lingua dialettale, Franco Loi, quasi per nulla noto al pubblico televisivo. Lui accettò, di buon grado. Si fidava di me. Aggiunsi che la Merini era persona molto “umorale” e non potevamo fare affidamento solo su di lei… lo avvertii che avrebbe potuto far “saltare” l’intervista all’ultimo minuto, nonostante gli accordi presi al telefono.

E andò esattamente come avevo previsto.

Mi ero organizzata così. La mia personale scaletta, prevedeva il 7 marzo 2005 prima l’intervista a Loi, poi quella alla Merini, anche perché sapevo che Alda aveva l’abitudine di svegliarsi tardi.

Avevo concordato, quindi, per le 10:00 l’incontro con Franco Loi, dopo, alle 14:00, avrei raggiunto la Merini nella sua casa sui navigli.

Alle 10:00 in punto arrivai con la troupe a casa di Franco Loi, in Via Misurata, 60.

Fummo accolti molto calorosamente da Franco e dalla moglie, Silvana, una donna intelligentissima, colta, affabile e curiosa, studiosa d’arte e di Letteratura. La casa era calda e si stabilì subito un contatto umano fra tutti noi.

Rimasi colpita dal fatto che Franco ci avesse ricevuto con la giacca da camera, indumento che Franco volle tenere anche durante l’intervista televisiva. Solo dopo, riflettendoci, mi resi conto che quella giacca indossata con tanta disinvoltura era il segno di una grande disponibilità. Era come una porta che si apriva e conduceva a una dimensione “privata”, di grande intensità.

Il nostro primo colloquio durò complessivamente quattro ore. Prima di congedarci Franco ci mostrò la casa, i libri, i quaderni. Tutto era perfettamente ordinato e pulito.

Quel primo incontro suggellò la nostra amicizia.

Alle 14:00 eravamo davanti alla porta d’ingresso della casa di Alda Merini, in Via Ripa Ticinese, 47.

Ebbi una leggera esitazione prima di suonare il campanello, ma poi decisa lo feci.  Quale sarebbe stata la sua reazione? Mi chiedevo. Saremmo stati bene accolti, oppure no? La Merini aprì la porta. Mi presentai.  Alle sue spalle riuscii a intravedere il “muro degli angeli”,  ma lei mi richiuse subito la porta sulla faccia.

Cercai di convincerla a riaprirla e a farci entrare ma lei non lo volle nella maniera più assoluta. Disse che le era venuta la febbre.

Vero o non no, dopo aver insistito ancora un po’ senza ottenere più alcuna risposta, ce ne andammo scendendo velocemente giù per le scale.

Probabilmente non le ero piaciuta. Non ci fu mai più una seconda occasione d’incontro.

Sulla strada i ragazzi della troupe mi proposero con un sorriso: “Andiamo dalla Nanda”. Io chiesi ridendo: “Chi è la Nanda?” “La Nanda! Fernanda Pivano!”

Fui entusiasta della proposta, ma come avrebbe potuto riceverci senza appuntamento?
Comprai in libreria alcuni dei suoi libri che non avevo con me.

Luigia Sorrentino e Fernanda Pivano, Milano 7 marzo 2005

Arrivammo sotto casa della Pivano. Fui io a citofonare e a presentarmi. Lei fu molto gentile, ma disse che dovevamo aspettare perché doveva consultarsi con il  suo avvocato. Ci chiese, quindi, di ritornare alle 16:00. Ritornammo e lei disse al citofono che potevamo salire. Fu una bella esperienza. Fummo accolti dal grande sorriso di Nanda saggista, traduttrice, scrittrice e giornalista di grandissimo talento. E’ lei che ci ha fatto conoscere molti artisti e scrittori della letteratura e della cultura americana: grandi scrittori classici, come Ernest Hemingway, William Faulkner, Francis Scott Fitzgerald, Saul Bellow, fino ai poeti della Beat Generation fra i quali Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso, Ferlinghetti, e molti altri. Ma soprattutto la Nanda ci parlò del suo mentore, Cesare Pavese del quale era stata allieva (nel 1935 prima dell’arresto e del confino) quando Fernanda frequentò a Torino il liceo D’Azeglio.

Quando tornai a Roma e comunicai al mio direttore che avevo realizzato l’intervista a Loi e a Fernanda Pivano, e non quella alla Merini per la quale ero stata inviata a Milano, come era solito fare, prima mi diede una pacca sulla spalla e poi disse con la sua voce tonda: “Brava! Sei riuscita a intervistare gratuitamente la grande Fernanda Pivano!”

Post-scriptum

L’intervista a Franco Loi e a Fernanda Pivano aprì la strada a tutta una serie di interviste televisive che realizzati per la Rai e Rai Educational con molti altri poeti e scrittori internazionali negli anni a seguire per Rai News 24. Tutto questo materiale non si trova negli archivi di Rai Play perché in quegli anni Rai News 24 non aveva un archivio. Rai News 24 è stata la prima emittente pubblica italiana a trasmettere in digitale questo significa che tutto il materiale “girato” per essere “montato” doveva essere trasferito da analogico a digitale. Per fare “spazio” sui server era necessario “cancellare il pregresso” e quindi anche quello che avevamo già trasmesso. Ecco perché l’archivio in analogico con tutto il girato e il montato delle interviste che ho realizzato in quegli anni, è stato donato a me dalla Rai dal direttore del personale nel 2012. Un materiale prezioso, che andrebbe “acquisito”, e messo in rete attraverso i moderni canali di diffusione per ricostruire un periodo della storia della Letteratura e della poesia nel nostro Paese.

4 gennaio 2021

 

Franco Loi e Luigia Sorrentino, Milano, 7 marzo 2005

INTERVISTA A FRANCO LOI
Milano, 7 marzo 2005

Per prima cosa, Franco e io parlammo di Giovanna Sicari. Stavo preparando un servizio per la Rai su di lei e raccoglievo le testimonianze di poeti che l’avevano conosciuta e amata, e Franco era uno di questi. Mi lesse una sua poesia inedita dedicata a Giovanna, sua grande amica scomparsa prematuramente il 21 dicembre 2003. Continua a leggere

Jean-Luc Nancy, “Il virus ha aumentato il divario sociale”

INTERVISTA A JEAN-LUC NANCY
DI LUIGIA SORRENTINO
(22 -28 maggio 2020)
Traduzione di Letizia Tesorini

Luigia Sorrentino. La pandemia da Covid-19 ha innescato una crisi globale che ha investito la popolazione di tutto il pianeta. I limiti e le restrizioni della libertà imposti dai governi in cui vige la democrazia sono stati avvertiti dalla popolazione come una minaccia dei diritti umani. Una necessità per contenere la pandemia confinare  la libertà individuale e collettiva che ha reso i cittadini più responsabili?

