Vittorio Grotti, “Libertà”

Vittorio Grotti

Libertà edito da Campanotto è il titolo del libro di poesie di Vittorio Grotti (1939-1981) l’artista della Versilia – pittore, grafico e poeta – scomparso quarantun anni fa. A dare corpo al libro nel 2021, in piena era covid, la figlia Esther Grotti che ha sempre attinto da quelle poesie una coinvolgente forza vitale.

Vittorio Grotti torna nel presente a parlarci con rabbia, della guerra, della crisi scialba in cui già negli anni in cui egli visse si dibatteva la società “già consumata”, comunque tesa a cancellarsi brutamente e bruttamente da qualsiasi angolino della storia. Il suo è furore autentico che  va a sciogliersi in una carezza sul capo innocente della figlia Esther : – se un poeta vive il mondo viva. –

Scriveva Carlo Betocchi: “La poetica del Grotti si svela e resiste non tanto per quello che v’è, sotto sotto, di immediato e spontaneo, di scatto passionato e reattivo agli insulti della vita: quanto perché il passionato e reattivo vi sono più spesso ridotti all’osso, e magari accantonati e derisi dal poeta stesso, dandogli addirittura scacco matto. Nel qual caso la sua invenzione verbale riesce ad arrivare a quel pittorico bianco gessoso del Viani irridente che fa personaggio col suo tragico nero”.

Oltre a Betocchi, furono molti i poeti che si avvicinarono alla poesia del Grotti, fra essi Giorgio Caproni che lo raccontò così:

Una barbaccia alla Castro. Due lucentissimi occhiacci vivi e neri sul fiore (di terracotta) di un lucumonico sorriso etrusco, puntatimi addosso a Viareggio con una fissità da farmi incavolare: da costringermi, com un impermalito Adamo Ivanovich, al solito (v. “Umiliati e offesi”): “Ma insomma, perché mi guarda con tanta insistenza?”.

E’ la mia prima (molto lontana, ormai) immagine di Vittorio Grotti.

Poi ebbi modo di “avvicinarlo”. Di correggere, a cominciar dalla barba, quella prima (falsa) impressione fisica.

E’ un uomo che spira amicizia da ogni poro. Un anarchico dal cuore di zucchero. Un grande allevatore non di caimani, ma di pittori bradi. (Sa anche domarli).

Adoratore (sacerdote) di Lorenzo Viani.

(“Dici steccolo”, esclamerebbe un vecchio livornese).

Comunque, un dolcissimo incendiario che, a toccarlo, dà la scossa,come la dà soltanto chi in corpo un Nume.

Quale sia questo nume non lo so. Ma so che Grotti è anche (leggi soprattutto) un autentico poeta alla diavola, che scrive versi pronti a prenderti a schiaffi come a farti le più intenerite carezze. (“Eh le bisce contorte e folgoranti,/ forti come una barzelletta / urlata forte nelle  orecchie del deserto/ o come la conversione di Saulo…”). Un poeta che non puoi rinchiudere in nessun barattolo confezionato con precisa etichetta, giacché li farebbe scoppiar tutti.

“Costituisco in un piazzale di pietra l’anitra più grassa
che affronti Petrarca Boccaccio l’Aretino Dante e
con un solo starnazzo i becchi in solido
sul cuore di finti dondoli in cornici dorate
Dio stesso viene meco masticando bava filante
e zucchero di Capezzano P.
Ora che il ver vetro è la mutua, la vergine, la pensione nero su bianco.
Bicchieri di carta in fondo.
Vuoto a perdere”.

Sono Versi che mi ha mandato lui per Pasqua, in autografo, e che solo lui poteva scrivere. Versi che bastano a dare un’idea, senza contorcimenti verbali da parte mia, di quale legno sia fatto “il Grotti”.

Leggetelo. Leggiamolo. Lui che, nella sua “rivolta” (tutta tesa verso l’amicizia e la pace), è una specie di Lucifero alla rovescia: un diavolo che s’è fatto angelo.

