Crocetti ristampa “I luoghi persi” di Umberto Piersanti

Umberto Piersanti

Nota critica di Alberto Fraccacreta

 

 

La poesia di Umberto Piersanti raggiunge uno snodo fondamentale del suo percorso con il trittico einaudiano che da I luoghi persi (1994) arriva a Nel tempo che precede (2002) e a L’albero delle nebbie (2008).

Tre libri unitarî, sospesi sul filo di «cronaca e memoria», sapidamente conchiusi nel «tempo differente» del mito che risospinge il canto melodioso in allegorie tassiane, cioè in ambientazioni pastorali locate nella foresta delle Cesane, eletto a locus amoenus topico, a pochi chilometri da Urbino.

I luoghi persi, che è appunto il primo capitolo della costituzione e sistemazione più matura del mondo di Piersanti, ritorna oggi per Crocetti (introduzione di Roberto Galaverni, pp. 108, euro 12,00), con alcuni inediti – dodici per la precisione – approntati dall’autore tra il febbraio e il dicembre 2021.

A quasi trent’anni di distanza dalla prima uscita, a differenza di molte sedicenti avanguardie, la silloge non ha perso nulla del suo smalto, tutto giocato su un vitalismo botanico, su un’edoné gentile e biaccata «sotto le querce gialle e il pungitopo».

E le nuove liriche riescono miracolosamente a essere in chiave, segno che l’azione elegiaca del poeta urbinate si mantiene su registri analoghi anche a distanza di decenni (radicalizzando, anzi, la portata di un messaggio di fondo che potremmo definire “parnassiano”).

Come osserva Galaverni con molta adesione nel testo prefatorio, «questa poesia da una parte racconta dell’aspirazione del poeta verso una specie di patria edenica, di paradiso terrestre, di luogo protettivo e, detto nel senso più pieno, materno; un luogo – la parola come si vede è fondamentale – di percezioni piene, di estasi sensibili, d’integrità e di perfezione, lì dove non ci sono più angosce e paure e solitudine, dove non c’è il tempo che scorre, che consuma, che porta via i bei momenti, gli amori, le persone e le cose che importano, e noi con loro». Nulla di più condivisibile.

L’integrità, la pienezza dell’esserci e la strenua volontà di accaparrarsi uno scampolo di paradiso terrestre sono il senso della ricerca del luogo perduto: località dell’infanzia, suprema tensione dell’umano a un gesto “totale”, all’incarnazione femminile della giovinezza sveviana; eppure ecco il «tempo» che «muta», la «vicenda» che «cambia» nel divenire e nell’incessante metamorfosi delle stagioni.

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Biancamaria Frabotta, “un punto di riferimento assoluto”

Biancamaria Frabotta © Dino Ignani – tutti i diritti riservati – vietata la copia e la riproduzione

Biancamaria Frabotta e Dacia Maraini ad Urbino

Il ricordo di Umberto Piersanti

Tanti anni fa invitai Biancamaria Frabotta e Dacia Maraini a presentare i loro libri all’Università di Urbino dove insegnavo nella facoltà di Sociologia.

Erano anni di rivolgimenti talora luminosi e talora drammatici: anni in cui si sognava la rivoluzione anche attraverso una deriva armata e si lottava per dare il giusto posto ai giovani e, ancora di più, alle donne nella nostra società.

Due anni dopo sarebbe uscita l’antologia di Pier Vincenzo Mengaldo presso la Mondadori, Poeti italiani del ‘900 con una sola presenza femminile, quella di Amelia Rosselli.

Oggi questo tempo ci sembra lontanissimo e nella poesia dei nostri anni le donne si sono imposte senza alcun bisogno di quote rosa. L’antologia della Frabotta ha avuto una funzione in tutto questo.

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“Una scontrosa grazia”, il Festival di poesia

CO M U N I C A T O   S T A M P A

 IL FESTIVAL

dal 2015 incontri di Poesia e Letteratura

Domenica 12 dicembre, palazzo Gopcevich, Trieste dalle ore 10 alle ore 19

Domenica 12 dicembre, dalle ore 10 e per tutto il giorno, il noto ciclo di incontri triestino della Samuele Editore e diretto da Alessandro Canzian, Federico Rossignoli, Mario Famularo e Carlo Selan, diventa un Festival presso il prestigioso Palazzo Gopcevich. Una novità che nasce dalla consapevolezza del periodo ancora complesso in cui versiamo e dalla comunione d’intenti che ha visto la cooperativa campana AltreVoci, il Comune di Trieste, Lets Letteratura Trieste, Samuele Editore e ZufZone insieme per un importante momento poetico.

“Una Scontrosa Grazia” nasce a Trieste nel novembre 2015 come ciclo di incontri organizzato a cadenza bimensile presso la libreria Mondadori di via Cavana. Spostatosi poi presso la libreria Ts360, è diventato un ciclo online durante la pandemia per tornare, il 12 dicembre 2021, in presenza presso Palazzo Gopcevich in forma di Festival. Una tradizione di dibattiti e confronti che ha portato nelle librerie della città giuliana i migliori poeti italiani e internazionali come Alberto Toni, Claribel Alegria, Franco Buffoni, Giovanna Rosadini, Gian Mario Villalta, Mary Barbara Tolusso, Claudio Grisancich, Pasquale Di Palmo, Vincenzo Mascolo, Gabriella Musetti, Nicola Vitale, Lucianna Argentino, Flaminia Cruciani, Stefano Simoncelli, non dimenticando i più giovani come Matteo Bianchi, Erminio Alberti, Miljana Cunta, Giovanni Turra, Domenico Cipriano, Roberto Cescon, Fabio Michieli, Marco Amore. Mentre, durante il lockdown, ha proposto dialoghi con Maurizio Cucchi, Alessandro Agostinelli, Marco Bini, Rosaria Lo Russo, Beppe Cavatorta, Umberto Piersanti, Guido Mattia Gallerani. Alberto Bertoni, Alessandro Brusa, Eleonora Rimolo, Giorgiomaria Cornelio e diversi altri. Senza dimenticare l’importante appuntamento con il fotografo dei poeti Dino Ignani. Continua a leggere

L’albero della cultura

A Roma, domenica 10 ottobre all’Orto Botanico, nell’ambito di URBAN NATURE, si terrà la Prima Edizione de L’ALBERO DELLA CULTURA, il progetto che promuove, nello stesso tempo, Ambiente e Cultura.

Presenta la manifestazione, Max Laudadio. Testimonial Raphael Gualazzi.

Nel corso della giornata all’Orto Botanico di Roma dedicata a Ambiente e Cultura saranno premiati Piero Angela, (per la parte scientifica) e Umberto Piersanti (per la parte umanistica).

La manifestazione avrà inizio alle ore 12.00 e terminerà alle 18.00.

Il progetto è promosso dall’Accademia Mondiale della Poesia con il patrocinio di WWF, ANCI, Confassociazioni, e inoltre in collaborazione con il Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, Pandion Editore, Sinapsi Group e Tallone Editore, nell’ambito della manifestazione Urban Nature.

LA GIORNATA DELL’ALBERO

Alle 12.00 si terrà la messa a dimora dell’Albero della Cultura cui seguiranno letture poetiche di alcuni poeti italiani contemporanei: Nicola Bultrini, Claudio Damiani, Mariella De Santis, Simone Di Biasio, Nina Maroccolo, Vincenzo Mascolo, Plinio Perilli, Gabriella Sica, Luigia Sorrentino, Sara Ventroni, Isabella Vincentini, Zingonia Zingone.