Jean-Luc Nancy. In realtà non è la limitazione delle libertà individuali di movimento e di assembramento che costituisce una minaccia per i diritti e per la dignità perché al contrario ha dato vita a molteplici iniziative per adattarci a queste misure, per riproporre invenzioni per circoscrivere o superare gli effetti di queste misure, per cercare anche di liberarcene – tanto in modo prudente, consentendo comunque di aiutare gli altri, quanto in modo imprudente per il semplice piacere di trasgredire. In ogni caso, c’è stata una maggiore presa di coscienza delle nostre interdipendenze. La nostra realtà comune è diventata più sensibile e allo stesso tempo è aumentato il divario sociale sulla base delle proprie condizioni abitative, lavorative, ma anche in termini di accesso alla sanità, all’istruzione e all’informazione. Andando più in profondità, si può pensare a un grande interrogativo sulla natura stessa della nostra esistenza comune,  che nasce non a causa del virus, ma dei suoi effetti. Forse questo interrogativo era già lì, meno immediato ma già sensibile. Oggi abbiamo una maggiore sensibilità.

Luigia Sorrentino. Lei non ha timore che con la scusa di contenere la pandemia possano  generarsi dei regimi totalitari? Intendo dire, secondo lei l’umano non rischia di perdere il diritto all’autodeterminazione della libertà?

Jean-Luc Nancy. E’ un timore plausibile, sebbene i regimi autoritari attualmente esistenti non costituiscono esempi particolarmente convincenti. Infatti non siamo abbastanza informati su ciò che accade realmente in alcuni paesi. Detto questo la seduzione della rappresentazione di un potere forte da una parte e la tutela di una nazione o di un popolo dall’altra agiscono o possono agire in questa direzione. Tuttavia, le interdipendenze e le interconnessioni mondiali – tra queste anche quelle europee – sono così forti che è impossibile non prenderle in considerazione. Il problema di fondo, però è altrove, sicuramente: non sappiamo più cosa significhi “potere”. La potenza tecno-economica ha reso il potere politico o simbolico (compreso quello religioso) uno strumento al proprio servizio. Sarà necessario reinventarsi qualcosa….

Luigia Sorrentino. Si è parlato di “immunità di gregge” per proteggere la popolazione mondiale dalla pandemia, anche se occorrerà almeno un anno per sperimentare il vaccino contro il covid-19. Questo meccanismo non può generare cittadini di serie A “gli immuni” e cittadini di serie B, “i non immuni”? Intendo dire, non c’è il rischio che si generino discriminazioni ad esempio fra persone più giovani e persone meno giovani? Continua a leggere

La voce spezzata di Mario Benedetti

Mario Benedetti, credits ph Dino Ignani

Cosa devo guardare per sentire che non è così vero,
e riuscire a spostarti nelle faccende di casa,
a risospingerti lungo le strade. E tra le righe
vicine dei capelli guardo i sentieri del sottobosco
ingiallito. E riesco a vedere i vicoli di Napoli,
gli anni Trenta, i gatti, le gonne lunghe di una ragazza.
E tu mi dici: tu lo sai che è vero, tu resta forte e sereno,
quanti giorni hai davanti! Io sono morta di lunedí,
tu sei arrivato a guardarmi, ero una cosa vestita
con l´abito blu che mi avevi regalao e tutto il ricamo
del foulard. Così tanto elegante, cosí tanto bello. Continua a leggere

Anna Frajlich, “Un oceano tra di noi”

Anna Frajlich / Credits photo Aleksander Rotner

Anna Frajlich Un oceano tra di noi

di Giovanni Agnoloni

Straziante, densa e visionaria, questa silloge della poetessa polacca Anna Frajlich, figlia di una generazione di emigrati vittime della campagna antisemita del regime comunista del 1968, che costrinse quindicimila ebrei a lasciare la Polonia. Stabilitasi a New York e divenuta docente presso la Columbia University, nel corso degli anni ha composto moltissime liriche, gran parte delle quali il suo traduttore, Marcin Wyrembelski, ha trasposto mirabilmente in italiano, suddividendole in diverse sezioni che non seguono un filo cronologico, ma concettuale ed emozionale. È qui che si annida il crocevia di motivi che attraversano tutte queste poesie: esilio, distacco, memoria, assenza.

Il filo che le collega tutte è quello di un’invincibile nostalgia, che però non è solo una forma di tensione verso ciò che manca, ma anche lo specchio nel quale si riflette la possibilità di un’alternativa storica vista da una prospettiva personale: l’occasione di una vita diversa, che non c’è stata e che, pur tuttavia, di là da quel confine immateriale continua a irradiare immagini quasi olografiche, dense di senso perché cariche di un intenso portato percettivo.

 

 

La città

 

Una luce forte da ovest
colpisce le palpebre
era diversa la vista dalle finestre
della mia infanzia
da un lato i giardini
a perdita d’occhio
dall’altro l’imboccatura di una strada
fiancheggiata dai tigli così folti
che le loro corone creavano un baldacchino
s’intravedeva in fondo come in un tunnel
una luce rotonda
e promettente
la città non era nostra
ma tolta agli altri
che nella furia bellica
ne fuggirono lasciando tutto
o seppellito nei giardini
oppure sotto le macerie
o proprio sul tavolo
i bicchieri di cristallo
con del vino rosso
ancora rimasto dentro
con macchie sul vetro
la città non era nostra
ma fioriva per noi
con i lillà a i meli
nei mille giardini
con le viole e i mughetti
all’ombra delle siepi
fioriva la città sul fiume
che scorreva sul confine
e si sentivano in città
diverse lingue
che sembravano arbusti
trapiantati da est a ovest
qualcuno aveva la parlata di Vilnius
un altro faceva il baciamano come a Leopoli
qualcuno sottovoce
parlava ancora il tedesco
e si udiva per le strade lo yiddish
dei pochi sopravvissuti
e sulle rive del fiume
il gergo portuale
spuntava come l’erba
da sotto i sassi
ed è questa l’immagine che
permane nel mio ricordo
a volte buia
a volte piena di afa estiva
ricordo della primavera e dell’autunno
in mezzo ai fumi delle frasche bruciate
la città della mia infanzia
tolta a qualcuno
per far passare l’infanzia a un altro
da un’altra parte.

