In memoria di te, Remo Pagnanelli

da Quasi un consuntivo, Donzelli, 2017

Mia ombra, mio doppio
talvolta amico ma più spesso
straniero che mi infuria ostinato,
mio calco che nessuna malta riempie,
fantasma appena colto,
di te ho centinaia di fotogrammi
sfrenati dalle corse, trattenuti
nelle reti, mio ombrello protettivo
paratutto, già cieco già binomio d’altro,
convengo con te quel che segue.
Niente di umano scoperchia la follia.

 

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La vocazione lirica di Maurizio Brusa

Periferia del Domino

(da Grammatica del Silenzio, Manni, 2008)

ad Alessandro B.

L’uomo tace.
Si ferisce dormendo:
alla terra quel ch’è dovuto.
Al cielo l’ordine di restare sospeso.

*

Non è compito mio
il tubo dell’acqua.
Quel che c’era da fare l’ho fatto.
Ho venduto il vendibile:
a moneta di scambio il disegno di Ruth.

*

in breve
le incomprensioni
i buffi litigi
(capì
quel suo modo
di aderire alla luce
di opporsi
inevitabile
nella perenne vigilia del corpo)

*

più debole
insidiosa
la goccia
ferendo le ossa
muovendo la terra
(l’erba velenosa
ti dico
è più saggia)

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Adrienne Rich

Adrienne Rich

I

Una conversazione inizia
con una menzogna. E chiunque
parli la cosiddetta lingua comune avverte
lo spaccarsi dell’iceberg, la deriva
come impotente, come contro
una forza della natura
Una poesia può iniziare
con una menzogna. Ed essere strappata.
Una conversazione segue altre leggi
si ricarica con la propria
falsa energia. Non può essere
strappata. Ci si infiltra nel sangue. Si ripete.
Con la sua punta irreversibile incide
l’isolamento che nega.

II

Il programma di musica classica
che per ore e ore risuona nell’appartamento
il sollevare e risollevare
e sollevare ancora il telefono
le sillabe che scandiscono
ora e sempre il vecchio soggetto
la solitudine del bugiardo
che abita la rete convenzionale della bugia
gira i comandi per affogare il terrore
sotto la parola non detta
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Vittorio Bodini

Vittorio Bodini

Da Foglie di tabacco (1945-47)

1.
Tu non conosci il Sud, le case di calce
da cui uscivamo al sole come numeri
dalla faccia d’un dado.

4.
Quando tornai al mio paese nel Sud,
dove ogni cosa, ogni attimo del passato
somiglia a quei terribili polsi dei morti
che ogni volta rispuntano dalle zolle
e stancano le pale eternamente implacati,
compresi allora perché ti dovevo perdere:
qui s’era fatto il mio volto, lontano da te,
e il tuo, in altri paesi a cui non posso pensare.

Quando tornai al mio paese nel Sud
Io mi sentivo morire.
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Philip Larkin

Philip Larkin

 

 

 

THIS BE THE VERSE

They fuck you up, your mum and dad.
They may not mean to, but they do.
They fill you with the faults they had
And add some extra, just for you.

But they were fucked up in their turn
By fools in old-style hats and coats,
Who half the time were soppy-stern
And half at one another’s throats.

Man hands on misery to man.
It deepens like a coastal shelf.
Get out as early as you can,
And don’t have any kids yourself.

SIA QUESTO IL VERSO

Mamma e papà ti fottono.
Magari non vogliono farlo, ma tant’è.
Ti trasmettono le loro antiche meschinità
E aggiungono qualche extra, solo per te.
Però anche loro sono stati fottuti
Da alienati con cappelli e cappotti fuori moda,
Che passavano metà del tempo a poltrire
E l’altra metà a ghermirsi la gola.
L’uomo cede all’uomo la disperazione.
Sprofonda come una piega costiera.
Quindi sbrigati a levarti da mezzo,
E non mettere al mondo alcun figlio.
(dalla raccolta High windows, 1974)

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Golan Haji, “Le poesie che scrivo iniziano, come me, ad allontanarsi dalla Siria. Sento che la fine si avvicina”

Golan Haji

di Luigia Sorrentino

Ho incontrato per la prima volta Golan Haji poeta curdo- siriano (migrato  in Europa nel 2011) a Roma, il 15 maggio 2017, in occasione dello spettacolo CANTI D’ESILIO, con musiche di David Lang, Carlo Galante, Carlo Putelli, Matteo D’Amico. Lo spettacolo proponeva per la prima volta al pubblico versi di Golan tradotti in italiano.

Poco tempo dopo, ho incontrato nuovamente Golan Haji a Parigi, città dove vive. Il nostro secondo incontro ha generato questa sorta di “Racconto autobiografico” che Golan ha scritto in inglese, qui riportato anche nella traduzione in lingua italiana.

Naturalmente prima di conoscere personalmente Golan, avevo già letto il suo primo libro di poesie pubblicato in Italia: “L’autunno qui è magico e immenso”, traduzione dall’arabo di Patrizia Zanella, a cura di Costanza Ferrini (ed. Il Sirente, 2013).

La lingua madre di Golan è il curdo, ma le sue poesie sono scritte in arabo. Qualche volta Golan le traduce in inglese.