Alle 16.30, poi, presso la Sala Conferenze del Museo Orto Botanico, si svolgerà la cerimonia di consegna del Premio Albero della Cultura a due personalità di spicco del panorama italiano, Piero Angela, divulgatore scientifico e Umberto Piersanti, umanista e poeta.

Nel pomeriggio si terrà il concorso di poesia sul tema “Lo spirito degli alberi”, presentato da Paolo Lagazzi, presidente della giuria del concorso.

Seguirà una lettura di poesie sulla natura di Marcia Theophilo, poetessa brasiliana più volte candidata al Nobel per la letteratura accompagnata al pianoforte dal Maestro Christian Deliso, Direttore d’Orchestra, e dalle immagini di Giuliano Grittini, artista e fotografo ufficiale di Alda Merini. Oscar di Montigny, manager, scrittore e divulgatore internazionale, invierà per l’occasione un video messaggio sul tema della gratitudine quale rivoluzione necessaria.

Concluderà la cerimonia Raphael Gualazzi, Testimonial del progetto.

Altri Testimonial del progetto sono artisti e personaggi del mondo dello spettacolo quali Fabio Armiliato, Enzo Decaro, nonché personalità del mondo della finanza e dell’impresa come Angelo Deiana Presidente di Confassociazioni che sarà ugualmente presente alla cerimonia di premiazione.

IL PROGETTO 

Nato nel 2020 da un’ idea di Christian Deliso, il progetto L’Albero della Cultura è una risposta alla pandemia che ha colpito in modo particolare il mondo culturale e artistico.

L’ Italia è il Paese per eccellenza della cultura e un modello culturale per tutte le altre nazioni del mondo. Purtroppo a causa della pandemia il nostro paese sta vivendo un momento di grande difficoltà soprattutto in questo ambito.

Si è pensato dunque di ripartire dalla Cultura, come simbolo di rinascita e segno di speranza per tutti coloro che sentono la necessità e che credono che la cultura vada coltivata, custodita e protetta affinché ci si vita sul pianeta.

La manifestazione prevede l’assegnazione, ogni anno, di un premio a due personalità che in ambito umanistico e scientifico hanno contribuito alla promozione dei temi legati alla difesa e alla valorizzazione dell’ambiente e della cultura in un senso ampio.

La Giuria di esperti nell’ambito dell’Arte e della Scienza include scienziati, giornalisti, artisti, e letterati quali Paolo Lagazzi, Paolo Ruffilli e Claudio Damiani.

Il premio che verrà consegnato è una scultura realizzata dal Maestro Mauro Olivotto alias Lampo, artista e artigiano, in collaborazione con Sinapsi Group di Davide Battistini.

Saranno coinvolte le scuole di vario grado e verrà studiato un percorso con le maestre che avvicini gli studenti al tema dell’ecologia della difesa dell’ambiente e dell’importanza che riveste la cultura a tutti i livelli. Tale progetto sarà presentato da Anna Lisa Tiberio assieme al Raggruppamento Carabinieri Biodiversità.

La regia della cerimonia inaugurale è di Alfonso de Filippis, attore e regista.

L’organizzazione generale é affidata all’Accademia Mondiale della Poesia, diretta da Laura Troisi manager culturale.

Per informazioni e prenotazioni: accademiamondialepoesia@gmail.com

IL PROGRAMMA Continua a leggere

Jean-Luc Nancy, “Hymne stomique”

NOTA DI LUIGIA SORRENTINO

Lunedi 23 agosto 2021 la notizia della morte a Strasburgo a 81 anni di Jean-Luc Nancy, il grande filosofo francese discepolo di Jacques Derrida.

Jean-Luc Nancy  ha scritto opere indimenticabili tradotte In molti paesi del mondo.
Tra i suoi libri pubblicati in Italia, Essere singolare plurale, (Einaudi, 2001); La creazione del mondo (Einaudi, 2003); i due volumi di Decostruzione del cristianesimo (Cronopio, 2007-2012), Sull’amore (Bollati Boringhieri, 2009); Politica e essere con. Saggi, conferenze, conversazioni (Mimesis, 2013); Prendere la parola (Moretti&Vitali, 2013) e Noli me tangere (Centro ediotoriale Dedhoniano, 2015).

Con Nancy, uno dei maggiori protagonisti della discussione filosofica contemporanea, avevamo cominciato a scriverci con una certa regolarità da febbraio 2020, fino all’ aprile di quest’anno, e cioè da quando, in piena pandemia, avevo dato vita, sul blog, al progetto Catena Umana/Human Chain, un dialogo a più voci fra diverse discipline umanistiche nel tempo del Coronavirus. A prendere  la parola sulla “crisi globale” innescata dal Covid 19, il 29 maggio 2020, era stato proprio Jean-Luc Nancy, con un’intervista a me rilasciata pochi giorni prima.

Quest’anno, in una fredda mattina di gennaio,  Nancy mi inviò  per email un suo testo inedito scritto a dicembre 2020,  Hymne Stomique, che qui pubblico integralmente per la prima volta e in lingua originale.

E’ un testo di rara bellezza. Custodisce un mistero che ognuno potrà fare suo.

Unica indicazione per lettore che vorrà cimentarsi nella traduzione nei commenti del blog: la parola “stoma” deriva dal greco e significa “bocca”, qui da intendersi come “figlia del respiro“. La bocca per Nancy è il luogo dell’accadere, è l’esperienza del toccare, del toccarsi, è la nudità del mondo che non ha origine né fine.

 

HYMNE STOMIQUE

Jean-Luc Nancy, décembre 2020

 

Chant premier

Fille du Souffle et de la Chère,
père exhalé, mère absorbée
en toi par toi dans ta trouée
comme le veut l’ordre des choses
mâle aspiré dans les nuées,
femelle sucée avalée,

toi passage dedans dehors
en haut en bas et leurs mêlées,
leur brassage leur masticage
– Mastax fut de ta parenté –
toi la mêleuse la brouilleuse
souveraine des amalgames
amal al-djam’a al-modjam’a
ou malagma du malaxer
toujours l’un qui dans l’autre passe
en transmutation d’alchymie

toi la parleuse la mangeuse
la discoureuse la buveuse
la clameuse la dévoreuse

salut, Stoma commissures humides
rejointes disjointes
viande en logos, mythos en bave

salut, toi seule véritable
seule réelle dialectique !  Continua a leggere

Umberto Piersanti, da “Campi d’ostinato amore”

poesiafestival 13.Lezione magistrale Umberto Piersanti
photo © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi

IL PASSATO E’ UNA TERRA REMOTA

a Giulia

no, non tra rossi papaveri
e fiordalisi come l’antica
col velo dentro al quadro
ma alta sugli stivali
nel terrazzo fumi,
e non mi guardi,
poi sul gran verde stesa
quel tuo volto acceso,
e accesi gli occhi
così azzurri e persi,
sei la ninfa riversa
nell’attesa
e la tua bionda carne
m’invade e piega

passano innanzi agli occhi
le figure,
in altri tempi
e luoghi lontani
e persi, tu sotto la cascata
t’infradici i capelli
neri e sciolti
e mi sovrasti
chino sulla roccia

non conosci quei lampi,
non sai i tuoni,
dicono che i soldati
salgono su lenti
dalla marina,
lei siede alla ringhiera
contro i bei vetri,
tu non ricordi il volto,
non sai la veste,
solo quelle ginocchia luminose
che appena intravedi
fra le trine

quando la casa cambi
o la dimora,
salgono le memorie
fitte alla gola,
e se tendi la mano
quasi le tocchi,
ma il muro che le cinge
è d’aria o vetro,
nessuna forza
lo può oltrepassare

il passato è una terra remota
magari non esiste,
non sai dove

Dicembre 2015

 

