Paul Celan, “È tempo”

Paul Celan, foto del passaporto

CORONA
di Paul Celan
di Luigia Sorrentino

La poesia che vi proponiamo oggi Corona è di Paul Celan (1920-1970) uno dei maggiori poeti di lingua tedesca nato a Czernowitz, nella Bucovina, oggi Ucraina, da genitori ebrei.

Corona è una poesia che agisce sul significato musicale del termine. Lo stesso utilizzo musicale Celan lo adotta in altre poesie, ad esempio “Fuga di morte”, che si riferisce a un tempo musicale, alla forma musicale polifonica della fuga.

Ma mentre in Corona – suggerisce Luigi Reitani – “il tempo della poesia di Celan equivale a una fermata, a una sospensione del tempo – nel linguaggio musicale la corona è un segno grafico (un puntino dentro un semicerchio) che sovrapposto a una nota ne prolunga indefinitamente la durata” -,  in Fuga di morte il tempo musicale diventa quello della fuga: un tempo veloce, rapidissimo.

Corona, inoltre, oltre ad essere un simbolo regale, è anche la corona del fiore, la corona formata dai petali rossi del papavero (simbologia ricorrente nella poesia di Celan) simbolo di oblio e di memoria.

“E’ tempo che sia tempo” scrive Celan in questa memorabile poesia, “è tempo che la pietra accetti di fiorire”. Questo scrive Celan. E’ tempo che si fermino le guerre, i conflitti. È tempo che l’aridità, la violenza del potere, si trasformino in amore, nel più puro sentimento della vita. “E’ tempo”. Scrive Celan.

“Corona” di Paul Celan viene qui proposta in due diverse traduzioni dal tedesco: quella di Giuseppe Bevilacqua e quella di Luigi Reitani, purtroppo recentemente scomparso.

 

CORONA

Aus der Hand frißt der Herbst mir sein Blatt: wir sind Freunde.
Wir schälen die Zeit aus den Nüssen und lehren sie gehn:
die Zeit kehrt zurück in die Schale.

Im Spiegel ist Sonntag,
im Traum wird geschlafen,
der Mund redet wahr.

Mein Aug steigt hinab zum Geschlecht der Geliebten:
wir sehen uns an,
wir sagen uns Dunkles,
wir lieben einander wie Mohn und Gedächtnis,
wir schlafen wie Wein in den Muscheln,
wie das Meer im Blutstrahl des Mondes.

Wir stehen umschlungen im Fenster, sie sehen uns zu von der Straße:
es ist Zeit, daß man weiß!
Es ist Zeit, daß der Stein sich zu blühen bequemt,
daß der Unrast ein Herz schlägt.
Es ist Zeit, daß es Zeit wird.

Es ist Zeit.

Paul Celan: “Mohn und Gedächtnis” , Deutsche Verlags–Anstalt GmbH, Stuttgart, 1952

CORONA

L’autunno mi bruca dalla mano la sua foglia: siamo amici.
Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli apprendiamo a camminare:
lui ritorna nel guscio.

Nello specchio è domenica,
nel sogno si dorme,
la bocca fa profezia.

Il mio occhio scende al sesso dell’amata:
noi ci guardiamo,
noi ci diciamo cose oscure,
noi ci amiamo come papavero e memoria,
noi dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio sanguigno della luna.

Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ci guardano:
è tempo che si sappia!
È tempo che la pietra accetti di fiorire,
che l’affanno abbia un cuore che batte.
È tempo che sia tempo.

È tempo.

Traduzione di Giuseppe Bevilacqua

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Maddalena Lotter & Paul Celan

Paul-CelanLa vostra voce
a cura di Luigia Sorrentino
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Corona, di Paul Celan: l’amore per rivivere una morte

di Maddalena Lotter

Celan scrive Corona nel 1948, probabilmente a Parigi. Questa lirica concentra dentro di sé la risposta a un conflitto secolare della letteratura, che è quello fra Eros e Thànatos, a cui qualsiasi poeta, prima o poi, è chiamato ad assistere. L’amore nascituro è sempre legato a una morte precedente.

Corona conclama la forza viva dell’amore che vince la morte e il ricordo della strage. Solo l’amore può sostituirsi all’abominio che è stata la guerra, un abominio che ha portato con sé due tragedie: quella dei morti e quella dei sopravvissuti, come Paul Celan è stato. La struttura dialogica insita nella poesia di Celan si rivela dunque sotto due profili: il primo, un dialogo di tenerezza fra il poeta e l’amata (la scrittrice Ingeborg Bachmann), e il secondo, un confronto turbato dell’Io con se stesso, costretto a fare i conti con il suo passato.

Solo attraverso l’amore il poeta trova la forza di dare voce all’orrore che è stato, e dargli tempo, dargli spazio perché esso non vada perduto nella colpa imperdonabile della dimenticanza. E’ tempo che si sappia. E’ tempo che la pietra accetti di fiorire.

 

 

La traduzione della poesia “Corona” di Paul Celan letta da Maddalena Lotter è di Giuseppe Bevilacqua. La musica è di Gustav Mahler. Continua a leggere