(pp. 57-59) Continua a leggere

Il “realismo arricchito” nella ricerca letteraria di Giovanni Agnoloni

Giovanni Agnoloni, scrittore

Giovanni Agnoloni (Firenze, 1976) è scrittore, traduttore e blogger. È autore dei romanzi Sentieri di notte (Galaad Edizioni, 2012; pubblicato anche in spagnolo come Senderos de noche, El Barco Ebrio 2014, e in polacco come Ścieżki nocy, Serenissima 2016), Partita di anime (Galaad, 2014) e La casa degli anonimi (Galaad, 2014) e L’ultimo angolo di mondo finito (Galaad, 2017), che fanno parte della serie distopico-letteraria “della fine di internet”. Continua a leggere

CONCERTO PER RAFFAELLO BALDINI

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Foto di Raffaello Baldini di Simone Casetta

Nel decennale della scomparsa, concerto-spettacolo dedicato a Raffaello Baldini.
Due le finalità del concerto:  portare al pubblico l’opera del grande poeta e drammaturgo e aiutare i contadini del Mozambico a produrre latte a chilometro zero.  Continua a leggere

Addio a Mark Strand

Lutto nel mondo della poesia. Se n’è andato il 29 novembre 2014 Mark Strand, una delle voci più rilevanti della poesia contemporanea internazionale.

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Mark Strand


Perennemente in crisi, la poesia rimanda a luoghi e tempi lontani dalla realtà sociale. E’ pura interiorità e quindi sempre attuale“.
(Mark Strand)

 

Ricordiamo il poeta di origine canadese, Mark Strand  con le sue stesse parole… “La poesia rimanda a luoghi e tempi lontani della realtà sociale. E’ pura interiorità e quindi sempre attuale”.
Poco sotto la video intervista con Mark Strand realizzata il 18 maggio del 2011 a Roma, all’American Academy.

Ciao Mark…


INTERVISTA A MARK STRAND
di Luigia Sorrentino
American Academy 2011

Siamo qui per parlare dell’ opera del poeta Mark Strand, l’opera di un poeta definito ‘della montagna e del mare’, con tratti peculiari che lo differenziano da altri poeti suoi contemporanei statunitensi. Innanzitutto ci dica una cosa… Lei come altri scrittori, si era avviato alla pittura, scoprendo poi, di volersi dedicare totalmente alla scrittura… E’ successo a Orhan Pamuk, premio Nobel per la Letteratura del 2006, ed è accaduto a lei che nel 1957, a 24 anni, ha deciso di vivere da poeta. Ci racconta com’è andata?
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“Ho sempre letto poesie, sebbene fossi un pittore, ero uno studente d’arte, non ero un pittore vero e proprio, bensì uno studente-pittore, ma, in un certo modo, l’essere uno studente d’arte mi aveva preparato per la scrittura, perché avevo il senso della formalità dell’impresa: prima davo forma alle immagini e in un secondo momento davo forma alla poesia. Deve esserci molta armonia tra la prima linea, quella centrale e quella alla fine, proprio come in un quadro, tutti gli elementi si uniscono. Ho rinunciato alla pittura perché ho capito che non ero un buon pittore, dopo mi sono dedicato alla poesia, ma non ero un bravo poeta. Ma ho sentito che avevo la possibilità di migliorare come poeta. Ci sono stati anche altri motivi. Nella mia famiglia i libri erano molto importanti, mi sono spesso sentito inadempiente come lettore e inadeguato come scrittore. E improvvisamente ho sentito il bisogno di compensare questa inadempienze e questa inedeguatezza scrivendo. E’ iniziato come un modo per rispondere ai desideri e alle speranze dei miei genitori.”
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Andrea Zanzotto, "Nel mio paese"


 
[…] “qui non resta che cingersi intorno il paesaggio
Andrea Zanzotto
L’intervista televisiva con Andrea Zanzotto è di Maddalena Labricciosa, ed è stata realizzata per Rai International nel giugno del 2009. L’incontro è avvenuto nel luogo in cui il poeta visse, l’altopiano di Pieve di Soligo, dal quale difficilmemente si allontanò.
 

Mariapia Veladiano, “Ma come tu resisti vita”

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“Ma come si fa a non prendere e stringre mani fino a sentir male, guardare fino a far lacrimare gli occhi, come si fa a vivere così, sapendo.
Sapendo che possiamo celebrare finalmente insieme la diaspora dal nostro egoismo, fare una cosa sola, o anche due, e così scendere dal calvario di una vita che intanto ci inchioda a esser soli, sordi, ciechi e scontenti.
L’ottimismo e voler resistere al male, comunque.”

Mariapia Veladiano crede nelle parole che fanno la differenza. Le sceglie per noi, ce le affida. Affinché queste parole possano essere nostre compagne. Il libro è quasi un dizionario dei sentimenti. In esso ci sono il bene e il male che si confrontano,  si osservano, si sfidano, come in questa piccola prosa che ho scelto per voi,  che ha per titolo “Tenerezza”. Ha a che vedere con gli abbracci, quelli che fanno la differenza e che mancano, mancano ovunque, quando si è piccoli, ma anche quando si è adulti.
Proviamo ad ascoltare queste parole.
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Claudio Damiani, “Il fico sulla fortezza”

Colloquio con Claudio Damiani (foto Dino Ignani)

di Antonietta Gnerre

Nel tuo mondo poetico si coglie l’esigenza di una speranza salvifica che non può venire solo dalla storia. Lo testimoniano, ad esempio, alcuni versi tratti dalla tua recente raccolta “Il fico sulla fortezza”, Fazi Editore, 2012. Questi versi recitano così : ” …sì, sì, lo so, siamo i signori/ della natura, ma adesso vorrei soltanto/ sedermi su un banco e imparare./ Non dovere pensare a niente, soltanto/ stare zitto, stare buono, e imparare”.

Con “signori della natura” intendo che siamo un’intelligenza nata dalla natura stessa, che lei ha prodotto nella sua storia evolutiva, in questa terra come nelle altre terre, e che abbiamo una missione, che lei sa, noi un po’ meno, che implica una nostra guida, e pur tuttavia questo non deve farci insuperbire (insuperbimento che in età moderna è avvenuto, portando le moderne catastrofi, umane, ambientali, e soprattutto morali) ma dobbiamo essere sempre umili, e nell’atteggiamento di chi impara, nell’atteggiamento dell’allievo, che si siede su un banco e impara. Continua a leggere

Seamus Heaney, Video-Intervista

Il poeta nord-irlandese Seamus Heaney, uno dei più riconosciuti fra i viventi, premio Nobel per la Letteratura nel 1995, in residenza per il 2013 presso l’American Academy in Rome, ha rilasciato in esclusiva un’intervista televisiva per Rai News 24.

