Il segno del tragico nella poesia di Luigia Sorrentino

Luigia Sorrentino Photo di Gianni Rollin

Luigia Sorrentino, da Olimpia (Interlinea, Novara 2013-2019) a Piazzale senza nome (Pordenonelegge-Samuele Editore, Fanna, PN, 2021), le tracce di una scrittura sovrana.

Note in margine

di Marco Marangoni

La scelta stilistica della Sorrentino, giunta a piena maturità già con Olimpia, ha la forza e la rarità di restituirci un tempo arcaico, circolare, di distruzione e rigenerazione del tempo, del ritorno.

E’ significativo che a proposito di Olimpia sia De Angelis (in Prefazione) che Benedetti (in Postfazione), al fine di sottolineare tale cifra poetica, abbiano citato lo stesso passo lirico del libro, che sembra davvero esplicitare una poetica del ritorno: “Ritorniamo arcaici, al servizio di ciò che siamo stati”.

La poesia, a cui quel verso appartiene, si intitola “Deformazione”: titolo, utile a sua volta, per comprendere uno stile che, pur accedendo alla forma, de-forma (diversamente dunque dal gesto avanguardista), la comunicazione: non in quanto la nega, ma in quanto piuttosto la de-situa, realizzando quel particolare “spasimo dell’intelletto che non fa parte di un individuo ancorato a se stesso e alla società in cui vive” (Benedetti, op. cit.).

Di qui la difficoltà specifica di questa poesia, inesplicabile senza una concezione arcaica o mitica del linguaggio.

Non è insomma quello della poetessa uno sguardo usuale, mimetico-critico, radicandosi invece in livelli cosmici che presuppongono per la loro intuizione che il tempo cronologico sia abolito o messo tra parentesi.

Ecco che in Olimpia si potevano leggere le seguenti sequenze liriche: “Fluttuando nella sostanza emotiva che pre-/ serva e cura, svanisce la memoria di ciò che siamo. La transizione nella/ morte da vivi, provoca spaesamento. In un grumo di forze distese,/ avviene lo smantellamento, lo spostamento, l’inversione. Ritorniamo arcaici […].”.

Abolito il tempo, vita e morte possono scambiarsi in una coincidenza di opposti: “tutta la nostra attesa era/ in una madre che ritorna/ nel regno dei vivi e dei morti”.

Avviene allora che il dramma della realtà-poema nel suo intero (“tutto si era placato”) ha il suo acme nel pathos della distanza-prossimità, nella misura attimica tra quiete perfetta e totale vicissitudine: “non chiamate la rosa […] quasi da vicino,/ lasciate ciò che è immobile attorno/ a lei […] chiaro brivido che all’indietro guarda/ e sorregge il lontano in quell’istante/ la rosa”.

Portarsi qui, in questa misura, è la vocazione della Sorrentino. Ma non è possibile alcun adunare senza volgere/ rivolgere, senza dissidio: “inaudito era il volto della fonte// e quando il dio le entrò dentro/ più forte adunò tutti i fiumi/ nel suo volgersi e rivolgersi”.

In questi versi che ricordano il Werden (Divenire dell’Uno-tutto) di Hölderlin, la poetessa ci avverte che per accedere al tragico si deve sacrificare l’orientamento pratico, l’atteggiamento reattivo, la metafisica della presenza.

Qui cade il confronto/incontro di questa poesia con il male in letteratura, con quel male che non si può non incontrare una volta che sia stata aperta la porta a quel “grumo di forze” che abbiamo già citato. G. Bataille, molto istruttivamente ha scritto: “L’umanità persegue due fini, di cui uno, negativo, è di conservare la vita (evitare la morte), l’altro, positivo, di accrescere l’intensità della vita. […] Ma l’intensità non si accresce mai senza pericolo […] può esserlo in modo disperato, al di là del desiderio di durare.” (La letteratura e il male, trad. it. di A. Zanzotto, SE, Milano, 1997, p.67).

L’intensità che si accresce in corrispondenza del “pericolo“ è una formula che richiama il tragico e il famoso verso di Hölderlin: “Lì dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva”.

Questo a dire che non c’è sviluppo possibile, per una poesia come quella della Sorrentino, che non sia quello che consiste nel penetrare, per atti concentrici e rituali, nel doppio di vita/morte: “nella ferita – leggiamo in Piazzale senza nome, op. cit.- che voi non avete mai visto”.

Di certo però è in questo nuovo lavoro (Piazzale senza nome) che Luigia Sorrentino, oltre a tessere fedelmente, (in un senso prossimo, se non identico, a quello di Bataille) della poesia dove il terreno dell’esperienza diventa più trasgressivo, maledetto: “luminosa potenza/ abbandonata e sola/ trascina giù, riempie/ tutta la forza“; “La fine era lì, dove qualcos’altro cominciava./ Un patto muto ci consacrò per sempre al cuore di quella terra scura/ e insanguinata.”

L’ispirazione è qui continuativamente rivolta a un senso radicale di rapimento, vorticità, discesa.

Placamento o catarsi sono al termine del rivolgimento catastrofico (katá stréphein: voltare in basso): “aveva oltrepassato/ il confine/ restituita la voce all’universo”; “perduta nell’oceano/ la frequenza cardiaca/ la voce dell’universo”; “ora la tua voce ha la struttura del suono.// La stanza è un’urna fiorita. Avvolge un ritorno senza confini./ Adunata sul petto risuona fra le braccia la corrispondenza armonica/ del cuore in esilio.”

E la morte diventa un luogo sacro, un luogo impossibile (Goethe) con cui la poesia è chiamata a confrontarsi abissalmente: ”il grembo della voce si spegne/ reclama il buio/ la cupa processione della negazione/ nomina un paese morto”.

Photo di Luigia Sorrentino 22 gennaio 2017

La direzione “a scendere” inverte, nel modo più crudo e violento, l’orientamento costruttivo, l’edificante, l’apollineo. Un Dionysus redivivus agisce qui – ancor più che in Olimpia– dove si svolta dalle distinzioni razionali del bene e del male, verso uno spazio inaudito eppure ancora ancorabile a un linguaggio: alla parola simbolica cioè, ambivalente, fluttuante, frammentaria, e poematica al tempo stesso: alla parola-che-canta come una salvezza-che-cade: “ abita la sordità della morte […] la sua luce è potente e tragica// ha la forza della musica/ il canto cardiaco/ l’impronta della tenerezza/ caduta dalla mano del padre”. Continua a leggere

Antonio Fiori, su “Olimpia”

Luigia Sorrentino

RECENSIONE DI ANTONIO FIORI

Sopralluoghi spirituali, necessari e ineludibili, affinché possa compiersi il disegno salvifico del riconoscimento di sé, viaggio deciso altrove, senza alcuna certezza ma pieno di speranze. Ed è un riconoscimento che travalica il tempo: il volto si profila/ il volto che siamo stati è istintivo/ incarnato nel rito che si consuma qui/ nella consolazione siamo venuti/ mutarono i suoi occhi quando chiese/ la vita eterna/ la sua giovinezza si spense divenne una cicala/ poi solo una voce, un soffio/ divenne.

*

La poeta compie un viaggio ascensionale (siamo sempre più vicini al cielo) e ha voce in prevalenza plurale, poiché, se é una vita intera quella da riattraversare, l’io si dilata, incontra gli altri, e l’altro che eravamo diventa plurale: è il noi di ‘siamo’ e ‘siamo stati’: – siamo tornati per scomparire/ intorbidare il fondo – Le poesie si aggregano prima attorno ai luoghi: l’antro, l’atrio, il giardino, il lago. Poi attorno ai temi del divino, del canto e della rappresentazione.