 

PER UN CRISTO CH’È STATO E CHE POTREBBE

 

La delegazione operaia
ha regalato cuscini e ghirlande di fiori,
senza dire una parola, una sola.

Finalmente
la madre ha visto il figlio morto,
il figlio che partiva alle sei per la fonderia,
il figlio che tornava alle sei dalla fonderia.
L’han riportato ieri colla “misericordia”,
già composto nella tuta blu:
lui che sempre,
tutte le sere,
rideva scherzava la baciava,
cantando le portava una leccornia.
Poi il padrone che parla,
l’assicurazione che parla…
– Schiacciato da un blocco caduto per caso.
– Così giovane, è stata una disgrazia.

A tempo
s’è ricordata della bicicletta,
subito un compagno di lavoro è andato a prenderla.
Era rimasta appoggiata al muro della fonderia,
al manubrio c’era ancora la borsa di paglia.

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René Char e Giorgio Caproni

René Char

Nous sommes pareils à ces crapauds qui dans l’austère
nuit des marais s’appellent et ne se voient pas, ployant
à leur cri d’amour toute la fatalité de l’univers.

Somigliamo a quei rospi che nell’austera
notte delle paludi si chiamano e non si vedono,
piegando al loro grido d’amore
tutta la fatalità dell’universo.

***

La lumière a été chassée de nos yeux. Elle est enfouie
quelque part dans nos os. A notre tour nous la chassons
pour lui restituer sa couronne.

Bandita dai nostri occhi, la luce si è nascosta
da qualche parte nelle nostre ossa. La scacciamo
a nostra volta, per restituirle la corona.


Giorgio Caproni traduce René Char (Einaudi, 2018) Continua a leggere

Char, “la finità del poema è luce”

POESIA COME RISVEGLIO

COMMENTO DI BIANCA SORRENTINO

Immarcescibile perché eternamente capace di suscitare la vita, la parola ha per René Char la responsabilità etica del risveglio: dall’oscurità dell’incompiuto la poesia traghetta la finitudine dell’uomo verso una luminosa pienezza. Ricusati i “ninnoli di vacuità” dell’esperienza surrealista, l’autore francese partecipa – attraverso il suo dire poetico che conosce il mistero dell’origine ed è pronto ad accogliere la promessa dell’avvenire – alla costruzione del Senso dello stare al mondo; la sua sfida alla gola nera della morte è una resistenza libera e laica, è una rivolta che deriva dall’attitudine a invenire – più che a inventare –, a scoprire dopo aver cercato. Negli anni Sessanta, su iniziativa di Bassani e parallelamente al lavoro di Sereni, Caproni si accosta pudico ai frammenti incorruttibili dell’esistenza di Char e ne restituisce nella resa italiana una ricchezza così pregnante da segnare il suo personale cammino. Fuoco e cenere, i due poeti hanno cantato lo scontro con la Bestia innominabile, l’incontro con la vita, sempre riconquistabile, e hanno conferito significato alla bellezza della parola ‘gratitudine’.

 

On ne peut pas commencer un poème, sans une parcelle d’erreur sur soi et sur le monde, sans une paille

d’innocence aux premiers mots.

Non si può cominciare un poema senza una particella d’errore su di noi e sul mondo, senza una pagliuzza d’innocenza alle prime parole.

 

La poésie me volera ma mort.

La poesia mi ruberà la mia morte.

 

Pourquoi poème pulvérisé? Parce qu’au terme de son voyage vers le Pays, après l’obscurité prénatale et la

dureté terrestre, la finiture du poème est lumière, apport de l’être à la vie.

Perché poema polverizzato? Perché al termine del suo viaggio verso il Paese, dopo l’oscurità prenatale e la durezza terrestre, la finità del poema è luce, apporto dell’essere alla vita.

 

Le poète ne retient pas ce qu’il découvre; l’ayant transcrit le perd bientôt. En cela réside sa nouveauté, son infini et son péril.