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Il volto di Franco Loi

Franco Loi

di Monica Acito

 

L’annus horribilis, terminato da pochi giorni, sembra aver alitato un po’ del suo soffio mortifero anche sul 2021.
Franco Loi ci ha lasciati il 4 gennaio: un colpo di coda che non lascia presagire nulla di buono.
Quando un gigante della nostra letteratura va via, anche chi rimane sperimenta un po’ di quella morte.
Ma è una morte diversa, una morte che non va vissuta in solitudine: chi rimane in vita, deve stringersi ancor di più, un po’ come in quella “social catena” decantata da Leopardi.
Stringersi per non sopportare da soli quel retrogusto amaro che hanno le morti dei poeti, che sembrano portare via con sé qualcosa di sacro.
Ci si unisce e ci si immerge nel ricordo per tornare, tutti insieme, a una preistoria che solo la voce del poeta sa e può evocare.
Franco Loi, in questi giorni, è diventato imago traslucida, in cui ognuno ha saputo riflettersi: come un coro di aedi e rapsodi, la comunità dei sopravvissuti si è stretta attorno alle spoglie letterarie del poeta.
E quelle, non muoiono mai, perché l’inchiostro non si corrode, non degrada e non marcisce.
Ho provato a spostare i fili di quell’inchiostro, a sentire l’odore pungente di tante epoche fa, e ho avvertito subito il bisogno di visualizzare il volto di Franco, di guardarlo negli occhi, anche se attraverso un groviglio di pixel, per annullare la distanza temporale e antropologica tra questo strano tempo e quello che è rimasto imbalsamato nei suoi versi.
Un tempo che ci fissa, come uno splendido animale impagliato in un museo: magari, di notte, quel tempo potrebbe rianimarsi a nostra insaputa e rivivere ancora, perché il tempo è un continuum, e nell’istante esatto in cui sembra svanito, è pronto a ritornare.
Ho pensato tanto, in questi giorni, al volto di Franco Loi: ho osservato molte sue foto, e tutte mi hanno trasmesso la stessa sensazione domestica, di familiarità.
Ma del resto, cosa sono i tratti somatici di un poeta? Le sue vene, il suo fiato, il modo in cui inarca le sopracciglia e in cui schiocca la lingua, a un certo punto smettono di avere importanza: i suoi lineamenti smettono di essere fatti di carne e diventano linee scritte, sbuffi sulla carta e ghirigori d’inchiostro.
A chi interessa il modo in cui Virgilio, Orazio o Properzio sfregavano le mani? O il colore degli occhi di Ovidio, quando guardava le rive del Mar Nero?
In ogni caso, ho ceduto alla mia debolezza: ho voluto ripercorrere i lineamenti di Franco, come se la sua pelle potesse trasformarsi in una bussola di legno, pronta a guidarmi nel viaggio della sua vita e del suo ricordo, per disseppellire il giacimento di vita contenuto nei suoi versi.
Un po’ come scriveva Ungaretti.

IL PORTO SEPOLTO
Mariano il 29 giugno 1916.

Vi arriva il poeta
E poi torna alla luce con i suoi canti
E li disperde

Di questa poesia
Mi resta
Quel nulla
Di inesauribile segreto
.

(Giuseppe Ungaretti, in “L’Allegria”; “Vita di un uomo. Tutte le poesie”, Mondadori, I Meridiani Collezione, 2005)

Mi ha colpito tantissimo la foto che ha pubblicato Luigia Sorrentino domenica 10 gennaio, proprio qui sul suo blog “Poesia, di Luigia Sorrentino”, nel pezzo in cui ci offre, come un dono preziosissimo, il suo ricordo di Franco Loi e riporta la sua intervista esclusiva al grande poeta per RaiNews24, realizzata nel 2005.

Mentre leggevo il pezzo di Luigia, mi sono sentita a Milano con lei, ho avvertito la sua emozione e l’importanza di ciò che stava per fare: entrare nelle stanze di Franco Loi, respirare l’odore della sua casa e dialogare con lui.

D’un tratto, ho sentito il freddo sferzante della città sulle guance rosse e poi, dopo tanto gelo poi, ho sperimentato un calore strano e familiare salirmi dalla punta delle dita fino alle labbra: il calore di una casa, pronto a sbriciolare ogni cristallo di brina.
Il sorriso di Franco è sghembo, quasi da fanciullo che ride, spudorato, in faccia ai secoli.
Franco Loi mostra i denti al tempo, perché può permettersi di farlo: il suo volto mi ha ricordato una piccola carta geografica, fatta di rughe, nervi e sorrisi.
Una carta geografica che ha sicuramente ospitato tutti i sentimenti umani, come un piccolo breviario che ripercorre, dalla alla A alla Z, tutti i trasalimenti che un essere umano può provare nel corso della sua vita.

Ho sentito la stoffa della sua giacca da camera, il calore luminoso della sua casa, e mi sono persa nel gioco di domande e risposte che lui e Luigia hanno costruito insieme in modo sapiente, come una partita a scacchi ben orchestrata, o un contrappunto in cui risuonano melodie di vita, insegnamenti e sprazzi di poesia, che pulsano come lampi in un cielo d’estate. Continua a leggere

Franco Loi, un mistico dentro le “cose” del mondo

Franco Loi, Credits ph. Dino Ignani

di Umberto Piersanti

 

Con Franco Loi si chiude l’antologia di Pier Vincenzo Mengaldo e si chiude un’epoca. Il grande interprete della poesia novecentesca, non a caso, ha sempre asserito che gli era molto difficile se non impossibile parlare degli autori venuti dopo. Si chiude anche la stagione dei grandi poeti dialettali che ho conosciuto di persona e che con lui hanno portato questo tipo di scrittura a livelli molto alti: Tonino Guerra, Raffaello Baldini, Nino Pedretti e Franco Scataglini che lo stesso Loi fece scoprire ad un pubblico più vasto.

Ho sentito Loi leggere molte volte: la sua lingua così difficile e complessa riusciva a raggiungere tutti, anche quelli che non sapevano una parola del dialetto milanese. Un’oralità straordinaria che aveva in comune, in modi certamente molto diversi, con Tonino Guerra.

Non è questa la sede per disquisire sulla complessità di un dialetto che univa al milanese le voci degli inurbati lombardi negli anni cinquanta, apporti emiliani e parole di sua pressoché totale invenzione. A differenza di Pasolini la sua non era una lingua materna, ma una lingua paterna, formatasi più che attraverso le memorie tramandate, attraverso il duro apprendistato della vita, tra osterie, strade e impegno civile.

La forza della sua poesia sta in una visionarietà che penetra nel reale con un’intensità drammatica dove il teatro è la scena del mondo vissuto dentro un panico e assoluto microcosmo milanese.