Leggendo la poesia di Golan ho incontrato l’orrore e la disperazione della guerra in Siria, il silenzio che tutto copre, ma anche la bellezza e l’amore. La guerra è per il poeta siriano un colpo contundente che colpisce e ferisce la sua terra d’origine, ma la sua lingua è magica, lenisce le ferite e cammina, viene verso di noi e ci tocca, intimamente, ci tocca.

Scrigno di dolore

Ti sostengo,
seppure debole come te, io ti sostengo.
Non come una mano che sorregge il mento di un saggio,
né come un invalido che aiuta gli invalidi,
né come un bastone che un cieco
infila nelle foglie cadute sul marciapiede,
né una palla su cui i pagliacci stanno in equilibrio
come se fosse un unico pianeta
a ruzzolare su questo folle pianeta.

Io, che sono lontano,
ti sostengo nella solitudine,
come un dito che va sulla gota di una vedova,
vibrando come una freccia appena scoccata,
mentre gli brilla sulla punta un cristallo di sale
che risale all’occhio che l’aveva versato
inondato di ombre e ali.

 

di Golan Haji

La mia prima raccolta di poesie si intitola “Chiamò nelle tenebre” ed è stata pubblicata nel 2004. Ha vinto il premio Mohammad Al-Maghout.

Al-Maghout era un importante poeta siriano, considerato un pioniere del verso libero e della prosa nella poesia araba modernista. Prese parte al movimento che c’era dietro la rivista Poesia negli anni ’50. Quel movimento modernista cambiò profondamente la poesia araba nella seconda metà del XX secolo, sebbene Al-Maghout non dimostrò mai interesse per nessun movimento. Diceva che l’unica ragione per cui era diventato membro del Partito Nazionalista Siriano era il camino nel suo ufficio, per lui che nella sua città natale era uno senza un soldo. Continua a leggere

In memoria di te, John Ashbery

John Ashbery

E LEI SI CHIAMA “UT PICTURA POESIS”

Non puoi dirlo più così.
Preoccupato della bellezza devi
uscire allo scoperto, in una radura,
e riposare. Certo, qualsiasi cosa strana ti succeda
è OK. Chiedere di più non sarebbe
da te, tu che hai così tanti amanti,
gente che ti ammira ed è pronta
a fare cose per te, ma tu pensi
non sia giusto, che se ti conoscessero davvero…
Basta cosí con l’autoanalisi. E adesso,
su cosa mettere nella tua poesia-quadro:
i fiori sono sempre belli, specie i delphinium.
I nomi di bambini conosciuti un tempo e le loro slitte,
i razzetti vanno bene – esistono ancora?
Ci sono un sacco di altre cose con le stesse proprietà
delle sunnominate. Ora si devono
trovare alcune parole importanti e molte di basso profilo,
dal suono fiacco. Lei mi contattò
perché comprassi la sua scrivania. D’improvviso la strada fu
follia pura e clangore di strumenti giapponesi.
Prosaici testamenti vennero sparpagliati tutt’attorno. La sua testa
s’allacciò alla mia. Eravamo una biciancola. Qualcosa
andrebbe scritto su come ciò ti condizioni
quando scrivi poesia:
l’estrema austerità di una testa pressoché vuota
che si scontra con il rigoglioso fogliame Rousseau-simile del suo desiderio di comunicare
qualcosa nelle intermittenze del respiro, anche se solo nell’interesse
d’altri e per il loro desiderio di capirti e disertarti
per altri centri di comunicazione, così che la comprensione
possa avere inizio, e così facendo essere disfatta.

 

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Nicola Vitale, “Chilometri da casa”

Dal risvolto di copertina

Nicola Vitale è poeta e pittore e in questo nuovo libro – un vero e proprio poema – convoca, tra le innumerevoli immagini che ci offre, anche l’irrinunciabile presenza degli artefici di una dimensione estetica, nel suo coesistere di verità e bellezza, in un tempo che ci trascina altrove, verso illusorie soluzioni. Compaiono le figure di Hopper e Leopardi, ma soprattutto ci avvince la ricerca, nel pensiero attivo del poeta, di un’esistenza che sia più umanamente o naturalmente affabile, dove ogni gesto o sentimento possa in sé contenere «una cosa qualunque che rimane» e che dunque conforti la nostra spesso vanificata attesa di senso. Vitale si apre a un flusso del dire che è flusso della sua meditazione sull’esserci, dentro una realtà che, esaurita la spinta verso il nuovo, ristagna nella banalità dei suoi meccanismi sociali, di affermazioni e potere. E compone un’opera che è anche di sorprendente originalità per la sua forma. Continua a leggere

Faraj Bayrakdar, il poeta siriano dissidente: “la scrittura è un atto di resistenza”

Faraj Bayrakdar, poesta siriano dissidente, pubblica “Specchi dell’assenza”.
«La scrittura in carcere è stata un atto di resistenza» dichiara Faraj Bayrakdar, il poeta siriano che è stato arrestato più volte dal regime di Hafez Assad subendo il completo isolamento dal 1987 al 1993, senza carta né inchiostro per scrivere. In questa raccolta immagina specchi che «potevano / essere acqua pura / puro silenzio / o almeno puro pianto» ma le circostanze li hanno trasformati in «pietra / e il tintinnio del tempo e del luogo / aveva una macchia che somiglia a sangue».