Il poeta non trattiene ciò che scopre; dopo averlo trascritto, presto lo perde. In ciò risiede la sua novità, il suo infinito e il suo pericolo.

 

René Char nella traduzione di Giorgio Caproni (Einaudi, 2018)

René Char. Poeta francese (L’Isle-sur-la-Sorgue, Valchiusa, 1907 – Parigi 1988), aderì formalmente al movimento surrealista (1929), ma ne rimase in effetti distaccato assumendo anche atteggiamenti critici. La rarefazione del linguaggio poetico esprime, in Char, una profonda e impegnata ricerca umana, che fa della sua lirica uno dei più alti esempi d’invito a una fraternità che nulla esclude: neppure le cose che circondano l’uomo. Tra le sue raccolte poetiche: Arsenal (1929); Le marteau sans maître (1934), che ha ispirato l’omonima composizione vocale-strumentale di P. Boulez; Dehors, la nuit est gouvernée (1938); Feuillets d’Hypnos (1946), nate dalla sua esperienza nella Resistenza; Fureur et mystère (1948); Les matinaux (1950); Recherche de la base et du sommet (1955); La fausse relève (1959); La parole en archipel (1962); Commune présence (1964); L’âge cassant (1965); Retour amont (1966); Le nu perdu (1971); La nuit talismanique (1972); Aromates chasseurs (1976). In collaborazione con A. Breton e P. Éluard ha scritto Ralentir, travaux (1930). Ha riunito in Trois coups sous les arbres (1967) l’insieme dei suoi testi drammatici. È anche autore di saggi. Una selezione di Poesie tradotte da Giorgio Caproni è stata pubblicata nel 2018 per i tipi di Einaudi, a cura di Elisa Donzelli.

 

Giorgio Caproni al Premio Poesia Città di Fiumicino

Questa foto di Giorgio Caproni ritratto a scuola, con una delle sue classi, compare sulla copertina del libro “Caproni maestro” scritto da Marcella Bacigalupi e Piero Fossati edito da Il Melangolo nel 2010.

Fra questi bambini c’è un futuro artista, Pietro di Giambattista, un taletuoso fotografo premiato per la sezione FOTOGRAFA UNA POESIA dalla giuria specializzata del Premio Poesia Città di Fiumicino 2018, abbinata alla poesia di Davide Toffoli: “Io non ho nessuno che mi abbraccia”.

IO NON HO NESSUNO CHE MI ABBRACCIA

Siamo gli occhi infranti
degli incontri mai fatti.
Siamo i segni profondi
dei volti soltanto sfiorati.
Siamo gli attimi persi
a cercare nel vuoto… A fissare
quell’anima instabile
che dentro
       si muove
con fare marziano.
Riluce.
C’è una crepa in ogni cosa…
Da lì entra la luce. Continua a leggere

Giancarlo Pontiggia è il vincitore del Premio Poesia Città di Fiumicino 2018

Giancarlo Pontiggia, vincitore del Premio Poesia Città di Fiumicino – foto della premiazione, Fiumicino 27 ottobre 2018 –

Con “Il moto delle cose”, (Mondadori, 2017)  Giancarlo Pontiggia vince la quarta edizione del Premio Poesia Città di Fiumicino per l’opera di poesia.

Lo ha deciso la Giuria Tecnica composta da Milo De Angelis, Fabrizio Fantoni, Luigia Sorrentino e Emanuele Trevi nel corso della serata di premiazione sabato 27 ottobre all’hotel Best Western di Fiumicino nel  corso della quale sono stati premiati tutti gli altri poeti arrivati in finale. Al secondo posto ex equo per l’opera di poesia, Corrado Benigni con “Tempo riflesso”, (Interlinea, 2018) e Lorenzo Chiuchiù con “Le parti del grido”, (Effigie, 2018).

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Premio Poesia Città di Fiumicino 2018

A Fiumicino, sabato 27 ottobre, nella sala convegni dell’Hotel Best Western Rome Airport, (via Portuense, 2465) si svolgerà la serata finale del “Premio Poesia Città di Fiumicino” con le letture dei poeti, la proclamazione del vincitore per l’Opera di Poesia e le consegne dei premi. L’appuntamento è alle 18.30. Ingresso libero.

