Mark Strand, "Quasi invisibile"

 
COP_strand_quasi_invisibile.inddAnticipazione Editoriale
Dal 20 maggio 2014 sarà in libreria “Quasi invisibile“, di Mark Strand, (Mondadori, 2014), traduzione di Damiano Abeni.
Si tratta di acute e pregnanti prose poetiche che  rappresentano un’ulteriore tappa nel percorso creativo di Mark Strand. Coniate come purissimi pezzi di prosa, altre, come “impuri” versi, le parole di Strand risplendono sempre per chiarezza e semplicità, pur nella loro formulazione di enigmi, la cui risposta appare in un primo tempo a portata di mano, per svanire, come le Pleiadi, non appena ci si figga più addentro lo sguardo e si tenti di metterla a fuoco. Esattamente come l’ineffabile mistero dell’esistenza.
Lo Specchio Mondadori – 112 pagine – 16 euro
Mark Strand, in assoluto una delle voci più rilevanti della poesia contemporanea ha pubblicato in Italia, nel 2011, per gli Oscar Mondadori, una importante raccolta di tutte le poesie: L’uomo che cammina un passo avanti al buio, Oscar Mondadori, (euro 15,00).
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“Buonanotte mamma”

Appuntamento

BUONANOTTE MAMMA di Marsha Norman
dall’1 al 17 marzo 2013 a Roma, al Teatro Stanze Segrete (Via della Penitenza, 3), con Alessandra Ferro e Maurizia Grossi, regia di Giuseppe Oppedisano.

Al debutto nel 1983, ‘night, Mother, titolo originale della commedia, sconvolse il pubblico americano per la sua lucida e franca dissertazione sul tema del suicidio. Vincitore del Premio Pulitzer nel 1984, ‘night, Mother fu portato con successo in scena da Kathy Bates. Va ricordare anche la versione cinemantografica che ne fu tratta nel 1986 che vide come interpreti Sissy Spacek nel ruolo della figlia e Anne Bancroft in quello della madre. Continua a leggere

Premio Nonino 2013 per la poesia a Jorie Graham

Il Premio Nonino 2013, giunto quest’anno alla trentottesima edizione, è stato conferito al giornalista americano Michael Pollan, alla poetessa statunitense Jorie Graham, (nella foto), allo scienziato inglese che ha teorizzato il “bosone” (detto anche la “Particella di Dio”) Peter Higgs e alla ricercatrice del Cern di Ginevra che ha provato l’esistenza della particella Fabiola Gianotti. Il Premio Speciale Nonino è andato a tre volti illustri della ristorazione italiana: Annie Féolde, Gualtiero Marchesi  ed Ezio Santin, per il ruolo di pionieri nella diffusione dell’eccellenza della nostra cucina nel mondo. I nomi dei vincitori sono stati resi noti dalla giuria presieduta dal Nobel 2001 per la letteratura Vidiadhar Surajprasad Naipaul. Continua a leggere

Robert Hass, Video-Intervista

Video-Intervista a Robert Hass
di Luigia Sorrentino

Robert Hass, il poeta che scoprirete in questa intervista, è una persona estremamente mite, dalla disarmante semplicità, eppure, è uno dei poeti più popolari degli Stati Uniti d’America (Poeta Laureato degli Stati Uniti e Premio Pulitzer per la Poesia nel 2008). Con sua moglie, Brenda Hillman, anch’essa poeta, è da sempre impegnato su tematiche di poesia civile e a difesa dell’ambiente.  Hass, giovanissimo, ha conosciuto i poeti della Beat Generation, (che vedremo nell’intervista video) ma è anche stato il primo traduttore in inglese del grande poeta polacco, Czesław Miłosz (Premio Nobel per la Letteratura nel 1980). 

