Maurizio Cucchi a Roma con “Vite pulviscolari”

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Maurizio Cucchi (Credits/Luigia Sorrentino, 2009, Fabriano “Poiesis”)

Giovedì 22 ottobre 2009 Maurizio Cucchi sarà a Roma al Centro Culturale Bibli di Via dei Fienaroli, alle 20:00 per presentare al pubblico la sua ultima opera di poesia, “Vite pulviscolari”  (Mondadori, 2009, euro 13,00). Coordina l’incontro il critico Fabrizio Fantoni. L’attrice, Anna Rita Chierici, alternandosi con il poeta Maurizio Cucchi, leggerà alcune poesie scelte dal libro. Continua a leggere

Antonella Anedda: “La vita dei dettagli”

“La vita dei dettagli” (Donzelli, 2009, euro 18,00) è la nuova avventura letteraria di una delle più apprezzate poetesse italiane, Antonella Anedda. Si tratta di un’opera di saggistica di grande significato in quanto offre lo spunto per un’importante riflessione, oggi, sul senso e sul significato dell’arte. Gli occhi della poetessa vedono, “pensano la vita” e ci riportano al viaggio compiuto da James Joyce con “Ulysses” e alla frase pronunciata da Stephen Dedalus: “Pensare la vita attraverso i miei occhi”.

“Dimmi a chi appartiene questa casa in fiamme, chi lancia la sua picca sul vuoto, quale peccato viene punito” si domanda la Anedda compiendo il suo ritratto, pietoso e impietoso, mettendo insieme frammenti, dettagli, accumulati negli occhi, immagini che l’hanno atterrita e affascinata.

“Che cosa si ferma nei nostri occhi?” Si chiede la poetessa. Cosa ci colpisce e ci commuove? Lo sguardo della Anedda “collezionista di perdite” procede minuzioso nella ricostruzione, ritaglia e fotografa dettagli delle opere di alcuni dei più grandi artisti visivi del nostro tempo, Nicolas De Staël (1914-1955) Marc Rothko (1903-1970) Bill Viola (1951) Jenny Holzer (1950) e si interroga: “Qual è il significato dell’arte?”
“Nelle scaglie nere che annunciano tempesta” lo sguardo non riunisce, ma scompone particolari che diventano un altro quadro. Ecco che l’osservazione e la sintesi della poetessa incrocia il solco di altri poeti che come la Anedda furono dei grandi cacciatori di immagini. Penso a Guillaume Apollinaire che divenne amico intimo di Pablo Picasso. Il punto di vista di Apollinaire nei confronti dell’arte rafforzò il grande artista che divenne Picasso e contribuì al suo precoce riconoscimento pubblico. Così “La vita dei dettagli” rafforza e consolida il senso e il significato di tutta l’arte, evidenziando il ruolo del poeta nella contemporaneità e attribuendo assoluto valore alla sua testimonianza.

La Anedda entra nel “frammento di un discorso” che comincia, per ogni poeta, proprio dall’osservazione, dallo stare davanti al “quadro”, all’immagine, affascinato o respinto da un tratto, dal dettaglio che compare o scompare del tutto, evidenziato dalla luce o inghiottito dal buio. Ciò che resta impresso nell’occhio del poeta è quell’infinitamente piccolo che ha attirato la sua attenzione, ha smosso la riflessione, l’argomentazione, il discorso che ha reso possibile – che rende possibile – la Sua Opera. L’attenzione del poeta al particolare diviene quindi la sintesi di una conoscenza di cui il poeta entra in possesso e dalla quale non potrà mai più separarsi. Quel dettaglio – una finestra spalancata sul visibile – è pensiero, movimento, azione, è l’Opera, nel suo farsi e disfarsi.
di Luigia Sorrentino

Educare alla Bellezza

Si può educare alla Bellezza? Se ne parlerà  il 21 e 22 Ottobre 2009 presso il Complesso Monumentale della Bocca della Verità di Via della Greca, 4, a Roma. Due giorni di lavori a cura della Fondazione Claudio Claudi, In collaborazione con: clanDestino, Bombacarta, Altre braci. Se in Italia deraglia un treno cresce l’indignazione. Si cerca di individuare responsabilità, ma si cercano anche dei rimedi per evitare che accada ancora.

Ma cosa succede se deragliano Dante, Michelangelo, Leopardi, Ungaretti, Morandi, Fontana ? Se si disperde il patrimonio della Bellezza, se non lo si trasmette in modo vivo ai nostri ragazzi ? Una questione che non riguarda solo le Istituzioni, ma i singoli cittadini dotati di coscienza civica, gli adulti, le famiglie, gli artisti e gli intellettuali. Per questa ragione un gruppo libero e vario di poeti, scrittori e artisti, prendono sul serio il problema e si trovano a discuterne, a immaginare proposte e sentire esperienze in corso.

 
Il Programma:

21 Ottobre 2009
18.00 Presentazione di Davide Rondoni “Una ferita, una proposta”.
18.30 Conversazione tra gli intervenuti “Educazione alla bellezza, rischio e crescita”.
20.00 Buffet
21.00 “Sunset Limited Revisited” esercitazione teatrale da “Sunset Limited” di Cormac McCarthy a cura del Professor Andrea Monda.

22 Ottobre 2009
18.00 Saluti e introduzione di Massimo Ciambotti, Presidente Fondazione Claudio Claudi
18.30 Conversazione tra gli intervenuti “Educazione alla bellezza, rischio e crescita”.
20.00 Buffet
21.00 Letture di poeti e scrittori

Interventi di: Alberto Bertoni, Nicola Bultrini, Maria Grazia Calandrone, Ivan Carlei, Cristian Carrara, Arnaldo Colasanti, Francesco D’Alessandro, Claudio Damiani, Luca Doninelli, Andrea Gareffi, Marco Lodoli, Daniele Mencarelli, Francesca Merloni, Andrea Monda, Cecilia Pandolfi, Fabio Pierangeli, Giovanni Ricciardi, Bruno Sconocchia, Gabriella Sica, Luigia Sorrentino, Antonio Spadaro, Alberto Toni, Zingonia Zingone.

Musica a cura di: Emanuele Bultrini

Paul Polansky in Italia

Lunedì 12 ottobre alle 21:00, nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo di Romagna a Ravenna, serata inaugurale della nuova stagione del Caffè Letterario con il poeta americano Paul Polansky che presenterà la sua antologia poetica Undefeated edita da Multimedia Edizioni nel 2009. Dopo la bellissima sera del maggio scorso con Jack Hirschman un altro poeta americano salirà sul palco di Caffè Letterario e come allora il pubblico avrà la possibilità di poter ascoltare Paul Polansky .

L’incontro, sarà introdotto dalla curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi con l’aiuto in veste di interprete di Andrea Ricci.

Paul Polansky è nato a Mason City, Iowa, nel 1942. La sua decisione di frequentare il college alla Madrid University, diventò l’inizio di una lunga odissea attraverso l’Europa, che lo ha portato a diventare uno degli scrittori più impegnati nella lotta per i diritti umani nell’Europa dell’est. Poeta, fotografo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un personaggio mitico per il suo impegno a favore delle popolazioni Rom.

Le sue raccolte di poesie Living Through It Twice, The River Killed My Brother, e Not a refugee descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi, albanesi ed altri contro quelle popolazioni.

Ha anche svolto studi accurati sui campi di concentramento nazisti nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere comunità Rom.

Attualmente dirige alcuni progetti di aiuto e salvaguardia di queste popolazioni nel Kosovo e in Serbia. Nonostante egli debba la sua fama mondiale alle sue battaglie a tutela dei Rom kosovari, Polansky è anche un prolifico ed apprezzato romanziere e poeta, che riesce a fondere, nei suoi scritti, l’esperienza di sessantasette anni vissuti intensamente e l’impegno a salvaguardia di una cultura gitana che lo ha toccato nel profondo e che la civiltà occidentale tende a sopprimere.

Nel 2004 Polansky è stato insignito del prestigioso Human Rights Award della città di Weimar, in Germania. Ha pubblicato numerose raccolte di poesie, ed ora nel 2009, la grande antologia bilingue dal titolo Undefeated/Imbattuto che sarà presentata nella serata.