*

Talvolta si incontra qualcosa di reale, ed è come un regalo – il sole vero il sole si piantò/ in qualche istante di vita – altre volte lo sguardo non riesce a cogliere la visione – non sempre fu possibile scorgerti/ nelle braccia del sorgere. Ma giunti al cospetto del divino – vestita di nebbia l’essenza eterna/ incontrò il nostro apparire – c’è una porta da attraversare: sulle rovine del nostro essere/ rimbombava solo la domanda è quella la porta? Ed ecco irrompere il mito: fuori del tempo, nel viaggio a ritroso nella vita, tutti i nascituri sono già nel ventre della capostipite, che …tutti/ portava nel suo grembo.

*

Nel canto dei Cori la notte arcaica è piena di stupore e di accadimenti primordiali: la morte della prima creatura, la nascita della luce, la scoperta del dolore. Il racconto poetico prosegue sempre più oracolare, enigmatico. È un susseguirsi di visioni, è il viaggio dell’anima dopo l’abbandono della carne: sono io che vengo vicino a te/ nel tuo ultimo tempo. Continua a leggere

Bellezza e Destino

Su Olimpia di Luigia Sorrentino

di Alessandro Bellasio

 

«Tutto sta nel sentire o non sentire miticamente». Questa fulminante intuizione nietzscheana potrebbe essere posta in epigrafe al «libro di una vita» (come scrive Milo De Angelis in prefazione) di Luigia Sorrentino. Perché Olimpia si colloca in effetti nel novero di quelle opere che fanno i conti con le grandi questioni del destino e dell’origine, della morte e del sacro, senza però cedere alla facile tentazione dell’elegia e di un sublime di maniera, di una retorica magniloquenza del verso. Tutt’altro. La sintassi fluida, la lingua priva di asperità, il tono fermo, lontanissimo da effusioni nostalgiche contraddistinguono questa lirica. Imbastita, come i lettori del libro già ben sanno, su uno scenario di memoria dichiaratamente hölderliniana (ma cruciale ci è sempre parsa anche la presenza di Rilke, specialmente quello dei Neue Gedichte), e che diventerà scena vera e propria il prossimo 16 luglio, quando al Giardino Romantico di Palazzo Reale a Napoli vedremo sfilare su un palcoscenico reale Iperione, Olimpia, Empedocle: le figure decisive di una Grecia arcaica, sfuggente e sibillina, ancora in bilico tra partecipazione cosmica e aggregazione politica, tra sentimento panico e stabilizzazione nel logos, una Grecia ancora immersa nella luce stellare dell’epica, e dove si combatte la guerra tremenda per l’assegnazione del limite, per la sanzione del confine tra umano e divino e il solo, imperdonabile peccato è quello della hybris. Di cui è figura emblematica non solo il titano Iperione, ma lo stesso Empedocle, figura leggendaria con la quale si cimentò, in un’opera celebre e incompiuta, il nume tutelare Hölderlin, ma che non mancò di attirare l’attenzione, in tempi più recenti, di un grande studioso come Giorgio Colli. Continua a leggere

Il dialogo fra Olimpia e Empedocle

Luigia Sorrentino

Intorno a Olimpia, tragedia del passaggio di Luigia Sorrentino

di Lorenzo Chiuchiù

Ho visto Empedocle ai giochi d’Olimpia,
in gara sopra un cocchio.

F. Hölderlin

Empedocle

Ho impiegato anni a costruire il ponte
ho affondato le sue radici nell’acqua
senza il timore di profanarla.

Olimpia

Tu esisti qui
io sono in questa pietra
la forma terrena, vicino a te – 

I quattro movimenti di Olimpia, tragedia del passaggio rimandano agli elementi di Empedocle: l’antro, il lago, Iperione e Empedocle sono rispettivamente la terra, l’acqua, l’aria (Iperione è figlio di Urano, la sua genesi è legata al cielo) e il fuoco (fuoco dell’Etna dove il sapiente si getta).

Nucleo drammatico e redde rationem, il quarto movimento, che retroillumina i precedenti, è il dialogo fra Olimpia e Empedocle dove si risale alla colpa di Empedocle. Perché Olimpia, certo, è anche la morte ma è morte espiatoria. E Luigia Sorrentino immagina la colpa di Empedocle, il contenuto della sua hybris: Empedocle avrebbe tentato di costruire il ponte tra Occidente e Oriente. Colpa è forse più aver tentato che aver fallito, vedendolo rovinare. Anche di Parmenide e di Platone si sospetta del debito che avrebbero contratto con l’Oriente: l’essere inconcusso e il sentiero delle illusioni che i mortali chiamano mondo, l’incorruttibilità dell’idea el’impermanenza della realtà, il tempo come dispersione e come immagine mobile dell’eterno.

Eterogenesi dei fini: la congiunzione fra Oriente e Occidente, la sapienza che ne scaturisce, revoca in dubbio la possibilità stessa del ponte, l’idea di ogni ponte: l’Oriente mostra all’Occidente sbigottito che all’essere compete solo un luogo segreto e inaccessibile, che l’immortale, la sostanza dei mondi, è inattingibile agli umani. Il ponte di Empedocle è il suo proprio crollo: e questa è la colpa del sapiente, credere che l’eterno e l’immortale possano darsi tangibilmente nell’individuo, che possano, come per l’Empedocle di Hölderlin, «conciliarsi intimamente diventando unità».

È Olimpia a mostrare che di quelle realtà non si dà conciliazione, ma ritmo:«Questo fu Olimpia per sempre: l’ombra e il traguardo, il supremo esporsi e il più profondo ritrarsi, il pendolo perfetto» (Roberto Calasso).

Empedocle è la logica applicata agli elementi del mondo; Olimpia il senso del loro ritmo. Sembra che le tragedie fossero accompagnate da melodie costruite sul modo frigio – un modo minore e oscuro eseguito su ritmi ternari (il blues, sebbene si fondi su un modo differente, è l’analogo più vicino). In questo senso musicale Olimpia è il controcanto di Empedocle, indica un medesimo sfondo ma inserendolo in un ritmoed è una differenza capitale: Empedocle crede nell’unità e il suo destino è renderla presente: eternarsi o mostrarne l’impossibilità, Dio o suicida. La conclusione di Olimpia, tragedia del passaggio vuol essere invece il ritorno ad un altro tipo di sapienza: Olimpia sa – ed è una sapienza irriflessa e animale – che la physis è il suo proprio rimo e che i mortali sono cadenze, accelerazioni e inflessioni; né dèi suicidi, non fiamme straziate in cerca dell’impossibile unità, gli uomini sono successioni ritmiche del to Zoon, del Vivente. Continua a leggere

“Olimpia, tragedia del passaggio”

 

PREMESSA

di Luigia Sorrentino

 

Olimpia, Tragedia del passaggio (in scena al Napoli Teatro Festival Italia al Giardino Romantico di Palazzo Reale il 16 luglio 2020, h.22.30) trova la sua ragione più profonda nella distanza dell’uomo contemporaneo dal suo frammento divino.

*

Questo primo testo scritto per il teatro, che riprende alcune sezioni di Olimpia (Interlinea 2013) si presenta con un altro titolo e un nuovo personaggio, Empedocle.

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Il tema centrale di Olimpia, tragedia del passaggio è il transito fra nascita e morte, un passaggio senza peso, privi di qualsiasi sostegno materiale: «Sempre di più, il morire. Fluttuando nella sostanza emotiva che preserva e cura, svanisce la memoria di ciò che siamo. La transizione nella morte da vivi, provoca spaesamento. In un grumo di forze distese, avviene lo smantellamento, lo spostamento, l’inversione. Ritorniamo arcaici, al servizio di ciò che siamo già stati.» (v. in Olimpia, “La discendenza” pag. 79, Interlinea, 2013-2019).