La Giuria Tecnica, composta da Milo De Angelis, Fabrizio Fantoni, Luigia Sorrentino e Emanuele Trevi, nel corso della serata,  designerà il vincitore della quarta edizione del Premio Poesia Città di Fiumicino per l’ “OPERA DI POESIA”.

I finalisti sono:

Corrado Benigni, “Tempo riflesso”, Interlinea 2018;
Lorenzo Chiuchiù “Le parti del grido”, Effigie 2018;
Giancarlo Pontiggia, “Il moto delle cose”, Mondadori 2017.

Per la sezione “PREMIO ALLA CARRIERA”, vincitore Giuseppe Conte.

Per la sezione “PREMIO OPERA PRIMA”, vincitrice Maria Borio con “L’altro limite”, Collana gialla LietoColle, 2017.

Per la sezione “PREMIO POESIE INEDITE”, vincitore Giovanni Ibello.

Per la sezione “PREMIO TRADUZIONE”, vincitore il libro “Poesie” di René Char, tradotto da Giorgio Caproni, a cura di Elisa Donzelli, Einaudi 2018. Continua a leggere

Le poesie di René Char nella traduzione di Giorgio Caproni

René Char

René Char ha avuto in Italia due straordinari traduttori: Sereni e Caproni. Sul rapporto Char-Sereni, fatto di incontri assidui a partire dal 1960 e di un carteggio imponente (pubblicato nel 2010), si sa quasi tutto.

Molto meno si è indagato il rapporto Char-Caproni. L’amicizia personale fra i due sboccia piú tardivamente, dopo il 1978, ma la sintonia poetica è forte fin dall’inizio. Se Sereni ama in Char un poeta che sente molto diverso da sé, Caproni traduce il poeta francese per affinità, a partire dalla vicenda esistenziale che aveva visto entrambi combattere nella Resistenza. Continua a leggere

Mario Ramous

Mario Ramous

il gran parlare incipit di morte
là sul ponte che brulica di gente
dove epilogo non prevede inizio
che mai in vita si sia esistiti

sulle travi si porta il cadavere spoglio
dei discorsi distrutti dall’ansia di dire
come fuoco che troppo di fiamma s’innalza
esaurendo la forza nascosta nel ceppo
collocate sono le voci in muti loculi
per quella maledetta foia occidentale
di assegnare una schedatura ad ogni cosa
che ne definisca un significato solo
tamburo di un esilio che desta frontiere
come ciminiere di civiltà estinte
ma tra le macerie la lingua è sconosciuta
nei figli si crescono destini di morte
e le parole perdono mummificate
l’imprevedibilità dei dirottamenti
che ne assicurano qualche sopravvivenza
in unità diverse ma riconoscibili
così che inoltrandoci fra loro ogni lume
si omologa con gli altri a formare necropoli
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25 poesie per l’infanzia e non solo

Evelina De Signoribus

Creare un incontro

Poeti in classe” nasce dall’idea di creare un incontro: quello tra i bambini, la poesia e chi la scrive. Per creare questa possibilità ciascuna sezione del libro corrisponde alla voce di un poeta che prima, in prosa, si presenta e racconta il modo in cui ha incontrato la poesia; poi dona al lettore/ascoltatore alcuni suoi versi, anticipati da un breve commento, che funziona come continuazione del dialogo e possibile guida alla lettura del testo. Le voci dei poeti, tra loro assai diverse tanto nelle parti in prosa quanto nei versi donati, sono accomunate dall’idea di rivolgersi al pubblico bambino quale è: meritevole di vera letteratura, esigente, curioso e desideroso spesso di sperimentare quel che fa la buona poesia: crea infatti un legame tra chi legge e chi ascolta, inizia al suono delle parole e al ritmo del verso o della frase, apre ad un linguaggio che è anche e non solo interiore, aiuta a conoscere se stessi e gli altri. Continua a leggere

Elisa Donzelli, “Giorgio Caproni e gli altri”

cop (2)Temi, percorsi e incontri nella poesia europea del Novecento (Marsilio Editore, 2016, euro 22,00).