Per Robert Hass ‘il principale potere dell’arte è quello di essere un agente attivo’. Nell’intervista a Luigia Sorrentino, Hass racconta ‘l’importanza dei piccoli’: “Quando un bambino disegna  – dice il poeta – non gli interessa il prodotto finito, ma pensa semplicemente a ‘fare’ “. Non a caso la parola ‘poesia’ – in greco, ποίησις  (poiesis) – indica l’attività creatrice dello spirito che si manifesta proprio nel ‘fare’ anima. Hass spiega dunque, che i bambini di oggi, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, hanno necessità di esprimere questa forma di arte perché – racconta  – hanno paura di quanto sta accadendo nel mondo.  E’ su questa consapevolezza che Hass ha avviato negli Stati Uniti il programma dell’Associazione degli Amici della Loira, che ha filiazioni anche in Francia, per dare ai bambini la possibilità di fare – produrre arte. Un progetto che Hass ha lanciato per dare a se stesso e ai bambini, un po’ di speranza.

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/poesia/hass_28092012.mp4[/flv]

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Eugenio Lucrezi, Anne Gray Harvey

Una poesia di Eugenio Lucrezi
dedicata a Anne Gray Harvey
a cura di Luigia Sorrentino

La poesia che leggiamo oggi è dedicata alle due Anne: a Polly Jean “PJ” Harvey (che vediamo in un’immagine elaborata dall’Autore)  una cantautrice e musicista britannica nata nel 1969 in una piccola fattoria nel Dorset, e  Anne Gray Harvey, coniugata Sexton, una delle più importanti poetesse del Novecento, morta suicida. Continua a leggere

Michael Cunningham, “Il Pulitzer deve cambiare”

Nessuna decadenza della letteratura americana, ma il Pulitzer deve cambiare.
Ne è convinto Michael Cunningham, vincitore del premio Pulitzer nel 1999 con ‘Le Ore’ giurato del premio che quest’anno per la prima volta in trentacinque anni non ha assegnato nessun premio alla narrativa. 
“La commissione del Pulitzer dovrebbe pensare a rivedere il meccanismo di selezione” ha affermato Cunningham (secondo quanto riporta il giornalista
Jimmy So su  The Daily Beast  “Inside the Pulitzer Fiction Snub”  – “Nell’umiliazione inferta dal Pulitzer alla narrativa”).  “Ritengo che ci sia qualcosa di carente in Continua a leggere

Premio Pulitzer 2012 per la narrativa: «Nessun premio»

Pulitzer per la narrativa: una svolta epocale?
di Nicola D’Ugo

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Pomeriggio grigio a New York il 16 aprile. Seguito dal gelo diradante nella notte buia. Non toccava le case, né le strade della Grande Mela, ma espandeva i suoi fini tentacoli nelle sale dove erano stati appena annunciati i vincitori del Premio Pulitzer, nelle stanze ronzanti delle case editrici sparse qua e là oltre gli Appalachi e le sconfinate radure d’America, dei giornali brulicanti, dei tanti scrittori che speravano di poter vedere il proprio nome o quello del proprio editore tra i finalisti, se non di ambire ad un riconoscimento troppo importante per essere anche solo sperato. Continua a leggere

Mannin Marable, Premio Pulitzer ‘miglior saggio storico’

Mannin Marable MALCOLM X Tutte le verità oltre la leggenda ha vinto il Premio Pulitzer 2012 come miglior saggio storico. La biografia su Malcolm X scritta da Marable, che ha dedicato venti anni di studio alla stesura di questo saggio, è uscita nell’aprile 2011 in America, poco dopo la scomparsa del suo autore, e per la collana Saggi Donzelli a novembre 2011.

Manning Marable ‘Malcolm X Tutte le verità oltre la leggenda’. Continua a leggere

Pulizter 2012, ai siti d’informazione giornalistica

Il Pulitzer incorona quest’anno i siti di informazione giornalistica, Huffington Post e Politico, riconoscendo quindi i che i new media sono da considerarsi ormai pari, se non superiori, a quelli tradizionali.

A David Wood, (nella foto), 66enne inviato di guerra che ha scritto reportage per tutte le principali testate deglio Stati Uniti, è andato il premio per il “National Reporting“, una delle categorie più importanti, per la serie di articoli pubblicati sul blog fondato nel 2005 da Arianna Huffington, e diventato uno dei principali siti di informazione internazionali, dal titolo “Beyond the battlefield“, in cui racconta la vita dei soldati tornati gravemente feriti dal fronte. Continua a leggere

Jennifer Egan, “Il tempo è un bastardo”

Il tempo è un bastardo (A Visit From the Goon Squad) Minimum Fax, 2011(euro 18,00).

