Enzo Cucchi, “Excercices on Ezra”

Enzo Cucchi, per gentile concessione

Excercises on Ezra

Nota di

Fabrizio Fantoni

 

Tra il dominio del caos e l’ordine decorativo, si estende una nuova zona e una chiave per cogliere questa mobilità è la disposizione a formare ammassi: di storia, di sentimenti, di espressioni artistiche; vivendo simultaneamente ad attimi di sogno, allora non più storia ma ammassi di storia.”
(Enzo Cucchi)

 

Le parole di Enzo Cucchi qui riportate costituiscono un valido punto di partenza per accostarsi al nuovo libro, intitolato “Excercises on Ezra”, che l’artista ha pubblicato in questi giorni con la COLLI publishing platform e Viaindustriae publishing.

Visionario e sorprendente come tutte le opere di Enzo Cucchi, il libro si presenta a prima vista come un conglomerato di materiali fra loro eterogenei – disegni, fotografie, grafiche – che entrano in dialogo con le parole tratte dal testo “Il grano” scritto da Giuseppe Cucchi (padre dell’artista) e Brunella Antomarini, in cui viene evocata la vita dei contadini a Morro d’Alba.

Nucleo centrale dell’opera è costituito da una sequenza di 35 disegni inediti, tutti dedicati al poeta Ezra Pound. Continua a leggere

Arte contemporanea e spiritualità, Benedetta Tagliabue e Enzo Cucchi

A  N  T  E  P  R  I  M  A

L’EDIFICAZIONE DELLA CHIESA DI SAN GIACOMO IN FERRARA 

Sono durati dieci anni i lavori per l’edificazione del complesso monumentale di San Giacomo Apostolo in Ferrara. Ci troviamo di fronte a un lavoro straordinario: un’opera di architettura e di arte contemporanea, frutto dell’incontro fra un grande architetto, Benedetta Tagliabue  e un artista internazionale, Enzo Cucchi.

Un umile capanna di pescatori fatta di canne e cemento grezzo. Così appare a prima vista la Chiesa di San Giacomo che verrà inaugurata a Ferrara il 16 ottobre 2021. Uno spazio circolare, avvolgente e solenne che ci riporta a un origine, a una forma archetipica e spirituale. Questa opera d’arte nata dalla sinergia dell’architettura di Benedetta Tagliabue con l’arte figurativa di Enzo Cucchi, plasma le superfici ruvide delle pareti del tempio con croci e ceramiche che evocano un’idea di creazione, di rinnovamento dell’essere umano che parte dallo spirito.

In Anteprima vi mostriamo le immagini della riflessione architettonica di Benedetta Tagliabue e alcune opere di Enzo Cucchi in essa contenute.

Prendendo le mosse dall’osservazione delle opere di Cucchi che si fondono nelle strutture architettoniche di Benedetta Tagliabue, don Roberto Tagliaferri, liturgista della chiesa, consegna a questo blog, un’intensa riflessione sul legame tra arte contemporanea e spiritualità.

La Dedicazione della chiesa da parte dell’Arcivescovo Monsignor Gian Carlo Perego, avrà luogo il prossimo 16 ottobre alle ore 15.00. Da quel momento la chiesa sarà aperta al culto e liberamente alle visite. La diretta streaming dell’evento verrà trasmessa sul sito dell’arcidiocesi di Ferrara.

(Fabrizio FantoniLuigia Sorrentino)

LA CHIESA DI SAN GIACOMO A FERRARA

DI ROBERTO TAGLIAFERRI

 

L’inaugurazione della nuova chiesa di S. Giacomo a Ferrara offre l’occasione per fare il punto sul rapporto tra religione e linguaggi estetici, nella fattispecie con il progetto di Benedetta Tagliabue e di Enzo Cucchi.

Da quando le neuroscienze hanno corroborato la riflessione fenomenologica sul valore della percezione nella conoscenza a scapito dello “errore di Cartesio”, tutto concentrato sulla ragione concettuale, si è registrato un grande interesse sull’estetica, sull’epistemologia delle emozioni, che ha coinvolto anche la teologia e la pastorale della Chiesa. Specialmente nelle discipline come la scienza liturgica, si è affermato un approccio pragmatico, meno interessato alla semantica dei testi e delle dottrine e più attento alla performance rituale dei sacramenti della fede. L’efficacia performativa dei riti riguarda sia Dio sia l’uomo, cosicché risulta sorpassata una visione quasi miracolistica e si fa strada un’interpretazione attenta ai molteplici codici simbolici del rito. Tra questi vi sono l’architettura dello spazio sacro e il programma iconografico che l’accompagna. Essi non sono linguaggi indipendenti, ma devono risultare sinergici con la multiformità dell’azione liturgica e questo comporta un’enorme attenzione alla complessità sinestesica. Come nel teatro, a maggior ragione in un rito, spazi, tempi, attori, musiche, canti, danze, profumi, travestimenti, immagini, parole proclamate, assemblea, devono trovare sintesi in una regia con competenze plurime per ottenere il massimo di performatività.

La chiesa di S. Giacomo ha comportato questo sforzo empatico di tante competenze per rendere efficace il progetto architettonico. Mi limiterò ad offrire alcuni spunti su spazio architettonico e programma iconografico, perché solo la celebrazione liturgica in atto potrà verificare la bontà degli intendimenti dei progettisti.