Il saggio di Elisa Donzelli, raccoglie i risultati di un intenso lavoro di ricerca condotto all’interno di archivi italiani e stranieri del Novecento. È un libro sulla poesia di Giorgio Caproni ed è un libro su altri scrittori, artisti e intellettuali testimoni dell’eredità culturale di uno dei protagonisti della poesia europea del Novecento.

Altri protagonisti non solo italiani poiché sin da giovanissimo Caproni ebbe a che fare con contesti che superavano i confini nazionali. Da un lato grandi voci della poesia italiana: Mario Luzi, Vittorio Sereni, ma anche Libero Bigiaretti, Mario Mafai, Diego Valeri, Margherita Guidacci il cui dialogo con il poeta livornese viene scoperto o riletto alla luce delle carte ritrovate. Continua a leggere

Alberto Toni

alberto_toni_autoritrattoLa foto di Alberto Toni è di Dino Ignani

AUTORITRATTO
da un’idea di Luigia Sorrentino
a cura di Fabrizio Fantoni
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Sono nato a Roma in via Ciro Menotti, 26, tra il lungotevere delle Armi e piazza Mazzini. I ricordi che ho di quel luogo sono legati alle zie, le sorelle di mio nonno, Ada e Anna, che lì hanno abitato fino alla fine. Noi intanto, i miei genitori ed io, ci eravamo trasferiti a Cavalleggeri, avevo, credo, due o tre anni. Ho varcato di nuovo quel portone qualche anno fa, ero in zona per alcune sedute di agopuntura. Ho cercato di ritrovarmi, come è normale, di figurarmi gli appartamenti delle zie, al secondo e terzo piano, se non sbaglio. Ma il ricordo di via Ciro Menotti è legato anche a una festa fine anni Settanta, forse a casa di Scialoja e Gabriella Drudi (un giardino d’angolo con il lungotevere), con Pagliarani che accenna una mossa di twist e James alla chitarra. A quel tempo frequentavo il Laboratorio di Elio e muovevo i primi passi in una Roma poeticamente vivissima. Continua a leggere

Biancamaria Frabotta, l’ultima lezione

Foto di Pasquale Comegna

Foto di Pasquale Comegna


Biancamaria Brabotta,
Professore Ordinario di Letteratura italiana contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, terrà la sua ultima lezione martedì 31 maggio 2016, per poi andare in pensione. E così, una delle poetesse italiane più affermate, in punta di piedi e discretamente, si congeda dal “suo secondo mestiere”: l’insegnamento.

In una nostra recente conversazione mi aveva parlato di una malinconia che l’ha “afferrata obliquamente, come spesso accade quando si sta per concludere un’esperienza importante per la nostra vita. Poi con una lieve incrinatura della voce ha detto: “In testa mi ronza, un po’ storpiato, un verso famoso: ‘Non recidere, forbice, quei volti’ “ .

L’ ultima lezione di Bianca Maria Frabotta avverrà nella Sala Odeion della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza alle ore 11.00. Continua a leggere

Paolo Di Paolo, “Una storia quasi solo d’amore”

Paolo Di Paolodi Guido Monti

Javier Cercas uno degli scrittori più rilevanti nel panorama europeo contemporaneo nel suo ultimo saggio dal titolo “Il punto cieco” rivendica al testo narrativo un imperativo categorico, un dovere, che poi forse è sempre stato consustanziale al suo Dna otto-novecentesco ma che poi è andato mano mano perdendo ed è quello appunto di tornare ad indagare tutto ciò che riguarda l’umano anche attraverso lo strumento essenziale dell’ironia. La scrittura se vuole avere una serietà d’intenti e di ricerca non può esser dice Cercas “solo puro intrattenimento” ma deve divenire “strumento di indagine esistenziale”. Ecco Paolo Di Paolo anche in questo suo ultimo romanzo, Una storia quasi solo d’amore (Feltrinelli, pp 171, euro 15), sembra proprio che si misuri con le idee del narratore spagnolo e cioè persegua una letteratura che ricerchi quel “punto cieco” cioè a dire quella forma di interrogazione totale, assoluta, da consegnare intatta attraverso le pagine all’intelligenza ed elaborazione del lettore. Continua a leggere