Jennifer Egan con il suo romanzo Il tempo è un bastardo, divenuto immediatamente il caso internazionale dell’anno, ha vinto nel 2011 il Premio Pulitzer per la Letteratura e il National Book Critics Circle Award.

La rivista Time ha inserito Jennifer Egan nella classifica delle 100 persone più influenti del mondo attuale.

Il suo è un romanzo insolito, formato da una serie di racconti eterogenei per ambientazione e stile, ma collegati dal ricorrere degli stessi personaggi. Continua a leggere

Patricia Cornwell tra i grandi protagonisti di ‘Libri come’

Il ritorno di ‘Libri come’, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, dall’8 all’11 marzo prossimi, è anticipato quest’anno da un incontro con Patricia Cornwell. La grande giallista americana è la protagonista dell’ormai abituale anteprima che anticipa di qualche settimana la Festa del Libro e della Lettura, promossa e organizzata dalla Fondazione Musica per Roma.

Quest’anno l’appuntamento è fissato per domenica 29 gennaio alle ore 18 nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, Patricia Cornwell torna a incontrare i lettori italiani dopo dieci anni di assenza dal nostro Paese, un evento organizzato in collaborazione con Mondadori, in occasione dell’uscita del nuovo romanzo ‘Nebbia rossa’. Continua a leggere

“Ritratti di Poesia”, una giornata con la parola poetica

Si svolgerà a Roma il prossimo 26 gennaio, al Tempio di Adriano, in Piazza di Pietra, la sesta edizione di “Ritratti di Poesia”, la manifestazione promossa dalla Fondazione Roma che nel corso degli anni si è imposta come uno dei principali eventi culturali dell’inverno capitolino, grazie alla partecipazione di importanti autori, italiani ed internazionali, e giovani promesse. Quest’anno, tra i protagonisti, il premio Pulitzer Jorie Graham (nella foto) e Francesco De Gregori.

La rassegna, organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei con InventaEventi, si snoderà nell’arco dell’intera giornata e sarà dedicata al tema della lettura, vista sia come occasione di riflessione intima ed individuale, sia come momento di ascolto e di fruizione collettiva. Il fitto programma mostrerà quanto la poesia possa essere accessibile al grande pubblico, approfondendo i nessi con le altre forme d’arte, dalla musica al teatro, dalla fotografia alla pittura. Continua a leggere

Robert Frost, “Conoscenza della notte” & altre poesie

Robert Frost (1874-1963). Nato in California, dopo la morte del padre si trasferì a undici anni nel New England. Si accostò, fin dall’infanzia alla poesia di Burns, Wordsworth, Bryant e Poe, per poi specializzarsi nello studio delle lettere classiche. Si diplomò a Lawrence, in Massachusetts, (negli Stati Uniti), frequentò il Dartmouth College e Harward senza mai conseguire la laurea. Gli anni dopo il matrimonio con Elinor White furono travagliati da gravi problemi psicologici ed economici. Nel 1912 decise di dedicarsi completamente alla poesia e si trasferì in Inghilterra, dove pubblicò le prime raccolte molto apprezzate da Ezra Pound: “A Boy’s Will” (1913) e “North of Boston” (1914). Frost si distinguerà per la dialettica, spesso irrisolta, tra modernismo e trascendentismo che lo resero il poeta più popolare fra i contemporanei di lingua inglese. Continua a leggere

Paul Harding, L’ultimo inverno

Paul Harding, L’ultimo inverno Neri Pozza Editore (Euro 15,50) Traduzione dall’inglese di Luca Briasco. Romanzo vincitore del premio Pulitzer nel 2010.
Appuntamento al Salone Internazionale del Libro di Torino sabato 14 maggio alle 16:00, Sala Blu.