Molto si può discutere sulle sue prospettive ideologiche, sulla sua visuale “politica” del mondo. Antifascista, militante comunista, vicino alle posizioni della sinistra radicale: li ha delusi però tutti, a cominciare da Franco Fortini e Pier Vincenzo Mengaldo, per il suo misticismo di cui loro avevano individuato solo una componente evangelico-comunista. No, questa tensione religiosa è molto più totale ed assoluta, investe ogni aspetto del vivere. È presente fin dall’inizio, è presente anche tra le opere come Strolegh che appaiono apparentemente dominate da una concezione tra socialista e anarchica, dalla denuncia del mondo capitalistico. Si potrebbe dire che per Loi il regno dell’utopia non è il regno di questo mondo, ma l’aspirazione ad una pace e armonia universale che ha una caratteristica assolutamente trascendente. Niente è più lontano da Loi non dico dal rigore di un’analisi marxista, ma semplicemente da un’analisi razionale del sociale. Loi crede che la poesia viene dettata al poeta stesso da una qualche entità misteriosa e trascendente: quante volte gli ho sentito dire che il poeta è un semplice tramite di una forza che lo trascende. Una volta abbiamo avuto una discussione sulla sconfitta di Hitler nella seconda guerra mondiale: per me Hitler era stato sconfitto dai carri armati sovietici e dagli aeroplani alleati, per Loi carri armati e aeroplani contavano poco davanti a una qualche forza superiore che aveva deciso e sempre decide il corso della storia. Continua a leggere

La terra remota di Umberto Piersanti

Umberto Piersanti credits ph. Dino Ignani

DI FABRIZIO FANTONI

 

 

“A quale terra antica
mi riporti,
a quale ora
fuori dei millenni,
acceso ciclamino
d’un giorno
d’acqua?”.

In questi versi, tratti dall’ultimo libro di Umberto Piersanti intitolato Campi d’ostinato amore (La nave di Teseo, 2020), è racchiusa la domanda che l’autore pone alla Poesia: di condurlo in quella terra remota che è il passato. E la poesia risponde a questo invito, oltrepassa il muro che separa l’uomo dalle sue memorie e rievoca con progressive ed improvvise illuminazioni volti, odori, situazioni di una fanciullezza vissuta nella pienezza del corpo, a contatto con la natura incontaminata delle Cesane – terra di origine dell’autore – in una continua ed irrimediabile spensieratezza.

“Terra di memorie
l’età che s’inoltra,
di volti che s’affollano
e vicende
d’innanzi agli occhi
e tremano nel sangue,
l’infanzia è la stagione
più tenace
e ogni altra
offusca
e quasi oscura”.

L’incanto della poesia di Umberto Piersanti risiede nella sua capacità di rendere viva quella intimità mentale che l’essere umano sperimenta nei primi anni di vita, quando tutto ciò che lo circonda sembra a portata di mano, creato per lui, e si pensa che rimarrà lì per sempre, che nulla e nessuno potrà toglierci la spensieratezza di ogni giorno.

L’esperienza della guerra attraversa la poesia dell’autore, ma nemmeno tali orrori riescono ad incrinare quel sentimento di vaghezza che il bambino prova nel suo crescere a contatto con le forze vitali della natura: vita e morte, bene e male si intrecciano ed acquistano, nei ricordi dell’autore, la dimensione di una fiaba, come nella bellissima poesia “La fonte dei due gelsi”, dove viene evocata una leggendaria fonte sulla quale crescono due gelsi, uno che fa le more bianche, l’altro che le fa nere che, a contatto con il sangue di un ragazzo ucciso durante la guerra, si dissolve e mai più ricompare.

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Umberto Piersanti, “Campi d’ostinato amore”

Umberto Piersanti, creidits ph Dino Ignani

ANTEPRIMA EDITORIALE

Nell’ultima raccolta di versi di Umberto Piersanti, Campi d’ ostinato amore, (la Nave di Teseo, 2020) il poeta urbinate conferma e condensa l’ identità e l’unicità  di una voce che deposita con grazia il germe assoluto della sua poesia in una terra mitica e leggendaria: l’amato altopiano delle Cesane, il mondo antico e arcaico della civiltà contadina, le figure mitiche che lo popolano e l’ostinato silenzio dell’amato figlio, Jacopo.
La testimonianza poetica di Umberto Piersanti evoca una realtà naturalista scomparsa, un passato lontano dalla quotidianità,  una civiltà remota, che riaffiora dalla memoria con uno spessore antropologico e magico.

(Luigia Sorrentino)

 

Il passato è una terra remota

a Giulia

no, non tra rossi papaveri
e fiordalisi come l’antica
col velo dentro al quadro
ma alta sugli stivali
nel terrazzo fumi,
e non mi guardi,
poi su gran verde stesa
quel tuo volto acceso,
e accesi gli occhi
così azzurri e persi,
sei la ninfa riversa
nell’attesa
e la tua bionda carne
m’invade e piega

passano innanzi agli occhi
le figure,
in altri tempi
e luoghi lontani
e persi, tu sotto la cascata
t’infradici i capelli
neri e sciolti
e mi sovrasti
chino sulla roccia

non conosci quei lampi,
non sai i tuoni,
Dicono che i soldati
salgono su lenti
dalla marina,
lei siede alla ringhiera
contro i bei vetri,
tu non ricordi il volto,
non sai la veste,
solo quelle ginocchia luminose
che appena intravedi
fra le trine

quando la casa cambi
o la dimora,
salgano le memorie
fitte alla gola,
e se tendi la mano
quasi le tocchi,
ma il muro che le cinge
è d’aria e vetro,
nessuna forza
lo può oltrepassare

il passato è una terra remota
magari non esiste,
non sai dove.

dicembre 2015

Volti

volti, volti nella mente
infissi,
sempre più infissi
e incerti,
e poi così lontani,
lontani e persi,
nell’oscura veglia
mi siete d’intorno,
vicini, così vicini
alle mani
e agli occhi,
padre da un grande tempo
dimori oltre la valle
che la nebbia copre,
la grande nebbia
che sta oltre,
oltre ogni casa
e campo,
come chi ha la vista
quasi spenta
risalgo con le mani
alla tua fronte,
su ogni piega
mi soffermo e insisto,
del tuo magro sorriso
ricerco il dono

e i tuoi occhi madre
sono i più chiari,
io me li stampo dentro,
mi fanno il sangue lieto
e nulla può il dolore
che m’abbranca,
restano chiari
e azzurri
oltre lo sguardo,
lo sguardo mio
che tanto s’appanna

sorella dalla veste chiara
ora m’allacci i pattini
e spingi alla discesa,
lascia ch’io tocchi ancora
i tuoi capelli così lunghi
e scuri

l’altra ha quei tacchi larghi,
larghi e spessi
degli anni di guerra,
tra le ginestre lei
rifulge tanto
che degli occhi appannati
lacera il velo

e padre e madre,
e la bruna sorella
l’altra più chiara,
la cucina fumosa
e l’orto coi soldati,
quelle canzoni lente
e disperate
mentre il maiale cuociono
sull’erba,
tra loro un giorno
ti sei risvegliato
e loro t’hanno accolto
e riscaldato,
il tempo poi dissolve le figure
ad una ad una nel vortice
degli anni rapinate,
contro il vuoto che ghiaccia
sangue e fiato
dentro l’aria le incidi
per l’eterno

e poi c’era quell’erba
contro i mali
quella di colore scuro
come il nome,
è l’erba delle bisce
che la pozza cerchia,
se la metti a bollire
sopra un gran fuoco
e poi quell’acqua bevi
densa e nera
i mali come serpi
strisciano via
lontani

era come una radura
riparata dall’acqua
e i venti,
dai fuochi d’attorno,
l’unica che rammenti,
se altre ne ho incontrate
non le ricordo

marzo 2018

 