L’idea dell’architetto Benedetta Tagliabue era di creare un luogo di sogno, come una mongolfiera che dal cielo plana sulla terra. Subito si è sentita l’esigenza di trovare gli elementi simbolici per una chiesa. Innanzitutto un vettore longitudinale ed iniziatico dal punto zero della soglia d’ingresso doveva produrre un cambiamento nei fedeli in un cammino verso l’eschaton, ovvero verso il futuro, il definitivo nello sfondamento spaziale dell’abside, segnata da una grande croce gemmata, simbolo di morte e risurrezione. Il percorso, guidato da una grande croce lignea sospesa al soffitto, dall’ingresso accompagna i fedeli fino al presbiterio e all’abside. Nell’intersezione dei due bracci un vettore verticale virtuale congiunge l’altare con lo sfondamento del tetto con la cupola come un “axis mundi”, che congiunge cielo e terra.

Su questi spunti architettonici sono intervenuti il teologo e l’artista, che hanno assecondato l’idea iniziale immettendo sulle pareti di cemento armato, lasciato crudo, grandi croci di pietra su cui si appoggiano ceramiche nere come fazzoletti con scene della storia della salvezza. Le grandi croci segnalano e ritmano il pellegrinaggio del cristiano, ricordando che “solo passando attraverso la passione si giunge alla gloria della risurrezione”. I riquadri, opera di E. Cucchi, da un lato rievocano gli eventi dell’Antico e del Nuovo Testamento secondo il metodo tipologico antico di promessa e adempimento. Sulla destra, entrando, sono evocati gli articoli della fede d’ Israele: creazione, patriarchi, esodo dall’Egitto, pellegrinaggio nel deserto, dono della Legge, dono della terra, promessa di un Messia. Sul lato sinistro il compimento della promessa con il mistero dell’Incarnazione del Messia e con le leggi per il cristiano in cammino nel tempo: “Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli” e “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, non produce frutto”. Sull’ultima parte attigua al presbiterio il passaggio dalla missione di Gesù alla missione della Chiesa, con il simbolo antico della nave-Chiesa sballottata dai flutti e tenuta a galla dall’albero della croce. Da ultimo, va segnalato all’ingresso lo spazio battesimale con l’invito iniziatico a passare per la porta stretta e con scene battesimali dell’Antico e del Nuovo Testamento.

Se dal punto di vista contenutistico non vi sono novità nell’ideazione della chiesa di S. Giacomo, invece dal punto di vista iconografico le innovazioni sono profonde, perché non hanno riscontro nella storia dell’arte ecclesiale. I soggetti di Cucchi, infatti, si staccano dai modelli tradizionali e tendono non a descrivere, a rappresentare, ma ad alludere, attraverso indizi che costringono a pensare. Lo spettatore poco rassicurato nelle sue credenze sapute, è costretto a riflettere e ad attivare l’immaginazione simbolica.

 

L’organicità di arte e architettura si avverte nel dialogo tra cemento armato delle pareti con il marmo delle grandi croci e dell’altare, un grande masso cubico estratto da una cava in Puglia. Il tutto ha l’aspetto del non finito, ma è un effetto voluto per percepire nella potenza della materia l’afflato dello Spirito. L’inevitabile fastidio dei fedeli è un rischio calcolato dall’arte contemporanea, che intende produrre uno shock nello spettatore per creare emozioni ed esperienze profonde, non solo rappresentazioni legate alle credenze ricevute per “epidemiologia” sull’autorità di chi ce le ha trasmesse. Luogo architettonico e icone, insomma, intendono attivare insieme un’esperienza religiosa genetica e innovativa.

Su questo fronte si apre un capitolo inedito del rapporto tra religione e linguaggi estetici. È risaputo che da molto tempo si è rotto il patto che legava arte e fede per tanti motivi che non si possono qui rievocare. Tuttavia la nuova sensibilità epistemologica sulla fondamentale dimensione estetica della conoscenza, corroborata dalla fine delle credenze per contagio di idee, hanno riavvicinato Chiesa e arte. L’arte stessa, infatti, lamenta un impoverimento della sua ispirazione, lasciata troppo spesso in balia delle trovate estemporanee e accetta volentieri le nuove sfide della committenza ecclesiastica. D. Freedberg sostiene con vigore la fine della potenza dell’arte, che nel mondo antico creava presenze soprannaturali e che oggi è solo comunicativa e frivola. L’antropologo Carlo Severi descrive la “mnemotecnica” della “Bibbia dakota”, che con i suoi pittogrammi mette relazione percezione e memoria per tramandare il modello culturale.

La chiesa di San Giacomo a Ferrara è un esempio da tenere in considerazione per le ragioni più profonde attivate nella progettazione, che ha inteso riattivare il “genius loci” dove non ci sono solo uomini, ma si respira la presenza del Sacro nello stormire delle fronde dei grandi alberi che circondano la chiesa all’Arginone di Ferrara.

Salsomaggiore Terme, 11 ottobre 2021

LE OPERE DI ENZO CUCCHI

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Enzo Cucchi, “Antifragile”

Enzo Cucchi, “Antifragile”, Credits ph.  Roberto Apa

La poesia e la pittura sono identiche; il problema è stranamente lo stesso: è una questione di iconografia, di immagine del mondo. Si tratta di fermare l’immagine e di farne istantaneamente la sintesi, in qualunque maniera”.

Enzo Cucchi

La mostra Antifragile è un progetto specifico di Enzo Cucchi per Colli che si sviluppa attorno al dittico “senza titolo (Pound)”, fatto di tarsie ceramiche su cemento.

Questo lavoro antimemoriale sul grande poeta Ezra Pound è il fuoco spaziale e di ricerca della mostra. “L’artista non ha bisogno che si descriva il suo lavoro, ha bisogno di aria…” di poesia seppur si muove a disegnare forme solide e antifragili.