Al via la Buchmesse di Francoforte

Sta per partire la 61esima edizione della Buchmesse, la Fiera del Libro di Francoforte, il più importante appuntamento internazionale per lo scambio dei diritti in programma nella città tedesca dal 14 al 18 ottobre.
A rappresentare l’Italia ci sarà un numero crescente di editori. La Fiera attende, infatti, per questa edizione circa 350 editori italiani (lo scorso anno erano oltre 300). Circa sette mila saranno però complessivamente gli espositori, provenienti da 100 diversi Paesi che occuperanno i 171.790 metri quadrati della Fiera con oltre 401mila titoli in mostra e con la Cina ospite d’onore.

A inaugurare ufficialmente il Padiglione italiano il 14 ottobre alle 10:15 sara’ il presidente della Camera Gianfranco Fini alla presenza del ministro per i Beni e le Attivita’ Culturali Sandro Bondi.

Presenti anche il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Marco Polillo, dell’ambasciatore Michele Valensise, del console italiano a Francoforte Bernardo Carloni e dei principali editori italiani.

L’Italia sara’ infatti presente con un Punto Italia, uno spazio espositivo maggiore rispetto agli anni scorsi, di 276 metri, collocato come sempre nel padiglione 5 (Halle 5.1 C902) e realizzato dall’Associazione Italiana Editori (AIE) e dall’Istituto per il Commercio Estero (ICE) in collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Economico e il Ministero per i Beni e le Attivita’ Culturali.

Riflessioni sulla poesia da Odradek

A Roma, lunedì 19 ottobre 2009 ore 17.30 alla Libreria Odradek (Via dei Banchi Vecchi, 57)  ci sarà un incontro tra poeti e si farà una riflessione sulla poesia contemporanea.

La serata è organizzata dall’Associazione Culturale “Rosella Mancini”.

Brunella Antomarini, Daniela Attanasio, Fabio Ciriachi, Carlo Bordini, Marcella Corsi, Francesco Dalessandro, Salvatore Dell’Aquila, Valentina D’Urso, Stefania Portaccio, e Elena Scoti,  leggeranno testi dei poeti Paola Febbraro, Rosella Mancini e Alessandro Ricci.

Omaggio a Wisława Szymborska e a Herta Müller

Wisława Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura nel 1996: ” Per la poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana.”

PICCOLI ANNUNCI

CHIUNQUE sappia dove sia finita
la compassione (immaginazione del cuore)
– si faccia avanti! Si faccia avanti!
Lo canti a voce spiegata
e danzi come un folle
gioendo sotto l’esile betulla,
sempre pronta al pianto.

INSEGNO il silenzio
in tutte le lingue
mediante l’osservazione
del cielo stellato,
delle mandibole del Sinanthropus,
del salto della cavalletta,
delle unghie del neonato,
del plancton.
d’un fiocco di neve.

RIPRISTINO l’amore.
Attenzione! Offerta speciale!
Siate distesi sull’erba
del giugno scorso immersi nel sole
mentre il vento danza
(quello che in giugno
Guidava il ballo dei vostri capelli).

SI CERCA persona qualificata
per piangere
i vecchi che muoiono
negli ospizi. Si prega
di candidarsi senza certificati
e offerte scritte.
I documenti saranno stracciati
Senza darne ricevuta.

DELLE PROMESSE del mio sposo,
che vi ha ingannato con i suoi colori
del mondo popoloso, il suo brusìo,
il canto alla finestra, il cane fuori:
che mai resterete soli
nel buio e nel silenzio tutt’intorno
– non posso rispondere io.
La Notte, vedova del Giorno.

di Wisława Szymborska


 

Herta Müller, Premio Nobel per la Letteratura nel 2009: “Con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati”

INCIPIT
Tutto quello che ho lo porto con me. Oppure: tutto quello che è mio lo porto con me. L’ho portato tutto, quello che ho. Non erano cose mie. Cose senza più una funzione, o appartenenti a qualcun altro. La valigia di pelle di maiale era la custodia di un grammofono. Lo spolverino era di mio padre. Il cappotto di città con il colletto di velluto era del nonno. I calzoni alla zuava quelli di mio zio Edwin. Le ghette erano del vicino, il signor Carp. I guanti di lana verde quelli di mia zia Fini. Solo la sciarpa di seta bordeaux e il nècessaire erano miei, regali dell’ultimo Natale. […]

di Herta Müller, da: “L’altalena del respiro”

Herta Müller vince il Nobel per la Letteratura 2009

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Vr16AzwJ8yY[/youtube]

Herta Müller, scrittrice e poetessa tedesca di origine romena ha vinto il premio Nobel per la letteratura 2009. La Müller, nata nel 1953, ha “tratteggiato il panorama dei diseredati” in Romania sotto la dittatura di Nicolae Ceasescu ” con la concisione della poesia e la schiettezza della prosa”, ha scritto l’Accademia di Svezia. Scrittrice di lingua tedesca, la Müller appartiene alla minoranza germanofona del Banato rumeno, è considerata la più importante scrittrice vivente in lingua tedesca e autore di culto sia per la Germania sia per la Romania.

In Italia, Keller editore – una piccola casa editrice di Rovereto – ha pubblicato ‘Il paese delle prugne verdi’, ritratto impietoso di un paese dominato dalla paura e dall’oppressione della dittatura. Tradotto in 15 lingue il romanzo, in realtà un autentico poema in prosa, si è aggiudicato anche l’Impac, uno dei più importanti premi a livello internazionale.

La stampa svedese aveva inserito già l’anno scorso il suo nome tra i dieci favoriti per il Nobel. Scrittrice quasi sconosciuta in Italia, durante gli ultimi tre anni della dittatura in Romania, alla fine degli anni Ottanta, si era trasferita in Germania, anche se dichiara di non essersi del tutto integrata nel Paese, dove e’ considerata una rumena, così come in Romania era considerata una tedesca.

La sua lingua è riconosciuta come un tedesco di confine, quale del resto era il tedesco di Kafka. Il suo stile procede per metafore, per immagini rendendo la narrazione poetica, quasi lirica anche quando descrive episodi abbastanza crudi.

La poesia, ha detto una volta, è la forma letteraria che più facilmente si diffonde durante un regime dittatoriale sia perchè si esprime frequentemente per metafore sia perchè è una forma breve più facile da ricordare a memoria. Ci sono stati momenti – ad esempio gli interrogatori della polizia – durante i quali recitare una poesia tra sè e sè svolgeva per lei, non credente, una funzione molto simile a quella che una preghiera deve avere per un credente.

Un reading in memoria di Darwish

Ad un anno dalla morte del grande poeta palestinese Mahmoud Darwish si svolgerà a Roma venerdi 9 ottobre al Piccolo Apollo di Via Conteverde 51 un reading per ricordarlo.

Francesca Maria Corrao, Professoressa Ordinaria di Lingue e Letteratura Araba all’Università di Napoli ‘L’Orientale’, Presidente del Corso di Laurea triennale in Relazioni Internazionali, esperta di poesia araba, numerose le sue pubblicazioni sul tema, leggerà alcune poesie di Darwish tratte dal libro ‘La mia ferita è lampada ad olio’ (De Angelis Editore).

Tappeto sonoro di Gerardo Casiello, al pianoforte.

Performance di danze breakon the siege di Badu Rithm, compagnia di danza di giovani artisti che propone breack dance e urban dance, molto sensibile a tematiche sociali e alla promozione del concetto di danza per mettere in comunicazione le diverse culture.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ozk7hmpubto[/youtube]

Sarajevo: parole e immagini senza confini

Domani, giovedì 8 ottobre, alle 17:00, presso il Salone di Villa Carrara, in via Posidonia, a Salerno, avrà luogo il secondo incontro del Progetto di invito alla lettura “Letture senza confini”, promosso dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Salerno, in collaborazione con l’Associazione “Proteo Fare Sapere Campania” e “Multimedia edizioni – Casa della poesia”.

Con “Parole e immagini da Sarajevo”, questo il titolo dell’incontro curato da Casa della poesia, si intende aprire una riflessione sul ruolo della poesia nei luoghi di conflitto, con particolare riferimento a Sarajevo, città colta e cosmopolita, simbolo della convivenza etnica e religiosa che ha subito, durante la guerra, il più lungo assedio della storia moderna ed è diventata città “martire”.

