Il mondo di Wisława Szymborska

Wisława Szymborska

Un incontro inatteso

Siamo molto cortesi l’uno con l’altro,
diciamo che è bello incontrarsi dopo anni.

Le nostre tigri bevono latte.
I nostri sparvieri vanno a piedi.
I nostri squali affogano nell’acqua.
I nostri lupi sbadigliano a gabbia aperta.

Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
I pipistrelli già da tanto sono volati via dai nostri capelli.

Ci fermiamo a metà strada della frase,
senza scampo sorridenti.
La nostra gente
non sa parlarsi.

La pozzanghera
Ricordo bene quella paura infantile.
Scansavo le pozzanghere,
specie quelle recenti, dopo la pioggia.
Dopotutto qualcuna poteva non avere fondo,
benché sembrasse come le altre.

Farò un passo e d’improvviso sprofonderò tutta,
comincerò a volare verso il basso
e ancora più giù verso il basso,
verso le nuvole riflesse
e forse anche oltre.

Poi la pozzanghera si asciugherà,
si chiuderà su di me,
ed eccomi rinchiusa per sempre – dove –
con un grido non arrivato in superficie.

Solo in seguito ho capito:
non tutte le brutte avventure
rientrano nelle regole del mondo
e se anche lo volessero,
non possono accadere.

(Traduzione a cura di L. Rescio)

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Anna Frajlich, “Un oceano tra di noi”

Anna Frajlich / Credits photo Aleksander Rotner

Anna Frajlich Un oceano tra di noi

di Giovanni Agnoloni

Straziante, densa e visionaria, questa silloge della poetessa polacca Anna Frajlich, figlia di una generazione di emigrati vittime della campagna antisemita del regime comunista del 1968, che costrinse quindicimila ebrei a lasciare la Polonia. Stabilitasi a New York e divenuta docente presso la Columbia University, nel corso degli anni ha composto moltissime liriche, gran parte delle quali il suo traduttore, Marcin Wyrembelski, ha trasposto mirabilmente in italiano, suddividendole in diverse sezioni che non seguono un filo cronologico, ma concettuale ed emozionale. È qui che si annida il crocevia di motivi che attraversano tutte queste poesie: esilio, distacco, memoria, assenza.

Il filo che le collega tutte è quello di un’invincibile nostalgia, che però non è solo una forma di tensione verso ciò che manca, ma anche lo specchio nel quale si riflette la possibilità di un’alternativa storica vista da una prospettiva personale: l’occasione di una vita diversa, che non c’è stata e che, pur tuttavia, di là da quel confine immateriale continua a irradiare immagini quasi olografiche, dense di senso perché cariche di un intenso portato percettivo.

 

 

La città

 

Una luce forte da ovest
colpisce le palpebre
era diversa la vista dalle finestre
della mia infanzia
da un lato i giardini
a perdita d’occhio
dall’altro l’imboccatura di una strada
fiancheggiata dai tigli così folti
che le loro corone creavano un baldacchino
s’intravedeva in fondo come in un tunnel
una luce rotonda
e promettente
la città non era nostra
ma tolta agli altri
che nella furia bellica
ne fuggirono lasciando tutto
o seppellito nei giardini
oppure sotto le macerie
o proprio sul tavolo
i bicchieri di cristallo
con del vino rosso
ancora rimasto dentro
con macchie sul vetro
la città non era nostra
ma fioriva per noi
con i lillà a i meli
nei mille giardini
con le viole e i mughetti
all’ombra delle siepi
fioriva la città sul fiume
che scorreva sul confine
e si sentivano in città
diverse lingue
che sembravano arbusti
trapiantati da est a ovest
qualcuno aveva la parlata di Vilnius
un altro faceva il baciamano come a Leopoli
qualcuno sottovoce
parlava ancora il tedesco
e si udiva per le strade lo yiddish
dei pochi sopravvissuti
e sulle rive del fiume
il gergo portuale
spuntava come l’erba
da sotto i sassi
ed è questa l’immagine che
permane nel mio ricordo
a volte buia
a volte piena di afa estiva
ricordo della primavera e dell’autunno
in mezzo ai fumi delle frasche bruciate
la città della mia infanzia
tolta a qualcuno
per far passare l’infanzia a un altro
da un’altra parte.

