Giulia Napoleone, “Il corpo della parola”

La Richard Saltoun Gallery ospita dal 12 settembre la mostra dedicata all’artista italiana Giulia Napoleone. L’esposizione segue la grande retrospettiva “Realtà in equilibrio” che si è svolta nel 2018 presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (GNAM). Focus: il colore blu. Come ha detto l’artista stessa, «L’azzurro è denso di storia […], è il colore dell’intelligenza, del pensiero, della poesia francese». In mostra opere su carta e dipinti, dagli anni Sessanta ai più recenti, caratterizzati per l’appunto dall’ampio uso del colore blu. Per l’artista, l’uso di tale colore non è semplicemente legato a elementi naturalistici come il mare o il cielo, ma costituisce, con le sue innumerevoli sfumature, l’astrazione di molteplici pensieri.

Il lavoro di Giulia Napoleone è strettamente legato al suo vissuto, alle cose da lei amate e percepite. L’intento del suo processo artistico è quello di restituire l’immediatezza della percezione, la quale non viene intesa unicamente come atto sensoriale, bensì comporta l’interpretazione che consolida il rapporto che noi stessi instauriamo con l’esterno. L’oeuvre di Napoleone è stata coinvolta nel fenomeno della percezione sin dagli anni ’60, seconda decade della sua carriera artistica, reduce dallo studio condotto, al riguardo, dall’artista futurista Giacomo Balla.

La sua pratica comprende tecniche e medium differenti, che spaziano da incisioni a tempere, da acquarelli a disegni, ed è sempre stata guidata dall’interesse di creare un’esperienza estetica elevata, attraverso un approccio sobrio e metodico. Il suo studio varia dall’esplorazione della composizione con opere monocromatiche degli anni ’50 e ’60, all’uso del colore, emerso a metà degli anni ’70; in particolare il colore blu, che descrive come “versatile” per tutte le sue diverse tonalità. Nonostante sia caratterizzato da una grande varietà, il suo corpus di opere è accomunato da una natura mutevole, in continua metamorfosi, in grado di svelare significati sempre nuovi che variano in base alla connessione creata fra l’opera e i suoi “lettori”. Continua a leggere

L’ultima creazione dei Ceccobelli

Sala 1 prosegue sulla scia della presentazioni di progetti innovativi legati a giovani artisti, con La Pitturatrice e il Pitturatore dei gemelli Auro&Celso Ceccobelli.

Auro e Celso sono partiti dal riutilizzo di utensili, arnesi, manufatti e materiali provenienti da autorimesse, officine meccaniche, modificandoli e riadattandoli per creare “l’opera installativa” che da il nome alla mostra. Non è un’installazione fine a se stessa, ma affinché la magia dell’arte abbia luogo è necessario che il fruitore interagisca con l’opera, un evidente omaggio alla ricerca artistica di Jean Tinguely. Una volta che La Pitturatrice e il Pitturatore avranno dato vita alla propria creazione, l’opera entrerà in possesso gratuitamente della persona che l’ha azionata.

Auro e Celso Ceccobelli

Un colorato ringraziamento a Flaminia e Beatrice Bulla, per il sostegno tecnico nell’offerta della carta, che proseguendo la tradizione di famiglia presso la storica Litografia Bulla, oggi sostengono i giovani artisti nei loro progetti legati alla grafica d’arte! Continua a leggere

Arte contemporanea e spiritualità, Benedetta Tagliabue e Enzo Cucchi

A  N  T  E  P  R  I  M  A

L’EDIFICAZIONE DELLA CHIESA DI SAN GIACOMO IN FERRARA 

Sono durati dieci anni i lavori per l’edificazione del complesso monumentale di San Giacomo Apostolo in Ferrara. Ci troviamo di fronte a un lavoro straordinario: un’opera di architettura e di arte contemporanea, frutto dell’incontro fra un grande architetto, Benedetta Tagliabue  e un artista internazionale, Enzo Cucchi.