Enzo Ragone, inviato della Rai, impegnato da anni sui temi legati ai Balcani e alle minoranze linguistiche per le rubriche di Rai 3 “Estovest” e “Levante”, curatore di reportage di archeologia per “Tgr Mediterraneo”, coautore con Furio Colombo di “Intervista sulla televisione” e regista con Maria Rosaria Mari, per Movidea, di documentari su arte, archeologia e architettura, presenterà i bellissimi reportage su Sarajevo, da lui curati per la rubrica di Rai 3 “ESTOVEST”.

Sergio Iagulli, fondatore con Raffaela Marzano della Multimedia edizioni – Casa della poesia, struttura di promozione e diffusione della cultura a livello internazionale, presenterà i video e leggerà poesie di Izet Sarajlic, grande poeta bosniaco, amico di Alfonso Gatto (nella foto) e cittadino onorario della città di Salerno dal 2000 nella cui memoria Casa della poesia organizza a Sarajevo, da otto anni, con straordinario successo, gli “Incontri internazionali di poesia”.

Santos López: ‘I cercatori d’acqua’

Domani, giovedì 8 ottobre, alle 18,30 il poeta venezuelano, Santos López, sarà per la prima volta in Italia alle alla Libreria Equilibri, di Via Farneti 11, a  Milano per presentare il suo libro ‘I cercatori d’acqua’ (Jaca Book, 2008).

Presentano Santos López i poeti Milo De Angelis, Roberto Mussapi e Davide Rondoni. Nel corso della serata l’autore leggerà alcune poesie tratte dal suo nuovo libro.

Dalla quarta di copertina:
‘La poesia di Santos López, venezuelano nativo dell’Orinoco, si manifesta con straordinaria originalità ed energia. E’ poesia sciamanica, conoscenza iniziatica, o meglio conoscenza in atto, della natura, e, contemporaneamente, lirica di assoluta semplicità. Quintessenziale impresa poetica: la scoperta e lo svelamento del mistero dell’essere in forme di sensuale e spirituale bellezza. La realtà della natura, la stessa che animò e mosse Lucrezio e Ovidio, anima questa rappresentazione del volto del mondo attraverso i volti in cui la sua anima misteriosa, magica, si manifesta. Una poesia in cui antica sapienza precolombiana e metafisica sulla tradizione Dante-Eliot si fondono con esiti sorprendenti, più solidi e rivelanti rispetto alla tradizione poetica dell’America Latina, inferiore alla narrativa visionaria e strepitosa di quel continente, troppo spesso intrisa di sentimentalismo e propensa all’enfasi. Qui assenti, in nome di una dettato rivelante, a tratti abbagliante, che insinua nel lettore il sospetto di essere trasformato dalla lettura di questi versi. Una sorta di discendente caraibico di Yeats, certo della costola di Walcott piuttosto che di Neruda’.
Roberto Mussapi

Bruno Galluccio: Verticali

Un esordio riuscito quello di Bruno Galluccio che pubblica la sua opera prima di poesia Verticali (Einaudi, 2009, pp. 110, euro 12,00).
Già il titolo evoca la perpendicolarità della parola poetica che si adagia su di una superficie bianca e traccia sul piano della pagina la parola che tuttavia non rinuncia allo spazio largo, orizzontale, delle emozioni. Bruno Galluccio, napoletano, laureato in fisica, con trascorsi in un’azienda di telecomunicazioni, partendo da un piano di emersione – che richiama il titolo della prima sezione del libro – si solleva da una ‘ferita’ tenuta nascosta dietro un vetro, insieme alla quale riaffiora, gradatamente, ‘il lato rovescio del pensiero’ radicato, da chissà quanto tempo, nel suo ‘lembo di indicibile’.
Una parola netta, pronunciata con ingegno, che si concentra con estrema precisione sul ritratto del grande matematico russo-tedesco, George Cantor (1845-1918) fondatore della teoria degli insiemi. ‘L’irrazionale ha fatto breccia nella mia vita fino all’osso/ fino a calare tende lungo le pareti/ e attutirmi i clamori troppo fini’, scrive Galluccio nella poesia dedicata a George Cantor. Ed è proprio lì, nella poesia collocata nella parte centrale del libro, che l’io del poeta fonde la precisione del pensiero scientifico allo spaesamento, drammatica espressione di ogni comune esistenza. Il genio matematico perde la sua potenza svelando il proprio isolamento nello scorrere del quotidiano, nel giorno per giorno, ‘calando i maestri giù nell’ombra’, smarrendo i confini della scienza e trasbordando nell’ ‘irrazionale’, nell’emotività della propria condizione umana. Il poeta, adagiandosi ‘sul fianco dentro il freddo/verso le caverne della terra’, dopo aver percorso una progressiva, graduale, emersione dal fondo, in un processo di proiezione-identificazione ‘discende’ nella spina dorsale di un profondo dolore fino a raggiungere una parola poetica scevra dall’esattezza della formula matematica, tutta proiettata verso l’alto, verticale, appunto: ‘Non ho sonno, non so pregare. / Accolgo la solitudine di ogni singola onda./ Questa casa ha guscio di rapina/ e tentazione lunare. Non ha scale/ da scendere, sono nella terra friabile/ la rena scardinata. Mi lascio indietro’. E in questo spazio di linee verticali che si tracciano dal basso verso l’infinito, si erge l’uomo, in tutta la sua sostanza, consapevole e inconsapevole della propria esistenza irrisolta, un io disperatamente dilaniato dalla distanza tra il piccolo sé e l’assoluto.

di Luigia Sorrentino

 

Verso sud

La poesia internazionale compie una nuova incursione a Reggio Calabria con il festival Verso Sud giunto quest’anno alla seconda edizione.

Otto i poeti invitati alla kermesse poetica: Tahar Bekri (Tunisia) nella foto, Maram al Masri (Siria), Juan Carlos Mestre (Spagna), Cletus Nelson Nwadike (Nigeria), Sotirios Pastakas (Grecia), Paul Polansky (Stati Uniti), Janine Pommy-Vega (Stati Uniti), Anne Waldman (Stati Uniti), accompagnati dalla musica dal vivo di Sergio De Luca, Giuseppe Sergi e Massimo Garritano.

I reading si terranno sabato 3 e domenica 4 ottobre alle 21nella suggestiva cornice di piazza Castello, mentre nei due pomeriggi alle ore 18:00, al Palazzo della Provincia in piazza Italia saranno realizzati due seminari.

Il primo, dal tema “Alfonso Gatto: tra memoria e resistenza” sarà a cura di Lucio Villari, noto storico italiano e professore di Storia Contemporanea all’Università di Roma tre. Il seminario sarà accompagnato dai versi di Alfonso Gatto letti da Cinzia Messina.

Domenica, invece, è la volta di “Beat-women: protesta al femminile”, il seminario a cura di Giada Diano che vedrà la straordinaria partecipazione di due poetesse appartenenti alla Beat Generation americana: Anne Waldman e Janine Pommy-Vega.

Ottobre, piovono libri

Quarta edizione di Ottobre, piovono libri: i luoghi della lettura, la campagna promossa dal Centro per il Libro e la Lettura della Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in stretta sinergia con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, l’Unione delle Province d’Italia e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Oltre 1600 le adesioni finora pervenute da parte di enti, istituzioni, associazioni, biblioteche e, in generale, da tutti coloro che lavorano per promuovere il libro e la lettura sul territorio.

Un percorso emblematico per scoprire le molte potenzialità su cui la promozione della lettura può contare a partire proprio dai molti volti del libro, che si apre idealmente il 2 ottobre nella suggestiva cornice del Castello di Lagopesole, nell’ambito del progetto L’Autunno profuma di libro promosso dalla Regione Basilicata, con un convegno dedicato proprio alle politiche della lettura in Italia che mette a confronto le visioni di editori, istituzioni, organizzatori di festival e premi letterari, bibliotecari ed esponenti del mondo accademico sulle diverse strategie attraverso cui restituire alla lettura la sua funzione di accrescimento e aggregazione.