Il tema paterno nella poesia italiana del Novecento

padri_718Giovedì 17 marzo, ore 19.30, LABORATORIO FORMENTINI

PADRI: (il tema paterno nella poesia italiana del Novecento)1/2

a cura di Milo De Angelis

Come appare il personaggio paterno nei poeti del nostro tempo, come si manifesta il suo carattere, il suo insegnamento, la sua memoria, la sua mancanza, la traccia della sua parola: dodici autori – da Pascoli ai nostri giorni – scelti da Milo De Angelis e letti da Viviana Nicodemo. Continua a leggere

Biancamaria Frabotta

 

Foto di Pasquale Comegna

Foto di Pasquale Comegna

AUTORITRATTO
Da un’idea di Luigia Sorrentino
A cura di Fabrizio Fantoni
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Autoritratto al buio

di Biancamaria Frabotta

L’11 giugno del 2004 è nato mio nipote Luca, cui auguro di non assomigliarmi troppo, dato che lo stesso giorno del 1946 sono nata anch’io. Non so se possa vantare coincidenze più illustri di questa. Il mio compleanno ora è il suo, in cui mi annido, come una quieta seguace della sua infanzia non finita. Alla “vera vecchiaia”, diceva Caproni, ci si arriva solo dopo la “vecchiaia” pura e semplice. Nella prima forse me ne starò rintanata, attonita, magari mi capiterà di scrivere poesie atonali, senza troppe storie e rigurgiti dell’amore e dell’ira che non distinguono vita da poesia, ritmi da carattere, sonni da risvegli. L’altra vecchiaia, quella appena sopraggiunta, riconoscibile nei capelli come sono, nella pelle com’è, nelle ossa ringiovanite dalle protesi, la nostalgia è di casa. E’ arrivata e se ne andrà prima che io possa abituarmici . Continua a leggere

Giorgio Caproni, Il «Terzo libro» e altre cose

caproni_il terzo_libroANTICIPAZIONE

E’appena uscito con Einaudi Il “Terzo libro” e altre cose, di Giorgio Caproni, con la presentazione di Enrico Testa e un saggio di Luigi Surdich.

«Questa mia scelta di versi è quasi per intero tratta dal Terzo libro del Passaggio d’Enea. Vuol essere la ricostituzione d’un libro – il mio terzo libro, appunto – che già incorporato nel folto Passaggio d’Enea, mancò tuttavia d’uscire al netto nella sua propria e precisa fisionomia, e che isolato e riorganizzato nella sua intima struttura, e infine tutto in sé concluso, mi piace oggi riconsiderare, con sufficiente distacco, come indicativo a me stesso della direzione – credo rimasta determinante – della mia ricerca negli anni che pressappoco corrono, piccole appendici e digressioni a parte, dal 1944 al 1954».

Giorgio Caproni Continua a leggere

Le storie di Guido Monti

                                                          
                                                          
Nota di Alberto Pellegatta
Il titolo del nuovo libro di Guido Monti, Fa freddo nella storia (Stampa, Varese 2014) proviene da un testo di Giorgio Caproni che continua così: «Voglio andarmene. Dove / anch’io, col mio fucile scarico, / possa gridare: Viktoria!». È con questa premessa che l’autore ci porta davanti al grande«fondale della storia». Il discorso si apre su una realtà inquieta, in disfacimento, per «grattare quel vuoto» e raggiungere una «fina liberazione», una fine «sempre più vocativa».
Sono i paesaggi di Rosai e Morandi, della grande pittura «nostrana»: una «stradina ingoiata / dalla festa», la «furia del malore», i «platani a cornice». Continua a leggere