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Umberto Piersanti, “Una strana primavera”

Umberto Piersanti credits ph. Dino Ignani

UNA STRANA PRIMAVERA
DI UMBERTO PIERSANTI

tra febbraio e marzo il bruno accende
col suo bianco squillante
i greppi e i fossi,
dalle lunghe Cesane
al Petralata,
e tutt’attorno nascono
i prugnòli,
il solo fungo della primavera,
lo si mette in padella
con l’aglio e l’olio
e la terra non da
erba più buona

attorno al pruno
le streghe fanno i cerchi,
cerchi di sortilegi
inqueti e strani

oggi i cerchi s’alllargano
dovunque,
giungono fino al mare
salgono i monti,
dalle fessure dei muri
e delle porte
entrano nelle case
degli umani

primavera crudele che s’inoltra
col suo riso sinistro
di cieli e campi,
di fiori,
d’acque azzurre
e venti lievi

da dietro le finestre
e stretti ai muri,
del sortilegio
s’attende la fine,
guardare un’erba
o un fiore
senza il male nascosto
dentro i colori Continua a leggere

Umberto Piersanti, da “I luoghi persi”

poesiafestival 13.Lezione magistrale Umberto Piersanti
photo © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi

L’isola

Ricordi il mirto, fitto tra le boscaglie
bianchissimo e odoroso, scendere per i dirupi
sopra quel mare? e le capre
tenaci brucare il timo, l’enigma
dello sguardo che si posa
dovunque e sempre assente?

più non so il luogo dell’imbarco
come salimmo nel battello
quali erano le carte per il viaggio.

Scendevi alta per lo stradino polveroso
antica come le ragazze
che portarono i panni alle fontane
la tua carne era buona come la loro.

Férmati nella radura dove il vento
ha disseccato e sparso i rosmarini
qui potremmo vederle se aspettiamo
immobili alle euforbie quando imbruna
vanno alla bella fonte degli aneti
giocano lì nell’acqua e tra le erbe
e mai s’è udito un pianto
sono felici.

Tu eri come loro, solo una volta
quando uscivi dal mare, ti sei seduta
nei giardini del tempio, un’ombra appena
trascorse di dolore nella faccia.

Seppi così che il tempo era finito
che tra gli dei si vive
un giorno solo.
E riprendemmo il mare
normali rotte.

Qualcun altro s’imbarca, attende il turno
né l’isola sprofonda
come vorrei

(Gennaio 1990) Continua a leggere

Antonella Anedda vince il Premio Poesia Città di Fiumicino 2019

Antonella Anedda / credits ph Dino Ignani

È Antonella Anedda con “Historiae”, (Einaudi, 2019) la vincitrice della Quinta edizione del Premio Poesia Città di Fiumicino per l’Opera di Poesia. Lo ha deciso la giuria tecnica composta da Milo De Angelis, Fabrizio Fantoni, Luigia Sorrentino e Emanuele Trevi, nel corso della finale del Premio che si è svolta  a Fiumicino, sabato 26 ottobre, alle 18.30, nella sala convegni dell’Hotel Best Western Rome Airport. Alla serata hanno partecipato Stefano Dal Bianco, “Ritorno a Planaval”, (GiallaOro, Pordenonelegge, LietoColle 2018) secondo classificato, e Stefano Raimondi, “Il sogno di Giuseppe”, (Amos Edizioni 2019), terzo classificato.

Nel corso dello serata, condotta dal Angelo Perfetti, Direttore della testata “Faro on line” e dal presidente e ideatore del Premio, Gianni Caruso, con la partecipazione straordinaria di Viviana Nicodemo, è stato consegnato il Premio alla Carriera a Umberto Piersanti e sono stati consegnati i premi e i riconoscimenti a tutti gli altri partecipanti:

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I finalisti e i vincitori del Premio Poesia Città di Fiumicino 2019

A Fiumicino, sabato 26 ottobre, alle 18.30, nella sala convegni dell’Hotel Best Western Rome Airport, (via Portuense, 2465) si svolgerà la serata finale del “Premio Poesia Città di Fiumicino 2019” con le letture dei poeti, la proclamazione del vincitore o della vincitrice per l’Opera di Poesia e la consegna dei numerosi premi e riconoscimenti.

Nel corso della serata la Giuria Tecnica, composta da Milo De Angelis, Fabrizio Fantoni, Luigia Sorrentino e Emanuele Trevi, designerà il vincitore della Quinta Edizione del Premio Poesia Città di Fiumicino 2019 per l’ “OPERA DI POESIA”.

Per la sezione “PREMIO PER L’OPERA DI POESIA”, finalisti Continua a leggere

Scuola di cultura e scrittura poetica “Sibilla Aleramo”

L’Associazione culturale “SibillA”, l’Amministrazione comunale di Civitanova Marche in collaborazione con la Biblioteca comunale “S. Zavatti” di Civitanova vi invitano all’inaugurazione del nuovo anno (V°) della Scuola di cultura e scrittura poetica “Sibilla Aleramo”.

Molte le iniziative in programma nella Scuola, che si propone di allargare la conoscenza della poesia, soprattutto quella italiana e contemporanea, con la pratica diretta dei testi e il dialogo e la frequentazione con poeti e critici; andremo dalle lezioni sugli autori del ‘900, tenute da Umberto Piersanti, ai laboratori di scrittura, dalle pubblicazioni agli incontri mensili con addetti ai lavori (poeti, critici, editori, filosofi di fama), con la possibilità anche di affrontare il cinema di poesia. Continua a leggere

“Il Tempo dove” 2018, Potenza della parola

Giunta alla sua seconda edizione, la manifestazione IL TEMPO DOVE/ POTENZA DELLA PAROLA,  si terrà nei giorni 28/ 29/ 30 Settembre 2018. La sede è la stessa dello scorso anno, l’Abbazia di San Claudio al Chienti (Macerata), nella parte superiore della Chiesa, uno dei luoghi romanici più suggestivi d’ Italia.

La rassegna, patrocinata dal Comune di Corridonia,  si inaugurerà  venerdì 28  alle ore 16.30 con la mostra della scultrice Petra Lange, animata dal chitarrista Michele Settembri  (del conservatorio di Fermo) e ospiterà,  nei diversi giorni, cinque autori rilevanti del panorama poetico contemporaneo:

Umberto Piersanti, Poeta, Presidente del Centro Mondiale della Poesia, candidato al Premio Nobel nel 2005; Roberto Marconi Poeta, Coordinatore della scuola di cultura e scrittura poetica “Sibilla” con sede a Civitanova Marche; Danilo Mandolini Poeta, editore, direttore della piattaforma online Arcipelago Itaca; Filippo Davoli Poeta, Direttore della pagina online “Nuova Ciminiera”; Luigia Sorrentino Poetessa, giornalista RAI, Ideatrice e curatrice del Primo Blog di Poesia della RAI. Continua a leggere

“Il Tempo Dove” 2018, la rassegna di poesia a cura di Martina Luce Piermarini

Torna, per il secondo anno consecutivo a Corridonia (Macerata), IL TEMPO DOVE, la rassegna di poesia curata da Martina Luce Piermarini. Gli incontri del 28-29 e 30 settembre, si terranno nell’Abbazia di San Claudio in Chianti, una delle più importanti e antiche testimonianze dell’architettura romanica nelle Marche, ancora integra nella sua conformazione originaria.

Fra gli ospiti di “Potenza della parola“: Petra Lange, Umberto Piersanti, Francesco Scarabicchi, Roberto Marconi, Filippo Davoli, Ezio Settembri, Luigia Sorrentino, Michele Settembri, Cristian Prestipino.

Qui sotto il programma completo della manifestazione.

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Paolo Lagazzi, “Come ascoltassi il battito d’un cuore”

Attilio Bertolucci e Paolo Lagazzi

Per quanto amato da molti lettori di poesia, per quanto profondamente stimato da alcuni tra più grandi poeti del Novecento non solo italiano (da Montale a Luzi, da Sereni a Caproni, da Pasolini a Charles Tomlinson a Kikuo Takano), Attilio Bertolucci resta un autore ancora, in parte, misconosciuto e incompreso. Solo una lunga frequentazione del suo mondo poetico può permettere di cogliere la complessità e la ricchezza che si annidano nell’apparente semplicità del suo linguaggio. Paolo Lagazzi, riconosciuto dallo stesso Bertolucci (in un’intervista apparsa nella rivista “Gli immediati dintorni”, n.2, 1989) come colui «che forse più di ogni altro mi ha letto in estensione e in profondità», ripercorre negli scritti raccolti nel presente volume alcuni tra i capitoli decisivi della storia del poeta: l’inesausto amore per la pittura; la passione per le opere di Proust e di Eliot; l’affinità elettiva con un originalissimo, fantastico e umano storyteller quale Silvio D’Arzo; il lavoro svolto con leggerezza e lungimiranza nei campi del giornalismo e dell’editoria; il dialogo tra la sua poesia e il cinema del figlio Bernardo.

Soprattutto, questo libro ci porta di nuovo a osservare i “nodi” più segreti e cruciali del mondo bertolucciano: la religiosità sui generis, il sentimento del sacro, l’incontro fra un bisogno primario di verità e un’acuta coscienza della vita come mistero.

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Le “Anime perse” di Umberto Piersanti

Nelle colline dell’alto Montefeltro presso San Leo e San Marino si trovano sei strutture del centro di recupero Atena dirette da Ferruccio Giovanetti.
Qui arrivano ospiti da tutta Italia: si lasciano dietro vicende inquiete, storie spesso atroci: uno psichiatra ha ucciso molti componenti della commissione che lo ha bocciato. Talora aiuta i medici della struttura con gli altri pazienti, ma non potrebbe uscire perché: ¨la lista è lunga¨, deve ancora far fuori quelli che non ha fatto in tempo ad uccidere.
C’è una ragazza tossicodipendente che tenta sempre di fuggire e che scomparirà tra la neve altissima del 2012.
E poi il contadino che ha ucciso con diciassette colpi quello che ha spostato il confine del podere di diciassette metri.
Anime perse edito dalla Marcos Y Marcos raccoglie diciotto racconti scritti ed interpretati da Umberto Piersanti che si riferiscono ad altrettante vicende reali raccontate all’autore da Ferruccio Giovanetti.
C’è un netto contrasto tra la bellezza del luogo e le tragedie di queste vite spezzate. Continua a leggere

A Milano, alla Biblioteca Sormani, poeti e prosatori alla corte dell’Es

Nell’incontro alla Biblioteca Sormani si parlerà di un libro e di un tema particolare e interessante: il rapporto fra inconscio e letteratura, intorno al quale si articolano le interviste/saggio realizzate dallo psichiatra e poeta Giancarlo Stoccoro, che ha coinvolto alcuni dei maggiori nomi della nostra poesia, da Franco Loi, Umberto Piersanti, a Milo De Angelis, in un dialogo serrato sull’argomento a partire dalla loro personale esperienza.

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Le città dell’anima, note intorno a un libro sui luoghi dei poeti

di Marco Marangoni

L’occasione di queste righe è data dal bel libro, con contributi di autori vari, curato da Tiziano Broggiato, e uscito nel 2016, per i tipi dell’editore Luigi Pellegrini di Cosenza. Alla presentazione, tra l’altro tenuta recentemente a Pordenonelegge, ne è uscito, per la voce dello stesso Broggiato e del critico letterario Roberto Galaverni, un quadro pienamente aderente al tessuto di pensieri, sentimenti, ricordi e attese che con stile diverso hanno espresso tutti i co-autori: Anna Buoninsegni, Giuseppe Conte, Rosita Copioli, Claudio Damiani, Antonio Di Mauro, Vivian Lamarque, Valerio Magrelli, Roberto Mussapi, Umberto Piersanti, Giancarlo Pontiggia, Fabio Pusterla, Loretto Rafanelli, Davide Rondoni, Angelo Scandurra, Stefano Simoncelli, Gian Mario Villalta.

Un libro questo di geografia letteraria, “sentimentale”, che permette di entrare nei luoghi, ma per la porta delle sottili percezioni, fino a formare una fenomenologia di foglio-mondo, pagina-luogo, nella speciale ottica del poeta. L’attualità, con cui si confrontano i diversi poeti, sollecita poi a una riflessione critica, venendo denunciato per lo più un abbassamento della qualità dell’abitare. Continua a leggere

Umberto Piersanti

 

        Umberto Piersanti/ credits ph. Dino Ignani

«Con gli occhi incerti tra ‘l sorriso e il pianto»: sulla poesia di Umberto Piersanti.

 di Eleonora Rimolo

Il punto nevralgico della poesia di Umberto Piersanti è, in maniera indiscutibile e come è stato più volte messo in luce, la natura. Attraversando in particolare due raccolte dell’autore, “L’albero delle nebbie” e “Nel folto dei sentieri”, la natura assume due ruoli fondamentali: da un lato è strumento di rievocazione della memoria antica (anch’io vi ricordo nella luce/stagliati tutti dentro l’aria,/Madío è sotto il ciocco/grande e guarda,/Celeste sale lento lo stradino,/alla Fenisa gli anni non hanno tolto/il chiaro dentro gli occhi/e sulla testa l’orcio non pende/o sussulta), e dall’altro è genitrice impietosa nelle sue leggi incontrovertibili (fino a dicembre/questa terra squallida/e contorta, profanata/dagli uomini e dai cani,/due fiori l’hanno scelta,/così segreti/ed appartati,/caso o necessità/non c’è risposta). Continua a leggere

Umberto Piersanti

poesiafestival 13.Lezione magistrale Umberto Piersanti
photo © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi

Umberto Piersanti è nato ad Urbino nel 1941 e nella Università della sua città insegna Sociologia della Letteratura.
Le sue raccolte poetiche sono “La breve stagione” (Quaderni di Ad Libitum, Urbino, 1967), “Il tempo differente” (Sciascia, Caltanissetta- Roma, 1974), “L’urlo della mente” (Vallecchi, Firenze, 1977), “Nascere nel ’40” (Shakespeare and Company, Milano, 1981), “Passaggio di sequenza” (Cappelli, Bologna, 1986), “I luoghi persi” (Einaudi, Torino, 1994), “Nel tempo che precede” (Einaudi, Torino, 2002), “L’albero delle nebbie” (Einaudi, Torino, 2008) che ha vinto i seguenti premi: Premio Pavese Città di Chieri, Premio San Pellegrino, Premio Giovanni Pascoli, Premio Tronto, Premio Mario Luzi, Premio Alfonso Gatto, Premio Città di Marineo. Nel 1999 per I quaderni del battello ebbro (Porretta Terme, 1999) è uscita l’antologia “Per tempi e luoghi” curata da Manuel Cohen che ha anche scritto il saggio introduttivo. Continua a leggere

“Il tempo dove”, Rassegna di Arte, Poesia e Storia


Da sabato 29 luglio e fino a domenica 20 agosto 2017 nella chiesa superiore dell’antica Abbazia di San Claudio Corridonia  – Chiesa Superiore – (Macerata), si terranno incontri, reading, dibattiti, tra Arte, Poesia e Storia. Tutti gli eventi sono a cura del Prof. Alvise Manni.