Eppure, anche nell’assenza dal mondo e nella crudezza della detenzione, il poeta pensa che «un uccello / basta / perché non cada il cielo». Con la stessa fede incrollabile nell’uomo e nella parola, Bayrakdar, rilasciato nel 2000 e residente in Svezia dal 2005, continua a scrivere e a lottare contro il regime degli Assad, per una Siria libera e democratica. Continua a leggere

Addio a Pierluigi Cappello

Pierluigi Cappello: “Mi è sempre rimasta impressa una frase di Alberto Moravia che commentò così la morte di Pier Paolo Pasolini: “ … di poeti non ne nascono molti nel mondo … il poeta dovrebbe essere sacro…”.

Lutto nel mondo della poesia. Si è spento all’alba del primo ottobre 2017 nella sua casa di Cassacco (Udine), il poeta friulano Pierluigi Cappello. Aveva 50 anni e soffriva da tempo di una grave malattia. Nato a Gemona del Friuli (Udine) e cittadino onorario di Udine e Tarcento.

Pierluigi Cappello dall’età di 16 anni era finito in sedia a rotelle a causa di un incidente stradale con la moto. A causa delle gravi difficoltà economiche in cui il poeta viveva, già da qualche anno, grazie all’interessamento di Gian Mario Villalta, sostenuto dall’intera comunità dei poeti, Cappello beneficiava del vitalizio della legge Bacchelli.

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Augusto De Campos, Premio “Janus Pannonius” 2017

Augusto De Campos

Il PEN Club ungherese lo ha reso ufficiale: il poeta brasiliano Augusto de Campos è il vincitore quest’anno del premio “Janus Pannonius” per la poesia. La decisione è stata annunciata durante il “Quasimodo Poetry Competition di Balatonfüred” in Ungheria, venerdì 8 settembre 2017.

Un premio internazionale di poesia contemporanea istituito dal PEN Club ungherese nel 2012 e “talvolta chiamato Premio Nobel per la Poesia”, come afferma The New York Times, il Gran Premio è stato consegnato negli anni precedenti a diversi poeti  famosi a livello internazionale: all’ iraniano Simin Behbahani (2014), all’ americano Charles Bernstein (2015), al poeta italiano Giuseppe Conte (2015), al polacco Adam Zagajewski (2014), al siriano Adonis (2014) e al poeta francese Yves Bonnefoy.

Il Gran Premio ha consegnato al vincitore Augusto De Campos un assegno di 50.000 euro. Continua a leggere

Il Panormita, “Ermafrodito”

 

 

di Nicola Gardini

Trascendendo il suo tempo, Antonio Beccadelli (Palermo, 1394 – Napoli, 19 gennaio 1471) detto il Panormita, continua a insegnare al mondo che la letteratura è stata – e ancora può essere – il solo modo per parlare degli istinti; che la letteratura ammette nello spazio del sociale le inclinazioni di ciascuno, anche le piú difficili da comprendere e da definire sul piano della morale, a cominciare dal sesso. Non si sottolineerà mai abbastanza che la poesia e la prosa per secoli hanno svolto il compito di rappresentare la diversità e l’eccezione e di affermarle, se non come alternative, sí come realtà possibili. Continua a leggere

Nanni Cagnone, “Il popolo delle cose”

NANNI CAGNONE “Il popolo delle cose”  ©1998 jaca book all rights reserved published by autura first edition december printed in italy photograph on frontispiece by SANDRA HOLT

 

I

Nel grembo
di quel che non ricordo,
adunarsi d’una mente,
quante grida. È cosí
che si viene attraversati.
Si va dietro a correnti,
si sconfina. Occidente
accompagna nel guardare.
Moltitudine
non ha rassomiglianza;
frutto dell’insieme,
un vuoto errante,
insistenza-concordanza
nel mancare (fuoco
trascurato, parola
irripetibile, stoffa
senza veste, e tutto
senza seme, nell’uguale).
Esperienza del sonno,
tirannia d’ogni svanire,
come una piega liscia
– ora – per dimenticare. Continua a leggere

Arte Classica, Moderna e Contemporanea

Come cambia il senso estetico nell’arte dalle origini ai giorni nostri, e un’ipotesi per il futuro.

