Tecniche delle conversazioni, “L’assoluzione”

Lorenzo Lotto, Santa Lucia davanti al giudice (1532), Pinacoteca Civica di Jesi

A Milano sabato 20 maggio 2017,  a Palazzo Cusani (ingresso da via del Carmine 8), si terrà il Seminario L’Assoluzione a cura dell’Accademia delle Tecniche delle Conversazioni dalle 16:00 alle 19.30. Introduce i lavori Giampaolo Lai.

di Pierrette Lavanchy

Che cos’è l’assoluzione e perché ce ne occupiamo?

L’assoluzione è la liberazione da una imputazione di misfatto contro persone o cose. Assolvere qualcuno vuol dire liberarlo da una imputazione di misfatto. Le fattispecie di misfatto vanno dalla frode al tradimento, dall’omicidio al furto. Ogni assoluzione presuppone il compimento di una mala azione, di un’azione che ha provocato un danno. L’assoluzione ha a che fare con il perdono. Tra il misfatto e l’assoluzione si trova un ampio spazio. In questo spazio si precipitano gli oggetti più diversi gli uni dagli altri: oggetti psicologici, oggetti di movimento, oggetti soprannaturali, quali il pentimento, il senso di colpa, il risarcimento, l’amnistia, il condono, il perdono di Dio. Continua a leggere

L’urlo dei colori sopra il bianco

COVERdi Evelina Miteva

Somiglia più all’urlo di un animale (Italic, 2014) di Alessio Alessandrini è una poesia del dolore, del mondo che duole dentro di noi, pesante e bello e che non riusciamo più a sopportare. Leggere questa poesia è come camminare sui percorsi del proprio inconscio, rosso e buio, avvolto in un assordante silenzio. L’autore ci costringe a tornare nella terra che abbiamo abbandonato anni fa – la terra dove le cose coincidono con se stessi – quella terra che, purtroppo, abbiamo sostituito con delle mezze verità. E questo ritorno forzato verso quello che c’era e non c’è più, fa male, fa male leggerlo ma fa anche venire la voglia di ritrovare la propria terra perduta.

Alessandrini organizza il suo libro in diversi cicli, tre dei quali principali, sottodivisi in varie entità tematiche. Il primo ciclo, “Meteorologie”, oscilla tra la meteorologia esterna e quella emotiva, e in entrambi casi quello che prevale è l’inverno e la solitudine desolata della neve: Continua a leggere

“Olimpia”, di Luigia Sorrentino

di Fabrizio Fantoni
Roma, 10 febbraio 2013

Milo De Angelis nella prefazione di “Olimpia” (Interlinea 2013), afferma: “Scrivendo Olimpia, Luigia Sorrentino scrive il libro della sua vita. Olimpia punta all’essenza, tocca in profondità le grandi questioni dell’origine e della morte, dell’umano e del sacro, del nostro incontro con i millenni. Ha uno sguardo lungimirante: sguardo ampio, prospettico, a volo d’aquila. Ma ha anche improvvisi affondi nella fiamma del verso.”[…] E aggiunge: […] “I tempi s’intrecciano, entrano in un’epopea dove tutto è così nostro da diventare remoto, tutto è così perduto da diventare presente. Olimpia riesce a esprimere questo tempo assoluto, e lo fa in modo mirabile, con architetture possenti ma anche con i guizzi fulminei della vera poesia. Tempo assoluto che contiene ogni tempo.” Un’opera della maturità, sottintende il poeta scrivendo: “Olimpia punta all’essenza, tocca in profondità le grandi origini della vita e della morte.”
Chi è per te Olimpia?

