Cesare Imbriani, “La sintassi sapiente”

 sintassi
La novità netta, sorprendente, in questo libro di versi, è data soprattutto dalla capacità dell’autore di offrirci una disincantata visione delle cose, dell’umano essere nel mondo, partendo dal contesto reale del presente, da una condizione storica che è la nostra, e dunque coinvolgendo nello stesso tessuto di testimonianza il dato personale (spostato sullo sfondo), il carattere di provvisorietà che è nel nostro destino, e le distorsioni di una realtà particolare nella quale siamo immersi. Ci voleva, dunque, per darci conto di tutto questo, con una forma di acuta intelligenza delle cose, un poeta che fosse anche economista? Evidentemente sì, a giudicare dall’efficacia, dalla chiarezza e dalla sensibilità specifica che in questo complicato paesaggio (e passaggio) d’epoca Cesare Imbriani mostra. Ma, a scanso di equivoci, occorre subito precisare, che la sua non è certo una poesia greve e complicata, ardua e intellettualistica, ma, al contrario, è agile e vivace, caratterizzata da una vena di tagliente ironia e arguzia, estrosamente comunicativa e godibile. Poesia civile, ma anche poesia del sentimento e del valore delle origini, come si può notare nei bei testi dedicati a Napoli. 

Cesare Imbriani, La sintassi sapiente – Stampa 2009, 2014, euro 12,00

 

ESTRATTI

ARCHITETTO DELLA DECADENZA

 

Sarò architetto della decadenza
se mi sveglio e apro gli occhi

su quest’anima bastarda e gli altri intorno
a pascolare tra i miei passati sogni

ma chi alla fine traccerà i disegni
per la sopravvivenza?

Dovrò con fatica scegliere
 
se raddoppiare oppure
lasciare alla ruota che gira

indipendente eterna enorme

ma se non penso troppo né intraprendo
ulteriori azioni avrò una dorata gabbia

che in ogni caso si annullerà nel niente.

Forse ci vuole pazienza ed accettare
questo dilemma che è divina
essenza
di una vita piena.

 

 

TRAFFICO A NAPOLI, LA CITTÀ PAGANA

 

Non aveva limiti era il sultano,
la malandata Vespa svaniva
nell’avvolgente traffico, una città pagana
a coprire il silenzio di giorni e giorni

improvvisa ardita eruttiva
levava infine in aria
pioggia di sole e barocchi incanti
negli spazi bianchi delle ore perse

poi una foglia cadde e l’altra ancora
nell’estremo viaggio a fior di pelle
insieme un blitz e una charade
sulla piatta strada del viandante,
del suo vuoto tempo la scoprii

diversa inerme nervosa al fallimento,
spigolo della vita che diveniva curva
non è finita, con lei e con la città
che amo, in indolore modo

 

OSSIMORO TRA I PASSI DELLA VITA

Nello strato sottile dei sensi
quando si rompono le onde magiche
del sonno una ricorrente esplosione
mi fa eco dentro, che sono insieme
fermo e in movimento, un ossimoro
che sempre accompagna i normali passi
ma non trova, nei suoi ristretti tempi,
scorciatoie, dove lo spettatore attivo
vive di princìpi che poco segue
leggiadra contraddizione
epidemia vitale e moralmente ovvia,
mentre queste mura composite
della casa che rassicura col suo fango
misto a mattoni e cemento inducono
alla sintesi di vita.

ma non tutto può essere detto in breve
perché il nuovo se crea
volti e fatti e azioni è,
come il superfluo, un paradosso
necessario nelle trame incantate
del cervello

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Cesare Imbriani insegna Economia alla Sapienza ed alla Luiss e si occupa di banche; ha ricoperto e ricopre ruoli attivi nel mondo accademico ed in quello della finanza, come anche nella Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei. Da sempre è un attento osservatore dei percorsi della poesia nazionale ed internazionale; ha scritto Cosa vale ed altro (Scheiwiller 2001) e Voci senza terra-poesie 1990-2010 (Plectica Editrice 2012). Ma ha pubblicato anche su temi dello sviluppo, della moneta, della disoccupazione, degli investimenti

 

 

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