L’arte visiva è qui colta dalle origini ai giorni nostri nei suoi sviluppi essenziali, da una tradizione espressiva alla emancipazione che caratterizza la modernità. Pur in questo evidente cambiamento Nicola Vitale riassume, con semplicità e chiarezza, i cicli epocali in cui l’arte sembra ripetere analoghe strutture profonde. La fase nascente (arte greca arcaica, bizantina e moderna) ha caratteristiche reintegrative che riportano a una pienezza originaria. Ma nelle fasi successive l’arte occidentale decade, diventando celebrazione mondana, quindi lacerazione e, recentemente, provocazione. Questo ciclo per cui l’arte ricomincia costantemente da capo, mette in evidenza come oggi gli strumenti e le modalità con cui si realizza e interpreta l’arte contemporanea siano inadatti a comprendere il cambio di paradigma in atto. L’estenuata forma analitica in cui siamo immersi non è infatti commensurabile alle nuove esigenze spontanee di ritrovare una pienezza esistenziale che nell’arte visiva si esprime con lo splendore delle immagini. Bellezza profonda che prelude, in una forma già compiuta, a una trasformazione radicale della cultura. Nella seconda parte l’autore mette in evidenza quali sono i principali impedimenti ideologici per comprendere tale passaggio, avvenuto da tempo nella scienza, in un sorprendente riavvicinamento tra materie scientifiche e umanistiche, evidente nell’ormai consueto utilizzo da parte di matematici e fisici di criteri estetici per la formalizzazione di teoremi e leggi della natura. Continua a leggere

Maurizio Cucchi, “Paradossalmente e con affanno”

Approda in questa collana uno dei massimi poeti italiani contemporanei.

Il libro è bifronte: da un lato la prima raccolta poetica di Maurizio Cucchi (1963-1969), finora mai pubblicata interamente; dall’altro un recentissimo prosimetro intitolato La sciostra (in milanese «magazzino»): un vagabondaggio per luoghi milanesi poco noti che trova il suo punto focale in una vecchia casa sul naviglio della Martesana, diventata col tempo un magazzino abbandonato.

La prima parte è uno sguardo in avanti, un atteggiamento di attesa («Aspetto che un soffio gelido / si trasformi in spiffero », «Date tempo al tempo», «Ansiosamente attendo») tra ironia e sfoghi di violenza immaginata che richiamano i coevi Pugni in tasca di Bellocchio.

La seconda è, per così dire, un’attesa del passato, una ricerca di percorsi umani perduti nei mutamenti di una città e di una società attraverso tracce fisiche, luoghi, oggetti, che si fanno intensamente simbolici. L’incrocio dei due sguardi produce uno strabismo che fa intravedere il senso del tempo, oltre che sintetizzare il percorso poetico di tutta una vita. Continua a leggere

La lingua di Alessandro Ceni

© Alessandro Ceni, Sgabello, 2000-2002, tecnica mista con materiali su tela, 80 x 120 cm Foto © Allegra Ceni

ALESSANDRO CENI

PERMANENZE
Opere pittoriche
Per la poesia di Alessandro Ceni
In esposizione
dal 2 al 9 maggio 2017
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Francesco Benozzo

Francesco Benozzo

 

Un poema epico, iniziatico, mitologico, sulla parte selvaggia della nostra esistenza. Una celebrazione della solitudine come risorsa incondivisa ed eretica e una visione salvifica del poeta, scaraventato di continuo in luoghi preclusi dal naufragio e dai fallimenti della specie umana.

This is an esoteric, mythological epic poem about the wild side of our existence, a celebration of solitude as an unshared, heretical resource, and a salvifical vision of the poet, who is constantly being flung into prohibited places by the shipwreck and the failures of the human species.

Dal 2015, Francesco Benozzo, poeta, musicista e filologo, è candidato al Premio Nobel per la Letteratura. Nel 2016, la giuria popolare del Premio, composta da scrittori, poeti, associazioni, riviste e operatori culturali provenienti da tutto il mondo, lo ha decretato vincitore ideale del Premio.

Di Francesco Benozzo Kolibris ha pubblicato i poemi Onirico geologico (2014),  Felci in Rivolta (2015) e  La capanna del naufrago (2017).

Francesco Benozzo has been a candidate for the Literature Nobel Prize since 2015. His poems Onirico geologico, Felci in Rivolta and La capanna del naufrago, were published by Kolibris in 2014, 2015 and 2017, respectively. 

Nel 2016 la giuria popolare del Premio Nobel per la Letteratura, composta da poeti, studiosi, critici, riviste, associazioni e operatori culturali da tutto il mondo ha decretato Francesco Benozzo vincitore ideale del Nobel.

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Pier Paolo Pasolini, “Supplica a mia madre”

Ph. Mario Dondero – Pier Paolo Pasolini – Da: “Poesia in forma di rosa” “Supplica a mia madre”

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

Pier Paolo Pasolini
Da: POESIE SCELTE
Volume a cura di
Nico Naldini e Francesco Zambon
Guanda, 2017 Continua a leggere

Addio a Evgenij Evtushenko, il poeta amico dell’Italia

Yevgeny Yevtushenko (Cybersky/fonte Wikipedia)

di Luigia Sorrentino

Vanno le nevi bianche/ e anch’io me ne andrò/ non mi rammarico della morte/ e non aspetto l’immortalità“. L’autore di questi versi è il grande poeta russo, Evghenij Evtushenko, che si è spento il 2 aprile 2017 all’età di 84 anni in un ospedale degli Stati Uniti. Il poeta lascia oltre 150 opere e soprattutto la sua mai domata voglia di libertà e di lottare contro le ingiustizie. Continua a leggere

