Giovedì 18 aprile 2013 a NOTTI D’AUTORE – in onda la notte tra il mercoledì e il giovedì alle 0:30 su Rai Radio 1 – Giuseppe Capitano. Nello still dell’intervista l’immagine di Claudio Abate: Giuseppe Capitano “Noi italiani moderni” (2008).
Nato a Campobasso nel 1974 Capitano vive e lavora a Roma. La sua sensibilità artistica è vicina a un universo poetico che allude spesso a un mondo arcaico, lontano nel tempo, ma è anche molto vicino al mondo contemporaneo. Se ne sta appartato e lavora incessantemente, soprattutto di notte. Ha un grande temperamento che lo ha subito differenziato da altri artisti della sua generazione per un suo stile, molto riconoscibile. Giuseppe Capitano è un autodidatta – non ha frequentato nessuna scuola di pittura, nessuna accademia d’arte – eppure le sue opere contengono il luogo misterioso della creazione. I lavori in canapa che realizza, sono il suo segno di riconoscimento, la sua ‘firma’… sono opere che emano calore che avvicinano chi osserva ma che mettono anche in evidenza una ricerca antropologica molto presente nel suo lavoro. Le canape di Giuseppe Capitano possiamo definirle sculture o anche anti-sculture che hanno una valenza simbolica molto forte … sono espressione di un mondo arcaico disperso e dimenticato.
L’AUDIO DELL’INTERVISTA A GIUSEPPE CAPITANO di Luigia Sorrentino
Nella foto sopra di Luigia Sorrentino realizzata nello studio di Capitano si vede alle spalle dell’artista il grande Basilisco in canapa, che nella mitologia classica è una creatura che ha il potere di uccidere con gli occhi. Altre opere in canapa realizzate da Capitano sono il pappagallo, il lupo, le teste, le chiome, la mano che regge i fili del destino, la foglia, che ha in sé l’instabilità e la leggerezza delle ali della farfalla.
Per Giuseppe Capitano la linea di confine tra l’essere e la natura oscilla nello spazio e nel tempo e ci cala su di una superficie bidimensionale e tridimenzionale, in un regno che è al tempo stesso minerale, vegetale e animale.
Il ciclo dei disegni su carta da imballaggio “Fiori da combattimento”, “Rose di Gerico”, “Nuvola che corre”, nati sotto la spinta diretta dell’inconscio, come tutte le opere realizzate da Capitano che non rispiondono a criteri di razionalità, possono essere bianchi, rossi, multicolori, verdi, o blu, come piante subacquee. Lui spiega questa sua caratteristica dicendo: “Cerco di stupirmi. Ed è proprio attraverso lo stupore, la meraviglia, trovo quello che sto cercando”. Sono numerosissimi i disegni di Capitano, realizzati con tecniche naturali come l’erba, la malva, il carbone, la tempera. Tutti emanano una spiritualità disarmante. Vedendoli si ha proprio la sensazione che attraverso di essi Capitano parli al mondo, all’umano, alla natura, e la protegga. Capitano vuole dirci che dalla terra arida della contemporaneità si può evadere soltanto attraverso una fertile e prolifica religiosità.
Finora i critici d’arte che si sono maggiormente interessati alle opere di Giuseppe Capitano sono Fabio Sargentini, Achille Bonito Oliva e Laura Cherubini. Tutti hanno messo in evidenza un tratto evidente della sua personalità: l’importanza di mantenersi sempre su un piano emozionale e vero.