(pp. 57-59) Continua a leggere

A Milano la grande poesia polacca

Alla Casa della Poesia di Milano (in Via Formentini 10), giovedì 14 marzo 2019 alle ore 19:30 POLONIA E POESIA, a cura di Milo De Angelis.

Un incontro con i grandi poeti polacchi del nostro tempo: Zbigniew Herbert, Adam Zagajewski e i premi Nobel Czesław Miłosz e Wisława Szymborska presentati da due giovani e appassionati studiosi, Alessandro Bellasio e Giovanni Rapazzini, con la partecipazione del Professor Luca Bernardini, docente di Letteratura Polacca all’Università degli Studi di Milano.

Voce recitante Viviana Nicodemo.

Musiche Bianca Brecce. Continua a leggere

Wislawa Szymborska & Herbert Zbigniew

Di Fabio Izzo

Le vetrine delle principali librerie di Varsavia e di Cracovia sono invase da un libro non di poesia ma che possiamo tranquillamente definire“poetico”, stiamo parlando di “Jacyś złośliwi bogowie zakpili z nas okrutnie: Korespondencja 1955-1996”, (traducibile con “Alcuni dei malvagi ci hanno disprezzato crudelmente: Corrispondenza 1955-1996”). Wisława Szymborska e Zbigniew Herbert sono stati due grandi poeti, due grandi amici e forse qualcosa in più, come viene svelato in questo epistolario appena pubblicato in Polonia, ma lo vedremo mai pubblicato in Italia?

Le loro missive sono cordiali e intime, ma non è di un improbabile pettegolezzo che vogliamo parlare oggi. Dalle loro lettere possiamo invece ammirare la padronanza del linguaggio che si sviluppa in domande e risposte concise, piene di umorismo. Questo volume “Jacyś złośliwi bogowie zakpili z nas okrutnie”, come già accennato, contiene le lettere di entrambi, ma non solo. Ci sono anche gli immancabili collage della Szymborska e alcuni interessanti disegni di Zbigniew Herbert. Continua a leggere

Wisława Szymborska, “Amore a prima vista”

Wisława Szymborska

 

Amore a prima vista

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Wisława Szymborska
Traduzione di Pietro Marchesani

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“La storia che non si affanna” di Wislawa Szymborska

Wislawa Szymborska

di Fabrizio Fantoni

La storia che non si affanna, da Appello allo Yeti,  è una poesia pubblicata da Wislawa Szymborska nel 1957, ben prima che la poetessa vincesse il Nobel. Una sorta di memento mori  “ricordati che devi morire”  molto famosi nella zona mitteleuropea del XVII secolo, che non ha, tuttavia, il carattere macabro e esoterico di quelle rappresentazioni. Al contrario, il tono della poesia è estremamente ironico.  Gerico, quindi, indicata nella Bibbia come la più antica città del mondo, diventa il corpo della poetessa che piano piano si sfalda sotto l’azione del tempo non lasciando null’altro che le le sue ossa nude a giustificare la propria esistenza. La sacralità della città diventa specchio e emblema del corpo e della vita che, come scrive Elsa Morante, si caratterizza per la “qualità vulnerabile di tutto ciò che vive. Continua a leggere

Riflessione su Wisława Szymborska

Wisława Szymborska

di Fabio Izzo

Motivazione del Premio Nobel alla poetessa polacca

Per la poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana”.

Era il lontano 1996 quando fu assegnato il Premio Nobel per la Letteratura a Wisława Szymborska. Da quel giorno la dura ortografia del suo nome e del suo cognome ci è diventata decisamente familiare. Per la poesia è stata, ed è importante, in tutte le lingue. Unica come Maradona lo è per il calcio, potente come Eddie Merckx per il ciclismo (giusto per restare in tema di ortografia cannibale), sublime come Mozart per la musica e fondamentale come Marie Curie Skłodowska lo è stata per la chimica e per la fisica. Sempre senza dimenticare che ha rappresentato lo “spirito guardiano” della nazione polacca, come la definì Bronislaw Komorowski, ex presidente della Polonia. Infatti La Szymborka è stata il quinto Nobel polacco per la letteratura e ha seguito Henryk Sienkiewicz, autore di Quo Vadis (1905), Wladyslaw Reymont, autore de “ I contadini” (1924) , mentre nel 1980 il premio andò ad un altro grande poeta polacco, cioè Czesław Miłosz. A tutti loro si può e si deve aggiungere Isaac Bashevis Singer che ha vinto il suo Nobel nel 1978 e si è profondamente occupato di tematiche polacco- ebraiche nelle sue opere. Continua a leggere