Umberto Piersanti

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Umberto Piersanti (Credits / Dino Ignani)

di Sauro Damiani

UMBERTO PIERSANTI, Nel folto dei sentieri, Milano, Marcos y Marcos, 2015

Rose e marmellata. (“dopo la marmellata con il burro/al grande parco scendi/sopra i muri,/tra i meli e le rose/passi e respiri”, p.30). Rose; e anemoni, e colchici, e papaveri, e giacinti, e primule, e, prima di tutto, favagelli. Come nell’intera storia poetica di Piersanti, anche in questo ultimo libro sfavillano i fiori, nominati con la precisione di uno sguardo individuante e amoroso, che ne fa sprigionare la loro luce assoluta. “Luminoso” è uno degli aggettivi più frequenti e significativi del libro, spesso in coppia con altri che ne esaltano la forza evocativa, come in “chiaro e luminoso”, “ridente e luminoso”. Un “luminoso” di una tonalità inconfondibile, tutta piersantiana, che spicca nel panorama di una poesia, non solo italiana, che, al contrario, predilige le tonalità scure. Ma un fiore (o un’ora, o un evento) è luminoso solo in quanto è “assoluto”, cioè, nel senso etimologico del termine, “sciolto”, separato dal tempo “baro”; un fiore (o un’ora, o un evento) “remoto”, anche qui nel senso di rimosso dall’oggi e collocato in un orizzonte mitico, nell’eden “fragile/ e assoluto”, sempre perduto (“l’eden che ci è concesso/è sempre perso”; 209): come tutta quella nata dopo e dal romanticismo, anche la poesia del nostro è percorsa da un’insanabile scissione metafisica. Solo che Piersanti non rinuncia a dispiegare e nominare l’incontenibile efflorescenza della natura (la natura naturans), di cui egli si sente carnalmente partecipe e di cui è commosso testimone e interprete. Nel “tempo della povertà”, egli non è povero. Continua a leggere

Giovanni Sato, “La solitudine del cielo”

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    Giovanni Sato

    In questa raccolta poetica, i versi ricostruiscono la storia involontaria, l’unica vera Storia in cui ogni singolo individuo (con i suoi affetti e le sue ossessioni, i suoi slanci e le sue ricadute, i suoi sogni e i suoi nodi irrisolti) possa e voglia riconoscersi e che è Storia anche di ogni paesaggio che attraversa la strada degli uomini, cioè di ciascuna parte della natura. Continua a leggere

In memoria di te, Paolo Aita

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Paolo Aita

Martedì 8 novembre 2016, dalle ore 17.00 alle ore 20.00, la Casa delle Letterature di Roma renderà omaggio a Paolo Aita, poeta, scrittore, critico d’arte e musicale, elegante studioso e personaggio eclettico, venuto a mancare improvvisamente lo scorso giugno a soli 58 anni. Continua a leggere

Tomas Tranströmer, una lettura notturna

trastromerdi Fabio Izzo

perché attraverso le sue immagini condensate e traslucide, ci ha dato nuovo accesso alla realtà“.

L’ultimo poeta a ricevere il premio Nobel per la letteratura, nel 2011, dopo la Szymborska, fu lo svedese Tomas Tranströmer, tradotto in 70 lingue, universalmente acclamato come uno dei più importante poeti svedesi, scandinavi ed europei del dopo guerra. Una produzione non immensa la sua, anzi, e non sempre immediata, ma sempre pronta a sorprendere nel suo naturalismo puro e nella sua mediazione con il divino. La sua lingua è originale, intessuta dai lunghi inverni svedesi, dal ritmo incalzante delle stagioni che cambiano e dalla bellezza pura e incontaminata della natura nordica. Utilizzando queste risorse è riuscito a descrivere il piano visibile e quello invisibile. Continua a leggere

John Taylor & Caroline François-Rubino

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John Taylor, poeta, scrittore e traduttore, e Caroline François-Rubino, pittore, lavorano insieme dal 2014. Il loro primo libro, Boire à la source / Drink from the Source, è stato pubblicato dalle Éditions Voix d’encre nel marzo del 2016. Il loro secondo libro, Hublots / Portholes, è appena uscito con Éditions L’Œil ébloui.

John Taylor, poète, écrivain et traducteur, et Caroline François-Rubino, peintre, travaillent ensemble depuis 2014. Leur premier ouvrage, Boire à la source / Drink from the Source, est paru aux éditions Voix d’encre en mars 2016. Le second, Hublots / Portholes, paraîtra cet été 2016 aux éditions L’Œil ébloui.

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“T.S.”, di Milo De Angelis

MiloDeAngelis

T.S.” di Milo De Angelis

di Luigia Sorrentino

Una delle poesie più significative di  “Somiglianze” , la prima raccolta di versi del poeta milanese che comprende testi scritti dal 1970 al 1975. “T.S.” (Tentato Suicidio) è forse la poesia più drammatica del libro pubblicato nella collana I Quaderni della Fenice di Guanda  per volontà di Giovanni Raboni nel 1976:  “Ognuno di voi avrà sentito/ il morbido sonno, il vortice dolcissimo/ che si adagia sul letto/ e poi l’albero, la scorza, l’alga/ e gli occhi non resistono/ e i flaconi non sono più minacciosi/ nella luce chiaroscura del pomeriggio” […] Qui una voce lentissima, chiama dopo il torpore del sonno, è una voce che ha provato a imitare la morte e che invece, ritrova la vita, nella fecondazione, nella solennità della luce.

