Nasce l’archivio di Enzo Cucchi. Creato come un videogame è una straordinaria invettiva contro il sistema dell’arte

E S C L U S I V A

DI FABRIZIO FANTONI

 

Spiazzante e imprevedibile in ogni sua manifestazione Enzo Cucchi si conferma, ancora una volta, come il più “fuori legge” fra tutti gli artisti contemporanei.

La sua creatività scontrosa, che non si sottomette ad alcun canone predefinito si manifesta anche nella costituzione dell’archivio digitale che raccoglie l’intera sua produzione artistica.

Enzo Cucchi rompe le regole accademiche dell’archiviazione creando un vero e proprio videogame che consente di giocare con le opere dell’artista: un nuovo e più democratico criterio di consultazione e fruizione del materiale che sia accessibile a tutti ,anche alle giovani generazioni.

Al di là delle apparenze il nuovo progetto di Enzo Cucchi si rivela come un gesto di sfida (prima ancore che un gesto artistico) contro la insopportabile commercializzazione dell’arte contemporanea.

Questo aspetto è messo in luce molto bene da Alessandro Cucchi che nel suo articolo compie un’invettiva impietosa e lucidissima dello stato attuale dell’arte contemporanea, denunciando apertamente la falsità e l’opportunismo di molti personaggi che tessono le fila dell’arte contemporanea

 

ARCHIVE GAMIFICATION

DI ALESSANDRO CUCCHI

Enzo Cucchi

…”era troppo fico giocare all’archivio!”
“Hai visto quel mostro al sesto quadro? E’ spuntato da dietro l’albero, mi ha fatto saltare in aria!”
Vorrei fossero queste le prime impressioni di chi si approccia al mio archivio.
Entusiasmo & Aspirazione.
Invece oggi l’archiviazione è intesa come una pratica noiosa, passiva, vecchia.
La fruizione di un archivio tramite un metodo nuovo.

Osservando il movimento dell’Arte contemporanea, la sensazione più piacevole che si può provare credo sia il vomito.
Un sistema che dovrebbe essere all’apice di un’ideale piramide culturale (l’Arte è il termometro più sensibile che la società ha per misurare il proprio andamento estetico quindi etico), oggi è preda della peggior specie di persone che esistano.
Sei un fotografo non bravo a fare le fotografie? Troverai lavoro sicuramente nel sistema dell’arte.

Enzo Cucchi

Sei un falegname che non è in grado di tirar su mobili e sedie? Il tuo futuro è allestire mostre.
Hai studiato giurisprudenza per diventare notaio ed entrare nel secolare ufficio di tuo padre, possibile erede di atti notarili e mafie istituzionali, ma per poca voglia o perspicacia non riesci proprio a concludere gli esami? Fatti crescere una bella barba, mettiti dello smalto alle unghie, e presentati come artista. Le mostre personali fioccheranno.
Sei una ragazza dell’alta borghesia (forse addirittura nobile), ti annoi tra i tuoi privilegi e non vuoi fare la fine di quell’alcolizzata di tua madre? Proponiti come performer impegnata socialmente, una body-art post-concettuale presentata come fosse un panino di McDonald, Kassel sarà una tua meta certa.
Hai tre cliniche private in dote ma fare lo psichiatra ti sta stretto? Proponiti come artista, e alla prima offerta di ruolo istituzionale, accettala, diverrai il direttore di uno dei poli dell’arte contemporanea più importanti del paese.

Enzo Cucchi

Non vi è alcuna visione, nessuna progettualità a medio e lungo termine (propongo qui la fondazione di una Secolare, altro che Biennale. Siamo negli anni ‘20 del Nostro secolo.
Pressoché nei primi due decenni di ogni secolo, avvengono degli accadimenti che si ramificheranno poi per tutta la restante parte del secolo, nel ‘900 le chiamarono.. Avanguardie..
Gli enzimi secolari stanno entrando in funzione ora, si intravedono già i primi incendi che poi traineranno i grandi fuochi che muovono la cultura, artistica, scientifica, di tutto il secolo.
Questi sono gli anni delle molteplici accelerazioni, gli anni migliori per fondare una Secolare.
Un’esposizione pensata con cadenza secolare, un’edizione ogni 100 anni.
Un lancio lungo del sasso, lungimirante, e anche di estrema libertà. La seconda Secolare non sarà affar nostro.. molto liberatorio, ma anche etico.
La Secolare potrebbe anche presentare un programma cadenzato, mosso nelle decadi e negli anni da piccole scintille preposte, come micce di direzione per i grandi artificieri del secolo.
E’ una mostra per le generazioni a venire).