Solo sette anni fa, Paul Harding, era soltanto uno dei tanti con un piccolo romanzo nel cassetto che sognava prima o poi di pubblicare, ma nonostante i ripetuti invii del manoscritto ad agenti ed editori di New York, Harding ha collezionato un rifiuto dopo l’altro e, a volte, neppure quello, perché spesso non si degnavano nemmeno di rispondere, cosicché il suo sogno irrealizzato è rimasto chiuso in quel cassetto per tre anni.

Poi, nel 2009, la piccola casa editrice indipendente, Bellevue Literary Press, ha pubblicato l’opera di Harding con il titolo di ‘Tinkers’ e per l’autore americano è stato come vincere alla lotteria, perché da quel momento il suo romanzo ha scalato la classifica dei bestsellers fino ad aggiudicarsi, nel 2010, il prestigioso premio Pulitzer nella sezione fiction. Un romanzo nel romanzo, un sogno che ripercorre la morale di una Cenerentola diventata principessa o di un brutto anattrocolo trasformatosi in cigno.  Continua a leggere

Video-Intervista a Mark Strand

Mark Strand

Mark Strand, in assoluto una delle voci più rilevanti della poesia contemporanea, ha appena pubblicato in Italia per gli Oscar Mondadori una raccolta di tutte le poesie: L’uomo che cammina un passo avanti al buio, Oscar Mondadori, 2011 (euro 15,00).

In questa video-intervista realizzata da Luigia Sorrentino il poeta di origine canadese, Mark Strand, premio Pulitzer per la poesia nel 1999, rivela un’inedita lettura di tutta la sua opera poetica.

 

Intervista di Luigia Sorrentino
Accademia Americana di Roma
18 marzo 2011

Siamo qui per parlare della sua opera di poeta, l’opera di un poeta definito della ‘montagna e del mare’, con tratti peculiari che lo differenziano da altri poeti suoi contemporanei statunitensi.

Innanzitutto ci dica una cosa…

Lei come altri scrittori, si era avviato alla pittura, scoprendo poi, a un certo punto, di dedicarsi totalmente alla scrittura… è successo a Orhan Pamuk, premio Nobel per la Letteratura del 2006, ed è accaduto a lei che nel 1957, a 24 anni, ha deciso di vivere da poeta. Ci racconta com’è andata? Che ricordi ha dei suoi esordi letterari?

 

“Ho sempre letto poesie, sebbene fossi un pittore, ero uno studente d’arte, non ero un pittore vero e proprio ma bensì uno studente pittore, ma in un certo modo l’essere uno studente d’arte mi aveva preparato per la scrittura, perché avevo il senso della formalità dell’impresa, prima davo forma alle immagini e in un secondo momento davo forma alla poesia. Deve esserci molta armonia tra la prima linea, quella centrale e quella alla fine, proprio come in un quadro, tutti gli elementi si uniscono. Ho rinunciato alla pittura perché ho capito che non ero un buon pittore, dopo mi sono dedicato alla poesia, ma non ero un bravo poeta. Ma ho sentito che avevo la possibilità di migliorare come poeta.  Ci sono stati anche altri motivi. Nella mia famiglia i libri erano molto importanti, mi sono spesso sentito inadempiente come lettore e inadeguato come scrittore. E improvvisamente ho sentito il bisogno di compensare questa inadempienze e questa inedeguatezza scrivendo. E’ iniziato come un  modo per rispondere ai desideri e alle speranze dei miei genitori.”

 

La sua prima poesia, quella scritta negli anni Sessanta, sembra dominata dalla pittura di Edward Hopper su cui lei ha anche scritto una monografia negli anni Novanta. Ci spiega come entra l’opera di un grande artista visivo, quale fu Hopper, nella sua opera?

 