Proponiamo questa lettura in occasione dell’incontro con MILO DE ANGELIS organizzato dalla Fachschaft d’Italiano mercoledì 9 marzo 2016 alle ore 20:00, presso l’Università di Frisburgo, in Svizzera. Un’occasione da non perdere per un confronto diretto con uno dei più importanti poeti contemporanei al quale sarà possibile porre domande, in un’atmosfera di dialogo e confronto.

“T.S.”

I
Ognuno di voi avrà sentito
il morbido sonno, il vortice dolcissimo
che si adagia sul letto
e poi l’albero, la scorza, l’alga
gli occhi non resistono
e i flaconi non sono più minacciosi
nella luce chiaroscura del pomeriggio
mentre mille animali
circondano la lettiga, frenano gli infermieri
il disastro del respiro sempre più assopito
nei vetri zigrinati
dell’autombulanza, appare
il davanzale di un piano, il tempo
che sprigiona i vivi
e li fa correre con la corrente nelle pupille,
l’attimo dell’offerta, per scintillarle.
E improvvisa, la quiete
della vigna e del pozzo, con la pietra levigata
dividendo la carne
una calma sprofondata dentro il grano
mentre la donna sul prato partorisce
sempre più lentamente,
finché il figlio ritorna nella fecondazione
e prima ancora, nel bacio e nel chiarore
di una camera, il grande specchio,
il desiderio che nasce, il gesto.

II
E poi avrete sentito, almeno una volta
quando il liquido, delicatissimo,
esce dalla bocca, scorre giallo nel lavandino
e la sonda e le sirene sempre più lontane.
Il respiro si affanna, finisce, riprende
quanta pace nella spiaggia gelata dal temporale:
una canoa va verso l’isola corallina
e sotto l’oceano si accoppiano le cellule sessuali
non ci sono eventi irreparabili
ma solo le spugne cicliche,
gli insetti che hanno coperto l’aria:
ecco un colore di madreperla, una roccia nella sabbia,
l’accappatoio che toglie con un solo gesto
solennità della luce, la meraviglia, la prima
e la femmina del pellicano
chiama la nidiata sparsa nella tempesta
e forse vede qualcosa, tra gli scogli,
qualcosa che si muove
domani correrà con i suoi bambini
mescolata, per respirare
nel turchese profondo della marea
che sale in superficie, sta rinascendo adesso
e trova una terra diversa, un’altra voce.

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Cristina Annino

annino
Da un’idea di Luigia Sorrentino
A cura di Fabrizio Fantoni

 

Un possibile autoritratto

di Cristina Annino

Io credo che l’autoritratto ( almeno per un certo tipo di artista), se non consiste in un’opera pittorica, sia il più falso romanzo che lui possa scrivere su se stesso.

Solo la pittura può uscire dalla poesia o comunque dal regno delle parole; in questo caso infatti il quadro, interpretato e decodificato da chi lo guarda, può dare dignità, credibilità, soprattutto interesse per gli altri ecc. Assumendo ogni volta un’interpretazione differente, perché  sempre avverrà una suddivisione – ammesso che chi guarda sappia vedere, e nel mio paradosso lo do per scontato – dell’autore raffigurato senza che vengano invasi feudi o vite altrui. Per vanità, per alienazione o per il falso anche involontario che c’è sempre in una ricostruzione mnemonica.

La mia identità poetica non saprei, a parole, come rappresentarla; mi sono state fatte interviste in proposito, certo, mi si chiedono fatti riguardanti la mia vita a ogni lettura, incontri poetici e altro, ma non ho mai avuto l’idea di stimmatizzare tali risposte nella categoria dell’ “autoritratto”.

Premesso ciò, quel che resta è: curriculum di persona mediamente colta, laurea; percorso artistico non programmato né volontario, dove la vita non si può distinguere dalla poesia o viceversa.  Ho incontrato persone importanti in vari campi della cultura senza mai sentirmi  influenzata né  ho mai pensato di insegnare qualcosa ad un altro essere umano.

Le presenze dalle quali invece ho preso molto facendolo mio del tutto, caratterialmente,sul piano psicologico, sull’interpretazione dell’esistenza ecc, sono gli animali, l’ambiente strettamente familiare e i viaggi. Questi comprendono persone ovviamente, ma comuni; anzi, più comuni erano, più slegate cioè da un ambiente letterario, più diventavano me. Nella rielaborazione poetica, intendo. Continua a leggere

Filosofia, Poesia e l’Arte di Porre delle Domande

vasilis_politis

 

Intervista di Luigia Sorrentino Vasilis Politis sul suo nuovo libro su Platone : The Structure of Enquiry in Plato’s Early Dialogues, Cambridge University Press 2015.
(Roma, Centro Rai di Saxa Rubra, 15 gennaio 2016)

Perché parlare del suo libro sul grande filosofo Platone in un Blog sulla poesia?

“Bella domanda, Luigia. Platone è in realtà un grande poeta, oltre ad essere un filosofo eccezionale.

