Enzo Cucchi, “Excercices on Ezra”

Enzo Cucchi, per gentile concessione

Excercises on Ezra

Nota di

Fabrizio Fantoni

 

Tra il dominio del caos e l’ordine decorativo, si estende una nuova zona e una chiave per cogliere questa mobilità è la disposizione a formare ammassi: di storia, di sentimenti, di espressioni artistiche; vivendo simultaneamente ad attimi di sogno, allora non più storia ma ammassi di storia.”
(Enzo Cucchi)

 

Le parole di Enzo Cucchi qui riportate costituiscono un valido punto di partenza per accostarsi al nuovo libro, intitolato “Excercises on Ezra”, che l’artista ha pubblicato in questi giorni con la COLLI publishing platform e Viaindustriae publishing.

Visionario e sorprendente come tutte le opere di Enzo Cucchi, il libro si presenta a prima vista come un conglomerato di materiali fra loro eterogenei – disegni, fotografie, grafiche – che entrano in dialogo con le parole tratte dal testo “Il grano” scritto da Giuseppe Cucchi (padre dell’artista) e Brunella Antomarini, in cui viene evocata la vita dei contadini a Morro d’Alba.

Nucleo centrale dell’opera è costituito da una sequenza di 35 disegni inediti, tutti dedicati al poeta Ezra Pound.

L’opera di Enzo Cucchi non vuole essere una semplice rievocazione della figura grandissima e controversa di Ezra Pound, quanto piuttosto il tentativo, attraverso ammassi di storie e di esperienze artistiche, di far emergere l’idea archetipica di poiesis, ovvero quel fare rituale finalizzato alla creazione dal nulla, che accomuna poeti ed artisti, e che trova la sua prima e più vera origine nella cultura contadina.

Enzo Cucchi, matita su carta, senza titolo (2021)

Il forte collegamento tra la poesia di Ezra Pound e il mondo contadino fu posto in rilievo da Pierpaolo Pasolini, che nel suo articolo “Campana e Pound” – datato 16 dicembre 1973 – scrisse “ L’ideologia reazionaria di Pound è dovuta al suo back-ground contadino […] Ciò che in Pound, attraverso il padre e la mitica figura del nonno, è entrato di questo mondo contadino, lo veniamo a sapere attraverso la idealizzazione che Pound ha fatto della cultura cinese […]. Egli ha voluto, fermamente follemente voluto, restare dentro il mondo contadino: anzi, andare sempre più in dentro e più al centro. La sua ideologia non consiste in niente altro che nella venerazione del mondo contadino ( rivelatiglisi in concreto attraverso la filosofia cinese, pragmatica e virtuosa). In questo senso io ritengo che si possano sottoscrivere, anche politicamente, tutti i versi conservatori di Pound dedicati ad esaltare (con nostalgia furente) le leggi del mondo contadino e l’unità culturale del Signore e dei servi: “ la parola paterna è compassione; / Filiale, devozione; / La fraterna, mutualità; Del tosatel (giovinetto) la parola è rispetto” […].

Enzo Cucchi, matita su carta senza titolo, (2021)

Il mondo delle campagne con i suoi rituali, le sue credenze e le sue usanze, costituisce il collante che collega Enzo Cucchi al poeta Ezra Pound. Nelle sue opere Cucchi propone costantemente una visione del mondo legata alle sue origini contadine: come il contadino scava la terra con la vanga per riportare alla luce le radici, così Enzo Cucchi scava con la matita nella propria materia emotiva per riportare alla luce le ombre, il sangue, la morte…

Enzo Cucchi, matita grassa su carta senza titolo, (2021)

 

 

 

Sfogliando Excercises on Ezra vengono alla mente i versi di Seamus Heaney nella poesia “Digging”, nella quale il Premio Nobel crea un parallelismo tra il poeta ed il contadino che scava nella terra: “Tra il mio pollice e l’indice riposa/ la tozza penna. /Scaverò con questa”.

In questi versi è possibile ritrovare tutta l’opera artistica di Enzo Cucchi.

 

DIGGING 

Between my finger and my thumb
The squat pen rests; as snug as a gun.

Under my window a clean rasping sound
When the spade sinks into gravelly ground:
My father, digging. I look down

Till his straining rump among the flowerbeds
Bends low, comes up twenty years away
Stooping in rhythm through potato drills
Where he was digging.

The coarse boot nestled on the lug, the shaft
Against the inside knee was levered firmly.
He rooted out tall tops, buried the bright edge deep
To scatter new potatoes that we picked
Loving their cool hardness in our hands.

By God, the old man could handle a spade,
Just like his old man.

My grandfather could cut more turf in a day
Than any other man on Toner’s bog.
Once I carried him milk in a bottle

Corked sloppily with paper. He straightened up
To drink it, then fell to right away
Nicking and slicing neatly, heaving sods
Over his shoulder, digging down and down
For the good turf. Digging.

The cold smell of potato mold, the squelch and slap
Of soggy peat, the curt cuts of an edge
Through living roots awaken in my head.
But I’ve no spade to follow men like them.

Between my finger and my thumb
The squat pen rests.
I’ll dig with it.

 

SCAVARE

Tra il mio pollice e l’indice
la tozza penna, comoda come una pistola.

Da sotto la finestra, un suono aspro e netto
quando la vanga affonda nella terra ghiaiosa:
mio padre, che scava. Mi affaccio e guardo

finché la sua groppa tesa nello sforzo tra le aiuole
s’abbassa, si rialza vent’anni addietro
curvandosi ritmicamente tra i solchi di patate
dove stava scavando.

Il rozzo scarpone annodato sulla staffa, il manico
saldo contro l’interno del ginocchio a fare leva.
Sradicava gli alti ciuffi, affondava la lama lucente
per sparpagliare le patate novelle che raccoglievamo
stringendole con piacere fredde e dure fra le mani.

Per Dio, il mio vecchio la sapeva maneggiare, la vanga.
E così il suo.

Mio nonno tagliava più torba in una giornata
di ogni altro nella torbiera di Toner.
Una volta gli portai del latte in una bottiglia

con un tappo di carta abborracciato. Si raddrizzò
per bere, poi si rimise subito al lavoro,
fendenti e affondi lenti, gettandosi le zolle
sopra la spalla, andando sempre più giù
dove la torba era migliore. Scavare.

L’odore freddo del terriccio sulle patate, il risucchio e lo schiaffo
della torba impregnata, i tagli netti di una lama
su radici vive mi si ridestano nella mente.
Ma non ho vanga per seguire uomini come loro.

Tra il mio pollice e l’indice riposa
la tozza penna.
Scaverò con questa.
(Traduzione di Marco Sonzogni)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *