Maurizio Cucchi, “Sindrome del distacco e tregua”

Maurizio Cucchi, per gentile concessione dell’autore

Sono qui, vicino al ponticello delle sirenette
e guardo curioso il laghetto nel parco. Eccomi
così tornato alle notizie della materia più impalpabile
che ospita e alimenta un pullulare sparso
che rassomiglia a noi, microrganismi
senza volto sociali.

Da Sindrome del distacco e tregua, di Maurizio Cucchi, Mondadori 2019

 

Dalla quarta di copertina  

Accanto all’affabilità e alla pastosità porosa del mondo com’è, si accentua in questa nuova raccolta di Maurizio Cucchi un predicato di frugalità: abito mentale dell’io, ma soprattutto medium per umanizzare la realtà. Sindrome del distacco e tregua si suddivide in otto parti, prive di trama lineare, ove conta «l’insistere virtuale sulla scena / la rapsodia sparsa e sempre minuziosa / delle circostanze». Emblema di poetica implicita, tale sigla rimanda a una compattezza intonativa e di sguardo che si avvale – più che in passato – di modalità davvero sperimentali di scrittura e d’espressione: alla polifonia e drammaturgia metrico-prosodiche di cui Cucchi è maestro si aggiungono qui stacchi in prosa tutti funzionali, oltre a due fotografie pienamente empatiche a un libro magnifico, struggente, necessario. Cronotopo è l’atlante (fisico e interiore), che permette di trascorrere dall’ucraina Pryp’jat’ (a tre Km da Černobyl’) a una Nizza amata e frequentata e alla natìa Milano, messa in emblema dalla centralità del Cenacolo di Leonardo fino ai margini delle sue banlieue, ripercorse attraverso la memoria di un libro in prosa per Cucchi fondamentale come La traversata di Milano (2007): omaggio ai mèntori della sua formazione , Sereni e Raboni. Il tempo di Sindrome del distacco e tregua è invece quello vertiginoso che salda insieme le epoche, dalla preistoria al Quattro e Seicento, fino ai brucianti fotogrammi del presente. Così può librarsi, questo Cucchi ispiratissimo, nella meraviglia aperta di una frugale quotidianità anonima.

Alberto Bertoni

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François Rannou, œuvres inédites

 

francois_rannouFrançois Rannou è nato a Nizza nel 1963. Ha fondato nel 1990, con il poeta Jean-Louis Aven, la rivista “La rivière échappée” e ha diretto una collezione di poesia con lo stesso nome con le edizioni Apogèe. Coodirige attualmente (con Pierre-Yves Soucy) una collana di poesia “La Lettre Volée” e collabora con François Bon alla diffusione di libri on line su publie.net.

Ha tradotto poesie di Peter Huchel, Emily Dickinson, Sarah Plimpton e  Joan Salvat Papaseit e la serie “Les éléments” (poème bardique) dal bretone.  Ha realizzato libri d’artista con Hung Rannou, Maya Mémin, Thierry Le Saëc e Caroline François-Rubino. Ha pubblicato un numero della rivista “Europe” sulla letteratura della Bretagne e due poderosi volumi  della rivista “L’étrangère” su André du Bouchet.

Pubblichiamo per la prima volta nella traduzione in lingua italiana, alcune poesie inedite di François Rannou. Continua a leggere

Miltos Manetas, BlackBerry Paintings

Arte e poesia: Miltos Manetas
a cura di Luigia Sorrentino

Sono due gli appuntamenti a Roma con l’artista greco Miltos Manetas, definito lo psicologo “post-contemporaneo”: il primo, il 22 novembre 2012 alle ore 19:00 al Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, (Borgo S. Spirito, 2) nel corso del quale  Manetas eseguirà una performance per il progetto SPIRITO DUE, a cura di Valentina Ciarallo. Il secondo, mercoledì 28 novembre 2012 alle ore 19:00 al MACRO, dove Manetas presenterà il progetto speciale After BlackBerry Paintings. (In esposizione al MACRO di Via Nizza dal 29 novembre 2012 al 30 dicembre 2013). Continua a leggere

Giuseppe Conte, “Per il verso giusto” (I poeti su Radio Uno)

Giuseppe Conte è il poeta protagonista della puntata del 1 agosto 2012 di “Per il verso giusto”, incontri con i poeti contemporanei, (in onda tutti i mercoledì dalle 5:40 alle 6:00 su Radio Uno), un programma ideato e condotto da Luigia Sorrentino per Radio Uno.
E’ nato a Imperia nel 1945 ma vive a Sanremo, sulla costa ligure. Il suo libro d’esordio è del 1979: “L’ultimo aprile bianco”. Da allora ha sempre seguito in poesia soltanto la sua ispirazione, come i veri poeti. Si nutre della verità così come gli déi si nutrivano dell’ambròsia. Ha scritto moltissimo: poesie, saggi, narrativa, è anche traduttore e consulente editoriale. Nella sua poesia sono da sempre presenti temi legati al Mito, alla Bellezza, al Sacro. Una poesia diventata, negli anni, sempre più, un canto alla vita, un’esultanza. “La materia è una madre nostra” scrive in una sua poesia per dirci che “una ferita è anche una rifioritura”…
“L’ultimo aprile bianco” e “L’Oceano e il ragazzo”, due sue importanti opere di poesia, ebbero due Grandi Padri letterari del Novecento:  Pietro Citati e Italo Calvino.

Qui sotto “Per il verso giusto” Incontri con i poeti contemporanei di Luigia Sorrentino
Radio Uno, puntata del 1 agosto 2012 con Giuseppe Conte
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[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/07/sorrentino-conte.mp4[/flv]
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Intervista inedita a Giorgio Bassani, ‘Così ho raccontato gli ebrei’

Un ebreo che racconta storie di ebrei da un punto di vista diverso. “Non ho mai accettato l’idea di raccontare la loro storia solo attraverso l’Olocausto”. Così si espresse Giorgio Bassani (che qui vediamo nell’inconfondibile foto di Dino Ignani) nel maggio del 1984 in un’ intervista alla rivista francese ‘Chroniques Italiennes’, firmata da Elisabeth Kertesz-Vial, inedita in Italia e pubblicata dalla Nuova Ferrara. L’autore del ‘Giardino dei Finzi Contini’ parlò a ruota libera, di Ferrara, di ebraismo e di letteratura.

 

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