Il mese dedicato alla lettura si conclude idealmente il 30 ottobre all’Auditorium Parco della Musica di Roma con I versi delle bestie, lettura scenica del Premio Strega 2009 Tiziano Scarpa (nella foto) che percorre la poesia italiana del secolo scorso attraverso testi dedicati agli animali – da Gozzano a Trilussa, da Primo Levi a Gadda, da Antonia Pozzi a Fosco Maraini e molti altri – con lo sfondo d’eccezione del documentario Dreamland, diretto dalla regista lettone Laila Pakalnina, che racconta un anno di vita in una discarica di rifiuti del nord Europa.

Un luogo inquietante e a suo modo sorprendente, dove si sono riambientate innumerevoli specie animali, dai barbagianni agli alci – bracconieri e guardiani compresi.

Maurizio Cucchi: Storia e lettura della poesia del Novecento

Presso la  Casa della Cultura di Milano (Via Borgognona, 3) il poeta Maurizio Cucchi  (nella foto) terrà ogni martedì dal 6 ottobre al 24 novembre  il primo ciclo di incontri intitolato Storia e lettura della poesia del Novecento.

Il ciclo prevede la lettura di autori e di testi dall’inizio del secolo fino agli anni Trenta, tra i quali: Gozzano, Saba, Rebora, Campana, Ungaretti, Tessa, Montale, Quasimodo.

Un corso di Storia e lettura della poesia italiana del Novecento, aperto a tutti gli interessati desiderosi di aggiornarsi su questo tema, centrale nel panorama della nostra cultura letteraria, per offrire un contributo che parta dall’interno, dai meccanismi compositivi della poesia e dalle sue molteplici possibilità di senso, quasi in termini di laboratorio di lettura. Tutto questo al fine di rendere lo studio e la frequentazione della poesia del secolo scorso, più concretamente accessibili e vivi.

Si tratterà di un corso rivolto particolarmente agli insegnanti della scuola media superiore, soprattutto in considerazione della necessità, sempre più urgente, di fornire strumenti adatti e attuali all’insegnamento della nostra letteratura contemporanea, di cui la poesia è parte di assoluto rilievo.

Si darà decisa prevalenza ai testi, testi esemplari letti nei loro elementi costitutivi, oltre che, naturalmente, inquadrati nel contesto storico letterario di appartenenza e tendenza.
L’intera materia – il percorso dell’intero secolo in poesia – verrà suddivisa in tre blocchi cronologici: tre cicli (ognuno in otto incontri) da svolgersi consecutivamente nel corso di tre anni. Si inizierà dal Primo Novecento, per arrivare alle esperienze più recenti e già ampiamente accreditate dalla critica.

Il secondo ciclo, previsto nel 2010, analizzerà Le generazioni di mezzo: dagli anni Trenta alla soglia degli anni Sessanta con la lettura di autori come Penna, Gatto, Bertolucci, Caproni, Sereni, Luzi, Bellintani, Fortini.

Il terzo ciclo, previsto nel 2011, prenderà in esame i più importanti autori del secondo Novecento: dalla sperimentazione degli anni Sessanta a fine secolo con la lettura di autori come Zanzotto, Pasolini, Sanguineti, Giudici, Raboni, Loi, De Angelis, Viviani, Conte, Magrelli.

Posti limitati a 25.  Quota di partecipazione ad ogni ciclo 150 Euro (120 per i soci).

MondelloGiovani, seconda Edizione

Torna il MondelloGiovani, Festival promosso dalla Fondazione Banco di Sicilia, lanciando il suo appello ai giovani, questa volta, ai giovani poeti di età compresa tra i 14 e i 28 anni. A loro è rivolto infatti il concorso SMS Poesia, assolutamente innovativo e organizzato in partnership con Vodafone Italia, ovvero una gara alla quale si partecipa inviando una poesia via sms al numero 340.4399006 messo a disposizione appositamente da Vodafone. Gli elaborati potranno essere inviati esclusivamente tramite questa modalità a partire dall’8 settembre fino al 4 ottobre 2009.
Particolarmente sensibile ai nuovi linguaggi, Vodafone rappresenta in questa occasione il partner ideale per la Fondazione Banco di Sicilia desiderosa di richiamare l’attenzione delle nuove generazioni nei confronti della poesia, forma espressiva che in Italia non sempre è compresa e apprezzata fino in fondo.Il concorso prevede alcune semplici condizioni di regolamento:
• la lunghezza massima del testo non dovrà superare gli 800 caratteri (equivalenti a 5 SMS)
• per essere considerato valido il messaggio sms dovrà anche riportare il nome dell’autore e l’anno di nascita
• i partecipanti dovranno indicare ‘l’andare a capo’ inserendo alla fine di ogni verso il simbolo della barra /
• il concorso è valido per le poesie inedite e mai segnalate in precedenti rassegne o concorsi.
A valutare i testi e a scegliere i tre vincitori, saranno chiamati tre giovani poeti già noti e affermati: Silvia Avallone, Carlo Carabba (vincitore dl Premio Mondello Opera Prima 2009) e Lorenzo Sciajno. La premiazione si terrà al Kursaal Kalhesa, caffè-libreria-wine bar di fronte al mare, a Palermo il 23 ottobre alle ore 17.

I primi tre classificati riceveranno rispettivamente un mini PC Vodafone, un cellulare Vodafone e una ricarica Vodafone da 50 €, in più per tutti un buono spesa di 100 € spendibile presso alcune librerie.
Accanto ai tre vincitori se ne aggiungerà un quarto, votato via Web dal pubblico che potrà cliccare la poesia preferita sul sito www.vodafone.it  www.fondazionebancodisicilia.it dove è anche possibile consultare il regolamento.

Editori in mostra a Castel di Belgioioso

Dal 26 al 27 settembre torna al Castello di Belgioioso il consueto appuntamento di fine settembre con l’editoria. Giunta al diciannovesimo anno, la mostra mercato, nata in un isolato castello pavese, e che da sempre costituisce un punto di riferimento per l’editoria di qualità.

Lettori ed editori si danno ogni anno appuntamento per un incontro eccezionale e sempre ricco di sorprese. Nelle belle sale del castello, si assiste ogni anno ad un lento e pacato via vai di lettori e appassionati, che scelgono di venire per rintracciare titoli altrimenti introvabili o per scambiare due chiacchiere con gli editori sul perché di una pubblicazione.
Come sempre, si troveranno quei nomi che ormai da alcuni anni si sono affermati nel panorama editoriale, ma anche i marchi emergenti da poco affacciatisi sul mercato.
Una scelta che vuole tener conto come di consueto della qualità e al tempo stesso proporsi come luogo di esordio e favorita vetrina per le novità nazionali.

Come ogni anno, una serie di incontri, presentazioni e dibattiti anima la due giorni belgioiosina, oltre ad alcune mostre collaterali che trovano posto nei corridoi del castello.

La mostra osserverà il seguente orario:
sabato e domenica: orario continuato dalle ore 10,00 alle 20,00.
Costo del biglietto d’ingresso: intero 7,00 euro – ridotto 5,00 euro
Giovani e studenti max 25enni possono usufruire del biglietto ridotto – 5 euro

Mostre collaterali
“Stefano e i suoi amici” è una mostra che intende ricordare, a quattro mesi dalla scomparsa, Stefano Fugazza, storico e critico d’arte piacentino che è stato per quindici anni direttore della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi. Quello che si vuole raccontare è in particolar modo il suo sguardo affettuoso e partecipe verso l’arte contemporanea, che pure non era l’oggetto principale dei suoi studi, ricostruito anche attraverso il lavoro svolto all’interno della rivista “Ore piccole”, fondata e diretta insieme a Gabriele Dadati a partire dal 2005.

Un uomo contro. Romano Bilenchi biografia per immagini
Romano Bilenchi, maestro appartato delle nostre lettere, «fascista bolscevico e comunista liberale» come lo ha definito Corrado Stajano, è uno dei testimoni più significativi del secolo da poco concluso. Il suo romanzo continuo che va da Anna e Bruno fino al Gelo passando per Conservatorio di Santa Teresa è uno dei capolavori della nostra letteratura. In mostra una ricca e esauriente fotobiografia.