*

Voltarsi indietro significa quindi, entrare in dialogo – nella contemporaneità – con l’elemento poetico universalmente umano che porta a toccare la divinità, il canto dell’infinito radicato nell’umano, che ha origine in antiche tradizioni preelleniche, oscure, ctonie. Il transito ci conduce, pertanto, all’origine del linguaggio, alla meraviglia di un mondo che rinasce in forma di parola. Continua a leggere

“Olimpia, tragedia del passaggio”

Uno dei pastelli di Giulia Napoleone realizzato per l’edizione francese di OLIMPIA, uscito in Francia con la traduzione di Angèle Paoli (Al Manar, giugno  2019)

Breve commento di Luigia Sorrentino

Ci sono libri che entrano nella tua vita e, per diverse ragioni,  non vogliono più uscirne. Olimpia, (Interlinea, 2013, 2019) è per me uno di quei libri. Fa fatica a sparire dalla mia vita. Le traduzioni in tedesco di “Iperione, la caduta” che qui presento in anteprima assoluta ai miei lettori, sono di Bettina Gabbe. Sono  nate dalla necessità  di mettere in scena “Olimpia, tragedia del passaggio“, drammaturgia di Luigia Sorrentino.

Ringrazio Jacob Blakesley, (lui sa perché) e Alessandro Bellasio.

Iperione, la caduta

nulla può crescere e nulla
può così perdutamente dissolversi
come l’uomo.

(F. Hölderlin, Iperione)

 

LA LETTURA IN TEDESCO DI SEBASTIAN REIN

 

Coro 1

tutto stava su di lei
e lei sosteneva tutto quel peso
e il peso erano i suoi figli
creature che non erano ancora
venute al mondo
lei stava lì sotto e dentro

questa pena l’attraversava ancora
quando venne meno qualcosa

le acque la accolsero

e quando si avvicinò alla costa
della piccola isola ancora tutti
portava nel suo grembo

Hyperion, der Fall

Es kann nichts wachsen
und nichts so tief vergehen,
wie der Mensch.

(F. Hölderlin, Hyperion)

Chor 1

alles lag auf ihr
und sie trug all das Gewicht
und das Gewicht waren ihre Kinder
Kreaturen, die noch nicht
auf die Welt gekommen waren
sie lag da, darunter und darinnen

dies Leid durchfloss sie von Neuem
ils immer etwas schwand

die Wasser umschlossen sie

und beim Nahen der Küste
der kleinen Insel trug sie alle
im Schoß

Coro 2

c’è una notte arcaica in ognuno di noi
c’è una notte dalla quale veniamo
una notte piena di stupore
quella perduta identità dei feriti
si popola di volti,
quell’abbraccio mortale

in un tempo sospeso tra mente e cuore
mai la notte fu così stellata

gettati in mare ingoiarono acqua
e pietre, e strisciarono sulla sabbia
e furono in totale discordia
ebbero passi pesanti
e sparirono, sottoterra

il cenno si dissolve
da sé cade il fragile umano
frutto effimero, del mortale Continua a leggere

Lo spazio del sacro, lo spazio del testo

NOTE PER UNA RILETTURA di OLIMPIA

di Giuseppe Martella 

  1. Fonti

A una prima lettura, Olimpia (Interlinea, 2013)[1] appare come un diamante: un’architettura splendida e tagliente, immersa nell’azzurro intenso di un cielo mediterraneo. Una creatura di luce: donna, città e dea. Nel corso della lettura, ti rimanda poi figure cangianti in cui ti rifletti ruotandole intorno, come in un assedio senza fine. Una città ben difesa da alti bastioni, sui cui spalti appaiono visioni elusive di larve e di donne, di colossi e di chimere. Una città fuori del tempo, certo, nuova e vecchia insieme, sfuggente visione nel bianco che ti acceca. Un’architettura più che umana che custodisce gelosa i segreti di un mondo e i possibili tempi della sua storia.

Forse per questo, il poemetto ha avuto parecchie, anche lodevoli, recensioni ma a quanto ne so nessun approfondimento critico vero e proprio. Ci si è fermati insomma al miraggio della città e alla superficie del testo. Eppure, nella sua breve e perspicua introduzione, Milo de Angelis ci aveva fornito alcuni validi indizi, se non addirittura le chiavi dell’interpretazione, quando parlava di “libro orfico”, “percorso iniziatico”, “sguardo lungimirante”, “tempo assoluto”, e di quella sensazione del lettore di essere “sempre sulla soglia di una scoperta cruciale”. Questi sono tutti attributi infatti che bene si confanno alla tradizione cui appartiene quest’opera: cioè a quella linea alta, visionaria e veggente, del simbolismo europeo, tra Otto e Novecento, che sfocia poi anche nei migliori esiti del modernismo, secondo traiettorie che vanno da Baudelaire a Rimbaud, da Mallarmé a Valery, in Francia; che in Gran Bretagna, sotto l’influsso congiunto dei classici (greci, latini, rinascimentali) e dei simbolisti francesi, generano le opere memorabili (nel contempo classiche e rivoluzionarie) di Ezra Pound, T.S. Eliot e dell’ultimo Yeats; e che infine in Germania annoverano tutta una schiera di validi poeti, nel lungo arco di tempo che porta da Hölderlin a Rilke, e fino a Paul Celan.

A questa linea appartiene il poemetto di Sorrentino, piuttosto che a quella musicale ed estetizzante che, a partire da Verlaine e attraverso Swinburne in Inghilterra, conduce dritto all’estetismo, al decadentismo e a D’annunzio qui da noi. L’unico poeta italiano che si può dire appartenga a pieno titolo alla linea visionaria di cui dicevo, è a mio avviso Dino Campana. E desta davvero meraviglia che i critici non abbiano osato chiamare in causa l’autore dei Canti Orfici nella lettura di un testo che è stato definito “orfico” nella sua prefazione. Campana è infatti un nume tutelare della poesia di Olimpia molto di più di quanto non lo sia lo Hölderlin evocato in epigrafe. Mi soffermerò perciò in particolare su questo debito, non certo per diminuire il valore della poesia di Sorrentino quanto piuttosto per inquadrarla meglio nel contesto del simbolismo italiano ed europeo, al quale credo fermamente appartenga, e per renderla pertanto più accessibile e significativa. Continua a leggere

La ville d’Olympie/La città d’Olimpia

Luigia Sorrentino / Credits photo Fabrizio Fantoni

ANTICIPAZIONE EDITORIALE

A giugno 2019 sarà pubblicato in Francia dalla casa editrice Al Manar di Alain GoriusOLYMPIA di Luigia Sorrentino, Prefazione Milo De Angelis, Postfazione Mario Benedetti, con disegni di Giulia Napoleone. Traduzione in francese di Angèle Paoli.

Proponiamo qui sotto la lettura ad alta voce di Luigia Sorrentino della sezione
IL GIARDINO tratta da Olimpia (Interlinea, prima edizione 2013, ristampa 2019), con la composizione musicale Spiegel im Spiegel, di Arvo Pärt, i testi in lingua francese con testo italiano a fronte e uno stralcio della postfazione di Mario Benedetti.

LUIGIA SORRENTINO LEGGE IL GIARDINO


POSTFACE
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Alle vittime di Genova, “lei era rimasta lì”

lei era rimasta lì
tenue la luce diradava
con enormi occhi l’ultima
volta lui la guardava
abbandonava
e si sentiva abbandonato

nel fondo stabile degli sguardi
solo il nero degli inverni
quella bellezza che si posa
dall’iride cadeva
rinnovandosi in lei
allontanandosi da lei

(Da: Olimpia, di Luigia Sorrentino, Interlinea, 2013)

 

elle était restée là
ténue la lumière irradiait
de ses yeux grand ouverts la dernière
fois lui la regardait
abandonnait
et se sentait abandonné

au fond fixe des regards
cette beauté qui se pose
de l’iris tombait
se renouvelant en elle
s’èloignant d’elle

