Addio a Charles Simić

Lutto nel mondo della poesia

Charles Simić, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche a Roma all’Auditorium della Saint Stephen’s School, il 27 ottobre del 2015.

 

Poeta Laureato degli Stati Uniti dal 2007 al 2008 e Premio Pulitzer per la Poesia nel 1990, muore a 84 anni Charles Simić, il 9 gennaio 2023. 

La notizia arriva dal suo amico e editore statunitense Daniel Halpern due ore fa dagli Stati Uniti. La causa della morte, l’improvviso aggravarsi di una malattia che lo aveva colpito negli ultimi anni.

Charles Simić è stato uno dei maggiori poeti contemporanei. La sua opera di poesia non è facilmente classificabile. Minimalista, ironica, essenziale, talvolta surreale, ma ha pubblicato anche opere che hanno mostrato un volto realistico e violento.

Something Evil Is Out There

That’s what the leaves are telling us tonight.
Hear them panic and then fall silent,
And though we strain our ears we hear nothing—
Which is even more terrifying than something.

Minutes seem to pass or whole lifetimes,
While we wait for it to show itself
This very moment, or surely the next?
As the trees rush to make us believe

Their branches knocking on the house
To be let in and then hesitating.
All those leaves falling quiet in unison
As if not wishing to add to our fear,

With something evil lurking out there
And drawing closer and closer to us.
The house dark and quiet as a mouse
If one had the nerve to stick around.

C’è qualcosa di malefico là fuori

Ci dicono le foglie stasera.
Sentile andare nel panico e poi ammutolire.
E anche se tendiamo l’orecchio non udiamo niente –
ancora più terrificante di qualcosa.

Pare passino minuti o vite intere,
mentre aspettiamo si manifesti
proprio in quest’attimo, o di certo nel prossimo?
E intanto gli alberi s’assiepano a farci credere

ai loro rami che bussano sulla casa
perché li si faccia entrare, ma poi esitano.
Tutte quelle foglie che cadono mute all’unisono
come desiderassero non esasperare le nostre paure,

con qualcosa di malefico in agguato là fuori
che ci si avvicina, si avvicina sempre più.
La casa buia e silenziosa come un topo
se si avesse il fegato di restarci.

da: Charles Simic Avvicinati e ascolta  Edizioni Tlon, 2020
Traduzione Damiano Abeni, Moira Egan

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Moira Egan, “Amore e morte”

Moira Egan Credits ph. Eric Toccaceli

Love & Death

Looking back, I presupposed love,
I suppose. At least, I felt a whiff of death
each time she left. She had a theory: that sex
was the only path to the truth. Philosophy,
religion, physics – the other,
traditional pursuits – had it all wrong. Only poetry

came close, but who can live on poetry?
Too sweet by far, though one can learn to love
it, to breathe, to eat it like candy. Still, other
nutrients are necessary: death
comes from such monotony. (Her philosophy,
though sweetly spun, was never so refined as her sex.)

And it was, after all, the pure white sex
between us that drove me to poetry.
How else to express the brazen philosophy,
the teleology of flesh beyond love,
the ontology of sex that can lead to death?
And we’ve all heard stories of others

who’ve actually died from it: The other
becomes the self, the sex
that binds us, wrist and foot. The little death
claws at your throat, your cry like poetry:
an eerie diction I grew to love.
“I’ll never read philosophy

again.” I embraced you, your strange philosophy,
and, forsaking all others,
turned to tell you of my love.
Which you call merely sex.
Is there solace in Poetry?
Just then I longed for Death.

Or did I? You arrive like Death,
tricked out in black, and burn my philosophy
books. Pale lips still pouty with poetry,
you tell me, of course, that I wasn’t just another,
and I, of course, believe you: You left because the sex
felt so much it hurt almost like love.

When we last made love, you left another
scar. And philosophy feels like death to me,
and I can’t find any poetry in sex.

Amore & morte

Ripensandoci, presupponevo amore,
credo. Quantomeno, sentivo un soffio di morte
ogni volta che lei se ne andava. La sua teoria: il sesso
è l’unica via verso la verità. Filosofia,
religione, fisica – gli altri
percorsi tradizionali – tutto sbagliato. Solo la poesia

ci andava vicino, ma chi riesce a vivere di poesia?
Troppo, troppo dolce, anche se si può imparare l’amore
per lei, e respirarla, mangiarla come un bon bon.
Ma altre sostanze nutrienti sono necessarie: la morte
scaturisce da questa monotonia. (La sua filosofia,
fine tessitura, mai raffinata quanto il suo fare sesso.)