(ndr) Per vedere e ascoltare la versione integrale in inglese (e traduzione in italiano) vai QUI.

Seamus Heaney / credits ph. Luigia Sorrentino

 

Breve introduzione

Durante gli anni Sessanta Seamus Heaney ha lavorato inizialmente come insegnante e poi come lettore alla Queen’s University ed i suoi primi tre libri di poesie sono stati scritti durante questo periodo.

Nel 1972 Heaney si trasferisce con la famiglia da Belfast a County Wicklow, nella Repubblica d’Irlanda.

Nella video-intervista Seamus Heaney parla della sua poesia raccontando il periodo della guerra e dei Troubles (i disordini) nell’Uslter, l’Irlanda del Nord.

Intervista integrale a Seamus Heaney
di Luigia Sorrentino
Roma, American Academy

16 maggio 2013

Seamus Heaney, lei è nato il 3 aprile del 1939 in una fattoria nella contea di Derry, a Casteldawson, primo di nove figli, in Irlanda del Nord.  Lei è nato nella patria di Percy Bysshe Shelley e di William Bulter Yeats, due dei più grandi poeti del mondo. A Belfast ha frequentato un gruppo di scrittori raccolti attorno al poeta e critico Philip Hobsbaum, fra essi Seamus Deane, Michael Longley e Marie. Devlin, che divenne sua moglie nel 1965, dalla quale ha avuto tre figli.

Seamus Heaney, lei nel 1944 ha solo cinque anni quando le truppe americane entrano in Irlanda del Nord. Un evento lontanissimo nella sua memoria. La Storia si sta facendo e lei è molto giovane. Di questo evento, come di altri, si trova traccia nella sua poesia, ma la sua voce è “fuori campo”, il suo sguardo lenisce le ferite di una comunità gravemente danneggiata dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale. La sua poesia tenta una riconciliazione, anche nella memoria. Siamo nel 1944, quasi alla fine della guerra …. di lì a poco gli Stati Uniti avrebbero bombardato il Giappone con la bomba atomica lanciata su Hiroshima e Nagasaki causando più di duecentomila morti fra i civili. Una tragedia di proporzioni inestimabili incisa per sempre nel cuore del mondo. 

Quando ero bambino vidi i soldati americani arrivare in Irlanda del Nord in quanto si stavano preparando ad invadere l’Europa continentale. L’esercito britannico e quello americano erano ovviamente alleati. L’Irlanda del Nord, in quanto parte del Regno Unito, era coinvolta nel conflitto bellico, e non la Repubblica di Irlanda, ma l’Irlanda del Nord, dove vivevamo noi.

Il mio primo ricordo di quell’evento è che da bambino mi arrampicavo su di un albero da cui si vedeva la strada che attraversava il nostro villaggio. Vidi la colonna di soldati che arrivarono a bordo di jeep, carri armati, veicoli blindati passare sotto di me. Allora pensavo che questo evento fosse l’ingresso del male nel paradiso terrestre, l’irruzione della modernità nel piccolo mondo dell’Irlanda rurale.

Mi ricordo anche un aeroporto militare dalle nostre parti. I piloti si stavano addestrando in vista del cosiddetto D-Day e continuavano ad arrivare degli aeroplani. Ho vissuto la guerra così, aeroplani in cielo, soldati a terra.

Un’atmosfera generale di guerra nell’aria e nell’etere, ma non avevo veramente idea di che cosa stesse succedendo e della sua gravità.

Con il tempo, nel corso della mia esistenza, ho cercato di far riemergere i miei ricordi e ho cercato di dare a loro un senso diverso. Continua a leggere

A “Notti d’autore” Brunella Antomarini

La protagonista di “Notti d’autore” il programma di Luigia Sorrentino su Rai Radio1 in onda giovedi 30 maggio 2013 è Brunella Antomarini. Docente di Estetica e fenomenologia alla Jhon Cabot University di Roma, Brunella Antomarini da sempre lavora con le filosofie contemporanee. Nei suoi saggi scrive della cognizione comune, cioè lei si chiede: in che modo pensiamo? quali sono i processi che metteno in moto il nostro pensiero? Partendo da queste riflessioni ha scritto dei saggi che descrivono procedimenti mentali efficaci, che non sono necessariamente razionali o irrazionali, ma che usano dubbio, incertezza, emozione e persino errore per arrivare a prendere decisioni, a fare delle scelte. Potenzialmente potremmo Brunella Antomarini un’antirazionalista.

L’AUDIO DELL’INTERVISTA A BRUNELLA ANTOMARINI di Luigia Sorrentino

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A “Notti d’autore” Nadia Fusini

Nadia Fusini, una delle più autorevoli studiose e scrittrici italiane è ospite di NOTTI D’AUTORE giovedì 2 maggio 2013 alle 0:30 su Rai Radio 1. Docente di letteratura inglese e critica shakespeariana all’università La Sapienza di Roma, allieva di Agostino Lombardo e di Giorgio Melchiori, i più importanti traduttori di Shakespeare in Italia, ha poi approfondito gli studi sulla letteratura americana all’Università di Harvard e successivamente sul teatro elisabettiano e Shakespeare presso lo Shakespeare Institute di Birmingham. Nadia Fusini è anche Docente presso l’istituto di Scienze Umane che ha sede a Firenze.
Nell’intervista di Luigia Sorrentino Nadia Fusini parla in anteprima del suo nuovo romanzo appena uscito con Einaudi: “Hannah e le altre”. Hannah Arendt, Simone Weil e Rachel Bespaloff. Tre donne diverse e lontane ma dotate dello stesso intuito, “dello stesso sguardo” rispetto alla violenza, al potere, alla guerra… Tutte e tre commenteranno i vantaggi e gli svantaggi del “potere”, nel senso che esse vedono con chiarezza come “per il potere” si possa rischiare di perdere qualcosa di molto prezioso : la libertà di pensare.

L’AUDIO DELL’INTERVISTA A NADIA FUSINI di Luigia Sorrentino


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A “Notti d’autore”, Giuseppe Capitano

Giovedì 18 aprile 2013 a NOTTI D’AUTORE – in onda la notte tra il mercoledì e il giovedì alle 0:30 su Rai Radio 1 – Giuseppe Capitano. Nello still dell’intervista  l’immagine di Claudio Abate: Giuseppe Capitano “Noi italiani moderni” (2008).