La costante dello spazio definito da Cucchi è segnata da “Radura”, scultura a terra in ceramica, protubescente e bulbosa, pezzo “paleolitico” di natura vegetale e animale, di forma antitetica.

L’instabile percezione delle linee ed il loro continuo sfuggire da possibili anatomie e morfologie alimenta la soglia e l’attesa di questo tipo di opere in cui convivono plastica, segno e stesura.

COLLI independent art gallery, Credits ph. Roberto Apa

L‘anticamera che Enzo Cucchi infatti instaura è lo spazio dell’opera radiante, riposata in orizzontale ma non grave che si nutre di più discipline: pittura, scultura, disegno, ambiente.
La mostra è la ragione di una ricerca libro che Cucchi sta costruendo attorno al lavoro “senza titolo (Pound)” con un nucleo importante di disegni iterativi e “posturali” sul ritratto di Ezra Pound.

Una raccolta di disegni, frammenti e annotazioni per un libro d’artista edito da Viaindustriae con Colli publishing platform e che verrà presentato nell’arco temporale della mostra.

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ENZO CUCCHI Antifragile
02.10 – 31.12.2021

COLLI independent art gallery
Via di Monserrato, 103
Roma

 

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Nasce l’archivio di Enzo Cucchi. Creato come un videogame è una straordinaria invettiva contro il sistema dell’arte

E S C L U S I V A

DI FABRIZIO FANTONI

 

Spiazzante e imprevedibile in ogni sua manifestazione Enzo Cucchi si conferma, ancora una volta, come il più “fuori legge” fra tutti gli artisti contemporanei.

La sua creatività scontrosa, che non si sottomette ad alcun canone predefinito si manifesta anche nella costituzione dell’archivio digitale che raccoglie l’intera sua produzione artistica.

Enzo Cucchi rompe le regole accademiche dell’archiviazione creando un vero e proprio videogame che consente di giocare con le opere dell’artista: un nuovo e più democratico criterio di consultazione e fruizione del materiale che sia accessibile a tutti ,anche alle giovani generazioni.

Al di là delle apparenze il nuovo progetto di Enzo Cucchi si rivela come un gesto di sfida (prima ancore che un gesto artistico) contro la insopportabile commercializzazione dell’arte contemporanea.

Questo aspetto è messo in luce molto bene da Alessandro Cucchi che nel suo articolo compie un’invettiva impietosa e lucidissima dello stato attuale dell’arte contemporanea, denunciando apertamente la falsità e l’opportunismo di molti personaggi che tessono le fila dell’arte contemporanea

 

ARCHIVE GAMIFICATION

DI ALESSANDRO CUCCHI

Enzo Cucchi

…”era troppo fico giocare all’archivio!”
“Hai visto quel mostro al sesto quadro? E’ spuntato da dietro l’albero, mi ha fatto saltare in aria!”
Vorrei fossero queste le prime impressioni di chi si approccia al mio archivio.
Entusiasmo & Aspirazione.
Invece oggi l’archiviazione è intesa come una pratica noiosa, passiva, vecchia.
La fruizione di un archivio tramite un metodo nuovo.

Osservando il movimento dell’Arte contemporanea, la sensazione più piacevole che si può provare credo sia il vomito.
Un sistema che dovrebbe essere all’apice di un’ideale piramide culturale (l’Arte è il termometro più sensibile che la società ha per misurare il proprio andamento estetico quindi etico), oggi è preda della peggior specie di persone che esistano.
Sei un fotografo non bravo a fare le fotografie? Troverai lavoro sicuramente nel sistema dell’arte.

Enzo Cucchi

Sei un falegname che non è in grado di tirar su mobili e sedie? Il tuo futuro è allestire mostre.
Hai studiato giurisprudenza per diventare notaio ed entrare nel secolare ufficio di tuo padre, possibile erede di atti notarili e mafie istituzionali, ma per poca voglia o perspicacia non riesci proprio a concludere gli esami? Fatti crescere una bella barba, mettiti dello smalto alle unghie, e presentati come artista. Le mostre personali fioccheranno.
Sei una ragazza dell’alta borghesia (forse addirittura nobile), ti annoi tra i tuoi privilegi e non vuoi fare la fine di quell’alcolizzata di tua madre? Proponiti come performer impegnata socialmente, una body-art post-concettuale presentata come fosse un panino di McDonald, Kassel sarà una tua meta certa.
Hai tre cliniche private in dote ma fare lo psichiatra ti sta stretto? Proponiti come artista, e alla prima offerta di ruolo istituzionale, accettala, diverrai il direttore di uno dei poli dell’arte contemporanea più importanti del paese. Continua a leggere

Il sogno di vivere di Mario Benedetti

L’ultima foto di Mario Benedetti postata sul suo profilo di facebook, nell’estate 2014

di Fabrizio Fantoni

Sta solo fermo nella tosse.
Un po’ prende le mani e le mette sul comodino
per bere il bicchiere di acqua comprata,
come tanti prati guardati senza dire niente,
tante cose fatte in tutti i giorni.
Intorno ha una cassettiera con lo specchio,
due sedie scure, un armadio, l’incandescenza minuscola di una stufa.
Dei centrini, la stampa di una natività con il rametto di ulivo,
un taccuino, dei pantaloni, delle cose sue.
Davanti il cielo che è venuto insieme a lui,
gli alberi che sono venuti insieme a lui. Forse una ghiaia di giochi
e dei morti, che sono silenzio, un solo grande silenzio, un silenzio di tutto.
A volte l’acqua del Cornappo era una saliva più molle,
un respiro che scivolava sui sassi.
A volte tutto era l’uccellino del freddo disegnato sul libro di lettura
vicino a una poesia scritta in grande da imparare a memoria.
A volte niente, venire di qua a prendere il pezzo di cioccolato
e la tosse, quella maniera della luce di far tremare le cose,
gli andirivieni, il pavimento stordito dallo stare male.