(Traduzione Angèle Paoli) Continua a leggere

Luigia Sorrentino protagonista nella Giornata Mondiale della Poesia UNESCO

Luigia Sorrentino fotografata da OMRI LIOR

di Gabriella Valera

La “fragile essenza” è il titolo che mi piacerebbe dare ad una serata dedicata alla poesia di Luigia Sorrentino, con presentazione a leggio di poesie tratte da “Olimpia” (Interlinea 2013 con prefazone di Milo De Angelis e postfazione di Mario Benedetti) dalla voce di Mariella Terragni e con il contributo musicale del duo Paolo Martino Delmarco (violino) e Adelajid Zhuri (pianoforte). La stessa Luigia Sorrentino leggerà poi versi da altre sue raccolte.
Luigia Sorrentino, giornalista RAI, conduttrice di programmi culturali e ideatrice nonché curatrice per RAInews24 di un blog di poesia, è poetessa raffinata, che ha pubblicato diverse raccolte di poesia di cui “Inizio e Fine” (2016) e “Figure dell’acqua” (2015) sono tradotte in francese. Continua a leggere

Olimpia, il ventre sacro del mito

Luigia Sorrentino ph. GIanni Rollin

di Bianca Sorrentino

Alcuni luoghi custodiscono in sé un senso del sacro che li eleva dalla loro natura terrena: non fa eccezione la città di Olimpia, che, per via del nome etimologicamente legato al monte sede degli dèi, non poté mai essere disgiunta dal suo ruolo di centro di culto, tanto che nell’immaginario collettivo essa continua a essere pervasa da un’aura di spiritualità profondissima, nella grazia delle sue rovine. La traccia di questo mistero attraversa le pagine di Olimpia, il poema con il quale Luigia Sorrentino si fa soglia e accoglie verità che arrivano da un tempo altro, dal tempo prima dei giorni.
Così, da una Grecia che incessantemente sprigiona la sua forza antica e nello stupore rivela la sua contemporaneità, questi versi cristallini proiettano il lettore su un sentiero che, da un antro oscuro, conduce al bagliore che inonda chi riesce ad approdare a un nuovo orizzonte: viaggio che è dunque iniziazione e, insieme, serena accettazione dell’insolubilità di certi interrogativi che, tormentando furiosamente l’uomo, finiscono per ancorarlo alla sua dimensione mortale. Una sensibilità viscerale – che è simbolo del Femminile – permette a Luigia Sorrentino di accarezzare le eterne questioni dell’umano; ma è la sua qualità di autrice che le consente di trascendere i temi su un piano più alto, nella ricerca di una lingua raffinata, inattuale, che al contempo risuoni nella sua naturalezza: le parole di Olimpia – donna e città, bianca e altissima – non ammettono repliche, sono figlie della poesia irrevocabile dei tragici greci, che come nessun altro seppero dar voce al mito.

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Antonio Nazzaro & Luigia Sorrentino

Proponiamo un’anteprima di alcune poesie di Luigia Sorrentino tradotte in spagnolo da Antonio Nazzaro e pubblicate dalla rivista di poesie ispano-americana Ærea, (link: http://www.aepoesia.com/p/inicio.htmlu) diretta da Daniel Calabrese e Eleonora Finkelstein.

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Vania De Luca e Luigia Sorrentino, colloquio sulla poesia

Luigia Sorrentino

Intervista a Luigia Sorrentino
di Vania De Luca
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Roma, 2 marzo 2017

Cominciamo con una citazione. Ti dirò dopo l’intervista di chi sono queste parole e in quale contesto sono state pronunciate. Vorrei infatti che nella risposta tu ti soffermassi solo sul loro significato.

“La poesia è piena di metafore. Comprendere le metafore aiuta a rendere il pensiero agile, intuitivo, flessibile, acuto. Chi ha immaginazione non si irrigidisce, ha il senso dell’umorismo, gode sempre della dolcezza della misericordia e della libertà interiore.”
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Condivido pienamente l’affermazione. La poesia è soprattutto metafora, perché trasferisce continuamente il significato di una parola in un altro. Sempre il poeta, anche il più sperimentale, nella poesia utilizza la similitudine. Per il poeta questo esercizio è automatico, fa parte proprio del suo modo di agire, di essere, di pensare, di vedere le cose. Per lui tutto ha un significato, di là dall’apparenza delle cose, c’è almeno un’altra verità. Anche il “lapsus”, l’errore involontario, è accolto dal poeta, perché può rivelare qualcosa che in quel momento a lui è ignota. Spesso la parola precipitata sulla pagina rimanda a un’altra, nella sonorità, nella composizione delle lettere, richiama qualcosa che spezza il significato primario, ne inventa un altro e diventa oggetto di osservazione per il poeta che si chiede: “Perché ho scritto proprio questa parola?” Nel “lapsus” il poeta attende la verità e la verità, si rivelerà a lui.
Non è un caso che un poeta come Paul Celan, rumeno ebreo, esiliato a Parigi, abbia scritto la sua poesia nella lingua dei suoi aguzzini nazisti, cioè il tedesco, come testo a fronte della sua stessa vita: la patria perduta, la madre morta nella deportazione, il popolo ebraico sterminato. Questo meccanismo, insito del fare poetico, aiuta a comprendere perché il pensiero del poeta anche per denunciare un’esperienza tragica, può essere agile e intuitivo. E’ un pensiero che si lascia anche agire, che trasforma e si lascia trasformare e, pertanto, è flessibile e acuto.
Il poeta sa che un intero universo può stare in una sola parola, nello spazio stretto e nervoso, ma anche “sovversivo” del pensiero. Prendiamo a esempio la poesia “Soldati” di Ungaretti: “Si sta come/ d’autunno/sugli alberi/le foglie.” In questa poesia il poeta ci porta in un altro contesto storico rispetto a quello in cui ci aveva portati Celan: siamo nella Prima Guerra Mondiale – la poesia è infatti scritta nel bosco di Courton nel 1918 – e, oltre a riferirci il particolare momento storico vissuto dal soldato durante la guerra, rivela una condizione universale e umana. Nella poesia di Ungaretti l’uomo si trova su un territorio di confine, la trincea, in un fossato scavato per ripararsi dall’aggressione del nemico, e in quel posto in cui il corpo è confinato, l’uomo si sente in pericolo, in una situazione d’incertezza, nella più totale provvisorietà , nel proprio limite. Al margine della condizione umana, la vita del soldato oscilla fra la vita e la morte. Il poeta paragona l’uomo a una foglia d’autunno perché la condizione della vita è sempre precaria, è “come” una foglia sostenuta dal ramo dell’albero dal quale potrebbe staccarsi da un momento all’altro. L’uomo trema come una foglia agitata dal vento, teme l’autunno, una stagione di passaggio che preannunzia l’inverno, il tempo in cui la natura madre si addormenta. Quest’uomo in guerra che Ungaretti pone sul fronte, è solo con se stesso, è un esiliato fra gli esiliati, ma su quel confine è rappresentata l’intera umanità, e, al tempo stesso, il poeta per rafforzare la tragicità della condizione umana, rende dal punto di vista formale, brevissimo il componimento poetico e affida il soldato al grembo della madre – il fossato. Lo affida, cioè, a una natura terrena della quale l’uomo-foglia è metaforicamente incarnazione, e contemporaneamente lo pone in una condizione ultraterrena: consegna l’uomo al “grembo” della madre e alla misericordia di Dio. La parola grembo, infatti, in ebraico è Rachim, e ha la stessa radice della parola misericordia, Rachem, due parole connesse e complementari l’una all’altra. Quindi, in questo componimento la misericordia della madre sembra essere sostenuta dall’atto del misericordioso. La misericordia di Dio è, infatti, paragonabile alla tenerezza della madre che accoglie fra le braccia il figlio, tenendolo sul suo grembo. Ecco quindi che nella brevità e nella sintesi dei versi, Ungaretti, con una modalità “sovversiva”, parla della condizione umana e offre, a chi legge, la libertà e la possibilità di comprendere la sostanza del suo pensiero e di andare anche “oltre”, in un contesto “agile”, rapido, scattante. La poesia quindi, sempre, opera un trasferimento: “da” – “a” , e lo spostamento riguarda un significato profondo che talvolta rivela proprio in un lampo, una verità essenziale che viene consegnata al lettore.