Nato a Campobasso nel 1974 Capitano vive e lavora a Roma. La sua sensibilità artistica è vicina a un universo poetico che allude spesso a un mondo arcaico, lontano nel tempo, ma è anche molto vicino al mondo contemporaneo. Se ne sta appartato e lavora incessantemente, soprattutto di notte. Ha un grande temperamento che lo ha subito differenziato da altri artisti della sua generazione per un suo stile, molto riconoscibile. Giuseppe Capitano è un autodidatta – non ha frequentato nessuna scuola di pittura, nessuna accademia d’arte – eppure le sue opere contengono il luogo misterioso della creazione. I lavori in canapa che  realizza, sono il suo segno di riconoscimento, la sua ‘firma’… sono opere che emano calore che avvicinano chi osserva ma che mettono anche in evidenza una ricerca antropologica molto presente nel suo lavoro. Le canape di Giuseppe Capitano possiamo definirle sculture o anche anti-sculture che hanno una valenza simbolica molto forte … sono espressione di un mondo arcaico disperso e dimenticato.

L’AUDIO DELL’INTERVISTA A GIUSEPPE CAPITANO di Luigia Sorrentino


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A “Notti d’autore” Emanuele Trevi

Giovedì 11 aprile 2013 a NOTTI D’AUTORE alle 0:30 su Rai Radio 1 Luigia Sorrentino incontra Emanuele Trevi, scrittore e critico italiano tra i più famosi e apprezzati. Nato a Roma nel 1964, Emanuele Trevi pubblica il suo primo romanzo nel 2003: “I cani del nulla”. Un libro considerato ormai un cult : in esso Trevi evidenzia il tratto di un nuovo modo di fare letteratura nel quale si è riconosciuta un’intera generazione, quella nata negli anni Sessanta.
La particolarità di Emanuele Trevi è quella di unire nella scrittura, vari registri narrativi: il romanzo, il saggio, la poesia, l’arte visiva, la fotografia. “Qualcosa di scritto”,  la storia di un incontro impossibile con Pier Paolo Pasolini, del 2012, è il suo ultimo libro. Forse quest’opera più di tutte le altre, evidenzia l’indeterminatezza “di genere” di Emanuele Trevi che spesso dice: “A me piacciono i libri che più che raccontare, più che dare una trama, sono la traccia di una trasformazione.”

L’AUDIO DELL’INTERVISTA A EMANUELE TREVI di Luigia Sorrentino

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A “Notti d’autore” Elisabetta Catalano

Elisabetta Catalano, fotografa ritrattista, è l’artista protagonista della puntata del 28 marzo 2013 di “Notti d’autore”, il programma ideato e condotto da Luigia Sorrentino e in onda la notte tra il mercoledì e il giovedì alle 0:30 su Radio1. Elisabetta Catalano è nata a Roma dove tuttora vive, da madre napoletana e da padre pugliese. Ha fotografato dagli anni Settanta a oggi, i protagonisti del mondo della cultura, del cinema, della letteratura e dell’arte italiana e internazionale. Achille Bonito Oliva ha scritto di Elisabetta Catalano:”Se l’arte mette a nudo l’umanità, Elisabetta Catalano corre ai ripari con la sua fotografia e le fa indossare una corazza stilistica”.  Una delle sue foto più famose è il ritratto di Alberto Moravia che lo scrittore aveva scelto come il ritratto della propria vita, riconoscendosi in esso a tal punto da utilizzarlo per più di trenta anni, sulle copertine dei libri che pubblicava. Elisabetta Catalano ha ritratto più volte Moravia, eppure, in ogni fotografia la sua creatività ha plasmato una quotidianità diversa dello scrittore che tutti conosciamo per le cose che ha scritto.

L’ AUDIO DELL’INTERVISTA A ELISABETTA CATALANO di Luigia Sorrentino


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A “Notti d’autore” Raffaele La Capria

La persona che incontriamo giovedì 21 marzo 2013 a “Notti d’autore” – in onda su Rai Radio 1 alle 0:30 – è Raffaele La Capria, uno dei più affermati scrittori italiani del Novecento. Ha scritto decine e decine di libri usciti con i più importanti editori italiani. E’ nato a Napoli nel 1922 ma vive a Roma dagli anni Cinquanta. Qualche anno fa Mondadori gli ha dedicato un Meridiano con la raccolta delle sue opere più significative tra le quali “Un giorno d’impazienza”, “Ferito a morte” (che vinse il Premio Strega nel 1961) e “False partenze”. Dopo il Meridiano Raffaele La Capria ha scritto ancora una decina di libri: “L’estro quotidiano”, “L’amorosa inchiesta”, “Guappo e altri animali”, “A cuore aperto”, “Confidenziale, Lettere agli amici”, Esercizi superficiali” fino all’ultimo, “Doppio misto”.

L’AUDIO DELL’INTERVISTA A RAFFAELE LA CAPRIA di Luigia Sorrentino

 

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Intervista a Mario De Santis

Nello scaffale, Mario De Santis
a cura di Luigia Sorrentino

“La polvere nell’acqua” di Mario De Santis (Crocetti, 2012) ha in esergo un verso di Paul Celan, “Vi è un’ora che fa della polvere il tuo seguito”. Siamo di fronte a un’opera fluttuante, liquida, che cerca di disegnare una forma poetica, che si muove tra realismo e visione per disegnare la Storia, il paesaggio, della nostra epoca.

Intervista di Luigia Sorrentino
24 febbraio 2013

Mario De Santis qual è l’ora che fa della polvere il nostro seguito?

“L’ora della consapevolezza estrema, dello squarcio disperato che la storia ci ha consegnato ed è quella di un taglio dei ponti sia con il passato che con il futuro. Celan, che alla polvere non poteva guardare solo come metafora, avendo egli nella polvere dei forni perso la sua storia personale e biologica, ne rifà metafora di una polvere che resta polvere, osservando il proprio futuro come polvere, ovvero ciò che sarebbe seguito e a cui nessun alito divino poteva ridare vita. Per me un presente dilatato di questa fase di 900 terminale e di inizio del XXI secolo in cui stiamo alla Storia come ci può stare l’orfano senza genealogia e senza futuro.” Continua a leggere

A “Notti d’autore” Matteo Basilè

Ospite di “Notti d’autore” in onda la notte tra mercoledì e giovedì del 28 febbraio 2013 alle 0:30 su Rai Radio1 è Matteo Basilè, uno dei più affermati artisti della sua generazione. Nato a Roma nel 1974, Matteo Basilè è figlio di una lunga dinastia di artisti, pittori, scultori incisori, i Cascella. Figlio di Tommaso e nipote di Pietro, famosi come tutti gli altri Cascella, Matteo Basilè, che prende il nome dal caposipite Basilio nato nell’Ottocento, si definisce semplicemente un fotografo. La sua opera, così densa di immagini, di storie e di situazioni, appartiene al corpo digitale del mondo. Con l’obiettivo della sua macchina fotografica Basilè entra nell’intimo di geografie umane, complesse ed eterogenee, utilizzando un linguaggio, che potremmo anche definire una tecnica, che è un misto, tra elettronica e manualità, sempre alla ricerca di nuove integrazioni culturali. La frase che ripete spesso? “Per me la cosa fondamentale è vivere d’arte senza toccare la materia.”