 

Olimpia” è l’incontro con un luogo, con un’essenza femminile, con una città, con una condizione, la condizione umana. Nel libro non vi è più nulla della città, forse non c’è più nemmeno l’umano, ma soltanto il riverbero di una voce che arriva da lontano. Tutto è irrimediabilmente sparito, raso al suolo, forse proprio per questo De Angelis scrive che “Olimpia” esprime un tempo assoluto, cioè un tempo che contiene ogni tempo. Tutto è già accaduto, è dietro di noi, ma anche davanti a noi, racchiuso in uno spazio circolare. La poesia è lì, in un’essenza viva, nitida, pulsante, è una voce che chiama a sé i suoi figli e li accresce, “in tutto ciò che siamo stati” e facendo questo percorso a ritroso nel tempo, tocca le grandi origini della vita e della morte. Continua a leggere

Corrado Benigni, “Tribunale della mente”

Nello scaffale, Corrado Benigni
a cura di Luigia Sorrentino

“Siamo davvero la misura di una colpa/ o la memoria di un silenzio che ci contiene?” Sono i versi che introducono la raccolta di poesie “Tribunale della mente” di Corrado Benigni pubblicato da Interlinea nel 2012. Versi che fanno riflettere, che pongono immediatamente il centro della nostra esistenza. Chi siamo veramente? Il poeta che pone la domanda è nato nel 1975 e vive a Bergamo. Fa l’avvocato di professione, e ha scritto questi testi tra il 2007 e il 2012. “Nessuna colpa ricadrà sui figli”, scrive più avanti in una prosa poetica, “perché le parole come il tempo sono contate e la natura non sa attendere.”
La natura, come scrive Benigni, è acqua che beve se stessa. E ancora una domanda: “Come placare questa sete?”

“Ogni nome nasce da una legge che lentamente dice chi siamo, mentre una luce si estingue, per tornare nel giudizio di ciò che è già stato.” Continua a leggere

In scena il “Manfred” di Byron

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Una grande sfida rimettere in scena il “Manfred”. Ne fu grandissimo interprete, come molti di voi ricorderanno, Carmelo Bene. La sua fu una interpretazione impareggiabile. Lo potete rivedere nel video qui sopra.

Proprio il “Manfred” è la prima rappresentazione del ciclo “L’Amore in Occidente” che L’Alt(r)o Teatro mette in scena a Caserta il 24 e il 25 febbraio alle ore 21 in via Ruggiero 93 presso “L’Altro Teatro”. Interpreti Michela De Lucia, Angelo Formichella, Saverio Gallo, Giovanni Gallo; musiche e voci fuori campo Donato Cutolo; tecnici luci audio video Andrea Mastrangelo, Emilio Merola; costumi Sartoria “Mani di Fata”; regia di Giovanni Gallo. Continua a leggere

Parliamo di… “Vanità della mente”

 “Vanità della mente” di Gian Mario Villalta, Mondadori 2011

a cura di Luigia Sorrentino

Scelgo le prime sei poesie tratte da Vanità della mente appena uscito con Mondadori nella collana dello Specchio (ero 14,00) per introdurre, per la prima volta in questo blog, Parliamo di Vanità della mente” di Gian Mario Villalta.

Il libro si presenta suddiviso in quindici sezioni, L’invaso, (qui sotto interamente riportata), Notte di San Nicolò, Kindergarten, Nel buio degli alberi, In pensiero di casa, Revoltà, Atto unico, Ritorni istriani, Regione, Il rumore che non senti ancora, Festeggiamenti per il nuovo anno, Cronaca famosa, Mia colpa, Trailer, Migrazioni.

Mi piacerebbe leggerlo insieme a voi, lettori del blog, per conoscere le vostre impressioni su queste poesie che si presentano con una scrittura forte e composta, con scene di profonda realtà. Qui persino il buio rivela qualcosa, annuncia il segreto della poesia, nella notte di San Nicolò, che nel periodo più buio dell’anno, porta dono ai bambini. Continua a leggere