La prima impressione che offre questa poesia Per mio padre, tratta da Umana gloria (Mondadori, 2004) è di sfogliare un vecchio album di fotografie, lasciato abbandonato da qualche parte , e poi ritrovato.

I paesaggi, le case, gli interni delle stanze dove si consuma l’intimità familiare, gli oggetti della vita quotidiana, si dispiegano sulla pagina  come su una scena, convocati dal poeta in una dimensione fuori del tempo e del reale e si fanno, nello spazio della poesia, “fiaba” intesa come dimensione della bellezza sul punto di scomparire, della grazia per un attimo intravista e poi persa, proprio come le apparizioni trascoloranti che popolano le storie.

Si racconta che il faraone Micerino, essendo condannato dagli dèi a vivere una vita breve, decidesse di illuminare con migliaia di fiaccole i suoi palazzi e i suoi giardini in modo da trasformare le notti in giorno ed avere la percezione di vivere più a lungo.

Questa è la metafora più bella del poeta perché, del resto, cosa fa il poeta se non cercare di trattenere, quanto più possibile, quel poco che gli è dato di vivere?

Mario Benedetti, di certo, va in questa direzione,  ponendosi, tuttavia, ad una “distanza”dalle cose – la distanza propria del sopravvissuto, di chi può narrare ciò che è stato prima del naufragio- che gli permette di  imprimere all’oggetto della sua rievocazione un carattere simbolico che si fa specchio di un paesaggio metafisico interiore in cui l’essere umano appare costantemente sul punto di dissolversi:

“solo qui sono, nel tempo mostrato, per disperdermi” Continua a leggere

Mimmo Paladino, video intervista di Luigia Sorrentino

Mimmo Paladino intervistato da Luigia Sorrentino, Paduli (BN) 11 maggio 2019

MIMMO PALADINO

«L’Arte è qualcosa che arriva in maniera casuale. E’ qualcosa che arriva da un’altra parte, ma i riferimenti non sono ideali, sono reali, fisici.»

MIMMO PALADINO

«L’opera d’arte sottolinea con delle date la propria epoca. Poi passano i secoli  e la data la si può dimenticare, perché  non potremmo guardare nella contemporaneità le opere di un artista come Caravaggio che le ha realizzate molti secoli prima.»

Mimmo Paladino e Luigia Sorrentino, nello studio dell’artista a Paduli (Bn) l’11 maggio 2019

COMMENTO DI LUIGIA SORRENTINO

Per Mimmo Paladino, nato a Paduli nel 1948 ma vissuto a Napoli,  l’arte è un combattimento: un corpo a corpo con la materia da forgiare, plasmare, modellare. Fin dagli anni ’80  l’artista mette in scena e in dialogo pittura e scultura, introducendo nella superficie del quadro forme e oggetti di recupero della memoria. Le sue sculture rimandano a una statuaria primordiale assorta in una calma straniante, una metafisica ancestrale, sciamanica, arcaica, ricca di riferimenti al mito, all’immaginario archetipico.  Ecco dunque apparire frammenti di figure, mani, teste, elementi di una poetica che fonde spazi e epoche diverse, definendo un alfabeto di segni molto riconoscibili, che però non hanno un significato di senso univoco. Per Paladino l’artista dà vita a una materia informe che preesiste a lui. E’ un demiurgo, un essere dotato di capacità creatrice e generatrice, senza la quale “è impossibile che ogni cosa abbia nascimento”. Il demiurgo per eccellenza per Paladino è Don Chisciotte: “colui che vede cose che altri non vedono”.

IL MONDO DI MIMMO PALADINO
di Luigia Sorrentino
(durata 12’40”)
Paduli, 11 maggio 2019

L’INTERVISTA A MIMMO PALADINO TRASMESSA DA RAINEWS24

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Il primo blog di poesia della Rai

William Kentridge Tevere eterno

William Kentridge, fiume Tevere  Triumphs and Laments, 20 aprile 2016 – credits Ph. Fabrizio Fantoni, ombra supplicante Luigia Sorrentino

 

L’IDENTITA’ DELLA POESIA

DI Luigia Sorrentino

 

La mia esperienza di blogger è cominciata nel settembre 2007. Intendevo creare in rete, sul sito di Rai News 24, un luogo di confine nel quale custodire, difendere e  proteggere, l’identità dei poeti e della poesia.   Volevo, insomma, determinare un luogo ove fosse riconosciuta l’identità dei reietti, sempre respinti e costretti a vagare nella solitudine e nell’isolamento. Desideravo un luogo di sguardi. Volevo depositare il seme di una presenza, mettere radici su quel confine e lasciare la traccia di volti emersi dal magma della parola, in tutta la loro verità.