Bianca Sorrentino, “Mito classico e poeti del ’900”

bianca

“La forza del suo lavoro è nella grande leggibilità, nella grazia con cui sa essere accessibile e profonda.” (Isabella Leardini)

 

Dalla nota di Rosita Copioli

Mito classico e poeti del ’900 è un libro scritto con eleganza (di stile, di lingua) intorno a un ricco nucleo di miti, l’attenzione fissa al presente. Una mente lucida va alle fonti greche e latine: Esiodo, Omero, i tragici (Eschilo, Sofocle, Euripide), Catullo, Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Seneca. Non considera solo i miti più noti, ma anche i meno frequentati e laterali. Continua a leggere

Wisława Szymborska vent’anni dopo

Krakow, 10.09.2003 Wislawa Szymborska, promocja ksiazki fot. Anna Kaczmarz/Reporter portret, poeci, ludzie, literatura

Krakow, 10.09.2003 Wislawa Szymborska, promocja ksiazki
fot. Anna Kaczmarz/Reporter
portret, poeci, ludzie, literatura

Di Fabio Izzo

Motivazione del Premio Nobel per la Letteratura a Wisława Szymborska : “per una poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana”. Continua a leggere

Adam Zagajewski

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di Fabio Izzo

“I poeti non scelgono la loro relazione con la storia. Nascono in un dove e in un quando, qualche volta sotto la linea del fuoco, altre volte al riparo da situazioni difficili, il più delle volte da qualche parte nel mezzo. Alcuni sono caratterialmente in contrasto con i loro tempi, altri mostrano lo spirito giusto per dare voce alla complessità del momento. Nel Ventunesimo secolo i lettori che amano la poesia sono davvero molto fortunati, quasi oltre misura, perché hanno un poeta ideale per la voce di questi tempi.” Così è stato presentato durante la cerimonia finale Adam Zagajewski  , vincitore del premio internazionale Griffin Trust 2016, uno dei maggiori poeti della nostra epoca.

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Szymborska, la gioia di leggere

Wislawa-Szymborska1In Italia, paese in cui molti scrivono poesie, ma pochissimi le leggono, Szymborska piace. Da questa semplice, perfino banale constatazione, è nato il progetto di questo libro. Nobel per la Letteratura 1996, nel nostro paese la poetessa polacca ha conquistato decine di migliaia di lettori.

A tutt’oggi i suoi versi e la sua figura vengono frequentemente citati sulla stampa, alla radio e alla TV, in canzoni e spettacoli teatrali, graphic novel e centinaia di siti web, blog e video. Una simile popolarità ha spinto la critica a percepire questa “presa” sui lettori come una salutare reazione ai vizi di certa nostra poesia. In questa raccolta di saggi, la prima dedicata in Italia all’opera della poetessa polacca, ci si è interrogati su quali siano gli elementi propulsivi di questo consenso condiviso e sul perché la poesia di Szymborska, malgrado, o forse proprio a causa della fama di autrice non complessa, in Italia abbia finora stimolato scarse letture critiche. Continua a leggere

Szymborska, un alfabeto del mondo

szymborskSCHEDA LIBRO

«Ad alcuni piace la poesia», scriveva Wisława Szymborska. Perfino oggi, in questo nostro tempo veloce e distratto, a qualcuno piace la poesia. Più di qualcuno, in realtà, considerando i tanti lettori della poetessa polacca premio Nobel nel 1996: le sue parole compaiono sui muri delle città e negli articoli di giornale, i suoi versi sono citati nelle aule universitarie e nei talk show televisivi. Continua a leggere

Vladimir Levchev, “Amore in piazza”

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Gli impervi itinerari della traduzione per arrivare alla poesia di Vladimir Levchev 