Per informazioni
Castello di Belgioioso
tel. 0382.969250 – 970525 – fax 0382.970139 info@belgioioso.it

Gli Incontri internazionali di Sarajevo

Si svolgeranno fino a domenica 27 settembre gli Incontri Internazionali di poesia di Sarajevo. L’iniziativa, giunta all’VIII Edizione, è, come sempre, organizzata dalla Casa della Poesia di Baronissi (Salerno) di Sergio Iagulli e Raffaella Marzano, con la collaborazione dell’Ambasciata italiana a Sarajevo. Anche quest’anno gli Incontri Internazionali di Sarajevo sono dedicati al grande poeta bosniaco Izet Sarajlic (nella foto) scomparso nel 2002. Sarajlic, presidente onorario della Casa della poesia di Baronissi, cittadino onorario della città di Salerno, molto apprezzato in Italia, era amico di Alfonso Gatto.

Sarà il Kamerni Teatar 55 ad ospitare gli Incontri, in un clima di solidarietà, amicizia, affetto, scambio, desiderio di incontro.

Partecipano alla rassegna i poeti: Beat Brechbühl (Svizzera), Ferruccio Brugnaro (Italia), Casimiro De Brito (Portogallo), Almedina Dedovic (Bosnia), Alexandra Domínguez (Cile/Spagna), Tarek Eltayeb (Egitto/Sudan/Austria), Haydar Ergölen (Turchia), Angel Guinda (Spagna), Iztok Osojnik (Slovenia), Gianluca Paciucci (Italia), Paul Polansky (Stati Uniti), Janine Pommy Vega (Stati Uniti), Saban Sarenkapic (Serbia/Bosnia), Abdullah Sidran (Bosnia), Vojo Sindolic (Croazia) e Willem van Toorn (Olanda).

I musicisti: Luca Colussi (batteria e percussioni), Riccardo Morpurgo (pianoforte), Simone Serafini (contrabbasso), Giuliano Tull (sax), e Almir Nezic (basso).

I traduttori: Sinan Gudzevic, Raffaella Marzano, Ivana Varunek, Valentina Confido, Vojo Sindolic, Amela Filipovic, Cedo Kisic, Tvrtko Kralic, Sandra Mitrovic, Paola Malavasi, Franco Paris, Michele Obit, Ksenija Premur, Manuele Masini, Emilio Coco, António Simões, Tanya Tarbuk, Silvio Ferrari.

Oltre alla figura di Izet Sarajlic, sarà ricordato anche Alfonso Gatto con gli interventi di Giacomo Scotti e Francesco Napoli.

Per informazioni: Casa della poesia, tel.089/953869 – 089/951621 – 347/6275911 – 328/8459483

Biancamaria Frabotta: Quartetto per masse e voce sola

Biancamaria Frabotta (nella foto) una delle più importanti voci poetiche contemporanee, in Quartetto per masse e voce sola (Donzelli, 2009) traccia un bilancio raccontando cinquant’anni di esperienze, memorie, riflessioni, di una donna poeta.

Chiunque voglia accostarsi per la prima volta alla poesia di Biancamaria Frabotta non potrà prescindere da questo piccolo libro, un autoritratto che scandisce il mondo interiore della poetessa attraversando anche la Storia d’Italia del secondo Novecento: il Sessantotto, gli anni del femminismo, la poesia plurale, la crisi politica e culturale. Biancamaria Frabotta nel suo autoritratto mette isieme le due facce: l’eternamente presente e l’eternamente fuggito, che costituiscono il volto della poesia.

Intervista di Luigia Sorrentino (Roma, 28 settembre 2009)

Nella sinfonietta “Quartetto per masse e voce sola” si incontrano quelli che lei definisce “volti senza padrone”. Una galleria di confessioni rubate e trasferite in una profondissima emozione lirica che fotografa e fissa in una istantanea il passato e il presente.  Autoritratto, dunque, doppio, plurimo, spennellate rapide, del tempo che ci scivola accanto in un ingorgo tra pubblico e privato tutto proiettato verso Il tempo a venire. Parliamo del titolo, che non è un vezzo estetizzante…
Il titolo Quartetto non è un vezzo estetizzante. Si tratta di quattro variazioni su un tema centrale, l’iniziazione alla poesia connessa al profondo rapporto che spesso le donne hanno con la madre. O meglio ancora la loro esecuzione su quattro diversi strumenti. Quattro generi letterari, se vogliamo: la memorialistica, personale e in qualche parte anche generazionale, la critica letteraria, il racconto di viaggio, il saggio etico-politico. Il collante di tutto ciò è un autoritratto “onesto” se possibile, con un io fittizio, ma responsabile. Un vecchio slogan del femminismo degli anni Settanta ricordava che il personale è politico, nell’esistenza delle donne. E io credo che lo sia nella vita di tutti noi, ieri, come oggi, come sempre. Se per politica non s’intende naturalmente una gestione privatistica di affari che vengono spacciati per pubblici e non lo sono. La voce sola è quella del poeta che non può cantare nel coro, a meno che non lo scelga per una vocazione penitenziale o populistica. Ma oggi la solitudine non esiste, se non nelle plaghe di disperati paesi senza vita e senza economia. Le masse sono il tuorlo universale in cui l’embrione di ogni pensiero, o sentimento galleggia, naviga, soffoca, rinasce. Questi sono i nostri tempi. Possiamo anche, come Pasternak, affacciarci alla finestra e chiedere ai bambini che giocano nel cortile: quale millennio è oggi bambini? Ma costa sangue e lacrime. Di solito, altrui.

Nel capitolo “Una pluralità di poeti” lei fa un confronto tra la “milanesità” tutta moderna, contemporanea, che a partire da Sereni passando attraverso la “Ragazza Carla” di Pagliarani arriva fino a Cucchi e De Angelis producendo opere mature e importanti, e la “romanità”, povera di poeti autoctoni, come Belli, Cardarelli e Vigolo, ma ricca di autori “romanizzati” che però, secondo lei, non sono riusciti a dar vita a una vera scuola di poesia. Come spiega questa differenza tra Roma e Milano? Perché Roma non riesce a costituire una vera scuola di poesia, ma solo singoli poeti?
Per dir la verità credo che un poeta, un singolo poeta, uomo o donna che sia, non pensi mai a creare una scuola di poesia. La parola “scuola” non si adatta allo scontroso stare al mondo di chi è già sin troppo occupato a tenere a bada il continuo rimuginìo di parole che trovano pace solo nel felice rifugio di un verso. Non voglio dire che i poeti non abbiano amici con cui incontrarsi, far comunella, scambiarsi qualche futilità. E’ un modo di stare accanto l’uno all’altro, un po’ come i bambini, che non hanno molto da dirsi, se non fantasiosi vaniloqui accompagnati da gesti, toccamenti sfuggenti, umbratili mutamenti di umore. Né voglio insinuare che un sodalizio tra poeti non possa riguardare il loro comune pensare la poesia o il mondo. I poeti non smettono mai di pensare, ma in un loro curioso inafferrabile modo. Le scuole hanno bisogno di aule, banchi, interrogazioni, riconoscimenti. E soprattutto di ordine. Nemmeno a Milano, credo, si sia mai inteso creare una scuola. Nel Quartetto poi io attribuisco diversi comportamenti ai poeti delle due città. A Milano mi fermai la prima volta a leggere le prose inedite di Carlo Cattaneo conservate nel Museo del Risorgimento, ma anche, negli anni Settanta, ne attraversai il centro blindato e terrorizzato da implacabili manifestanti. Un critico puro dovrebbe cercare ciò che trova nei libri. Un poeta critico vede ciò che altri non hanno dentro di sé. E che in qualche modo è già predisposto ad essere colto. E così Roma mi è sempre parsa inafferrabile, sfuggente, indisciplinata, inclassificabile e non rappresentabile. I suoi poeti, quasi tutti immigrati dentro la sua simbolica cerchia di mura, come potrebbero sfuggire a questa eccezionalità?