Ingeborg Backmann e Paul Celan

Ognuno parla con la colpa dell’amore: è il titolo del convegno sulla profonda e tormentata relazione tra due dei più grandi poeti del Novecento, Ingeborg Bachmann e Paul Celan.
Il 15 e il 16 giugno 2010, presso la Villa Sciarra-Wurts sul Gianicolo (via Calandrelli 25, Roma), sono previste due giornate di studio e discussione sull’intenso carteggio tra i due autori, appena pubblicato dalle edizioni nottetempo con il titolo Troviamo le parole. Lettere 1948-1973 (pagine 336, euro 25,00).
Promosso dall’Istituto Italiano di Studi Germanici e dall’Università Sapienza di Roma, in occasione della pubblicazione del libro, il convegno ospiterà gli interventi di traduttori, scrittori, germanisti, latinisti, curatori, filosofi ed editori: da Franco Serpa, latinista e musicologo, al filosofo Giorgio Agamben; dallo studioso Clemens Härle al germanista Franz Haas; da Ginevra Bompiani di nottetempo a Thomas Sparr di Suhrkamp Verlag.
Durante gli incontri si parlerà dell’intensa storia d’amore e d’amicizia che legò Ingeborg Bachmann e Paul Celan per quasi 25 anni, dal loro incontro a Vienna nel 1947 al tragico suicidio del poeta nella Senna nel 1970. Il legame tra i due fu senza dubbio uno dei capitoli più drammatici della storia della letteratura contemporanea, testimoniato icasticamente dal quel loro primo, folgorante incontro: lei era una diciottenne austriaca, “in fuga” dalle ingombranti colpe di una patria e un padre nazisti; lui un giovane ebreo, fuggito dalla Romania e scampato ai campi di concentramento, dove aveva appena perso tutta la famiglia.
Oltre al dibattito, il convegno sarà arricchito da una mostra fotografica e documentaria, a cura di Christine Koschel e Inge von Weidenbaum, con le fotografie di Garibaldi Schwarze.

Il programma
Martedì 15 giugno, ore 15.30
Francesco Maione (traduttore, Napoli)
Urs Faes (scrittore, Zurigo)
Clemens Härle (germanista, Università di Siena)
Franz Haas (germanista, Università di Milano)
Rita Svandrlik (germanista, Università di Firenze)
Camilla Miglio (germanista, Sapienza Università di Roma)
Inge von Weidenbaum (curatrice dell’opera di Ingeborg Bachmann, Roma)

Mercoledì 16 giugno 2010, ore 15.30
Ginevra Bompiani (nottetempo, Roma)
Giorgio Agamben (filiosofo, Roma)
Franco Serpa (latinista e musicologo, Roma)
Thomas Sparr (Suhrkamp Verlag, Berlino)
Marianne Ufer (germanista, Roma)

Ingeborg Bachmann e Paul Celan, due fra le più grandi figure letterarie e poetiche del ‘900, si sono scritti per 19 anni tra amore e dissapori, amicizia e incomprensione, silenzi e disperazione, sempre alla ricerca delle parole che li facessero incontrare. Quegli anni tormentati furono, per Celan, anche i più cupi: il poeta affondava lentamente nel suo dolore, chiuso in se stesso per l’incomprensione dei critici, l’infedeltà degli amici e per «hitleria, hitleria…», fino al tragico suicidio nella Senna. All’intenso carteggio tra la Bachmann e Celan, si uniscono, verso il 1960, le voci di Gisèle Lestrange, sposa di Paul, e Max Frisch, nuovo compagno di Ingeborg. Leggere queste lettere vuol dire assistere impotenti e abbagliati alla nuda vita di uomini e donne straordinari, autentici, straziati. Il lettore accederà con impudicizia ai loro pensieri ed emozioni segreti. Con meraviglia e, forse, con timorosa vergogna.
Ingeborg Bachmann (1926-1973) è autrice di romanzi, poesie e opere teatrali. Tra i suoi libri ricordiamo Malina, Il trentesimo anno e Invocazione all’Orsa Maggiore. Per nottetempo nel 2008 è uscito Lettere a Felician.

Paul Celan (1920-1970), figlio di genitori ebreo-rumeni morti in un lager nazista, e sopravvissuto lui stesso a un campo di lavoro, è un altissimo poeta di lingua tedesca e grande traduttore. Le sue opere sono raccolte in Poesie, Mondadori, 1998.
Il convegno Ingeborg Bachmann – Paul Celan. Ognuno parla con la colpa dell’amore è promosso dall’Istituto Italiano di Studi Germanici e dall’Università Sapienza di Roma, in collaborazione con Casa di Goethe, Forum Austriaco di Cultura, Istituto Svizzero di Roma ed Edizioni nottetempo.