Ed è stato, dopo tutto, il puro sesso
candido tra noi che mi ha spinto alla poesia.
Come spiegare altrimenti la sfrontata filosofia,
la teleologia della carne oltre l’amore,
l’ontologia del sesso che può portare a morte?
E le abbiamo sentite tutti le storie di altri
che davvero ne sono morti: l’altro
diventa il sé, il sesso
che ci lega, mani e piedi. La piccola morte
ti artiglia la gola, il tuo urlo è poesia:
misterioso tuo manifestarsi che ho imparato ad amare.
“Non leggerò mai più filosofia”.

Ti ho abbracciata, e anche la tua strana filosofia,
e, abbandonando tutte le altre
mi sono convertito e ti ho detto del mio amore.
Che tu chiami puramente sesso.
C’è conforto nella Poesia?
In quel momento bramavo Morte.

O no? Tu vieni come la Morte,
adorna di nero, e i miei libri di filosofia
li bruci. Pallide labbra ancora immusonite di poesia,
mi dici, certo, che io non ero solo un altro
tra i tanti e, certo, ti credevo: te ne sei andata perché il sesso
lo si sentiva tanto che faceva male quasi come l’amore.

L’ultima volta che abbiamo fatto l’amore hai lasciato un’altra
cicatrice. E la filosofia la sento simile alla morte,
e non riesco a trovare alcuna poesia nel sesso.

 

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Charles Simic, “Avvicinati e ascolta”

Charles Simic

Some Birds Chirp

Others have nothing to say.
 You see them pace back and forth,
 Nodding their heads as they do.

It must be something huge
 That’s driving them nuts –
 Life in general, being a bird.

Too much for one little brain
 To figure out on its own.
 Still, no harm trying, I guess,

Even with all the racket
 Made by its neighbors,
 Darting and bickering nonstop.




Alcuni uccelli cinguettano

Altri non hanno niente da dire.
 Li vedi zampettare avanti e indietro,
 ciondolano la testa a ogni passo.

Deve essere qualcosa di enorme
 che li fa uscire di senno –
 la vita in generale, l’essere uccelli.

Troppo perché un cervellino
 ci arrivi da solo. Comunque,
 tanto vale provarci, mi sa,

anche con tutto il can can
 che fanno i vicini,
 che sfrecciano e bisticciano nonstop.




Hide-and-Seek

Haven’t found anyone
 From the old gang.
 They must be still in hiding,
 Holding their breaths
 And trying not to laugh.

Our street is down on its luck,
 Its windows broken here and there
 Where on summer nights
 We heard couples arguing,
 Or saw them dancing to the radio.

The redhead we were
 All madly in love with,
 Who sat on her fire escape
 Smoking late into the night,
 Must be in hiding too.

Nascondino

Non ho trovato nessuno
 della vecchia combriccola.
 Devono essere ancora alla macchia,
 trattenendo il respiro
 e cercando di non ridere.

La nostra strada ha visto tempi migliori,
 le finestre sfondate qui e là
 dove le sere d’estate
 sentivamo litigare le coppie
 o le vedevamo ballare alla musica della radio.

La rossa di cui
 eravamo tutti cotti,
 che sedeva sulla scala d’emergenza
 a fumare fino a notte fonda,
 deve essersi data alla macchia anche lei.

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Una poesia inedita di Charles Simic

Charles Simic

Something Evil Is Out There

That’s what the leaves are telling us tonight.
Hear them panic and then fall silent,
And though we strain our ears we hear nothing—
Which is even more terrifying than something.

Minutes seem to pass or whole lifetimes,
While we wait for it to show itself
This very moment, or surely the next?
As the trees rush to make us believe

Their branches knocking on the house
To be let in and then hesitating.
All those leaves falling quiet in unison
As if not wishing to add to our fear,

With something evil lurking out there
And drawing closer and closer to us.
The house dark and quiet as a mouse
If one had the nerve to stick around.

C’è qualcosa di malefico là fuori

Ci dicono le foglie stasera.
Sentile andare nel panico e poi ammutolire.
E anche se tendiamo l’orecchio non sentiamo niente —
ancora più terrificante che sentire qualcosa.