L’AUDIO CON L’INTERVISTA A MATTEO BASILÈ di Luigia Sorrentino

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A “Notti d’autore” Erri De Luca

Protagonista della quinta puntata di “Notti d’autore” in onda il 7 febbraio 2013 su Rai Radio1 è Erri De Luca uno dei più affermati scrittori italiani.

Nato a Napoli nel 1950, dal 1989, anno in cui è uscito il suo primo romanzo “Non ora, non qui” ha scritto decine e decine di libri, anche libri di poesie. Ha tradotto numerosi testi sacri dall’ebraico antico, la lingua dei padri. Scrive per il cinema e per il teatro. E’ un vecchio-bambino, o un bambino-vecchio che ha un dono rarissimo: quello di depositare la parola nel cuore di chi legge. Le storie che scrive spesso sono il desiderio di riaffermare il passato, costringendolo ad esserci una seconda volta. Ripete spesso questa frase: “Per me la scrittura è un tempo festivo, della felicità”.

L’AUDIO DELL’INTERVISTA A ERRI DE LUCA di Luigia Sorrentino

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A “Notti d’autore” Enzo Cucchi

Enzo Cucchi è il protagonista della terza puntata di “Notti d’autore“, in onda il 24 gennaio alle 0:30 su Rai Radio Uno. Il programma di Luigia Sorrentino che va in onda settimanalmente nella notte tra il mercoledì e il giovedi raccoglie la testimonianza esemplare ed esclusiva di un artista dallo straordinario talento visionario.
Enzo Cucchi è uno dei principali protagonisti della corrente italiana denominata dal critico Achille Bonito Oliva negli anni Ottanta “Transavanguardia”. Una corrente artistica che si proponeva il ritorno dell’arte alla manualità, al disegno, alla vera pittura, per chiudere definitivamente la parentesi dell’arte cosiddetta ‘concettuale’.

L’AUDIO CON L’INTERVISTA A ENZO CUCCHI di Luigia Sorrentino

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Giuseppe Conte, “Per il verso giusto” (I poeti su Radio Uno)

Giuseppe Conte è il poeta protagonista della puntata del 1 agosto 2012 di “Per il verso giusto”, incontri con i poeti contemporanei, (in onda tutti i mercoledì dalle 5:40 alle 6:00 su Radio Uno), un programma ideato e condotto da Luigia Sorrentino per Radio Uno.
E’ nato a Imperia nel 1945 ma vive a Sanremo, sulla costa ligure. Il suo libro d’esordio è del 1979: “L’ultimo aprile bianco”. Da allora ha sempre seguito in poesia soltanto la sua ispirazione, come i veri poeti. Si nutre della verità così come gli déi si nutrivano dell’ambròsia. Ha scritto moltissimo: poesie, saggi, narrativa, è anche traduttore e consulente editoriale. Nella sua poesia sono da sempre presenti temi legati al Mito, alla Bellezza, al Sacro. Una poesia diventata, negli anni, sempre più, un canto alla vita, un’esultanza. “La materia è una madre nostra” scrive in una sua poesia per dirci che “una ferita è anche una rifioritura”…
“L’ultimo aprile bianco” e “L’Oceano e il ragazzo”, due sue importanti opere di poesia, ebbero due Grandi Padri letterari del Novecento:  Pietro Citati e Italo Calvino.

Qui sotto “Per il verso giusto” Incontri con i poeti contemporanei di Luigia Sorrentino
Radio Uno, puntata del 1 agosto 2012 con Giuseppe Conte
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[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/07/sorrentino-conte.mp4[/flv]
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Elio Pecora, “Per il verso giusto” (I poeti su Radio Uno)

Elio Pecora, è nato nel 1936 a Sant’Arsenio, un piccolo paese in provincia di Salerno, è il poeta protagonista della puntata dell’11 luglio 2012 di “Per il verso giusto”, incontri con i poeti contemporanei, (in onda tutti i mercoledì dalle 5:40 alle 6:00 su Radio Uno), un programma ideato e condotto da Luigia Sorrentino per Radio Uno.
Ha trascorso a Napoli una lunga adolescenza. Ha pubblicato una notevole quantità di libri di poesie, romanzi, saggi critici, una biografia del poeta Sandro Penna. Dirige la rivista ‘Poeti e Poesia’. E’ assolutamente convinto che gli italiani leggono poca poesia perché hanno paura di guardare in se stessi, di vedere ciò che realmente sono. “La poesia viene vista come qualcosa di lontano… – afferma Pecora  – come qualcosa di spaventevole, di difficile… E invece alla poesia bisogna abbandonarsi, come dicono i musicisti parlando della musica.”

Qui sotto “Per il verso giusto” Incontri con i poeti contemporanei di Luigia Sorrentino
Radio Uno, puntata dell’11 luglio 2012 con Elio Pecora

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/06/eliopecora_28062012.mp4[/flv]

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Rosalba Panzieri, “letteratura e teatro in ospedale”

Rosalba Panzieri è un’attrice-scrittrice che si è inventata un modo molto originale per assistere gli ammalati che sono in attesa di un intervento chirurgico. E’ grazie a lei che nasce in Italia il primo laboratorio di ricerca stabile per umanizzare le terapie alle quali vengono sottoposti gli ammalati, attività che la Panzieri svolge in stretta collaborazione con il prof. Massimo Santini, direttore del dipartimento di cardiologia dell’ospedale San Filippo Neri,  anche presidente della società mondiale di aritmologia, e con il prof. Vincenzo Loiaconi, non lei nella foto. Continua a leggere

Vivian Lamarque, “Per il verso giusto” (I poeti su Radio Uno)

Vivian Lamarque inaugura il primo ciclo di conversazioni con i poeti contemporanei  “Per il verso giusto”, un programma ideato e condotto da Luigia Sorrentino per Radio Uno e in onda ogni mercoledì fino al 5 settembre 2012 dalle 5.40 alle 6:00.