Vania De Luca

Cos’è per te la poesia?

La poesia per me è un disperato tentativo di riparazione. Qualcuno è stato tradito, umiliato, scosso, è stato ferito gravemente e si è allontanato da noi. Quell’immagine nitida è dietro di noi, ma si è fermata nei nostri occhi. Ed è in quel preciso istante che la poesia arriva in un grumo di parole raccolte sulla pagina per porre rimedio a ciò che accaduto. E’ un tentativo ultimo, perché l’azione della poesia compie un gesto definitivo, dopo non ci saranno altre possibilità. Il poeta, quindi, cerca di riparare la realtà e, allo stesso tempo, cerca un riparo dalla realtà. In questo senso la poesia può avere una funzione salvifica. In chi la legge talvolta, può provocare un senso di spaesamento, d’inadeguatezza, perché non sempre è disponibile a confrontarsi con la nostalgia – il dolore del ritorno – che nella poesia si riflette.
Sempre la poesia cerca una relazione con l’eterno, con la lontananza da ciò che si è irrimediabilmente perduto e si è separato da noi. Continua a leggere

OLIMPIA, Dal grembo alla Torre

di Elio Grasso

I “libri della vita” hanno limiti soltanto davanti. Indietro, l’orizzonte cambia per sempre. E la poesia da lì in poi potrebbe farsi sempre più libera. Non si tratta di tempo, ma di spazio in cui bisogna difendersi e tirare alla svolta. Olimpia ha già le sue leggi, trovate in quelle radici che Luigia Sorrentino ha riunito una volta per tutte. De Angelis, nella prefazione, lo conferma puntandosi sul “tema della salvezza”. Anche se lui stesso intuisce che non si tratta di uno scioglimento completo. La pressione mondiale, quando ha a che fare con la vita, non dà per sempre un polo certo. La materia ha salti imprevisti: invadono la lingua del poeta, rinfacciano il dissidio originale, corrugano la poesia fino a che non si comprende che occorre ancora una volta affrontare il “mostro iniziale” (così Montale definiva il big bang della poesia). Ma all’approdo questo libro affida le diverse stazioni dell’umano femminile, dalla giovinetta che annaspa nel vuoto di “milioni di notti” alla visione finale delle città del mondo circondate da sabbie monti e boschi. La dichiarazione di essere “finalmente comprensibile” è come l’originale singolarità da cui tutto inizia. La parola fa debuttare l’antropologia di quanto definiamo vita, comprendendo occhi e bocca e corpo intero. Da lì alle mura, vicine al cielo, il salto è breve. Tutta la prima sezione si attesta sull’abitare quel che improvvisamente esiste: pareti risuonanti, incarnazioni, grembo meraviglioso cui esser grati. Controllo e abbandono rilanciano la natura stessa della poesia come fluttuazione e canto. Nel mezzo la giovinetta schiude tutto lo stupore che l’accresce, dentro la prima lezione di realtà. Continua a leggere

“Il tempo dove”, Rassegna di Arte, Poesia e Storia


Da sabato 29 luglio e fino a domenica 20 agosto 2017 nella chiesa superiore dell’antica Abbazia di San Claudio Corridonia  – Chiesa Superiore – (Macerata), si terranno incontri, reading, dibattiti, tra Arte, Poesia e Storia. Tutti gli eventi sono a cura del Prof. Alvise Manni.

Il Calendario degli appuntamenti è ricco di personalità di notevole rilievo internazionale. Gli ospiti si confronteranno nell’ambito della Mostra “IL GHIGNO DELL’IRONIA” allestita dallo scultore Sandro Piermarini, che rimarrà aperta per tutto il tempo.

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Una poesia inedita di Luigia Sorrentino

Vincent Van Gogh, pittura, olio su tela Saint-Rémy: maggio 1889 Museo di San Pietroburgo.

                        A Vincent Van Gogh

sono ora al tuo cespuglio
in quella tinta cresciuta
dalla nostra sostanza immensa
la voce staccata dal corpo
segna l’opera il taglio della carne
nel frammento
tutto l’occhio avanza
fino a te che ascolti
il gocciare, piccole macchie
sulla tela,
quel lampo
che ferisce il sogno colpendolo
in pieno viso
la mutilazione,
la sagoma del tronco diviso
il ricovero della carne
nella separazione
con i mattini ventosi sull’acqua
tutta colma
la materia del giardino colpita
così illuminata e sola la luce
da sé sparsa
scorporata
il cespuglio, il cespuglio caro

San Pietroburgo, 2008

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L’origine è a Olimpia

 

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Disegno di Luigia Sorrentino


Il viaggio poetico di Luigia Sorrentino verso le radici dell’umanità

di Sacha Piersanti

Ha la forza degli abissi, la voce che Luigia Sorrentino, una fra le poetesse più raffinate del panorama letterario contemporaneo, intona e ricama nel suo Olimpia (Interlinea, 2013, pp.104, € 14), opera non prima ma primordiale in cui poesia e prosa convivono all’insegna della lirica. Il viaggio fisico, in Grecia, nella città che dà titolo e ambienti (nonché, antica com’è, l’aggancio stilistico di una scrittura che raggiunge l’unicità e la compattezza grazie a un calibrato eppure potente ‘frammentismo’), è il pretesto narrativo per sostanziare il viaggio mentale, non metafisico né mistico, non spirituale ma biologico, alla ricerca di quell’origine che da sempre sfianca la scienza e la poesia. Continua a leggere

Il poeta Umberto Piersanti incontra la poesia di Luigia Sorrentino (con un intervento critico di Sauro Damiani)

poesiafestival 13.Lezione magistrale Umberto Piersanti photo © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi

poesiafestival 13.Lezione magistrale Umberto Piersanti
photo © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi

Il 22 gennaio 2017  si terrà il terzo appuntamento alla Biblioteca “S. Zavatti” di Civitanova Marche alle 16.45:  Umberto Piersanti, uno dei poeti più importanti nel panorama nazionale, incontra Luigia Sorrentino che parlerà delle sue ultime opere di poesia, Olimpia (Interlinea, 2013; Recours au Poéme Editeur, 2015, (traduzione in francese di Angèle Paoli)  Inizio e Fine (Edizioni de La collana Stampa 2009, 2016) collezione di poesia diretta da Maurizio Cucchi e Figure de l’eau/Figura dell’acqua, su inchiostri e acquerelli di Caroline François-Rubino, traduzione in francese di Angèle Paoli. Il libro uscirà in primavera con le edizioni Al-Manar di Alain Gorius (Paris, 2017) e sarà presentato alla 35 esima Marché de la Poésie che si terrà da mercoledì 7 a domenica 11 giugno (place Saint-Sulpice – Paris 6e).

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Luigia Sorrentino e il gatto Ciccio (Photo Credits/Fabrizio Fantoni)

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Considerazioni su “Olimpia”

Luigia Sorrentino, Credits/Angelo Nitti

Luigia Sorrentino, Credits/Angelo Nitti

di Alessio Alessandrini

Olimpia, la  raccolta di versi di Luigia Sorrentino  (Interlinea, 2013 ;  Recours au pòeme éditeurs,  2015 traduzione in francese di Angèle Paoli) invita il lettore a inoltrarsi in un viaggio lirico quanto più lontano dalle ricerche poetiche del contemporaneo.  Essa, infatti, immerge in una trama lirica dove l’oggettuale e il fenomenico, il materico sembrano latenti se non del tutto negati.

Ci si sente subito avvolti in una dimensione altra, in un paesaggio – quello mediterraneo degli ulivi e del biancore,  degli afrori abbacinanti e della macchia oscura  – di contrafforti, fitto di misticismo e sacralità.