Pare passino minuti o vite intere,
mentre aspettiamo si manifesti
proprio in quest’attimo, o di certo nel prossimo?
E intanto gli alberi s’assiepano a farci credere

ai loro rami che bussano sulla casa
perché li si faccia entrare, ma poi esitano.
Tutte quelle foglie che cadono mute all’unisono
come desiderassero non esasperare le nostre paure,

con qualcosa di malefico in agguato là fuori
che ci si avvicina, si avvicina sempre più.
La casa buia e silenziosa come un topo
se si avesse il fegato di restarci.

Traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan, da  “Avvicinati e ascolta” in uscita questo inverno per le Edizioni Tlon.

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Lawrence Ferlinghetti, “A Coney Island of the mind“ & “Greatest Poems”

Lawrence Ferlinghetti (Foto d’archivio)

di Vernalda Di Tanna

Sconcertante, iconoclasta, dissacrante e melanconico, Lawrence Ferlinghetti delinea i capisaldi della sua poetica in quarantanove poesie raccolte in “A Coney Island of the mind” (1958), acme della sua produzione. Ferlinghetti prende per mano i suoi lettori, come se fossero dei bambini-adulti che hanno smarrito il senso della realtà più autentica: prontamente li accompagna in una sorta di giro turistico per le strade di San Francisco, città che assurge a simbolo di quella che è la capitalista e consumista “società del benessere” statunitense. Spenta e vivace, dalle luci al neon fino ai grattacieli, San Francisco espone cartelloni pubblicitari rivolti ad un pubblico di massa. Persino in un luogo sereno come il Golden Gate Park si annida una “spaventosa depressione”. L’autore fa della città e dei suoi (poco empatici) cittadini un circo, un grottesco cabaret, sineddoche dell’intero Stato nordamericano. Invece, il suo artigianale e spontaneo mestiere di poeta lo identifica con quello di un acrobata che ha il compito di indovinare la verità, prima di poter raggiungere la Bellezza, avanzando in bilico sul tagliente sguardo del suo pubblico. Ferlinghetti afferma di non essersi “mai sdraiato con la bellezza” in vita sua, ma “di esserci andato eccome a letto” generando le sue poesie. Su uno sfondo panico, immerso nella natura che l’autore immagina come un Paradiso, diversamente da Dante, “in cui la gente sarebbe nuda/ […]/ perché vuol essere/ un ritratto delle anime/ ma senza angeli apprensivi a dir loro/ di come il regno dei cieli sia/ il ritratto perfetto di/ una monarchia”. Le poesie dell’Ultimo dei Beat edificano, come afferma l’autore stesso, “un Coney Island della mente”, “un circo dell’anima”.

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In memoria di te, John Ashbery

John Ashbery

E LEI SI CHIAMA “UT PICTURA POESIS”

Non puoi dirlo più così.
Preoccupato della bellezza devi
uscire allo scoperto, in una radura,
e riposare. Certo, qualsiasi cosa strana ti succeda
è OK. Chiedere di più non sarebbe
da te, tu che hai così tanti amanti,
gente che ti ammira ed è pronta
a fare cose per te, ma tu pensi
non sia giusto, che se ti conoscessero davvero…
Basta cosí con l’autoanalisi. E adesso,
su cosa mettere nella tua poesia-quadro:
i fiori sono sempre belli, specie i delphinium.
I nomi di bambini conosciuti un tempo e le loro slitte,
i razzetti vanno bene – esistono ancora?
Ci sono un sacco di altre cose con le stesse proprietà
delle sunnominate. Ora si devono
trovare alcune parole importanti e molte di basso profilo,
dal suono fiacco. Lei mi contattò
perché comprassi la sua scrivania. D’improvviso la strada fu
follia pura e clangore di strumenti giapponesi.
Prosaici testamenti vennero sparpagliati tutt’attorno. La sua testa
s’allacciò alla mia. Eravamo una biciancola. Qualcosa
andrebbe scritto su come ciò ti condizioni
quando scrivi poesia:
l’estrema austerità di una testa pressoché vuota
che si scontra con il rigoglioso fogliame Rousseau-simile del suo desiderio di comunicare
qualcosa nelle intermittenze del respiro, anche se solo nell’interesse
d’altri e per il loro desiderio di capirti e disertarti
per altri centri di comunicazione, così che la comprensione
possa avere inizio, e così facendo essere disfatta.