Vivian Lamarque è nata a Tèsero, in provincia di Trento nel 1946. La sua storia assomiglia a un ‘romanzo familiare’: ha avuto due famiglie una di genitori naturali, l’altra di genitori adottivi, che le hanno lasciato in eredità tre cognomi. La sua poesia si distingue per una particolare trasparenza del linguaggio e nasce dall‘autobiografia… Poeta tra le più affermate in Italia, ha scritto centinaia di poesie e di fiabe. L’Oscar Mondadori che raccoglie tutti i suoi libri di poesie ha venduto circa 16 mila copie fino ad oggi.

Qui sotto “Per il verso giusto” Incontri con i poeti contemporanei di Luigia Sorrentino
Radio Uno, puntata del 4 luglio 2012 con Vivian Lamarque

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/06/lamarque_28062012.mp4[/flv] Continua a leggere

Enrico Testa, Video-Intervista

Nello scaffale, Enrico Testa
a cura di Luigia Sorrentino

Enrico Testa, “L’allenatore di lucciole”, Sigismundus Editrice 2012 (15 euro).
Ferrarese, nato per “sbaglio” a Milano nel 1970, Enrico Testa è Caporedattore della redazione Calcio di Raisport, curatore dei programmi “90esimo minuto” e “Dribbling” e poeta. Ha cominciato a fare il giornalista a Ferrara. Nel 1991 si è trasferito  Roma, a Paese Sera. E’ entrato in Rai, al Tg3, nel 1995. Dal 1998 lavora a Rai Sport, La Stampa e L’Unità, Telemontecarlo. E’ il direttore del sito on line LoSpallino.com. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie ma questa è la sua prima navigazione poetica in direzione ostnata, contraria e solitaria.
Nel 2007 ha vinto il “Premio Ilaria Alpi” dedicato alle inchieste con cortometraggio per il programma “Dribbling” dal titolo “Il nostro calcio libero”, storia di una squadra di calcio di pazienti psichiatrici.

Video-intervista e montaggio di Luigia Sorrentino

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/06/enrico-testa.mp4[/flv]

Milo De Angelis, video-intervista

Adesso la parola a uno dei poeti italiani più amati dai giovani, Milo De Angelis, nato a Milano negli anni Cinquanta e incontrato da Luigia Sorrentino al Festival Internazionale di Roma “Letterature” , a maggio del 2012, nella storica cornice della Basilica di Massenzio. Potremmo definirlo il padre di un’intera generazione di poeti, un vero e proprio maestro. La sua ultima raccolta di poesie “Quell’andarsene nel buio dei cortili” (Mondadori 2010) raggiunge una dimensione sapienziale ricchissima, capace di trasmettere proprio ai più giovani, grandi emozioni e sempre maggiore consapevolezza del presente.

Video-intervista e montaggio di Luigia Sorrentino

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/06/sorrentino-milo-deangelis.mp4[/flv]

Vivian Lamarque, video-intervista

Nello scaffale: Vivian Lamarque
a cura di Luigia Sorrentino

Vivian Lamarque con la raccolta di tutte le sue poesie ‘Poesie, 1972-2002’, pubblicata nel 2002 negli Oscar Mondadori, ha venduto, fino ad oggi, circa 16 mila copie. Una cifra record per un libro di poesie. E questo, vi assicuro, fa piacere dirlo. Evidentemente non solo la narrativa sbanca, ma anche la poesia, se è di qualità, se raggiunge il suo scopo più profondo, e cioè quello di arrivare a toccare le corde del lettore. Vivian Lamarque – incontrata da Luigia Sorrentino al Festival Internazionale di Roma ‘Letterature’ 2012 – in questo riesce benissimo. La sua è una voce inconfondibile, caratterizzata dalla lievità, dalla grazia, ne abbiamo prova ormai da quarant’anni.

Video-intervista di Luigia Sorrentino
(Montaggio di Luigia Sorrentino)
[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/06/lamarque_12062012.mp4[/flv] Continua a leggere

Patrizia Cavalli, video-intervista

Avete letto quel bellissimo poemetto di Patrizia Cavalli che si intitola ‘La Patria’?

La Cavalli, una delle poetesse più affermate e lette in Italia,  intervistata da Luigia Sorrentino in occasione del Festival Internazionale di Roma “Letterature” 2012, riferendosi a questo suo poemetto dice che la patria è ormai una strana cosa, impossibile da definire. E aggiunge: “la Patria è esattamente il luogo dove si può stare, dove è possibile stare.”

Fra le tante figure possibili di patria richiamate da Patrizia Cavalli  in ‘La patria’, ” c’è anche quella di una pazza che ormai/dorme per strada.”
Un verso che lancia, letteralmente, un sasso, che ci folgora e ci fa vedere cosa è diventata oggi la nostra nuova patria, ‘una’ senza più casa, un’emarginata, ‘una’ senza più fissa dimora. Una patria spostata, perduta, una patria non più.

Video-intervista a Patrizia Cavalli di Luigia Sorrentino
Montaggio di Luigia Sorrentino

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/poesia/luigia_08062012.mp4[/flv]

Valentino Zeichen, video-intervista

Dopo Patrizia Valduga che ha riscosso un grande successo su questo blog, è la volta di Valentino Zeichen, incontrato al Festival Internazionale di Roma, “Letterature”, diretto da Maria Ida Gaeta.  Nella video-intervista il poeta che è nato a Fiume ma vive a Roma sulla Via Flaminia, degusta un bicchiere di vino rosso mentre racconta della sua ultima raccolta di versi, “Casa di rieducazione”, e ci parla dell’arte, della necessità dell’artista di esprimere la propria visione del mondo.

Il servizio (e il montaggio) è di Luigia Sorrentino.

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/06/zeichen_06062012.mp4[/flv]

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Patrizia Valduga, video-intervista

Video-intervista a Patrizia Valduga
a cura di Luigia Sorrentino

Patrizia Valduga, (qui accanto nella foto di Dino Ignani) ospite del Festival Internazionale di Roma “Letterature” 2012, ha rilasciato un’intervista a Luigia Sorrentino nella quale oltre a parlare del suo nuovo libro di poesie, “Il libro delle Laudi”, dedicato a Giovanni Raboni, esprime anche una particolare caratteristica dell’essere poeta: l’ipersensibilità dell’udito, che non può essere qualcosa che riguarda il cuore, o – come dice la Valduga – la pancia. La poetessa, inoltre, sostiene con la sua inconfondibile passione, che la condizione primaria del poeta è quella di amare la propria lingua.

Roma, 22 maggio 2012, Festival Internazionale di Roma “Letterature” (Basilica di Massenzio)
Video-Intervista di Luigia Sorrentino, Montaggio di Tiziana Benni

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/05/valduga_28052012.mp4[/flv]
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Franco Loi, video-intervista

Franco Loi

Franco Loi (intervistato nel 2005 a Milano da Luigia Sorrentino per RaiNews24)  è fra i poeti che partecipano alla due giorni dell’American Academy – “Translating Poetry:  Readings and Conversation” (giovedi 3 maggio 2012, dalle 18:30 American Academy in Rome, Villa Aurelia, Largo di Porta San Pancrazio, 1 e venerdì 4 maggio 2012 dalle 16:30 alla Casa delle Letterature Piazza dell’Orologio, 3) con Robert Hass, Julia HartwigAdam Zagajewski, Sarah Arvio, Susan Stewart,  Moira Egan.

Tra i poeti italiani oltre a Loi: Edoardo Albinati, Antonella Anedda, Franco Buffoni, Patrizia CavalliValerio MagrelliLucio Mariani, Maria Luisa SpazianiMassimo Gezzi e Guido Mazzoni, che oltre a leggere i loro lavori leggeranno anche opere dei poeti italiani tra i quali Bartolo Cattafi, Franco Fortini, Eugenio Montale, Giovanni Pascoli, Cesare Pavese, Clemente Rèbora, Nelo Risi, Umberto Saba, e Andrea Zanzotto. Continua a leggere

Julia Hartwig, video-intervista

Julia Hartwig ospite dell’American Academy in Rome partecipa a “Translating Poetry: Readings and Conversation”: la due giorni di letture e conversazioni con poeti, scrittori e traduttori di fama internazionale. Julia Hartwig, nata a Lublino nel 1921, è considerata con Wislawa Szymborska, una delle maggiori poetesse polacche del Novecento. Nella video-intervista l’autrice ripercorre ‘gli anni diffcili della Polonia’: nel 1943 Julia ha solo 22 anni. In quell’anno i tedeschi rivelano l’esistenza delle fosse di Katyn dove vengono ritrovati i corpi di circa 4.500 ufficiali polacchi uccisi con un colpo alla nuca, secondo i tedeschi, dai russi, tre anni prima. Erano quelli gli anni delle deportazioni, (più di 380 mila polacchi furono deportati) delle razzie, delle violenze più efferate sui civili. La Hartwig è poco conosciuta in Italia, basti pensare che solo nel 2007 è uscita la prima antologia di poesie “Sotto quest’isola” , (traduzione di Silvano De Fanti, Donzelli Editore). Il libro, presentato in prima assoluta al festival di RomaPoesia 2007, è stato l’occasione per incontrarla e realizzare in esclusiva questa intervista, la prima in Italia della grande scrittrice polacca.
(di Luigia Sorrentino)

VEDI SU YOUTUBE L’INTERVISTA A JULIA HARTWIG
Roma, Festival di RomaPoesia, 27 settembre 2007

Prima conversazione con Susan Stewart

Susan Stewart
a cura di Luigia Sorrentino
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Susan Stewart (abbiamo già letto di lei su questo blog, VEDI QUI) è una delle migliori poetessa statunitensi, molto amica dell’Italia, (come quasi  tutti i poeti nel mondo) assai attenta ai fenomeni della contemporaneità, e dell’arte in generale, in tutte le sue espressioni.
Prima conversazione perché con Susan il discorso sulla poesia non può finire qui. Quello che leggerete quindi, è solo l’inizio di conversazione che conoscerà diverse sessioni, nel tempo, per poter chiarire, puntualizzare, arricchire.
Chi è Susan Stewart? Un poeta che riflette, attraverso la sua poesia, sull’illusorietà dell’io come soggetto. Il suo pensiero prende la parola, in modo puro e deciso, senza strutture fisse, in una ragnatela di rimandi, e respira, il sentimento del tempo. C’è nella sua poesia, qualcosa che arriva da molto lontano…

(L’intervista) Continua a leggere

Esquilino legge, Mariapia Veladiano

Appuntamento da non perdere


“Esquilino legge: un libro, un Rione”.

Sabato 25 febbraio ore 18:00  incontro con Mariapia Veladiano, autrice del romanzo “La vita accanto”. Presso il Dipartimento di Ingeneria informatica automatica e gestionale “Antonio Ruberti”, Via Ariosto 25 (piazza Dante), Roma. Progetto a cura di:  gruppo Parolincontro, libreria Punto Einaudi Merulana, Dipartimento di Ingegneria dell’Università La Sapienza Aula Magna. 

CLICCANDO QUI  VEDI LA VIDEO-INTERVISTA A MARIAPIA VELADIANO su “La vita accanto” di Luigia Sorrentino

Stefania Portaccio, ‘La mattina dopo’

Nello scaffale, ‘La mattina dopo’ di Stefania Portaccio
a cura di Luigia Sorrentino

Mi ha molto colpita questo nuovo libro di poesie di Stefania Portaccio, pubblicato nel 2011 con Passigli,  La mattina dopo.
Intanto, per il titolo, molto forte, definitivo, ma anche aperto: qualcosa è già accaduto, la notte è passata. E’ mattina. 
Sette le sezioni e i titoli,  (Aperta a stella, Brodskij di notte, In morte, Onora la madre,  Salvo tutto, Cosa abbiamo fatto) che guidano il lettore “in uno spazio letterario” e a due elementi, il concavo e il convesso, che indicano, con forza e precisione di forma, come vivere la propria vita. L’ambizione del libro, è che, da una parte si soffre – accostandosi alle sezioni che attengono al dolore – ma dall’altra , no, perché dalla lettura si esce ritemprati. I versi delle poesie qui raccolte infatti, imprimono una grande forza, e offrono una riflessione possibile sul come vivere la vita, nel suo presentarsi, concavo e convesso, appunto. Continua a leggere

Yang Lian, Premio Nonino 2012

A cura di Luigia Sorrentino

Yang Lian, Premio internazionale Nonino 2012, più volte candidato al Nobel per la Letteratura, è uno dei poeti più interessanti nel panorama della poesia cinese contemporanea. Liam, che è vissuto a lungo in esilio dopo la repressione sanguinosa del dissenso in piazza Tienanmen nel 1989 nella video intervista di Zouhir Louassini afferma: “La democrazia in Cina ci sarà”. Ma – ha detto Lian – perché sia definita in modo compiuto, occorre un cambiamento culturale molto profondo, che non credo avverrà in tempi rapidissimi”. Continua a leggere