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Un frammento da “Olimpia”

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Frammento tratto da un saggio inedito
di Giorgio Galli su OLIMPIA

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Iperione, la caduta

[…] Iperione è una delle sezioni più intense del poema Olimpia, di Luigia Sorrentino (Interlinea Edizioni, 2013, Recours au Pòeme Editeurs, 2015, Traduzione in francese di Angèle Paoli con testo a fronte), composta da sei Cori e da una prosa finale dal titolo Il confine. Già c’eravamo soffermati sul “noi” di Olimpia, sull’ethos panumano espresso nella sua civiltà estetica, sul suo essere coro di tragedia. Adesso questa polarità diventa esplicita. Esplicito è anche il richiamo all’opera (e non solo) di Friedrich Hölderlin. Iperione sviluppa infatti un discorso sulla creazione e sull’armonia, ma anche sulla conoscenza e su come essa si relazioni all’innocenza. Un discorso caro al poeta tedesco.

Lettura di Luigia Sorrentino da Olimpia, “Iperione, La caduta”

 

Il Coro I ha inizio su un tono gnomico: altissima è la densità semantica, intricata come una foresta di mangrovie; ma più l’asserzione si fa oscura, più definitivo si staglia il tono dell’asserzione:

tutto stava su di lei
e lei sosteneva tutto quel peso
e il peso erano i suoi figli
creature che non erano ancora
venute al mondo
lei stava lì sotto e dentro
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Olimpia, di Luigia Sorrentino

Olimpia (1)Nota di lettura di Marco Pavoni

Sono molte le peculiarità che rendono “Olimpia” di Luigia Sorrentino un libro particolarmente interessante e stimolante dal punto di vista intellettuale. La raccolta di poesie, pubblicata in prima edizione nel 2013 con le Edizioni Interlinea di Roberto Cicala e, poi, nel 2015, nella traduzione francese di Angele Paoli (con testo a fronte) con la casa editrice Recours au Poème Éditeurs, presenta innegabili caratteristiche linguistiche e stilistiche che rendono questo testo unico nel suo genere.

Il primo elemento che colpisce il lettore è costituito dalla certezza che le unità liriche, pregne di un raffinato nitore classico, trasportano verso una dimensione dove la ricca personalità dell’Autrice, dopo essersi scomposta in frammenti percorsi da una tensione verticale, si ricompone in un corpus dotato di una laica Sehnsucht romantica, ebbra di vita terrena e di sensibilità che ammette il contatto con gli stadi superiori dell’essere. Shakespeare, Blake e, più in generale, i romantici tedeschi e Dino Campana sembrano essere i Maestri di questa letterata itinerante che cerca e, a mio parere trova, almeno provvisoriamente, un ubi consistam in uno spazio e in un tempo dilatati dall’anima dell’Autrice fino ad includere esperienze e pensieri che il lettore sente propri. Continua a leggere

Elena Salibra su “Olimpia”

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Olimpia: un viaggio tra l’infinito e il mortale

Intervista a Luigia Sorrentino a cura di Elena Salibra

Luigia Sorrentino è autrice del poema Olimpia (Interlinea, Novara, 2013, Prefazione di Milo De Angelis, Postfazione di Mario Benedetti)http://www.interlinea.com/schedenovita/Sorrentino_Olimpia.htm),  pubblicata in francese con Recours au Pòeme éditeurs nel maggio 2015 nella traduzione di Angèle Paoli, (http://www.recoursaupoemeediteurs.com/ailleurs/olimpia).
Il libro è diviso in 8 canti intervallati da 7 prose poetiche:  L’antro, La città, L’atrio, Il giardino, Il lago, Il contrasto tra il divino e il tempo, La discendenza, Iperione, la caduta, Il confine, La permanenza, la distanza dal limite, La deformazione, Il sonno, L’ingresso alla montagna, Giovane monte in mezzo all’ignoto, La città nuova.   Continua a leggere

Giornata Mondiale del Rifugiato 2015

bambinaOggi si celebra in tutto il mondo la Giornata del Rifugiato, istituita nell’anno 2000 per ricordare la condizione di milioni di persone in tutti i continenti costrette a fuggire dai loro paesi.

Alla fine dell’anno 2014, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite ha registrato un numero di migranti totali che non ha precedenti: 60 mila le persone costrette ad abbandonare la propria casa a causa di persecuzioni, torture, violazioni di diritti umani, guerre. Una cifra che, sottolinea  l’Alto Commissariato, è in preoccupante aumento e che, già ora, nella sua totalità, sfiora il numero di abitanti di un paese come l’Italia. In tutto il mondo una persona su 122 è un rifugiato, uno sfollato o un richiedente asilo. Continua a leggere

“Olimpia”, di Luigia Sorrentino

foto

Luigia Sorrentino legge da Olimpia, “Giovane monte in mezzo all’ignoto”


Nota di Diego Caiazzo

Colpisce molto la lettura di Olimpia, di Luigia Sorrentino (Interlinea, 2013). Si tratta di un testo d’impatto molto forte, non facile, come dice Mario Benedetti nella postfazione e lontano dal tipo di poesia che si può leggere nella contemporaneità. Continua a leggere

Incontro con la poesia di Luigia Sorrentino

fotoMercoledì 1 ottobre 2014 riprendono i Concerti letterari del Liceo Classico “P. Giannone” di Caserta: la formula già  sperimentata lo scorso anno scolastico,  con incontri con prestigiosi poeti, saggisti, scienziati, introdotti da brevi esecuzioni musicali interpretate dagli allievi del liceo, ha infatti incontrato il favore dei docenti e degli studenti. Nel corso dell’estate si è perciò lavorato al calendario di appuntamenti per l’anno scolastico 2014-2015 che vedrà il succedersi di scrittrici quali Marilena Lucente, di giornalisti come Pier Antonio Toma, storica firma di Repubblica, solo per dare qualche anticipazione.
Il primo appuntamento (mercoledì 1 ottobre 2014, alle 16.30), privilegia la poesia.
Nell’aula magna del liceo classico Pietro Giannone (Corso Giannone, 96, Caserta) interverrà  Luigia Sorrentino che parlerà della sua ultima opera di poesia, “Olimpia”, ed. Interlinea 2013, prefazione di Milo de Angelis, postfazione di Mario Benedetti.
Interverranno, oltre all’autrice e agli studenti, Mariastella  Eisenberg e Daniela Borrelli.
L’incontro, che si svolge in collaborazione con la libreria Feltrinelli di Caserta, è aperto al pubblico fino a esaurimento posti.
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Gandolfo Cascio, su "Olimpia"

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Il compito del poeta è quello di darci la mano
di Gandolfo Cascio
Ολυμπία è la città che organzizzava e dove si svolgevano i giochi olimpici. Olimpia era, però, anche sede di templi e teatri, fatto che testimonia che fu anche luogo di culto e di una certa importanza culturale. Il locus è, cioè, allo stesso tempo un luogo chiuso, conclusus, ma anche aperto ad accogliere chi arriva da fuori – purché con uno scopo bene preciso –. Certo che Luigia Sorrentino è consapevole di questa realtà e pare che vi si sia avvicinata con determinazione e senza insolenza. Già da una prima lettura si nota come l’approccio sia cauto e rappresentato in forma di ‘progresso’, dell’avanzamento verso, e attraverso, degli spazi reali: ‘L’antro’; ‘L’atrio’; ‘Il giardino’; ‘Il lago’. Questi luoghi si attraversano in modo, diciamo, orizzontale, per poi superarne i confini per poi scendere (‘La discendenza’). Continua a leggere

Iperione, la caduta | Hipérion, la chute

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Letture

di Angèle Paoli
Originaire de Naples, Luigia Sorrentino est poète et journaliste. Son métier de journaliste la conduit à réaliser des interviews de personnalités aussi éminentes que les Prix Nobel Orhan Pamuk, Derek Walcott et Seamus Heaney. Productrice de programmes culturels radiophoniques, elle anime sur Rai Radio Uno l’émission Notti d’autore, « viaggio nella vita e nelle opere dei protagonisti del nostro tempo ».
Poète, elle a publié plusieurs recueils de poésie: C’è un padre (Manni, Lecce, 2003); La cattedrale (Il ragazzo innocuo, Milano, 2008); L’asse del cuore (in Almanacco dello specchio, Mondadori, Milano, 2008) ; La nascita, solo la nascita (Manni, Lecce, 2009).
Elle a récemment publié, aux éditions Interlinea de Novare, le recueil poétique Olimpia, préfacé par Milo De Angelis et postfacé par Mario Benedetti. Dans la préface de l’ouvrage, Milo De Angelis souligne l’importance de ce recueil qui touche à l’essentiel, « aborde en profondeur les grandes questions de l’origine et de la mort, de l’humain et du sacré, de notre rencontre avec les millénaires. » De la poète Luigia Sorrentino, il souligne le regard visionnaire : un « regard ample, prospectif, à vol d’aigle. » Mais aussi ses « immersions imprévues dans la flamme du vers. » […]
Angèle Paoli
luigia_sorrentino_fotoOriginaria di Napoli , Luigia Sorrentino è una poeta e giornalista. Il suo lavoro da giornalista l’ha portata intervistare persone illustri come i premi Nobel Orhan Pamuk , Derek Walcott e Seamus Heaney  e alla produzione di programmi radiofonici culturali su Rai Radio Uno come “Notti d’autore, Viaggio Nella Vita e Opere dei Protagonisti del nostro Tempo “.
Poeta, ha pubblicato diverse raccolte di poesie : C’e un padre ( Manni , Lecce , 2003) La cattedrale ( Il ragazzo innocuo , Milano , 2008) L’ asse del cuore ( in Almanacco dello Specchio , Mondadori , Milano , 2008) La Nascita, solo la Nascita ( Manni , Lecce , 2009 ) .
Recentemente ha pubblicato con le edizioni Interlinea di Novara, la raccolta poetica Olimpia, prefazione di Milo De Angelis e postfazione di Mario Benedetti. Nella prefazione al libro, Milo De Angelis evidenzia l’importanza della raccolta che “approfondisce le grandi questioni della vita e della morte, dell’umano e del sacro, del nostro incontro con i millenni.” Della poeta Luigia Sorrentino, sottolinea lo sguardo visionario: “grande, prospettico, a volo d’aquila . «Come i suoi tuffi iimprovvisi nella fiamma del verso.  [ … ]
Angèle Paoli
PER LA LETTURA DELLE POESIE VA QUI, SU “TERRES DE FEMMES”, LA RIVISTA DI POESIA & CRITICA
 

Presentazione “Olimpia” a Roma

Appuntamento

“Siamo colui che se ne va / abbiamo le sue gambe / le spalle, l’incedere veloce / la traccia del saluto / siamo colui che sprofonda / a un passo da noi”. Luigia Sorrentino incontrerà gli appassionati di poesia lunedì a Roma alle 18,30 a Trastevere in via della Luce 5. Si parlerà dell’ultima raccolta dell’autrice: ‘Olimpia‘, edita da Interlinea (2013) . Interverranno il critico letterario Fabrizio Fantoni e Francesco Agresti dell’Associazione culturale ‘Amici del mare’.

Sorrentino approfondisce il tema della morte e il significato profondo che essa ha nella vita di ciascuno di noi. Nello scritto ‘La deformazione’ l’autrice descrive così la Grande Mietitrice: “Sempre di più, il morire. Fluttuando nella sostanza emotiva che preserva e cura, svanisce la memoria di ciò che siamo. La transizione nella morte da vivi, provoca spaesamento. In un grumo di forze distese, avviene lo smantellamento, lo spostamento, l’inversione. Ritorniamo arcaici, al servizio di ciò che siamo stati”. Continua a leggere

Premio Gensini 2013 a “Olimpia”, Opera di Poesia

Letture

“Olimpia”, iI volto del presente tra finito e infinito
Nota di lettura di Silvana Lazzarino

Con lo sguardo rivolto alla contemporaneità e scavando nella lingua della poesia, Luigia Sorrentino, (nella foto di Federico Ferrantini) giornalista e scrittrice, testimonia un nuovo modo di fare comunicazione trovando una relazione tra la realtà che quotidianamente è chiamata a raccontare o a descrivere, e le emozioni che questa realtà le suscita. In giovane età si è avvicinata al teatro frequentando a Firenze il laboratorio “La Bottega” di Vittorio Gassman, per poi lavorare con il regista e drammaturgo Ruggero Cappuccio, fino a raggiungere la professione giornalistica. Ha collaborato per anni, come inviato, alle rubriche di approfondimento del TG1, per poi approdare a Rai News 24 a gennaio del 1999, dove ha condotto i notiziari del primo canale di informazione “all news” della Rai e collaborato con le rubriche culturali. Continua a leggere

Luigia Sorrentino, Premio Gensini Poesia 2013

Appuntamento

E’ “Olimpia” di Luigia Sorrentino (Interlinea Edizioni, 2013) l’opera premiata dal Gensini Poesia Edizione 2013 del PhotoFestival “Attraverso le Pieghe del Tempo”, in collaborazione con il CoRiS – Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale – diretto da Mario Morcellini Professore Ordinario in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi.

Le motivazioni del riconoscimento:

“Luigia Sorrentino è un punto di riferimento importante per la trasmissione dei valori della Poesia del nostro tempo. Da anni lavora con scrittori, poeti, e artisti di calibro internazionale per la divulgazione della Poesia, della Letteratura e dell’Arte contemporanea. Giornalista televisiva e radiofonica, è dotata di un indiscusso talento poetico confermato dall’opera di Poesia “Olimpia” (Interlinea, 2013) che, come scrive da Milo De Angelis nella prefazione, ‘tocca in profondità le grandi questioni dell’origine e della morte, dell’umano e del sacro, del nostro incontro con i millenni.’ Continua a leggere

“Olimpia”, un’elegia alla morte

Olimpia, di Luigia Sorrentino, Prefazione di Milo De Angelis, postfazione di Mario Benedetti, Ed. Interlinea, Novara 2013. Pp. 104, € 14,00.

di Pierrette Lavanchy

Alla presentazione a Milano di Olimpia, il poema di Luigia Sorrentino, alla Libreria Claudiana il 6 giugno 2013, c’erano gli esponenti più prestigiosi della poesia italiana contemporanea: Milo De Angelis, autore della prefazione, Mario Benedetti, autore della postfazione, Giancarlo Pontiggia, Guido Oldani e naturalmente l’autrice, che ha letto i suoi versi in alternanza con i commenti di Fabrizio Fantoni, Tommaso Di Dio, Chiara De Luca. Il filo conduttore del volume, ha ricordato Fabrizio Fantoni nella sua introduzione, è l’attraversamento di una città in rovine, Olimpia appunto, dove il vento porta con sé le voci delle vite passate, in un paesaggio immobile. L’itinerario parte dall’antro, luogo oscuro e primordiale, considerato dagli Antichi come simbolo del mondo intelligibile, come espressione di tutte le potenze la cui essenza era nascosta allo sguardo. Recuperando questo significato, l’autrice ha intitolato appunto L’antro il brano iniziale del poema, il luogo dove avviene l’incontro con la poesia, che assume la forma di un’essenza femminile. Continua a leggere

Sulla Letteratura (On Literature)

Conversazione tra Doriano Fasoli e Luigia Sorrentino

A cura di Nicola D’Ugo

Luigia Sorrentino, partenopea, è poeta e giornalista. Tra le sue raccolte di poesia figurano C’è un padre, edita da Manni nel 2003, La cattedrale, edita da Il ragazzo innocuo nel 2008, e La nascita, solo la nascita, uscita nel 2009 sempre per i tipi Manni. Alcuni suoi versi sono stati raccolti nell’Almanacco dello Specchio Mondadori del 2008. Intervistatrice televisiva, radiofonica e telematica di eminenti figure del panorama internazionale, dai Premi Nobel Orhan Pamuk, Derek Walcott e Seamus Heaney a Yves Bonnefoy, Mark Strand e altri, ha ideato e cura per Rai News 24 il blog Poesia, di Luigia Sorrentino. Attualmente lavora al Giornale Radio Rai. Autrice di programmi culturali radiofonici, quest’anno ha condotto, su Rai Radio Uno, il programma Notti d’autore. Viaggio nella vita e nelle opere dei protagonisti del nostro tempo, dando voce ai propri ospiti in studio. L’occasione di questa intervista, realizzata con Doriano Fasoli a Roma il 3 luglio 2013, è la recente uscita, per i tipi Interlinea, della sua ultima raccolta di poesia, Olimpia, che ha già ottenuto prestigiosi riconoscimenti. (Nicola D’Ugo)
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I finalisti del Premio di Poesia Ponte di Legno

Sono sei i finalisti della quarta edizione del Premio di Poesia Ponte di Legno (Brescia), Premio Nazionale per poesia edita in lingua italiana, riservato ad autori italiani e stranieri, con libri pubblicati dal primo gennaio 2011 al 30 aprile 2013 e che non siano già stati presentati a precedenti edizioni del concorso.