Il Calendario degli appuntamenti è ricco di personalità di notevole rilievo internazionale. Gli ospiti si confronteranno nell’ambito della Mostra “IL GHIGNO DELL’IRONIA” allestita dallo scultore Sandro Piermarini, che rimarrà aperta per tutto il tempo.

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Carlangelo Mauro, «Liberi di dire». Saggi su poeti contemporanei

«Liberi di dire» Saggi su poeti contemporanei
Prima serie
Carlangelo Mauro
Editore: Sinestesie, 2016

ESTRATTO DALLA NOTA INTRODUTTIVA DI CARLANGELO MAURO

I poeti presi in considerazione in questo studio (n.d.r. Cucchi, De Angelis, Fontanella, Piersanti, Volponi) sono molto diversi fra loro, anche se in ognuno di essi sembra forte il legame con il luogo, elemento fondante del loro “fare poesia”. La poesia di Fontanella, che si è stabilito da anni in America, non può non riconnettersi al luogo di origine, quella di Cucchi e De Angelis si inscrive nelle periferie milanesi, la poesia di Piersanti abita profondamente Urbino – ciò permette di confrontarla con la scrittura volponiana – e il paesaggio delle Cesane, mentre in quella di Neri rivive la guerra ‘civile’ del 1943-1945 tra Erba e dintorni. Anche questi vogliono essere poeti nuovi, ‘liberi di dire’ dopo l’egemonia della Neoavanguardia, alla ricerca di altri spazi e inediti rapporti con le tradizioni poetiche, che non possono non essere negate, dichiarate morte o richiamate in vita, sotto altre forme. Continua a leggere

Riccardo Canaletti

riccardo

Riccardo Canaletti

ho provato l’amore
in un angolo di strada.
stringevo con le dita
la corteccia della notte
aperta sul mio smarrimento.

la cortesia nuda dei tuoi occhi
sul vetro freddo le scapole
le ali.
l’esitazione febbrile
al passare di un’auto, poi un sorriso
come sollevati. t’insegno il tempo
ho detto, ed era vero.

consumammo le ore in un equilibrio
equivoco, giocato sulla tua malizia e
la mia vergogna. era rosso
il nero , il silenzio
una luce di faro sorda sul mare.

la prima volta, come la creazione
fu un gioco da bambini.

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A Jacopo, che parlava per formule magiche

9788873262992_0_0_750_80Nota di Luigia Sorrentino

“Il collaudatore d’altalene” è una riflessione sull’autismo scritta da Roberto Marconi, educatore sociale. Nel libro la vita di Roberto interseca quella di Jacopo, figlio unico di Annie Seri e Umberto Piersanti, un “ragazzo cresciuto” affetto da diverse problematiche annesse all’autismo. Ne nasce un’opera aperta alla poesia che non racconta né descrive la malattia, ma la “storia” fra due persone in carne ed ossa,  che comunicano e si osservano reciprocamente, affettivamente, una storia d’amore che contiene lo stupore e la meraviglia degli incontri che ti cambiano la vita.

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Umberto Piersanti

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Umberto Piersanti (Credits / Dino Ignani)

di Sauro Damiani

UMBERTO PIERSANTI, Nel folto dei sentieri, Milano, Marcos y Marcos, 2015

Rose e marmellata. (“dopo la marmellata con il burro/al grande parco scendi/sopra i muri,/tra i meli e le rose/passi e respiri”, p.30). Rose; e anemoni, e colchici, e papaveri, e giacinti, e primule, e, prima di tutto, favagelli. Come nell’intera storia poetica di Piersanti, anche in questo ultimo libro sfavillano i fiori, nominati con la precisione di uno sguardo individuante e amoroso, che ne fa sprigionare la loro luce assoluta. “Luminoso” è uno degli aggettivi più frequenti e significativi del libro, spesso in coppia con altri che ne esaltano la forza evocativa, come in “chiaro e luminoso”, “ridente e luminoso”. Un “luminoso” di una tonalità inconfondibile, tutta piersantiana, che spicca nel panorama di una poesia, non solo italiana, che, al contrario, predilige le tonalità scure. Ma un fiore (o un’ora, o un evento) è luminoso solo in quanto è “assoluto”, cioè, nel senso etimologico del termine, “sciolto”, separato dal tempo “baro”; un fiore (o un’ora, o un evento) “remoto”, anche qui nel senso di rimosso dall’oggi e collocato in un orizzonte mitico, nell’eden “fragile/ e assoluto”, sempre perduto (“l’eden che ci è concesso/è sempre perso”; 209): come tutta quella nata dopo e dal romanticismo, anche la poesia del nostro è percorsa da un’insanabile scissione metafisica. Solo che Piersanti non rinuncia a dispiegare e nominare l’incontenibile efflorescenza della natura (la natura naturans), di cui egli si sente carnalmente partecipe e di cui è commosso testimone e interprete. Nel “tempo della povertà”, egli non è povero. Continua a leggere

Il poeta Umberto Piersanti incontra la poesia di Luigia Sorrentino (con un intervento critico di Sauro Damiani)

poesiafestival 13.Lezione magistrale Umberto Piersanti photo © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi

poesiafestival 13.Lezione magistrale Umberto Piersanti
photo © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi

Il 22 gennaio 2017  si terrà il terzo appuntamento alla Biblioteca “S. Zavatti” di Civitanova Marche alle 16.45:  Umberto Piersanti, uno dei poeti più importanti nel panorama nazionale, incontra Luigia Sorrentino che parlerà delle sue ultime opere di poesia, Olimpia (Interlinea, 2013; Recours au Poéme Editeur, 2015, (traduzione in francese di Angèle Paoli)  Inizio e Fine (Edizioni de La collana Stampa 2009, 2016) collezione di poesia diretta da Maurizio Cucchi e Figure de l’eau/Figura dell’acqua, su inchiostri e acquerelli di Caroline François-Rubino, traduzione in francese di Angèle Paoli. Il libro uscirà in primavera con le edizioni Al-Manar di Alain Gorius (Paris, 2017) e sarà presentato alla 35 esima Marché de la Poésie che si terrà da mercoledì 7 a domenica 11 giugno (place Saint-Sulpice – Paris 6e).