“In realtà non era propriamente la pittura ad avermi influenzato così tanto all’inizio, ma piuttosto scrittori come Kafka, Borges, Calvino, questi erano gli scrittori che ritenevo interessanti, nessuno di loro era un poeta, eccetto Borges, ma comunque avevano scritto una prosa molto intensa, densa, ed erano in contatto con ciò che noi tutti oggi definiamo “misterioso”, lo strano, l’inaspettato. Ero affascinato da tutto questo nei loro lavori, ma al contempo ero anche affascinato dal lavoro dei surrealisti, perché si erano specializzati nell’inaspettato e nell’irrazionale. Sicuramente non si può scrivere qualcosa di sensato ed essere irrazionale, devi essere capace di trasformare l’irrazionalità in qualcosa che abbia una forma. In altre parole devi permettere al lettore di sperimentare l’irrazionale, non in un modo programmato, ma in maniera formale. Perché in generale non viviamo le nostre vite in modo razionale, le nostre vite sono dominate dagli incidenti, e molto spesso siamo motivati da forze irrazionali che non comprendiamo. Siamo spinti a questo, spinti a fare quello, a volte contro il nostro interesse migliore. E queste contraddizioni interne erano qualcosa che io volevo esplorare nel mio lavoro, e che analizzavo nel lavoro degli altri.”

 

Via via, negli anni, la sua identità poetica sembra che si sia dedicata a un esercizio di purificazione interiore…  “L’uomo che cammina un passo avanti al buio” è il titolo della raccolta in cui, per la prima volta, viene proposta un’ampia scelta in Italia della sua produzione poetica tra 1964 e il 2006.

Chi è “L’uomo che cammina a un passo davanti al buio”?

 

“Rappresenta ognuno di noi. Non è una persona in particolare, non sono nemmeno io, sebbene pensi di camminare un passo avanti al buio, specialmente ora che sto invecchiando, il buio diventa sempre più vicino,  ma è il destino di ognuno di noi quello di essere un passo avanti al buio. Lo si può pensare in questo modo, ogni giorno che si vive, che si sopravvive, si sfugge al buio… è questo il senso che volevo trasmettere con il titolo del mio libro in italiano. Ninet’altro. Ha un senso? … ok”

 

Tutta la sua opera – è stato detto – sembra dominata dal tema dell’attesa, c’è qualcosa che non avviene, una poesia che rievoca, in qualche modo, che celebra qualcosa che non accade ma che prima o poi accadrà…

Come definirebbe la sua poesia?

“Non posso definire la mia poesia. Non credo spetti a me. Di certo ci sono certi temi che si ripetono nella mia poesia, aspettative, attesa, delusione, il buio che avanza, tuttavia quando scrivo non ho in mente niente di tutto questo. Non considero il mio lavoro nella sua totalità, mai, ma considero le singole poesie mentre ci sto lavorando. Poi una volta che ho scritto la poesia, non ci penso più. Me ne sbarazzo. E inizio un’altra poesia. Se avessi pensato di avere dei temi sui quali dovevo ritornare ancora e ancora, mi sarei sentito paralizzato. Sarei stato prigioniero di una nozione astratta di ciò che stavo facendo. Sarebbe stata la mia morte.”

Lei potrebbe essere definito anche “il poeta della disillusione”. Forse questa è una delle principali caratteristiche della sua opera. Lei dice che immaginazione collettiva si è affievolita… L’uomo contemporaneo ha perso l’immaginazione, la creatività. Perché è accaduto questo?

“Io mi considero un comico. Credo che le mie poesie siano divertenti. Credo che “L’uomo e il cammello” sia una poesia piuttosto divertente, in cui l’uomo e il cammello della poesia si rivoltano contro il poeta, poiché ha interpretato il loro significato. Ed è questo il motivo per cui alla fine ritornano e dicono: “l’hai rovinata, rovinata per sempre” riferendosi alla poesia. E la poesia stessa che si vendica con il poeta. Ma, voglio dire, un uomo e un cammello che cantano, è ridicolo… un uomo e un cammello che appaiono all’improvviso. A dire la verità ho avuto l’immagine di un uomo e di un cammello e mi sono detto… come posso metterli insieme in una poesia? Cosa posso fare con un uomo e un cammello in una poesia? E così ho inventato questa piccola storia, che ho pensato fosse divertente. Ma il termine disillusione è troppo forte, non mi sento disilluso. A volte provo disillusione, ma chi no lo fa?! Credo che se si leggono le mie poesie con più attenzione diventano sempre più divertenti.”

 

Possiamo dunque dire che “L’uomo che cammina un passo avanti al buio” è l’uomo contemporaneo che cammina in uno spazio oscuro, che precede il buio in cui si concluderà la sua esistenza?