Nota di Fabio Izzo

Giunto negli Stati Uniti, il poeta bulgaro Vladimir Levchev iniziò a scrivere poesie direttamente in inglese. Precedentemente si era già occupato non solo delle traduzioni di alcuni poeti americani in bulgaro (principalmente l’amato Ginsberg), ma anche della traduzione di alcune sue poesie con l’aiuto di grandi poeti americani come Henry Taylor e Alicia Ostriker. Amore in piazza è un libro antologico, delicato nella sua composizione (anche nell’equilibrio), una specie di “conceptual book”; e contiene due poesie commemoranti la tragedia dell’11 settembre scritte in inglese. Continua a leggere

Paolo Valesio apre il ciclo “Officina della poesia”

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A Bologna, martedì 20 ottobre 2015 alle ore 18.00, presso la Libreria Coop Zanichelli (Piazza Galvani 1/), si apre il ciclo “Officina della Poesia” con la presentazione di “Storie del Testimone e dell’Idiota”, poesie inedite di Paolo Valesio.

La plaquette, con un’incisione inedita di Riccardo Piccardoni, è pubblicata a tiratura limitata e rilegatura a mano dall’Associazione Culturale La Luna, nata in territorio marchigiano e che ha già pubblicato, fra altri, testi di Eugenio de Signoribus, Yves
Bonnefoy, Wislawa Szymborska, Alessandro Parronchi, Carlo Volponi, Giovanni Giudici, Mario Luzi e Carlo Bo.

Il programma degli incontri, è a cura di Alberto Bertoni, Pier Damiano Ori e Paolo Valesio.

Tadeusz Rozewicz, l'addio

 
InternetLo scrittore polacco Tadeusz Rozewicz, poeta dell’inquietudine dell’uomo scampato alle atrocità della guerra, si è spento il 24 aprile 2014 a Breslavia, all’età di 92 anni. Anche drammaturgo e narratore, Rozewicz seppe esprimere nelle liriche, che hanno fatto di lui uno dei massimi poeti polacchi del Novecento, la tragedia degli anni dell’occupazione nazista in forme che hanno largamente influenzato la poesia del secondo dopoguerra. Si è poi via via liberato dall’angosciosa esperienza della sua generazione pervenendo a una poesia di profondo impegno morale, che trova espressione in uno stile disadorno e aperto al linguaggio colloquiale. Amico di Wisława Szymborska, il suo nome era stato spesso menzionato fra i possibili vincitori del Premio Nobel per la Letteratura. Continua a leggere

Ad Ancona omaggio a Wilslawa Szymborska

L’Associazione italo-polacca delle Marche, insieme al Comune e alla Provincia di Ancona, all’Ambasciata della Repubblica di Polonia in Italia e all’Istituto polacco di Roma, rende omaggio con un’inizativa al Premio Nobel Wislawa Szymborska, scomparsa di recente.

Il Ridotto del Teatro delle Muse ospiterà venerdì 2 marzo una lettura di poesie della poetessa polacca e la proiezione di un documentario inedito in lingua italiana sulla Szymborska. L’evento è in collaborazione con l’associazione Nie Wiem (‘non so’ in lingua non so’ , una frase speso usata dalla poetessa), il Centro Teatrale Rinaldini, l’Accademia Mediterranea e la Commissione regionale Pari opportunità. Continua a leggere

Addio alla Szymborska, la ‘Mozart’ della poesia

Addio a Wislawa
a cura di Luigia Sorrentino

Si è spenta Wislawa Szymborska, una voce unanimamente riconosciuta tra le più significative nel panorama della letteratura mondiale del secondo Novecento.

La notizia della sua morte ha cominciato a circolare su facebook e su altri social network, intorno alle 22:00 del 1 febbraio 2012,  per poi essere confermata dall’Istituto polacco di Roma e dall’agenzia Ansa alle 22:13:51.
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Con non poca commozione riperendo questa sua riflessione sulla poesia: “Il poeta oggi è spesso scettico e diffidente… malvolentieri dichiara in pubblico di essere poeta – quasi se ne vergognasse: nella nostra epoca chiassosa è molto più facile riconoscere i propri difetti, perché sono visibili. Molto più difficile riconoscere le qualità, finché esse sono tenute nascoste.”
Wislawa Szymborska 
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