In “Elogio del fuoco”, che si trova nella parte finale della seconda parte del libro, lei fa un’auto-descrizione fisica ed uditiva di una delle più grandi poetesse del Secondo Novecento, Amelia Rosselli. Lei tiene, peraltro, un corso monografico all’Università “La Sapienza” di Roma proprio su Amelia Rosselli che – tutti sanno – frequentava e amava moltissimo i giovani. Quale è stato il rapporto tra lei e Amelia Rosselli, e che eredità le ha lasciato?
Il “pezzo” di cui lei parla a dir la verità è un elogio funebre. Lo lessi a Roma, davanti al feretro di Amelia nella Casa della Cultura il 16 febbraio 1996. E a stento, facendo fatica a trattenere le lacrime. Amelia morta, Amelia suicida era un pensiero insostenibile. La sua poesia oggi diventa presto popolare fra i giovani, soprattutto donne, che la incontrano nei miei corsi di poesia. Si dice che il pubblico giovanile resti lontano dalla poesia dei Grandi e preferisca occuparsi solo di sé stesso in un’autoreferenzialità cocciuta ed esaltata. E forse è vero. Ma con un poeta intrattabile (parlo delle sue poesie, non di un carattere che può oggi apparire soltanto la mitica proiezione di un tempo stellarmente lontano dal nostro) come Amelia Rosselli, è diverso. Non possono parafrasarla, ma la capiscono e vi si assimilano, a loro modo. L’eredità che mi ha lasciato? Urticante e dunque indimenticabile. Le prime poesie che pubblicai su “Nuovi argomenti” ne portano il segno. Ma capii presto che bisognava liberarsi dell’inevitabile epigonismo cui ci dannava. E contemplarne la straordinaria intelligenza “altra” un po’ da lontano, assorbendola a piccole dosi. Un’isola ignota è meglio desiderarla e non violarla nella realtà.

“I nuovi climi” la raccolta poetica che ha pubblicato nella collana di poesia curata da Maurizio Cucchi è una poesia che acquista nuovi spessori nel segno di una nitidezza affabile e una sapienza del tutto esente da effetti letterari. Una raccolta che risente della formazione milanese, di Saba, una poesia che rinuncia a qualsiasi inquietudine, una voce pacificata, serena, composta, che non si discosta dalla contemporaneità, anzi, ne è permeata.
Come si colloca questa opera all’interno della sua vasta produzione poetica?

Pacificata? Serena? Avrei qualche dubbio ad applicare a I nuovi climi che, nella sezione omonima, si svelano nella loro imprevedibile distruttività, questi aggettivi che alludono a una condizione d’animo che non disprezzo affatto. Ma che non merito. La compostezza invece mi appartiene e non certo per un retrivo bisogno di ordine, ma per una faticosamente raggiunta saggezza stilistica, in primo luogo. Non sapienza, prego. Ma saggezza, amicizia offerta e ricambiata fra sé e quello che si scrive. Tocco delicato, lento, controtempo e controcorrente. L’ego sbandierato stanca, alla lunga, se resta la unica nostra compagnia. Parlare di noi a noi stessi ci compensa, ma che noia! Solo con me stesso ancora non mi annoio, scriveva Giorgio Caproni. Beato lui. Un poeta scontroso, ma anche amante dell’umanità, diffidente della metafisica. Sofferente e partecipe. Per me resta un modello. Non letterario, metrico o tematico. Mistico, direi.

Lei prima di pubblicare “I nuovi climi” con Giorgio Devoto, l’editore di San Marco dei Giustiniani (Genova 2005) ha pubblicato “Gli eterni lavori”, con prefazione di Giorgio Patrizi, una raccolta molto significativa, che ha quasi introdotto la sua poesia successiva. Il discorso poetico già in quest’opera si è soffermato sulla percezione della natura, orientando la sua scrittura verso un confronto tra la storia individuale degli uomini e la natura, così come essa si presenta.
L’eterno lavoro è quindi dare conto di questa relazione?
La ringrazio per questa domanda che mi assilla da qualche anno. Il che vuol dire che ogni risposta qui intessuta, risulterebbe fittizia. L’occasione di quelle poesie che apriranno il mio nuovo libro è semplice: una casa, tra campagna e mare, in Maremma, circondata non da un giardino, ma da un campo. Bellissima parola, naturale, ma anche astratta, indicibile. Un campo da contemplare? Da lavorare? La natura che per la prima volta ho guardato da vicino, anche se con i vizi congeniti della cittadina che non sa riconoscere nelle piante i tagli dell’anno precedente (eppure è da lì che vigorosa parte la ricrescita) non lesina dure lezioni a chi vorrebbe addomesticarla in un idillio. Mirabolante e crudele (Dio è un arredatore, ho sentito dire nell’ultimo film di Woody Allen) smentisce facilmente il nostro vanto di creature civilizzatrici. E’ un po’ come con la poesia. Grazia, o lavoro? Dono, o fatica? Da anni rileggo Vita activa di Annah Arendt. Le sue pagine sul lavoro e sulle opere umane sono stupende. Ma la poesia, dubito, che possa veramente avvalersene. E mi perdoni le solite poche e confuse idee senza cui non si scriverebbe più nemmeno un verso.

da: “Elogio del fuoco” di Biancamaria Frabotta

Davanti alla bara di Amelia Rosselli
Roma, 16 febbraio 1996

“Il fuoco riscalda.
A leggere la poesia di Amelia, la temperatura del nostro corpo si altera un po’. Talvolta si abbassa più spesso si innalza. E non diversi effetti scaturivano dall’ascolto, dalla sua viva voce di straordinaria lettrice. Lei ardeva per suo conto. Era con te, qualche volta contro di te, ma mai lontano da te. Ti metteva a parte dei suoi segreti, ma non della sua intimità. Amelia era furiosamente, strenuamente pudica.
Il fuoco disinfetta.
E cauterizza le piaghe. Lei ci comunicava i suoi incubi, i mali che la torturavano e insieme i suoi paradisi, la gioia del tempo, la passione politica che l’ha sempre agitata, e tutto, il male, come il bene supremo, acquistava un solo tono, il suo. La sua voce era un basso profondo, una musica che faceva lievitare la fondamentale tra le parole rese singole e compenetrate le une nelle altre. Un campo di spighe uniformemente mosse al vento eppure così variate, inafferrabili a un solo colpo d’occhio. Mai un grido nella sua recitazione, eppure quanti soprassalti nelle sue poesie! Per lei hanno nominato Campana, Rimbaud. Ma nulla le era più estraneo dello sregolamento dei sensi, dello sfrenato abbandonarsi all’altra voce che urge quando la ragione tace. In lei parlano entrambe, la ragione della mente e quella che piove dall’Altrove, in una educata, civilissima convivenza che non dimenticheremo mai.”
[…]

Luigia Sorrentino: La nascita, solo la nascita

“Ci si accorge presto, nel corpo a corpo che il lettore deve poter ingaggiare con questo libro – o meglio: che questo libro gli impone – che si ha a che far con una non comune tempra reattiva, con un personaggio (chi ha scritto questi versi, ovviamente) che riesce a muoversi con lucidità evidente quanto con calore insolito, con ben controllata passione anche in presenza delle più vive eccedenze del cuore. Ma queste ultime non arrivano mai a mettere in questione l’esattezza della scrittura, il suo equilibrio e la sua imprevedibilità espressa da improvvise accelerazioni, da increspature analogiche impreviste, da un uso molto accorto e quanto mai efficace del verso, autentico tempo-spazio espressivo di riferimento ineludibile”.
di Maurizio Cucchi

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Alberto Toni: Alla lontana, alla prima luce del mondo

Alla lontana, alla prima luce del mondo (Jaca Book, 2009) di Alberto Toni “è un libro dalla bellezza misteriosa e sfuggente. E come a volte accade dei libri in cui la bellezza si manifesta naturalmente, si stenta a capire la ragione di questa emozione di lettura. Non si incontrano eventi numinosi, scorrendo queste pagine, né lampi rivelatori, quei nodi snodati che danno il passo rivelante a molti libri brucianti e durevoli.” (di Roberto Mussapi)

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Sergio Zavoli: La parte in ombra

Ci sono pochi uomini di cultura in Italia come Sergio Zavoli, attuale presidente della commissione di Vigilanza della Rai, già Senatore della Repubblica, ex presidente della Rai, giornalista, autore radiofonico e televisivo, scrittore, ma anche poeta.
La sua ultima raccolta di versi, La parte in ombra è uscita a marzo del 2009 nella collana Lo Specchio, Mondadori, come anche la precedente, L’orlo delle cose (2004).

Ma come può un giornalista, un senatore, un presidente della commissione di vigilanza Rai trasformarsi in poeta?

Ecco, la domanda.
Dentro questa domanda sta, semplicemente, il farsi poesia: dire la parola.

Ecco, dire la parola è la risposta alla domanda.

La parola, in poesia, è data, consegnata. E una volta che è data, è data, ciascuno può lanciarsi in ogni possibile interpretazione.

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Titos Patrikios e Franco Loi

Titos Patrikios, nato ad Atene nel 1928, è uno dei maggiori poeti greci contemporanei. Franco Loi, nato a Genova nel 1930, vive a Milano. E’ uno dei più importanti poeti italiani del Secondo Novecento.
La conversazione sull’ “Edipo a Colono” di Sofocle è avvenuta dopo il reading nei Giardini del Poio di Franco Loi e Titos Patrikios ‘Perchè tu mi dici poeta’, incontro moderato da Arnaldo Colasanti.

Edipo giunge a Colono con sua figlia Antigone quando è ormai prossimo alla morte. Entrando a Colono entra nella verità profonda, “del disvelamento”. L’esule, che contro la sua volontà si è macchiato di delitti impronunciabili, entra nella città delle Benevole e viene rapito dagli dei, innalzato, difeso e benedetto dalla terra che si prepara ad accoglierlo. L’uomo oscuro (Edipo) umilia l’uomo insigne (Edipo): “proprio ora che sono annientato sono diventato un vero uomo?” è l’interrogativo che si pone.
Gli enigmi (tantissimi) del vecchio Edipo non hanno risposta nè soluzione se non nel dispiegarsi di tutta la sua dolorosa esistenza. Il riscatto che gli dèi gli concedono è di sollevarlo dalla macchia secondo una legge fisica di mutamento che prescinde da meriti e colpe.   Continua a leggere

Davide Rondoni, la cronaca del profondo

Davide Rondoni

Laureato in letteratura italiana all’Università di Bologna ha fondato e dirige il Centro di Poesia Contemporanea di Bologna. Ha scritto alcune raccolte di poesia pubblicate non solo in Italia, ma anche nei principali Paesi europei e negli Stati Uniti. Il suo ultimo libro, Apocalisse amore è uscito nel 2008 (Mondadori).

 

L’intervista a Davide Rondoni è stata realizzata da Luigia Sorrentino il 21 aprile 2009 nella Libreria l’Argonauta di Roma

 

Luigia Sorrentino: Davide Rondoni, riusciremo a salvare la poesia del vivere? In un’epoca che sembra più spesso metterci in difficoltà con tutti i drammi che l’attraversano e anche gli interessi economici della politica dentro i quali l’uomo è stretto, imprigionato?

Il futuro non è solo dei poeti. La poesia del vivere la salvano tante persone che accettano le condizioni dell’esistenza senza far finta di essere in paradiso, nè di essere all’inferno, quindi accettando la penombra, la condizione in cui tutti siamo, che ci obbliga a cercare e a guardare le cose come sono, mettendole a fuoco, come fa la poesia. La poesia ha sempre realizzato questo prodigio: mettere a fuoco le cose dell’esistenza. Gli uomini parlano poeticamente non tanto per andare da un’altra parte, ma per fare un viaggio dentro la vita. Dante per ‘mettere a fuoco’ Beatrice ha scritto La Divina Commedia. Il fuoco della poesia e l’arte in genere, hanno quest’unica funzione: di essere arte e quindi, in quanto tali, di ‘scottare l’esistenza’, di risvegliare col fuoco, con qualcosa di ‘bruciante’ che sia più caldo del ‘tiepidume’ normale della vita delle persone.”

Che legame c’è tra la poesia e la cronaca? Spesso ci si sente dire che la poesia è lontana dalla cronaca…

Chi pensa che la poesia sia lontana dalla cronaca non conosce la poesia e neanche la cronaca. La poesia parte sempre dalle circostanze dell’esistenza che diventano l’ispirazione. L’ispirazione per un poeta può anche venire da un fatto di cronaca. Anzi, se stiamo attenti tutto è cronaca in qualche modo. Ci può essere una cronaca della superficie, e questo è quello che fanno, che devono fare, i mass media, i giornali, ma ci può essere e ci deve essere anche una cronaca del profondo. Questo fa la poesia.

Nel suo saggio “Il fuoco della poesia” (Ed. BUR, 2008), scrive testualmente: ‘Voglio anch’io delle ronde: Ma non intendo quelle di vigilantes, di cittadini giustizieri, o altre cose simili. No, no, voglio le ronde delle mamme”.
Le ronde delle mamme per vigilare contro la violenza urbana?

Voglio le ronde delle mamme perchè in Italia c’è una grande questione educativa su come stiamo tirando su i nostri figli, i nostri ragazzi. In un Paese che litiga sulle parole fondamentali: sulla parola ‘figlio’, ‘madre’, sulla parola ‘vita’, ‘morte’. Questo vuol dire che c’è un’emergenza forte, un’emergenza più radicale. Siamo in un momento dove ciascuno deve fare la propria parte, e questo non significa fare solo ciò che si deve fare, la madre la madre, l’impiegato l’impiegato, il poeta il poeta, il politico il politico… Bisogna uscire dalla schematizzazione dei ruoli e aggiungere qualcosa che sia ‘la generosità nella battaglia’. Le ronde delle mamme sono un invito a sorvegliare da genitori facendo delle proposte.

Sempre nel suo saggio lei cita Allan Ginsberg che in “Urlo” ha scritto: ‘Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia’. Con questo messaggio che parte da Ginsberg, lei si rivolge ai giovani, a quelli che fanno uso di droghe e dice: ‘Le cifre sono pugnali’. Sette su cento – aggiunge – sono i giovani che ricorrono alla cocaina, la maga bianca e tremenda…

Credo che ci sia una grande questione educativa che riguarda l’uso del sè, dei propri sentimenti. Baudelaire, nonostante quello che si pensa, era contrario all’uso della droga e dice una cosa interessante rispetto all’uso dell’hashish e dice: ‘Che cosa vuoi che me ne freghi che l’hashish non fa male ai polmoni? L’hashish fa male alla volontà e se l’uomo è malato nella volontà è la cosa peggiore che possa succedere.’ Credo che oggi molti ragazzi abbiano proprio questo problema, una sorta di malattia della volontà che dipende non solo dalla droga, ma, in molti casi, dal vedere adulti poco impegnati con l’esistenza, concentrati a costruire la propria ‘carrierina’.

La sua è una poesia della realtà, come quella di Pasolini o Giovanni Testori. Nel suo ultimo libro di poesie, “Apocalisse amore” non a caso lei dedica una poesia a Marco Pantani il grande ciclista trovato morto in una stanza d’albergo a 34 anni…

Tutte le grandi poesie della realtà sono poesie visionarie perchè la poesia della realtà è poesia della visione. E’ il vedere il mondo come scena, più che come realtà. Questo è l’atteggiamento che rende possibile la visione. La connessione tra ciò che accade nella realtà, cioè tra il dettaglio e l’infinito. L’intenzione di legare il particolare all’infinito è al tempo stesso realista e visionario. L’ispirazione è il prendere il respiro da qualcosa che è data. La poesia non si autogenera ma è sempre movimentata dal colpo della realtà che dà la voce al poeta. Continua a leggere

Giovanna Rosadini, “Unità di risveglio”

Giovanna Rosadini Credits Foto Dino Ignani

Anticipazione editoriale
di Luigia Sorrentino

Partendo da una drammatica vicenda personale Giovanna Rosadini approda al suo secondo libro di poesie, “Unità di risveglio” in corso di pubblicazione con la casa editrice Einaudi.

Si tratta di un’opera di straordinaria sintesi attorno al tema del risveglio, nel suo significato più profondo: “Il mio corpo è diventato/ un altro./ Non sa più/ chi era. / Si perde tutte/ le risposte, /mi lascia / senza scampo. / Uno scafandro ottuso/ sul fondo del mare.”