 

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Addio al grande poeta John Ashbery

E’ morto all’età di 90 anni uni dei più grandi poeti del mondo, John Ashbery. Si è spento da sera del 3  settembre nella sua abitazione a Hudson, ma la notizia si è avuta soltanto poche ore fa. Lo ha annunciato il marito, David Kermani.

Ashbery è un poeta che si è imposto su tutti quelli della sua generazione. Nel corso della sua lunga carriera ha vinto tutti i più prestigiosi riconoscimenti. nel 1976 con AUTORITRATTO DI UNO SPECCHIO CONVESSO ha vinto il Premio Pulitzer, il National Book Award e il Premio del National Book Critics Circle.

La sua opera si incentra sulla riflessione e il rispecchiamento e rappresenta un momento centrale di una ricerca che si basa sulla crisi della forma da usare per comunicare in poesia.

Ashbery ha pubblicato più di venti volumi di poesie. È stato tra i candidati al Premio Nobel per la Letteratura.

È disponibile in Italia un’antologia curata da Damiano Abeni con Moira Egan, alla cui selezione ha collaborato lo stesso autore: “Un mondo che non può essere migliore. Poesie scelte 1956-2007”, Luca Sossella, 2008.

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Charles Wright

Charles Wright

Pensami di tanto in tanto, come io penso a te quando la luna è una zecca dorata nel cielo estivo gonfia di luce: tu sei parte delle mie parti del discorso. Pensami di tanto in tanto. Io penserò a te.

A Giacomo Leopardi in cielo

*

Omaggio a Ezra Pound

Oltre San Sebastiano, oltre
Ognissanti e San Trovaso, lungo
Le Zattere e a sinistra
al di là del ponte scalinato fino a dove
—discosta sulla destra, seminascosta—
la Dogana Vecchia brucia al sole primaverile:
è così che ci si arriva.
Questa è la strada in cui abita Pound,
un vicolo cieco
di anfratti catarrosi e pietra sbrecciata,
al cui imbocco le acque
si radunano, i gabbiani stridono;
qui dentro—muto, immoto—lui aspetta,
cernendo gli affetti freddi del sangue.

trad. Damiano Abeni e Moira Egan Continua a leggere

Charles Simic, “La vita delle immagini”

RISVOLTO

È «come un tavolo sul quale disponiamo oggetti interessanti trovati durante una passeggiata: un ciottolo, un chiodo arrugginito, una radice dalla forma strana, l’angolo strappato di una fotografia»: così Simic spiega, nel saggio Note su poesia e filosofia, da dove scaturisca la sua poesia, prima che il tempo e la riflessione intervengano a illuminare associazioni e significati. È la stessa poetica della giustapposizione impiegata nelle arti visive da Giorgio de Chirico e Joseph Cornell: una poetica talmente versatile da prestarsi anche alla forma saggistica, come dimostra questa raccolta di quarantuno prose – stralunate, indocili, nitide, sottili – scritte negli ultimi trent’anni, che spaziano dai ricordi di guerra alla lode della salsiccia, dall’elegia per una madrepatria in frantumi all’insofferenza verso la poesia bucolica, dal disprezzo per gli «specialisti dell’orgoglio etnico» a un’eclettica galleria di profili (Buster Keaton, Odilon Redon, Roberto Calasso, Emily Dickinson).

Da: “La vita delle immagini”, di Charles Simic, Adelphi, 2017, euro 22.

Il poeta statunitense, di origine serba Charles Simic con Moira Egan e Damiano Abeni, a Roma, martedì 27 ottobre 2015 durante una lettura di poesie tradotte da Damiano Abeni per Donzelli editore all’Auditorium della Saint Stephen’s School (Via Aventina, 3). Le sue principali opere sono state pubblicate nelle edizioni Adelphi di Roberto Calasso.

Charles Simic e Damiano Abeni all’Auditorium della Saint Stephen’s School, Roma, 2015

Charles Simic, Luigia Sorrentino e Annelisa Alleva all’Auditorium della Saint Stephen’s School Roma, 2015

Charles Simic, Premio Pulitzer per la Poesia (1990) e Poeta Laureato degli Stati Uniti (2007). E’ nato a Belgrado nel 1938 e vive negli Stati Uniti dal 1954. Con Adelphi sono usciti: “Hotel insonnia” (2002); “Il cacciatore di immagini, L’arte di Joseph Cornell” (2005); “Club Midnight (2008) e “Il mostro ama il suo labirinto. Taccuini (2012). “La vita dalle immagini” è comparso per la prima volta nel 2015.