Enzo Cucchi

Oggi non sembrano esserci i mezzi culturali, tantomeno la giusta sensibilità, per riconoscere cosa sia effettivamente necessario per costruire una nuova locomotiva culturale, che traini le Arti, la moda, il costume, le genti.
Oggi le persone con l’arte si vogliono solamente arricchire. Questo è disgustoso.
Un giovane artista molto in voga a Roma -qualche tempo fa- a studio da mio padre a Roma, molto convinto mi guarda e mi fa: “vuoi sapere qual è il mio obiettivo per il prossimo anno? Fare un milione di euro”.
Questo è il metro con cui oggi misuriamo la realtà.
Molto più efficace e profondo sarebbe a questo punto misurarsi il cazzo, e facciamo a chi ce l’ha più lungo.
Non vi è alcuna spinta. Non vi è alcun entusiasmo reale. Solo costrutti fittizi, e se proprio va bene, del buon nozionismo.
Un sistema culturale che non riconosce come oggi si muova il gusto delle masse, è un sistema destinato a perire.
Meglio non citare poi le sanguisughe di bassa lega che affiorano da questa melma, i vari curatori, art-advisors, e direttori di musei.

Oggi tutto ciò è corroborato dalla tecnologia.
Una rete globale in cui tuffarsi (e truffarsi tutti, vicendevolmente), nella quale le informazioni viaggiano velocissime e senza limiti spaziali. Il mondo dell’arte non si è fatto sfuggire l’occasione, e come tante ragazzine arrapate dall’ultimo vestito di Balenciaga, artisti, direttori di musei, curatori e quant’altro hanno iniziato ad utilizzare -con estrema superficialità- tale mezzo. Hanno invaso i social network, convinti così di continuare ad essere presenti, senza capire che -non avendo loro creato i social network- sono diventati un mero prodotto, alla stregua di uno shampoo per le doppie punte.
I giornali specialisti risorgono in internet. Un nuovo, fintissimo sistema culturale sembra rinascere.
Intanto nessuno guarda ai numeri che ormai da 30 anni sono sotto gli occhi di tutti.

Enzo Cucchi

I Videogames sono la locomotiva di cui sopra. Ma, per lo meno in Italia, se si parla di videogame, immediatamente si viene associati ai negozi di giocattoli, alle serate tra amici a giocare a calcio virtuale accompagnati da canne e cocacolas, o a improbabili orientali che non escono mai di casa e si mettono il pannolone pur di giocare non stop al loro gioco preferito (vedi hikikomori).
Nessuno sembra voler guardare alle ore spese globalmente davanti ai videogames, una fetta di società sempre crescente, giovane, dinamica, sempre più immersa in queste realtà virtuali, il futuro.
La media di età dei gamers negli Stati Uniti è di 34 anni.
Possiamo dire che due terzi del mondo oggi gioca regolarmente ai videogames.
Anche i dati economici sono impressionanti.
Da qualche anno a questa parte l’industria dei videogiochi fattura più dell’industria del cinema e della musica messe assieme.
L’impatto culturale che ha un mezzo come il videogioco, è, ad oggi, del tutto sottovalutato. Non riconosciuto. Anche lievemente deriso. Soprattutto all’interno di certi circoli “culturali”.

Il peso che oggi ha il videogioco sulla società è enorme.

Invece di demonizzarlo, rendiamogli onore. E cerchiamo di produrre materiale culturale per questo enorme mezzo, interattivo, colorato, sonoro.
Il target di un archivio-videogame? Naturalmente i dodicenni.
Si fottessero le cariatidi che non mollano l’osso, che pur di sopravvivere si vaccinano come forsennati, senza capire che sarebbe anche l’ora di farsi da parte -a latere- miliardi di giovani scalpitanti stanno soffocando sommersi dai chilometri di pelle moscia e rugosa che si è adagiata sul mondo, anziani aggrappati alla vita come un verme alla sua carcassa preferita.
Bene allora, se proprio ci tengono, che sopravvivano: assisteranno, sconcertati, alla distruzione della cultura così come la conoscono.
Assisteranno, dissestati, al crollo della loro società complessa e piena di diritti civili. Si renderanno finalmente conto di aver combattuto finte battaglie sociali, di aver conquistato una finta uguaglianza, divoratrice e appiattente.

Se in futuro avrete mai bisogno di fruire dell’archivio Enzo Cucchi, rimboccatevi le mani e iniziate a giocare.
Se Enzo Cucchi decide di entrare ufficialmente in internet, non lo fa con un sito classico da artista pieno di sé, autoreferenziale e pieno di belle foto.
Enzo Cucchi si inventa un videogame. Perché bisogna sempre fare attenzione agli aspetti inattesi che la società auto-genera, bisogna saper prelevare tra questi fenomeni il più attivo, e farlo proprio.
Scopo di un archivio è preservare la memoria. Ma la memoria del passato si tramanda solo adattando la propria comunicazione a quella che c’è nel futuro.
www.archivioenzocucchi.com , il primo archivio fruibile tramite un videogame. Il primo archivio disponibile per Playstation, Nintendo, Xbox. Le maggiori console di videogame, i maggiori diffusori di cultura odierni.

Enzo Cucchi

Fantastico Studio, sede di creatori di videogiochi con base Roma, ha coordinato e sviluppato tutte le reti necessarie affinché tale progetto prendesse forma.
Abbiamo iniziato a lavorare al progetto più di un anno fa. Prima che gli NFT’s e tutto il mondo dell’arte digitale esplodesse. Ammicchiamo a quel mondo, ma non ne facciamo parte e non ci interessa entrare in quel flusso, che ha una valenza prevalentemente economica.

Unico scopo dell’archivio è ricordare, nella maniera più viva possibile.
Un videogioco come epitaffio per il vecchio mondo che non vuole farsi da parte.

CUCCCHI è un videogioco basato su 7 livelli iniziali (che in futuro si moltiplicheranno, come gli anni che passano).
Scopo del giocatore, come nei classici videogames, è schivare “i cattivi” e raccogliere 4 occhi, sufficienti a passare di livello. Ogni volta che si entrerà in contatto con un’entità malvagia (un teschio), si perderà un occhio. A zero occhi si ricomincia il livello.
Una volta conclusi tutti e 7 i livelli, si schiuderà una galleria che mostrerà in alta definizione, corredate di schede tecniche, tutte le opere utilizzate per costruire i vari livelli del gioco (l’intero programma è stato scritto da Julian Palacios, giovane artista/programmatore, che partendo da una larga selezione di opere di Cucchi ha costruito un piccolo universo a tre dimensioni in cui muoversi, esplorare, combattere e bestemmiare).
Sul sito sarà comunque sempre a disposizione una sezione con tutti i contatti per comunicare in maniera “classica” con l’archivio.
Richieste di autentica, ricerche e quant’altro, potranno essere fatte senza alcun costo.
Il comitato scientifico dietro all’archivio è composto dall’artista stesso e dal suo nucleo familiare, non vi sono quindi spese da affrontare.
Mossi non dal guadagno, ma dall’onesta divulgazione (che poi porta anche guadagno, ma in maniera diversa, espansa, giusta).

 

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Enzo Cucchi nasce a Morro D’Alba nel 1949 da una famiglia di braccianti.
Adolescente si sposta in Ancona, dove si avvicina all’arte da autodidatta, lavorando come assistente presso restauratori di libri e quadri. La sua passione per la poesia lo porta alla casa editrice Nuova Foglio di Macerata, dove conosce Gino de Dominicis, Pio Monti e Achille Bonito Oliva.
Si sposta a Roma ed entra in contatto con Sandro Chia e Francesco Clemente. Viene teorizzata la Transavanguardia (che confluisce nel neo espressionismo). La produzione di Cucchi è segnata dal ritorno al metodo e agli elementi classici dell’opera d’arte: quadri, disegni, grafiche, sculture in bronzo e ceramica.
L’arte di Cucchi è prevalentemente figurativa e da molti definita visionaria.
Di seguito alcune mostre:
1978 “tre o quattro artisti secchi”, galleria Emilio Mazzoli, Modena.
1981 “Enzo Cucchi”, Sperone Westwater Fisher gallery, New York
1982 Documenta 7, Museum Friedericianum, Kassel
1984 “Cucchi”, Akira Ikeda Gallery, Tokyo
1986 “E Cucchi”, The Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Musée National d’Art Moderne, Centres Georges Pompidou, Paris
1994 Firma assieme all’architetto Mario Botta una Cappella sul Monte Tamaro
1995 Cucchi. Sara Hildén Taidemuseo, Tampere, Finlandia
1997 Biennale di Venezia padiglione italia (Cattelan-Cucchi-Spalletti)
2000 Enzo Cucchi. Ceramics, Galerie Bruno Bischofberger, Zurigo.
2005 Enzo Cucchi. Jablonka Galerie, Colonia
2012 Religione, Archivio di Stato Sant’Ivo, Roma; Galleria Emilio Mazzoli, Modena.
Cattedrale. Istituto di Cultura Svizzera, Roma.
2014 “parapetto”, the national exemplar gallery, New York
2015 “Madama Cucchi” , Palazzo Madama Torino
2016 “Art and Arch”, Triennalme di Milano
2017 “Enzo Cucchi. 50 anni di grafica d’Artista”, Max Museo, Chiasso
2018 Enzo Cucchi. Le Due Soglie. Borgo di Vigoleno(PC), catalogo.
2020 Enzo Cucchi. Galerie BaliceHertling, Paris
2020 Enzo Cucchi Liangquan, Mangrove Gallery, Shenzen

2 pensieri su “Nasce l’archivio di Enzo Cucchi. Creato come un videogame è una straordinaria invettiva contro il sistema dell’arte

  1. Domanda spontanea: ma se i vecchi, in base alla vostra tesi, devono farsi da parte, perché il vecchio Enzo Cucchi ambisce invece a eternarsi gamificato?

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