(Da: “Unità di risveglio”, Einaudi)

Il risveglio che la Rosadini rievoca fin dalla prima poesia rinvia a un’esperienza profondissima. L’autrice chiama, fin dai primissimi versi, con voce chiara e lucida e nello “scriversi” sempre piu` consapevole, costringe il lettore a percorrere lo stesso cammino, pieno di dolore, fino a una nuova dimensione esistenziale: “La notte mi scivola incontro,/ risale le membra fino a buio completo:/ ed è un conforto che allenta ogni residuo /del giorno, un pozzo che annega/ ogni tentato ritorno di questa luce/ che tutto cancella, di questa nuova/ interezza fatta di avanzi, residui/ che l’anima incolla, assenze/ che nulla controlla.// E sono fuori/ dal rintocco,/ implacabile, di tutte le lancette/ inciampate nella corsa del mondo.” (da: “Unita` di risveglio”, Einaudi).

“Unita` di risveglio” arriva subito dopo “Il sistema limbico” (Atelier, 2008) libro-esordio. Quando l’ha scritto la Rosadini era lontanissima dall’immaginare cosa le sarebbe accaduto, eppure alcune poesie risuonavano gia` allora come una premonizione, un avvertimento: “Il silenzio pullula di voci/ premono sulle membrane/ scoppieranno come piccole bolle/ disegneranno di ischemie/ la polpa del cervello, vuoti/ a mai rendere, aborti/ procurati, prossimi/ buchi neri nello spazio curvo/ che il pensiero non assolve.” (da: “Il sistema limbico”, Atelier, 2008).

In effetti la stessa Rosadini ammette: “Anche ‘Il sistema limbico’ è la storia di un risveglio, in senso emotivo-creativo, e` la storia di un ritorno di consapevolezza riguardo alla pratica della scrittura e al recupero di una dimensione vitale ed emotiva tenuta ‘sotto’ fino a quel momento. E infatti, ne “Il sistema limbico” la Rosadini ci preparava al ‘suo’ risveglio scrivendo in una delle sue piu` riuscite poesie: “Uno stallo prelude al precipizio/ niente piu` motori a sostenere l`aria/ andati i propulsori che tenevano il volo// nell’istante che precede la caduta/ lo sguardo alla foresta di parole/ che tende le braccia, da sotto.” (da: “Il sistema limbico”, Atelier, 2008).

E così nei due libri la Rosadini svela una voce poetica esemplare (e inconscia) che si abbandona a una ‘visione larghissima’ che non ha denominazione, definizione proprio perché immensa.

Intervista a Giovanna Rosadini
di Luigia Sorrentino
24 marzo 2009

“Unita` di risveglio” racconta una storia vera. Ne vuole parlare?

Ci provo, anche se, a distanza di quattro anni, ciò mi costa ancora una enorme fatica. Il 28 maggio 2005, a seguito di un banale cateterismo tubarico all’orecchio sinistro, sarebbe a dire un’ insufflazione, sono finita in coma.

Non ero mai stata sottoposta, prima, a questo tipo di pratica; ma eravamo (con la mia famiglia, Paolo e i nostri due ragazzi, Matteo e Bianca) alla vigilia della partenza per una lunga vacanza negli Usa, che avrebbe previsto diverse tappe, con punto d’arrivo nelle isole Hawaii, dall’altra parte del mondo. Dunque, siccome accusavo un risentimento fastidioso, pensai di mettermi al riparo da possibili guai più grossi recandomi allo studio del mio otorino di fiducia, un medico genovese che mi seguiva sin dall’ infanzia.

Quel sabato mattina (era una tiepida giornata primaverile) partii in auto da Milano insieme a mia figlia, che aveva allora nove anni; saremmo dovute rientrare l’indomani, dopo una serata in riviera coi nonni… Certo non potevo immaginare che avrei rivisto casa mia solo l’autunno seguente, e Paolo e Matteo dopo mesi… L’ultimo ricordo preciso è la telefonata di mio marito appena arrivate a Genova, poi tutto si sfilaccia…

Un arresto cardiorespiratorio da riflesso vasovagale dovuto all’intervento mi ha precipitato nel buio…

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Alberto Casadei: “Poesia e ispirazione”

Alberto Casadei

Alberto Casadei nel suo saggio “Poesia e ispirazione” (Luca Sossella Editore, 2009) indaga l’enigma originario dell’ispirazione.
Quali sono i processi mentali che sono all’origine della poesia?
Alberto Casadei, compie un originalissimo percorso fra mito letterario e neuroscienze. Il discorso sull’ispirazione diviene, nel suo saggio, un ragionamento sulle connessioni tra linguaggio e attività psichica.

‘La poesia diventa – come lo stesso Casadei afferma – uno scarto del pensiero, necessario e urgente in quanto capace di rendere concepibile un’alternativa al reale’.

Intervista a Alberto Casadei
di Luigia Sorrentino

 

Lei in questo libro indaga l’enigma dell’ispirazione e ci parla delle nuove esplorazioni del poeta… Che cosa è cambiato, rispetto al passato, nel rapporto tra poesia e ispirazione?

Ora siamo in grado di accettare l’idea di una lirica che nasce da aspetti solo in parte esplorati del nostro ‘inconscio cognitivo’. Quando io leggo testi come quelli di Rimbaud, o di Celan, o di Amelia Rosselli capisco che essi hanno un senso, magari anche molto profondo, ma non sono in possesso delle chiavi per decodificarlo. Questi stessi autori parlano della loro ‘ispirazione’, dicono magari di essere stati come spinti a scrivere da una forza superiore, ma non sanno spiegare come cio’ sia avvenuto. Ora le scienze cognitive ci stanno cominciando a insegnare che le componenti razionali sono solo una piccola parte di tutte quelle che costituiscono la nostra interezza come individui e insieme come appartenenti alla specie umana: la nostra esperienza più profonda puo’ riemergere abolendo le norme grammaticali consuete, e questo fa sì che noi siamo in grando di intuire un senso anche in testi molto oscuri. L’ispirazione sembra allora un modo di ricostruire il rapporto io-mondo su basi diverse da quelle consuete, ma non per questo in maniera esclusivamente ex-lege. Per non ottenere testi privi di qualunque senso decifrabile (come avviene p.e. in certi surrealisti), occorre che si possa riconoscere una regola interna, ovvero che la grande tradizione letteraria e in specie poetica, e la capacita’ di ricreazione stilistica propria del singolo si compenetrino: altrimenti, non si avra’ ispirazione ma solo ripetizione o solo follia.

 

Qual è il rapporto tra poesia e mito?

Fino ad oggi, in molti hanno tentato di ricostruire gli aspetti ‘fondativi’ della poesia ricostruendo in modi storici, filologici o antropologici le indicazioni che ci venivano dai testi orfici, dalle tante rappresentazioni delle Muse o delle divinità come fonti di ispirazione, dalle prime analisi dei filosofi antichi (greci ma anche persiani o indiani). In sostanza, il rapporto fra poesia e mito è rimasto collegato a testimonianze interpretabili in vario modo, a loro volta ‘rimitizzabili’, un po’ come hanno fatto Nietzsche, Heidegger e anche Freud nella sua decodifica geniale ma solo in parte scientifica, come lui stesso ammetteva.

Oggi possiamo cominciare a ricostruire un orizzonte biologico-esperienziale che ci rimanda al nostro essere uomini prima che alle sovrapposizioni interpretative più o meno antiche. La poesia delle fasi pre-razionali (soprattutto quelle delle codifiche del campo poetico da parte di Aristotele) ci appare legata a modalità di funzionamento della mente ritmiche e analogico-metaforiche prima che logico-sintattiche: in questo senso, si comprende perché Platone accettasse in un primo tempo (specialmente nello Ione) una lettura della poesia come espressione del verbo degli dèi, segnata da una ‘divina mania’ che poteva produrre componimenti bellissimi ma non fondati sul ragionamento dialettico. In un secondo tempo, e cioè all’epoca della Repubblica, questa disponibilità nei confronti della poesia cessò drasticamente: il poeta ispirato poteva anche essere anche un ex-lege, e quindi era opportuno lasciarlo fuori dal mondo sociale ben organizzato. Da quel momento la storia della poesia pre-classica finisce, e comincia un lungo periodo in cui della poiesis come generatrice di miti non si parlò più, sino alle riscoperte romantiche. Continua a leggere