Portami con te lontano

 

caproniAppuntamento
… udendo le sirene più forte,
pon giù il seme del piangere ed ascolta…
( Purgatorio XXXI 45-46)

A Roma, domenica 7 dicembre  alle ore 21.00 al TEATRO VASCELLO (Via Giacinto Carini 58) 
presentazione dell”audiolibro 
PORTAMI CON TE LONTANO, Per Giorgio Caproni. Poesie e ricordi , dalla viva voce di Silvana e Mauro Attilio Caproni. Continua a leggere

Festival della Scienza 2014


festival-della-scienza-2014-1-638Genova, 24 ottobre – 2 novembre

  

Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.

Litania, Giorgio Caproni
È anche il Tempo di ripartire. Genova, colpita dall’alluvione, orgogliosamente vuole presentare il suo spirito positivo con dieci giorni dedicati alla sete di conoscenza, alle nuove generazioni, alla ricerca: il Festival della Scienza 2014 si prepara a invadere l’intera città, dal 24 ottobre al 2 novembre, con una serie di conferenze, mostre, exhibit interattivi, laboratori ed eventi che avranno il tema del Tempo come filo conduttore, e coinvolgeranno tutta la Città, dal fulcro di Palazzo Ducale fino a Nervi. “Genova è una città tosta, che con grande dignità si mette subito in piedi: una città resiliente, come resiliente è la scienza – sottolinea la presidente Manuela Arataecco, allora, che il Festival sarà proprio l’occasione perché si ritorni a Genova”. Continua a leggere

Roberto Almagno, "cARTEggi d'amore"

almagnoVenerdì 14 febbraio 2014, due persone pagheranno un solo biglietto , per visitare la collezione permanente e le mostre in corso al MUSMA, il Museo della Scultura Contemporanea di Matera, e partecipare a “cARTEggi d’amore”, con Roberto Almagno, un’immersione nel mondo dell’arte e della poesia.
Protagonista della giornata sarà Roberto Almagno (Aquino – Fr,1954), uno dei più originali e noti scultori del panorama artistico contemporaneo, da alcuni anni molto attivo sulla scena europea: è del 2012 l’esposizione alla Galleria Rosenfeld di Londra e del gennaio 2013 quella all’Istituto Italiano di Cultura a Strasburgo. Nella Saletta della Grafica del museo saranno esposti i disegni realizzati per il MUSMA da Almagno, ispirato dalle poesie d’amore di alcuni tra i maggiori poeti della storia della letteratura dell’Otto-Novecento. Lo stesso avverrà per il MIG. Traendo spunto da arte e poesia ogni coppia avrà la possibilità di annotare su carta un pensiero o un disegno d’amore da riporre nelle ampolle collocate nella Biblioteca Scheiwiller del MUSMA e nella Sala Centrale del MIG. Pensieri e disegni saranno pubblicati sulle pagine facebook dei due Musei . Continua a leggere

I poeti leggono i poeti, “Come musica la poesia”

Appuntamento

Dal 23 aprile al 20 maggio il Teatro Argentina di Roma apre le sue porte alla grande poesia del Novecento, raccontata attraverso cinque incontri che compongono la rassegna COME MUSICA, LA POESIA, un progetto a cura di Franco Marcoaldi, che rinnova la tradizione e l’impegno del Teatro di Roma di far incontrare poesia e teatro, due mondi in dialogo profondo tra di loro. Un itinerario poetico lungo un mese per rintracciare sul palcoscenico i volti e le voci, e riscoprire le personalita’, che hanno attraversato la stagione poetica del secolo scorso, da Attilio Bertolucci a Sandro Penna, da Giorgio Caproni a Elsa Morante, ed ancora tanti altri come Zanzotto, Montale, Saba, Ungaretti, Eliot, Szymborska, Pasolini, Pound, Bishop, Walcott.

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