Il primo blog di poesia sul sito della Rai, è diventato in breve tempo, un luogo di forza sul quale si è fermato lo sguardo di coloro che, come me, volevano stupirsi, meravigliarsi. Finalmente i volti dei poeti emergevano in tutta la loro potenza espressiva, in uno scatto autobiografico e fotografico. Grazie, devo dire, anche, alla collaborazione del fotografo e poeta, Dino Ignani, alcuni di quei volti, sono stati, via via, sempre più riconoscibili. Un grazie enorme anche a Viviana Nicodemo, attrice, regista e  fotografa straordinaria: ci ha donato scatti e intuizioni indimenticabili. Grazie a poeti come Antonella Anedda, Silvia Bre, Franco Buffoni, Nanni Cagnone, Alessandro Ceni, Giuseppe Conte, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mariangela Gualtieri, Valerio Magrelli, Umberto Piersanti, Davide Rondoni, Patrizia Valduga, Gian Mario Villalta, per citare solo alcuni dei più importanti poeti italiani contemporanei che ci hanno offerto i loro contributi e talvolta, anche testi inediti e anteprime editoriali. Grazie al loro prezioso contributo il blog si è accresciuto e affermato come luogo privilegiato della grande poesia italiana.

Nel 2007 lavoravo a Rai News 24 e avevo realizzato  per i programmi di approfondimento culturale interviste televisive (oltre che con i poeti italiani già citati) con alcuni dei maggiori poeti  noti a livello internazionale  fra i quali, il poeta siriano Adonis, il grande poeta francese Yves Bonnefoy, l’inglese Tony Harrison, le polacche Julia Hartwig e Ewa Lipska, i Premi Nobel Seamus Heaney, Derek Walcott e Orhan Pamuk, il Premio Pulitzer Mark Strand e il poeta candidato al Nobel, Adam Zagaiewski e molti altri.

ORHAN PAMUK

Nel settembre 2006, quindi un anno prima di iniziare l’esperienza di blogger, avevo avuto l’ occasione di incontrare a Napoli per un’intervista per RaiNews24, lo scrittore turco Orhan Pamuk pochi giorni prima che l’Accademia di Svezia gli conferisse il Premio Nobel per la Letteratura.

Orhan Pamuk, che in Italia aveva pubblicato romanzi come Il mio nome è rosso, Neve e Istanbul, mi aveva profondamente colpito perché al centro della sua opera di scrittore,  aveva messo il tema dell’identità, un argomento poco riflettuto e quasi per niente esplicitato nella letteratura contemporanea in quegli anni. Per me fu illuminante scoprire in quel preciso momento storico, che a porsi domande così importanti sulla propria individualità, su quella della propria nazione in relazione a altre culture e minoranze etniche, non fosse un poeta laureato, ma uno scrittore. La riflessione e l’osservazione dell’opera di uno scrittore nato e vissuto in Turchia che si è battuto per il riconoscimento dei dei diritti umani, dei crimini contro l’umanità, mettendoci “la faccia”, sapendo perfettamente quali erano i rischi che correva, è stata per me una lezione fondamentale. Pamuk mi ha fatto comprendere che anche la poesia e i poeti dovevano andare in quella direzione  rimettendo in discussione il proprio ruolo e la propria posizione nella storia di questi anni.

Fin da adolescente, avendo vissuto a Napoli e nella provincia, ho sempre sentito di avere qualcosa in comune con il popolo turco. Basti pensare che ancora oggi, alcune parole della lingua napoletana sono identiche a quelle turche: ad esempio,  “avash” in napoletano, in turco pronunciato “javash”,  hanno lo stesso significato: “abbassa”, “non correre”, “fermati”. E’ il “tono”, l’autorità con cui la parola viene pronunciata che fa assumere alla stessa parola diversi significati, ma il senso è lo stesso.

Ho ancora negli occhi la prima volta che vidi Istanbul. Il meraviglioso Palazzo Dolmabahçe, il primo palazzo in stile europeo di Istanbul, situato nella parte occidentale della città a ridosso del Bosforo, ex residenza di Ataturk, e poi le stradine di Sultanahmet, l’università,  il venditore di acqua, i minareti, Santa Sophia, la moschea blu, la voce del muezzin, il mercato coperto, l’odore del pesce fritto e servito sulla carta, la confusione a piazza Taksim e l’affabilità delle persone, mi avevano dato la netta sensazione di non essere poi tanto lontana da  Napoli. E tutte le volte che ero tornata lì, nel tempo, e mi ero  fermata di notte sul Bosforo a guardare il paesaggio, nel brulicare delle luci davanti a me, avevo  avvertito sulla mia pelle una certa familiarità con quel luogo. I contrasti, le contraddizioni, i sentimenti di discordia tra fratelli descritti  da Pamuk nel suo romanzo autobiografico Istanbul, li conoscevo; facevano parte anche della mia cultura e erano realtà incandescenti almeno quanto lo erano per Pamuk.

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A Recanati, Enzo Cucchi-Niba

ENZO CUCCHI – NIBA

Testo di Nikla Cingolani

OPENING: DOMENICA 18 NOVEMBRE 2018 DALLE ORE 18

Domenica 18 novembre si inaugura alla Galleria Idill’io arte contemporanea la mostra di “Enzo Cucchi e Niba a Recanati”.

Il titolo suggerito da Liliana Maniero al gallerista Pio Monti, identifica una temporalità per designare un’azione che dovrà accadere. E’ bastato solo un accento volato su una o, come un passero “sulla vetta della torre antica”, a creare la dimensione profetica di un’occasione che potrà avvenire. E sono lo spiazzamento onirico dell’installazione e la sospensione temporale a rendere il senso infinito dell’attesa. Il Leopardi tutto d’oro di Niba si confronta con la statua della piazza che si riflette nella vetrina della galleria.

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Enzo Ragone, fare il verso al mondo

Questa notte è vorace.
Divora tutte le altre notti.
Nel suo ventre buio
non c’è spazio
per il riavvolgersi del tempo
né per gli intervalli dei nostri silenzi.
Ingoio la tua carne
e la mia anima
in questo sacrificio rituale
che è attesa dell’alba.
Dormo e negli occhi
ho le forme danzanti
del respiro della tua felicità.

La pietra di Sarajevo

Solo tu sei la pietra
che nelle vene materne
così uguali alle ferite del mondo
ha accolto la differenza
tra le parole dell’ultima sura
E le prime verità
dettate da un Dio lontano.
Solo ti sei la pietra
che nessuno ha mai pensato di usare
per costruire muri
tra un tempio e l’altro.
Solo tu sei la stessa carne
di quattro anime diverse.
Solo tu eri la materia identica
di tutte le tombe
prima che questa guerra
trasformasse per sempre
il nostro modo di morire.
Solo tu hai un cuore così forte
per sopportare tanto dolore
e raccontare al mondo
che non ha occhi per guardare
di che colore è il sangue degli invisibili.

 

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E’ morto il poeta Valentino Zeichen

valentino-zeichen-749675E’ morto oggi, 5 luglio 2016, a Roma all’Ospedale Santa Lucia, l’amico e poeta Valentino Zeichen a causa di un infarto

di Luigia Sorrentino

Valentino Zeichen era ricoverato al Santa Lucia dal 29 aprile scorso e stava facendo la riabilitazione fisica e motoria dopo l’ictus che l’aveva colpito la mattina del 17 aprile 2016. Le sue condizioni di salute erano migliorate notevolmente negli ultimi due mesi.

Valentino Zeichen aveva 78 anni, era nato a Fiume nel 1938. Gli era stato conferito da poco tempo il vitalizio della Legge Bacchelli concesso a persone illustri che versano in stato di particolare necessità. Continua a leggere

All’Accademia di Francia, “I giovedì della Villa”

1308577038bI giovedì della Villa
Questions d’art

1° appuntamento
giovedì 18 febbraio
2016

ore 19.00 L’arte della magia
spettacolo e incontro con il mago LARSÈNE

ore 20.30 Art Club #1
installazione dell’artista ENZO CUCCHI
a cura di PIER PAOLO PANCOTTO

Con una installazione di Enzo Cucchi ideata per il Grand Salon di Villa Medici, giovedì 18 febbraio 2016 prendono il via I giovedì della Villa. Questions d’art, un nuovo ciclo di appuntamenti dedicato alla creatività contemporanea, organizzato dall’Accademia di Francia a Roma diretta da Muriel Mayette-Holtz. Continua a leggere

“Madama Cucchi”, un’installazione di Enzo Cucchi per la Veranda juvarriana

cucchi_enzo
 Enzo Cucchi, Per ora … basta, olio su tela, 2014

Il Presidente della Fondazione Torino Musei Patrizia Asproni e il direttore di Palazzo Madama Enrica Pagella, presentano: Madama Cucchi, Un’installazione di Enzo Cucchi per la Veranda juvarriana Continua a leggere

Su “Vita sconnessa di Enzo Cucchi”

 

cucchi1 di Fabrizio Fantoni

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“Enzo, che artista sei?”

“Sicuramente il migliore”

“Che vuol dire il migliore?” 

“Il più pericoloso, il più fortunato e talentuoso. Oggi gli artisti sono garantisti, consociati in qualcosa che rassicura. Sono vetrinisti e i musei sono pieni di casalinghe dell’arte”.

E’ questa una delle tante dichiarazioni spiazzanti ed irriverenti di Enzo Cucchi,  presenti nell’intervista che costituisce il nucleo del libro – curato da Carlos D’Ercole,  “Vita sconnessa di Enzo Cucchi” (Quodlibet, 2014). Un’opera che non è una stucchevole celebrazione di un artista affermato, ma un’originale e onesta ricostruzione di una corrente artistica controversa, certamente importante –  la Transavanguardia – fatta attarverso una serie di interviste realizzate dallo stesso D’Ercole a coloro – artisti, galleristi e amici – che hanno seguito Cucchi durante l’intera carriera: Emilio Mazzoli, Francesco Clemente, Brunella Antomarini, Luigi Ontani, Joseph Helman, Miltos Manetas, Salvatore Lacagnina, Paul Maenz, Bernd Kluser, Mimmo Paladino e Jacqueline Burckhardt. Continua a leggere

"Vita sconnessa di Enzo Cucchi"

 
cucchi_dercole-bDall’Introduzione di Carlos D’Ercole
Conosco Enzo Cucchi da una decina d’anni, forse qualcuno in più.
La prima volta deve essere stato a cena fuori dal Moro, dove campeggia la gigantografia dell’oste che ha recitato nel Satyricon di Fellini.Il posto è come dicono gli inglesi, un po’ “stiff”, ingessato. Enzo, come al solito, non era per nulla rilassato, avvertiva la pesantezza nell’aria, perdipiù non poteva fumare.
Prendendo spunto dal mio nome, iniziò a parlarmi entusiasta di Carlos Monzon e si creò forse in quel momento un magica complicità.
Negli anni a seguire ci siamo incrociati tante volte nel centro di Roma, ci siamo scambiati alcune battute, ma senza reciproci approfondimenti.
Eppure rimanevo sempre incurosito da quella magrezza nervosa, da quel camminare incerto avvolto in nuvole di fumo che lo rendevano simile a un personaggio di Andrea Pazienza. Continua a leggere

Mimmo Paladino, "72 x 103"