“L’uomo che cammina un passo avanti al buio non sta camminando attraverso il buio, cammina nella luce. Il fatto che il buio sia dietro di lui e forse lo sta raggiungendo, Ma se fosse stato nel buio e questo lo stesse perseguendo,  non sarebbe stato possibile fare la distinzione che ho fatto.  Noi viviamo in una condizione benedetta di illuminazione. L’illuminazione, la luce non significherebbero niente se non avessimo un senso del buio.  E’ semplice, proprio così come appare. Tutto è nel buio. Chiaramente. Guardate oggi, è una bella giornata, sarebbe ridicolo se dicessi viviamo nel buio. Ideologicamente forse, noi viviamo tempi bui, ma poi l’oscurità diventa materia di discussione.”

E’ stato detto, di lei, il “il poeta dell’assenza”…il suo è un io che si sottrae  al paesaggio, la sua è una poesia semplice, ma anche misteriosa…il suo dire “io” non è un’autoaffermazione, ma una negazione, è un cancellare il sé…

Perché ci sono “tanti vuoti”, tante “sospensioni” all’interno della sua poesia?

 

“Non lo so. Semplicemente non lo so. Ho la sensazione che quando una persona si siede in una stanza, da sola, e scrive, perde la sua connessione con il mondo e diventa il segretario dei pensieri di qualcun altro. In un certo senso si esce dal corpo, si perde il senso del tempo, lo spazio è alterato e si diventa la creatura della propria immaginazione. Quello che voglio dire è che l’assenza dal mondo reale è palpabile quando si è soli in una stanza. Il mistero è qualcosa di inspiegabile, altrimenti non sarebbe misterioso. E’…  da dove vengono queste idee e cosa ti dice la poesia su dove desidera andare. Tutto questo è mistero, in un certo senso non sono io a dire alla poesia dove andare, è la poesia che mi spinge verso una direzione, la poesia ha una propria voce, e io divento il segretario della mia voce. E la mia voce è il prodotto dell’immaginazione. Oltre a questo non saprei cos’altro dire a parte il fatto che preferisco vivere nel mistero, e l’assenza è proprio questo.”

E’ stato detto di lei… anche “poeta pastorale” del genere pastorale, idilliaco… ma non nel senso proprio del termine… nel senso che la sua poesia si colloca in uno spazio idealizzato e artificiale … che rende, per questa ragione, più intensa però la sofferenza, tanto che la critica parla di “idillio negativo di Strand”…

Lei è d’accordo con questa interpretazione? Quali sono, dunque i suoi paesaggi?

“Vorrei concordare con questa caratterizzazione della mia poesia, tuttavia non ne ho mai sentito parlare, perchè non leggo le critiche dei miei lavori, non leggo recensioni. La gente mi dice “è buona, va bene,  non lo è “… io non dico bene, ma chi se ne importa. Ma credo che sia possibile che abbia creato questa negatività idealizzata. Il paesaggio, l’ambiente delle mie poesie, è in realtà  puro arredamento, le montagne appaiono sullo sfondo, il mare che appare è sullo sfondo, così come lo è la luna, quello che mi interessa è l’azione che avviene all’interno della poesia. Per me l’immagine di una poesia è l’azione all’interno della poesia. E’ l’evoluzione della consapevolezza, all’interno dei limiti formali della poesia. Se questo suggerisca dolore o piacere, non lo so. Posso soltanto dire che nello scrivere queste poesie io provo piacere. Poi se trasmetto dolore, e sono sicuro che può succedere… è una domanda difficile. Guardate alle migliaia di crocefissioni che sono state dipinte… la crocefissione è l’esempio del dolore estremo, secondo me. Noi guadiamo questi quadri che possono essere di Velazques, Tintoretto o persino di Salvador Dalì, noi proviamo piacere, il dolore non viene trasmesso. Dobbiamo rimmaginare il dolore, attraverso il piacere che viene trasmesso. In realtà ho scritto una poesia che parla di questo processo. La maggior parte delle poesie parlano di perdita e sono tristi. Ma questa tristezza e questa perdita si identificano nella bellezza, ed è la bellezza che ci commuove.”

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