I poeti finalisti per l’edizione 2013 sono: Tiziano Broggiato, “Città alla fine del mondo”, Jaca Book, 2013; Emilio Coco, “Ascoltami signore”, Edizioni dell’Orso, 2012; Maurizio Cucchi, “Malaspina”, Mondadori, 2013;  Francesco Filia “La neve”, Fara Editore, 2012; Luigia Sorrentino “Olimpia”, Interlinea, 2013;  Alfredo Tradigo “L’orto dei semplici”, Edizioni Ares, 2013. Continua a leggere

I finalisti e i vincitori del Premio Camaiore 2013

Appuntamento

Il 15 giugno 2013, alle ore 10:00, presso la Sala Giunta del Palazzo Comunale si è riunita la Giuria Tecnica del XXV Premio Letterario Camaiore, presieduta da Francesco Belluomini, (nella foto). Giuria composta da Alberto Bevilacqua, Corrado Calabrò, Emilio Coco, Vincenzo Guarracino, Paola Lucarini e Mario Santagostini.

Sono cinque i libri finalisti che verranno sottoposti alla valutazione della Giuria Popolare nell’ambito della cerimonia conclusiva di premiazione fissata per sabato 14 settembre 2013 all’interno della quale verrà designato il libro finalista.

Il Presidente Francesco Belluomini ha ufficializzato le sue scelte in merito al conferimento dei “premi speciali e menzione”.

La Giuria all’unanimità, ha espresso grande soddisfazione per l’ampia partecipazione al Premio, per l’altissimo profilo letterario delle opere presenti, nonché per la partecipazione di autori di respiro mondiale e di autrici donne. Continua a leggere

Conversazioni su “Olimpia” alla Libreria Claudiana di Milano

Appuntamento

“Conversazioni su Olimpia” di Luigia Sorrentino (nella foto di Dino Ignani)  giovedì 6 giugno 2013 ore 18:00 alla Libreria Claudiana di Samuele Bernardini, in Via Francesco Sforza 16/A, Milano.
Introdurranno le “Conversazioni”, Chiara De Luca, Tommaso Di Dio e Fabrizio Fantoni, con: Nadia Agustoni, Mario Benedetti, Franco Buffoni, Luisa Cozzi, Milo De Angelis, Mario De Santis, Gabriela Fantato, Alessandra Frison, Vivian Lamarque, Franco Loi, Guido Oldani, Francesco Napoli, Viviana Nicodemo, Giancarlo Pontiggia, Mariapia Quintavalla, Luciano Ragozzino,  Ottavio Rossani, Isabella Vincentini, Nicola Vitale, Angela Urbano, Maria Di Lucia e molti altri .
Letture da Olimpia di Luigia Sorrentino. Continua a leggere

“I Giardini di Noto” 2013

Appuntamento

CITTÀ DI NOTO
Patrimonio dell’Umanità

“Noto, Il giardino della bellezza” dal 2 al 4 maggio 2013

Un progetto di Luisa Mazza e Tiziano Broggiato Continua a leggere

“Olimpia”, di Luigia Sorrentino

di Fabrizio Fantoni
Roma, 10 febbraio 2013

Milo De Angelis nella prefazione di “Olimpia” (Interlinea 2013), afferma: “Scrivendo Olimpia, Luigia Sorrentino scrive il libro della sua vita. Olimpia punta all’essenza, tocca in profondità le grandi questioni dell’origine e della morte, dell’umano e del sacro, del nostro incontro con i millenni. Ha uno sguardo lungimirante: sguardo ampio, prospettico, a volo d’aquila. Ma ha anche improvvisi affondi nella fiamma del verso.”[…] E aggiunge: […] “I tempi s’intrecciano, entrano in un’epopea dove tutto è così nostro da diventare remoto, tutto è così perduto da diventare presente. Olimpia riesce a esprimere questo tempo assoluto, e lo fa in modo mirabile, con architetture possenti ma anche con i guizzi fulminei della vera poesia. Tempo assoluto che contiene ogni tempo.” Un’opera della maturità, sottintende il poeta scrivendo: “Olimpia punta all’essenza, tocca in profondità le grandi origini della vita e della morte.”
Chi è per te Olimpia?

 

Olimpia” è l’incontro con un luogo, con un’essenza femminile, con una città, con una condizione, la condizione umana. Nel libro non vi è più nulla della città, forse non c’è più nemmeno l’umano, ma soltanto il riverbero di una voce che arriva da lontano. Tutto è irrimediabilmente sparito, raso al suolo, forse proprio per questo De Angelis scrive che “Olimpia” esprime un tempo assoluto, cioè un tempo che contiene ogni tempo. Tutto è già accaduto, è dietro di noi, ma anche davanti a noi, racchiuso in uno spazio circolare. La poesia è lì, in un’essenza viva, nitida, pulsante, è una voce che chiama a sé i suoi figli e li accresce, “in tutto ciò che siamo stati” e facendo questo percorso a ritroso nel tempo, tocca le grandi origini della vita e della morte. Continua a leggere

Ottavio Rossani, su “Olimpia” di Luigia Sorrentino

Appuntamento

Domani lunedì 18 febbraio alle ore 18, a Roma, nella Casa delle letterature (piazza dell’Orologio, 3), si presenterà il nuovo libro di poesie di Luigia Sorrentino Olimpia (Interlinea, 2013, pagg.105, euro 14), corredato dalla prefazione di Milo De Angelis e con la postfazione di Mario Benedetti. Interverranno Brunella Antomarini, Fabrizio Fantoni e Valentino Zeichen. L’autrice leggerà alcuni testi.

di Ottavio Rossani
Si tratta di un poema monotematico che si sviluppa in sezioni e quadri. Alle poesie si affiancano prose poetiche che introducono le diverse sezioni.

CONTINUA A LEGGERE LA RECENSIONE DI OTTAVIO ROSSANI SU POESIA CORRIERE

Presentazione a Roma di “Olimpia”

Appuntamento
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Lunedì 18 febbraio 2013 alle 18:00 alla Casa delle Letterature di Roma (Piazza dell’Orologio, 3) presentazione del libro di poesie Olimpia di Luigia Sorrentino, Interlinea Edizioni, 2013, (euro 14,00). Prefazione di Milo De Angelis, Postfazione di Mario Benedetti.
Interventi di: Brunella Antomarini, Fabrizio Fantoni e Valentino Zeichen. Sarà presente l’autrice.

Scrivendo Olimpia, Luigia Sorrentino scrive il libro della sua vita. Olimpia punta all’essenza, tocca in profondità le grandi questioni dell’origine e della morte, dell’umano e del sacro, del nostro incontro con i millenni. Ha uno sguardo lungimirante: sguardo ampio, prospettico, a volo d’aquila. Ma ha anche improvvisi affondi nella fiamma del verso.

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