Re-Uccisi-al-decadere-della-forza-1981Sabato 13 dicembre 2014
alle ore 18,30 la Galleria Mazzoli di Modena inaugura una mostra personale di Mimmo Paladino dal titolo ’72 x 103′.
Il titolo rimanda al formato che accomuna tutte le opere in mostra, una serie di lavori inediti creati dall’artista nell’ultimo periodo, tutti realizzati con tecnica mista su cartone.
Dopo la mostra ‘EN DE RE’ del 1980, la personale del 1992, la mostra ‘Dieci arazzi’ con Alighiero Boetti del 1993, ‘Vasi Ermetici’ del 1994 e la mostra del 2012 la Galleria Mazzoli apre le porte alla recente produzione pittorica di Mimmo Paladino. (Nell’immagine un’opera memorabile di Mimmo Paladino: “Re uccisi al decadere della forza” 1981, Collezione Lucio Amelio, Reggia di Caserta). Continua a leggere

Vita sconnessa di Enzo Cucchi

enzo_cucchiAppuntamento

Giovedì 27 novembre 2014 
ore 19:00
Vita sconnessa di Enzo Cucchi,
un libro di Carlos D’Ercole (Quodlibet, 2014).

Galleria Lorcan O’Neill

Vicolo dei Catinari 3, Roma

Saranno presenti l’autore, Enzo Cucchi, Pio Monti e Miltos Manetas

Ritratto a Mario Schifano

Dessì, ritratto a Schifano

Video realizzato in occasione della mostra: 8×8 64 when form becomes idea 7 artisti per Mario Schifano detto “Il Puma”, tenutasi a Todi nell’ottobre del 2013.
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Festa

festa_tanoLetture

“Festa” è un libro di piccole dimensioni dedicato all’artista Tano Festa e curato da Alessandro Cucchi pubblicato da NERO nel 2013 a venticinque anni dalla sua scomparsa. Tano Festa è stato un grande e indiscusso protagonista dell’arte italiana degli anni Sessanta e Settanta.
Dal libro “Festa”
I.
L’ultimo giorno di Festa.
Da una lunga conversazione registrata a Fregene fra Tano Festa e Aldo Ricci.
Il testo dell’articolo, fatta eccezione della voce di Aldo Ricci, è stato riportato integralmente, anche là dove non è stato possibile verificare l’aderenza ai fatti realmente accaduti.
Vorrei proprio che tu facessi una presentazione molto calma, molto bonaria, insomma ‘na cosa che se spegne come un focherello. Mi chiamo Tano Festa e faccio il pittore e so’ convinto: che a sessant’anni starò ‘na bomba, in una buona posizione di mercato e che passerò ‘na vecchiaia magari serena, cheppoi me invitano ar Bolaffi [il premio del noto concorso Bolaffi, ndr.], eppoi manco er Bolaffi me danno, hai capito? Continua a leggere

Enzo Cucchi, "Cosmogonia"

enzo-cucchiEnzo CucchiCosmogonia“, Galleria Poggiali e Forconi Via della Scala, 35/A 50123 – Firenze
Nota di Lettura di Silvana Lazzarino

Per soffermarsi ed entrare nei molteplici aspetti della realtà visibile e immaginaria dove abitano presenze legate alla memoria tra mito e storia, all’attualità tra spazi naturali e contesti quotidiani basta cogliere la molteplicità di sensazioni e l’energia che scaturiscono dall’opera di Enzo Cucchi. Il pensiero di Cucchi, (Morro d’Alba, Ancona, 1949) esponente di spicco della “Transavanguardia” insieme a Francesco Clemente, Sandro Chia, Mimmo Paladino e Nicola De Maria, movimento nato alla fine degli anni Settanta e coniato nel 1979 dal critico d’arte Achille Bonito Oliva, si rivolge ad un’indagine Continua a leggere

Cattedrale: dialoghi, discorsi, apologie

fotoAppuntamento

Prosegue il cantiere nella Cattedrale delle opere e della cooperazione all’Istituto Svizzero di Roma  (Via Liguria, 20). Al centro del dibattito: la genesi dell’opera, il concetto di autorialità nell’arte contemporanea, le istituzioni, l’autonomia e la politicità dell’arte.

I prossimi incontri pubblici si terranno il 14 dicembre, il 13 gennaio, il 20 gennaio e il 27 gennaio 2014 alle 19.00.

Cattedrale è un’opera, commissionata dall’Istituto Svizzero di Roma, costruita durante tre incontri di lavoro e di discussione, tra il giugno e il novembre 2013, da: Sunah Choi, Enzo Cucchi, Michele Di Menna, Paolo Do, Daniel Knorr, Salvatore Lacagnina, Victor Man, Maximage, Lorenzo Micheli Gigotti, Dan Perjovschi, Fabio Marco Pirovino, Thomas Sauter, Maximilian Zentz Zlomovitz, Valentina Vetturi, Jakub Julian Ziolkowski. Continua a leggere

Cattedrale, dialogo tra artisti

Appuntamento

Dall’ 1 dicembre 2013 al 7 febbraio 2014 sarà possibile vedere all’Istituto Svizzero di Roma (Via Ludovisi, 48) Cattedrale, l’opera costruita da Enzo Cucchi e da altri artisti contemporanei durante incontri di lavoro e di dibattito sull’arte.