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Luigia Sorrentino e il gatto Ciccio (Photo Credits/Fabrizio Fantoni)

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Roberto Alperoli: “La poesia purifica la lingua, la salva”

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Roberto Alperoli

INTERVISTA di Guido Monti

Incontro Roberto Alperoli ideatore e direttore artistico di Poesia Festival Terre dei Castelli, uno degli eventi più riusciti per qualità e progettualità culturale che si tiene da dodici anni nel territorio emiliano. Ci sediamo in una trattoria di Modena molto nota vicino al teatro Storchi. La canicola del sole settembrino ci riporta in pieno agosto. I suoi occhi in attesa di domande, hanno quella vividezza e curiosità propria di quei bimbi al culmine della fanciullezza. Roberto nel tuo libro,“Il cielo di oggi”, di qualche hanno fa, in una poesia molto toccante dal titolo “La madre”, dici : “E’ tanto tempo/che non mi manchi più,/che non mi chiami; /eppure sei stata tu // la mano del mio principio, l’assunto abbagliante/del mio dolore; //…”. Ecco allora potrei girarti questa poesia in forma di domanda.

Come è maturata in te la decisione di creare questo festival nel 2005 assieme ai compagni del primo momento Alberto Bertoni e Paola Nava? Forse appunto perché la poesia la sentivi come mano del tuo principio e volevi però anche tenacemente mostrarla ad una comunità più ampia? Avevi intuito che questo territorio potesse avere in sé quel terreno di coltura per la crescita della pianta poetica?

Ho un lungo rapporto con la poesia, che fa parte della mia vita da sempre, direi. La leggo, la scrivo, la seguo nella sua dimensione pubblica. Il suo valore, la sua importanza – anche terapeutica – la sperimento (l’ho sperimentata) su di me, sulle persone che conosco. Anche sul valore pubblico, civile, etico della poesia rifletto da tempo. Soprattutto oggi che la lingua è stata colpita al cuore, che il linguaggio è un lungo, ininterrotto boato di frasi fatte, inerti, di parole caricaturali, senz’anima. La nostra è un’epoca di monotonia espressiva, spettacolare e rumorosa. La lingua è gridata nelle trasmissioni televisive, mortificata dalla pochezza della politica, massificata e banalizzata dal web, orfana dei comportamenti e dei modelli che, un tempo, ne sapevano custodire la vocazione civile. Il linguaggio della politica, poi, ne ha enfatizzato l’impotenza. Il dolore della lingua è proprio la sua inespressività. E nel frastuono e nell’impoverimento delle parole siamo tutti più poveri. Ecco, salvare la lingua, il bene pubblico della lingua, significa allora salvare noi stessi, le nostre emozioni e i nostri pensieri, che solo il linguaggio rende comprensibili e comunicabili. Ed è qui il valore della poesia, che si oppone a questo collasso perché è un ingrediente attivo del linguaggio, uno spazio per la propria identità. Purifica la lingua, rimette al mondo l’innocenza delle parole. Si oppone alla miseria individuale e alla miseria pubblica. Continua a leggere

Vivian Lamarque con “Madre d’inverno” vince il Premio Metauro 2016

vivianlamarqueIl Premio Letterario Metauro nasce nel 1994 ed è giunto quest’anno alla XXIII edizione. Attraverso la qualificata giuria tecnica individua tre significativi libri di poesia contemporanea, pubblicati in Italia nel biennio che precede l’edizione corrente. È sostenuto e promosso dall’Unione Montana Alto e Medio Metauro, Provincia di Pesaro e Urbino, Regione Marche, Presidenza del Consiglio Regionale, Biblioteca Comunale di Urbania dove ha sede la segreteria. Il presidente del premio è il poeta marchigiano Umberto Piersanti. Continua a leggere

Scuola di cultura e scrittura poetica 2016-2017

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Riprendono gli incontri della Scuola di cultura e scrittura poetica “SibillA”, patrocinata dal Comune di Civitanova Marche, dall’Assessore alla Cultura, in collaborazione con la Biblioteca Zavatti e i Teatri di Civitanova,  presso la Biblioteca comunale “S. Zavatti” di Civitanova Marche che si propongono di allargare la conoscenza della poesia con la pratica diretta dei testi e il dialogo e la frequentazione con poeti e critici.

Il primi due incontri del nuovo ciclo si terranno giovedì 27 novembre con il poeta e critico letterario Alessandro Moscè e il 18 dicembre  con il poeta e critico d’arte Francesco Scarabicchi. Continua a leggere

Alessandro Moscè , “Galleria del millennio”

galleria_del_Millenniodi Giulia Massini

Appena edito da Raffaelli Editore, Galleria del millennio raccoglie le riflessioni letterarie e le interviste che Alessandro Moscè (Ancona 1969) ha riservato alle opere di critici, poeti e narratori concentrate nel decennio 2004-2014, inedite o pubblicate su quotidiani come “Il Corriere Adriatico” e “Il Tempo” e su periodici come “L’Azione”, “Atelier”, “Poesia” e “Prospettiva”.

Proprio perché non programmatico, ma agito nel tempo, frutto di un lavoro quotidiano e corollario di una più ampia attività produttiva che ha visto Moscè attivo nel campo della narrativa e della poesia, oltre che su un lavoro critico orientato anche al progetto monografico e antologico, questo libro, aprendo una finestra sul mondo contemporaneo, ci svela anche un ritratto del suo autore, dei suoi temi privilegiati e di una poetica che orienta le varie forme del suo impegno. Continua a leggere

Il tema paterno nella poesia italiana del Novecento

padri_718Giovedì 17 marzo, ore 19.30, LABORATORIO FORMENTINI

PADRI: (il tema paterno nella poesia italiana del Novecento)1/2

a cura di Milo De Angelis

Come appare il personaggio paterno nei poeti del nostro tempo, come si manifesta il suo carattere, il suo insegnamento, la sua memoria, la sua mancanza, la traccia della sua parola: dodici autori – da Pascoli ai nostri giorni – scelti da Milo De Angelis e letti da Viviana Nicodemo. Continua a leggere

Umberto Piersanti


umberto_piersanti_bella

La foto di Umberto Piersanti è di Dino Ignani
 
AUTORITRATTO

Da un’idea di Luigia Sorrentino
A cura di Fabrizio Fantoni

 

Sono nato il 26 febbraio del 1941: a Urbino c’era il nevone o così è stato tramandato. Mio padre era in Jugolavia dove infuriava la guerriglia partigiana. Mia madre mi ha sempre raccontato che per nascere non ho aspettato l’ ospedale, ma sono sceso al mondo nella lettiga dove era trasportata giu’ per via Raffaello. A me piace pensare d’ essere nato davanti alla porta del mio piu’ grande concittadino, ma le probabilita’ sono scarse. La mia famiglia, mio padre, mia madre, io e due sorelle una di sette anni e l’ altra di quattordici più grandi di me, stava a villa Gloria situata a pochi metri dalle mura: una casa con vari appartamenti, abbastanza bella, abitata da professori universitari, dirigenti, insomma da una borghesia medio-alta. Il nostro pero’, era un piccolo appartamento situato nel sottoscala: mio padre lavorava alla fornace di Volponi, sicuramente eravamo i più poveri del palazzo. L’orto attorno alla villa nel mio ricordo e’ grande e bellissimo: e quando era a casa, mio padre faceva l’ortolano. Continua a leggere

InVerse 2015, dieci anni con la poesia

inverse 2 (1)

InVerse, Italian Poets in Traslation

inverse_poetiLEMON TREE COURTYARD

Wednesday, September 16, 2015

8 p.m.

CELEBRATING 10 YEARS AF INVERSE Continua a leggere