Il dialogo drammatico che Platone inscena tra il suo personaggio preferito, Socrate, e le persone che Socrate interroga – come Protagora nel dialogo Protagoras o Gorgia, Polo di Agrigento e Callicle nel dialogo Gorgias – è potente come quello di qualunque drammaturgo della portata di Sofocle, Shakespeare o Pirandello. Continua a leggere

Jonathan Galassi, “La musa”

 

galassi
Jonathan Galassi
è editore, poeta e traduttore di fama internazionale. Ha studiato ad Harvard con poeti come Elizabeth Bishop e Robert Lowell e ha pubblicato per la casa editrice della quale è Presidente, la Farrar, Straus and Giroux, molti romanzi e raccolte di poesie di autori noti, come Jonathan Franzen, Jeffrey Eugenides, Marilynne Robinson, tanto per fare alcuni esempi, scoprendo dei veri talenti.

Con “La Musa” (Titolo originale “Muse”, Knopf, 2015) uscito in Italia con Ugo Guanda Editore, tradotto da Silvia Pareschi, Galassi debutta come narratore. Una scelta importante, che lo colloca dalla parte dell’Autore, di colui che scrive “la sua storia”.

 

Intervista a Jonathan Galassi
di Luigia Sorrentino
Roma, 18 dicembre 2015

 


Galassi, che effetto le fa stare dall’alta parte, quella dello scrittore
?

Ho sempre scritto poesia e traduzioni con la mia mano sinistra, per così dire. Ma alla mia età ho pensato: ora o mai più. E mi sono voluto lanciare in questa sfida, per vedere se ero in grado di fare qualcosa da solo, anche se qualcosa di modesto, in un genere su cui avevo già lavorato molto con numerosi scrittori che amo. Continua a leggere

Ashraf Fayadh, il poeta condannato a morte



fayadh2Ashraf Fayadh
, poeta, curatore e artista, è stato condannato a morte da un tribunale dell’Arabia Saudita, paese dove è nato, da genitori palestinesi.

È accusato di aver promosso l’ateismo con i suoi testi inclusi nell’antologia poetica “Instructions within” (2008), di aver avuto relazioni illecite, di aver mancato di rispetto al profeta Maometto e di aver minacciato la moralità saudita. La sentenza è stata emessa il 17 novembre 2015 ed è previsto che Fayadh possa presentare una richiesta d’appello entro trenta giorni.

Fayadh, 35 anni, è rappresentante dell’organizzazione di artisti britannico-saudita Edge of Arabia. Nel 2013 è stato tra i curatori della mostra Rhizoma alla Biennale di Venezia. È stato arrestato nel gennaio del 2014 e nel maggio dello stesso anno è stato condannato a quattro anni di prigione e 800 frustate da un tribunale di Abha, nel sudovest dell’Arabia Saudita. Continua a leggere

Franco Buffoni, “Avrei fatto la fine di Turing”

 

buffoni_donzelliL’amore è un lavoro, o forse un lavorìo
Di piatti di bicchieri di ferri da stiro
Ancora in garanzia.
L’amore è in garanzia per una forma
Di protezione degli opposti,
Un calcolo sbagliato,
Un taglio al dito che non si rimargina.

Franco Buffoni

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Dalla Nota dell’autore

Le strutture di pensiero delle religioni abramitiche, in particolare il binarismo sessuale e l’eterosessismo, oltre a essere due tradizioni fondanti del nostro ordine sociale, hanno costituito fino al Novecento anche il sostrato del sapere medico-psichiatrico-psicologico e delle prassi cliniche che ne sono derivate. Continua a leggere

Giorgio Orelli, “Tutte le poesie”

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Giorgio Orelli, “Tutte le poesie” , Oscar Mondadori, Milano, Mondadori, 2015

A cura di Pietro De Marchi
Introduzione di Pier Vincenzo Mengaldo
Bibliografia di Pietro Montorfani Continua a leggere

Opere Inedite, Nicola Vitale

 

nicola_vitaleA cura di
Luigia Sorrentino

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Da queste poesie recenti di Nicola Vitale (nella foto di Dino Ignani), emerge un profondo disagio, ma anche l’ossessivo bisogno di trovare  una via di uscita, evocando situazioni nitide, momenti di vita contemporanea che dalle tragedie collettive – che si confondono una nell’altra come in un labirinto – aprono improvvisi spiragli di intimità feconda, di possibilità inaspettate di rinnovamento.

Nicola Vitale è una figura particolare nel panorama contemporaneo, pittore e poeta attivo da molti anni, di genuina e originale ispirazione, di cui ci dà una prova sin dagli esordi. Non ha mai smesso di perseguire, appartato, questo suo filo espressivo che va potenziando e chiarendo. Continua a leggere

Addio a Nelo Risi

nelo_risiE’ morto all’età di 95 anni Nelo Risi, fratello di Dino. Nato a Milano ma da anni residente a Roma, il poeta e regista si è spento ieri sera nella sua abitazione di via del Babuino.

Accanto a lui fino alla fine, la moglie, la scrittrice e poetessa di origini ungheresi Edith Bruck.