Ritratti di poesia 2016

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PROGRAMMA

Roma, Tempio di Adriano, 5 febbraio 2016

9.30 – 10.45 Caro poeta

Franco Buffoni, Maria Grazia Calandrone, Terry Olivi, Elio Pecora e Luigia Sorrentino incontrano gli studenti dei licei romani Aristofane, De Sanctis, Machiavelli, Rossellini, Virgilio

10.45 – 11.05 Poetry slam (prima manche)

Data ufficiale del campionato nazionale di Poetry Slam L.I.P.S. – Lega Italiana Poetry Slam

EmCee Lello Voce

Partecipano: Antonella Bukovaz, Sergio Garau, Francesca Gironi, Simone Savogin

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Charles Simic alla Saint Stephen’s School

 

EN_01047112_4597Appuntamento da non perdere. Il poeta statunitense,  di origine serba Charles Simic, sarà a Roma, martedì 27 ottobre 2015 alle 19.00,  per una lettura di poesie all’Auditorium della Saint Stephen’s School (Via Aventina, 3). Le sue principali opere sono state pubblicate nelle edizioni Adelphi di Roberto Calasso.

http://www.adelphi.it/catalogo/autore/1410

Leggiamo alcune poesie tratte da Maestro dei travestimenti e da Il lunatico nella versione di Damiano Abeni e Moira Egan.
(Nella foto Charles Simic, Pordenone 21.10.12, photo. Graziano Arici/eyevine/East News).

http://culture.pl/en/article/charles-simic-wins-the-zbigniew-herbert-prize-2014

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Ritratti di Poesia 2015, il programma

 

Invito email Ritratti 2015[1]Si apre domani, giovedì 5 febbraio 2015, a Roma, presso il Tempio di Adriano, in Piazza di Pietra, la nona edizione di «Ritratti di Poesia».

La manifestazione, nata nel 2007 per volontà del Presidente della Fondazione Roma – il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, che ne è l’ideatore –, da molti inverni segna una data da non perdere sul calendario per tutti coloro che amano il genere letterario poetico. Continua a leggere

Ritratti di Poesia 2015

Invito email Ritratti 2015[1]

Roma, 5 febbraio 2015, Tempio di Adriano, Piazza di Pietra

ore 9.30 – 20.00

PROGRAMMA

 9,30 – 10,45 Caro poeta

Daniela Attanasio, Franco Buffoni, Maria Grazia Calandrone, Elio Pecora e Luigia Sorrentino incontrano gli studenti dei licei romani De Sanctis, Kant, Machiavelli, Virgilio e Visconti


10,45 – 11,15 Poetry Slam (prima manche)

Data ufficiale del campionato nazionale di Poetry Slam L.I.P.S. – Lega Italiana Poetry Slam Continua a leggere

Pomeriggio letterario con Moira Egan

Invito_Abeni1 
Anteprima editoriale
A Roma, giovedì 22 maggio 2014, Moira Egan presenta con Silvia Bre e Damiano Abeni, l’uscita del suo nuovo libro Botanica Arcana/Strange Botany (Italic Pequod, 2014).
L’appuntamento è alle 17.30 alla Casa delle Traduzioni, Rione Trevi, (Via degli Avignonesi, 32).
casadelletraduzioni@bibliotechediroma.it
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A Ritratti di poesia il premio Pulitzer C.K. Williams

Anteprima

A Roma, il 1° febbraio 2013, presso il Tempio di Adriano, in Piazza di Pietra si terrà «Ritratti di Poesia». Tra i principali protagonisti di questa settima edizione  una delle principali manifestazioni italiane dedicata alla poesia, divenuta negli anni un importante osservatorio sulla poesia contemporanea – il premio Pulitzer C.K. Williams (nella foto) e il rapper Frankie Hi-NRG.  In chiusura la voce di Fiorella Mannoia.

Il Tempio di Adriano di Roma, nella storica Piazza di Pietra, ospiterà anche quest’anno «Ritratti di Poesia», la rassegna, promossa dalla Fondazione Roma ed organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei con InventaEventi, curata da Vincenzo Mascolo. La manifestazione, aperta gratuitamente al pubblico, si snoderà nell’arco dell’intera giornata e sarà focalizzata sulla sonorità del verso e della parola poetica. Continua a leggere