Opening: 30 Novembre 2013 ore 18.30

Cattedrale
è un’opera, commissionata dall’Istituto Svizzero di Roma, costruita durante tre incontri di lavoro e di discussione, tra il giugno e il novembre 2013, da: Sunah Choi, Enzo Cucchi, Michele Di Menna, Paolo Do, Daniel Knorr, Salvatore Lacagnina, Victor Man, Maximage, Lorenzo Micheli Gigotti, Dan Perjovschi, Fabio Marco Pirovino, Thomas Sauter, Maximilian Zentz Zlomovitz, Valentina Vetturi, Jakub Julian Ziolkowski. Gli autori sono stati invitati da Enzo Cucchi, Salvatore Lacagnina e Victor Man. Continua a leggere

Contemporanea. Riflessioni dal presente

Appuntamento

CONTEMPORANEA. Riflessioni dal presente”
Inaugurazione: 24 agosto 2013 ore 12
Palazzo del Vignola (Via del Seminario, 9) Todi

Claudio Abate – Carla Accardi – Zouhair Bellahmar – Bit & Box – Laura Canali – Enzo Cucchi – Marino Ficola – Nino Giammarco – Antonio Guccione – Flavio Lucchini – Graziano Marini – Carlo Modesti – Valentina Palazzari – Nicola Rosati – Antonio Todini – Enrico Valentini – Rebecca Ward. (nella foto “Blu concentrico”, opera di Carla Accardi.

Giovani artisti e grandi maestri della storia dell’arte contemporanea si confrontano al Todi Festival sui temi del teatro, della donna e della cultura araba. Continua a leggere

Festival Internazionale Letterature di Roma, “I had a dream…”

LETTERATURE
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI ROMA
BASILICA DI MASSENZIO – FORO ROMANO
11 giugno – 3 luglio 2013
XII edizione


Il Festival è realizzato dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale
Ideazione e direzione artistica Maria Ida Gaeta
I had a dream…
storie di sogni diventati realtà /dreames’ tales turning real

Nell’anno del cinquantesimo anniversario dell’indimenticabile discorso “I have a dream” di Martin Luther King al Lincoln Memorial di Washington, il Festival di Massenzio ne raccoglie l’ispirazione. La relazione tra letteratura e vita, da sempre il tema del nostro Festival, si propone in maniera differente, invitando il pubblico ad una riflessione che trarrà spunti da esempi di vita concreti oltre che dall’ascolto di storie letterarie. Abbiamo chiesto agli scrittori di raccontare un sogno di umanità e di civiltà e per questo la lettura dei testi inediti degli scrittori invitati nelle dieci serate sarà preceduta dal racconto di storie italiane, esperienze, consolidate o di start up, soprattutto di giovani perché i giovani vivono un tempo in cui il sogno e la sua realizzazione non sono troppo distanti e la memoria e la vita sono più vicine.
Ogni serata avrà due parti e due punti di vista: il dire e il fare, il narrare e il vivere. Continua a leggere

Miltos Manetas alla Biennale di Venezia

Appuntamento

III Internet Pavilion
by Miltos Manetas
curated by Francesco Urbano Ragazzi
opening: 29 Maggio, h 18:00
Venue: (Venezia)
Oratorio di San Ludovico, Dorsoduro 2552

waterbus stop San Basilio (linee 2, 6.1, 6.2) Continua a leggere

Enzo Cucchi inaugura una personale a Roma

Appuntamento

Enzo Cucchi (nella foto di Andrea Malizia) dal 7 Maggio al 30 Luglio 2013 espone alcune sue opere alla Galleria Valentina Bonomo a Roma.
In mostra alcuni lavori recenti di Enzo Cucchi, sculture e ceramiche in cui sono aggregate forme e materiali eterogenei che comunicano fra diversi generi creando lo sconfinamento da ogni forma. L’esposizione conferma che Enzo Cucchi è l’artista dell’inappartenenza.

Dopo esordi in ambito concettuale, Cucchi recupera i mezzi espressivi tradizionali, anche se stravolti e ripensati, diventando uno dei principali esponenti della Transavanguardia. Achille Bonito Oliva: “la Transavanguardia si muove sotto la forma di un’onda interna che disarticola la forma e la sottopone ad una combustione che non conosce leggi di ancoraggio”. Continua a leggere

Enzo Cucchi al MARCA di Catanzaro

Enzo Cucchi, il protagonista della Transavanguardia inaugurerà la sua grande personale il prossimo 17 dicembre 2011 al MARCA di Catanzaro.

L’artista, tra le personalità più note in ambito internazionale, ha realizzato per il museo di Catanzaro un progetto del tutto inedito con oltre 50 opere fra dipinti, sculture e ceramiche degli ultimi tre anni che, all’interno di una narrazione polisemica, superano ogni distinzione di genere. Continua a leggere

Al MAXXI, Il confine evanescente

La mostra prende spunto dalla recente pubblicazione Il confine evanescente. Arte italiana 1960-2010, a cura di Gabriele Guercio e Anna Mattirolo (Edizioni Electa, dicembre 2010, 40 euro) che intende evidenziare la molteplicità di voci e sguardi che caratterizzano l’arte italiana degli ultimi decenni e il “confine evanescente” che li separa.

In mostra una selezione di opere di Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, Favaretto, Mario Airò, Francesco Vezzoli, Alessandra Tesi, Eva Marisaldi, Margherita Manzelli, Alessandro Pessoli, tutte appartenenti alla collezione permanente del museo, per fornire una lettura dell’arte italiana degli ultimi trent’anni.

(Nella foto Enzo Cucchi)

 

25 febbraio – 10 ottobre 2011

Galleria 4

MAXXI
Via Guido Reni 4/a
Roma 00196
Tel +39 06 39967350
info@fondazionemaxxi.it
http://www.fondazionemaxxi.it/