Nato il 21 aprile 1920, laureato in medicina come il fratello Dino (morto nel 2008 a 91 anni, Nelo Risi si è dedicato alla poesia a partire dal 1941, anno in cui pubblicò la sua prima raccolta, “Le opere e i giorni” da Scheiwiller. Il critico Luciano Anceschi inserì nell’antologia “Linea Lombarda” (1952) una serie di componimenti della prima produzione poetica di Risi. Nello stesso periodo Nelo Risi affiancò all’attività letteraria quella di regista (l’esordio con il film “Andremo in città” del 1966) realizzando otto film, oltre che un telefilm e diversi documentari, cortometraggi e inchieste televisive. Continua a leggere

Cesare Imbriani, “La sintassi sapiente”

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La novità netta, sorprendente, in questo libro di versi, è data soprattutto dalla capacità dell’autore di offrirci una disincantata visione delle cose, dell’umano essere nel mondo, partendo dal contesto reale del presente, da una condizione storica che è la nostra, e dunque coinvolgendo nello stesso tessuto di testimonianza il dato personale (spostato sullo sfondo), il carattere di provvisorietà che è nel nostro destino, e le distorsioni di una realtà particolare nella quale siamo immersi. Ci voleva, dunque, per darci conto di tutto questo, con una forma di acuta intelligenza delle cose, un poeta che fosse anche economista? Evidentemente sì, a giudicare dall’efficacia, dalla chiarezza e dalla sensibilità specifica che in questo complicato paesaggio (e passaggio) d’epoca Cesare Imbriani mostra. Ma, a scanso di equivoci, occorre subito precisare, che la sua non è certo una poesia greve e complicata, ardua e intellettualistica, ma, al contrario, è agile e vivace, caratterizzata da una vena di tagliente ironia e arguzia, estrosamente comunicativa e godibile. Poesia civile, ma anche poesia del sentimento e del valore delle origini, come si può notare nei bei testi dedicati a Napoli. Continua a leggere

Nguyen Chi Trung all’Istituto Cervantes

 
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Martedì 9 giugno 2015 all’Istituto Cervantes di Roma, (piazza Navona, 91) alle 19.00 lettura poetica del poeta vietnamita NGUYEN CHI TRUNG.

I suoi componimenti verranno letti in lingua originale dal poeta, in spagnolo da Zingonia Zingone e in italiano da Marina Benedetto.

La lettura sarà accompagnata dal canto celestiale di Thu Thanh (Nâu Đất).

Il poemetto “VENTI” di NGUYEN CHI TRUNG sarà disponibile nella traduzione pubblicata da Samuele Editore.

“Mùsami o Vate”

Omaggio al poeta Gabriele D’Annunzio, in scena a Roma dal 19 al 24 maggio 2015, al Teatro di Documenti.

“Mùsami o Vate”, il nuovo spettacolo, scritto, diretto e interpretato dalla regista bresciana Mariaelena Masetti Zannini in collaborazione con Emanuela Bolco, è un viaggio nell’universo dannunziano, un “concerto d’anime”, un’alternanza di parole auliche e grottesca decadenza.

Un’indagine erotica che aspira a ricordare i rapporti d’amore del poeta, che fece alla maniera wildiana della vita un’opera d’arte, con accento particolare su un misterioso mondo femminile intriso di intimità ed esoterismo.

Lo spettacolo tesse le lodi di tutte le donne importanti della vita del Vate, dalla madre il cui ruolo è affidato a Kyrahm, a Eleonora Duse rappresentata da una misteriosa statua velata fino alla sofisticata interpretazione della stessa Zannini nel ruolo della Marchesa Luisa Casati Stampa, collezionista, musa di numerosi artisti e anticipatrice della performance e della Body-Art. Memorabili le sue incursioni, avvolta tra serpenti e leoni, le spettacolari feste mondane e le sue eccentriche frequentazioni con Jean Cocteau e i Futuristi.

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Addio a Tomas Transtromer

EPA/FREDRIK SANDBERG SWEDEN OUT

EPA/FREDRIK SANDBERG SWEDEN OUT

È morto il poeta Tomas Tranströmer, nato a Stoccolma il 15 aprile del 1931.
 Nel 2011 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “perché attraverso le sue immagini condensate e traslucide, ci ha dato nuovo accesso alla realtà”. Le sue opere sono pubblicate in Italia dagli editori Crocetti, Rizzoli e Iperborea.
 Transtromer è cresciuto solo con la madre perchè il padre li aveva lasciati. Laureato in psicologia nel 1956, ha lavorato in un istituto per minorenni disadattati, disabili, carcerati e tossicodipendenti, producendo, contemporaneamente, una grande quantità di lavori poetici.
La sua prima miscellanea, “Diciassette poesie”, quando aveva appena 23 anni, è stata pubblicata dalla più prestigiosa casa editrice nord europea, Bonnier.
Dopo aver pubblicato 10 volumi di poesia, Transtromer è stato colpito da un ictus nel 1990 che ha leso la sua capacità di parlare, ma non quella di scrivere . Infatti, dopo una pausa di sei anni, è tornato a pubblicare poesia con “La Gondola Funebre”, un libro che ha venduto 30 mila copie in Svezia, un grande successo editoriale per un libro di poesia.