Un umile capanna di pescatori fatta di canne e cemento grezzo. Così appare a prima vista la Chiesa di San Giacomo che verrà inaugurata a Ferrara il 16 ottobre 2021. Uno spazio circolare, avvolgente e solenne che ci riporta a un origine, a una forma archetipica e spirituale. Questa opera d’arte nata dalla sinergia dell’architettura di Benedetta Tagliabue con l’arte figurativa di Enzo Cucchi, plasma le superfici ruvide delle pareti del tempio con croci e ceramiche che evocano un’idea di creazione, di rinnovamento dell’essere umano che parte dallo spirito.

In Anteprima vi mostriamo le immagini della riflessione architettonica di Benedetta Tagliabue e alcune opere di Enzo Cucchi in essa contenute.

Prendendo le mosse dall’osservazione delle opere di Cucchi che si fondono nelle strutture architettoniche di Benedetta Tagliabue, don Roberto Tagliaferri, liturgista della chiesa, consegna a questo blog, un’intensa riflessione sul legame tra arte contemporanea e spiritualità.

La Dedicazione della chiesa da parte dell’Arcivescovo Monsignor Gian Carlo Perego, avrà luogo il prossimo 16 ottobre alle ore 15.00. Da quel momento la chiesa sarà aperta al culto e liberamente alle visite. La diretta streaming dell’evento verrà trasmessa sul sito dell’arcidiocesi di Ferrara.

(Fabrizio FantoniLuigia Sorrentino)

LA CHIESA DI SAN GIACOMO A FERRARA

DI ROBERTO TAGLIAFERRI

 

L’inaugurazione della nuova chiesa di S. Giacomo a Ferrara offre l’occasione per fare il punto sul rapporto tra religione e linguaggi estetici, nella fattispecie con il progetto di Benedetta Tagliabue e di Enzo Cucchi.

Da quando le neuroscienze hanno corroborato la riflessione fenomenologica sul valore della percezione nella conoscenza a scapito dello “errore di Cartesio”, tutto concentrato sulla ragione concettuale, si è registrato un grande interesse sull’estetica, sull’epistemologia delle emozioni, che ha coinvolto anche la teologia e la pastorale della Chiesa. Specialmente nelle discipline come la scienza liturgica, si è affermato un approccio pragmatico, meno interessato alla semantica dei testi e delle dottrine e più attento alla performance rituale dei sacramenti della fede. L’efficacia performativa dei riti riguarda sia Dio sia l’uomo, cosicché risulta sorpassata una visione quasi miracolistica e si fa strada un’interpretazione attenta ai molteplici codici simbolici del rito. Tra questi vi sono l’architettura dello spazio sacro e il programma iconografico che l’accompagna. Essi non sono linguaggi indipendenti, ma devono risultare sinergici con la multiformità dell’azione liturgica e questo comporta un’enorme attenzione alla complessità sinestesica. Come nel teatro, a maggior ragione in un rito, spazi, tempi, attori, musiche, canti, danze, profumi, travestimenti, immagini, parole proclamate, assemblea, devono trovare sintesi in una regia con competenze plurime per ottenere il massimo di performatività.

La chiesa di S. Giacomo ha comportato questo sforzo empatico di tante competenze per rendere efficace il progetto architettonico. Mi limiterò ad offrire alcuni spunti su spazio architettonico e programma iconografico, perché solo la celebrazione liturgica in atto potrà verificare la bontà degli intendimenti dei progettisti.

L’idea dell’architetto Benedetta Tagliabue era di creare un luogo di sogno, come una mongolfiera che dal cielo plana sulla terra. Subito si è sentita l’esigenza di trovare gli elementi simbolici per una chiesa. Innanzitutto un vettore longitudinale ed iniziatico dal punto zero della soglia d’ingresso doveva produrre un cambiamento nei fedeli in un cammino verso l’eschaton, ovvero verso il futuro, il definitivo nello sfondamento spaziale dell’abside, segnata da una grande croce gemmata, simbolo di morte e risurrezione. Il percorso, guidato da una grande croce lignea sospesa al soffitto, dall’ingresso accompagna i fedeli fino al presbiterio e all’abside. Nell’intersezione dei due bracci un vettore verticale virtuale congiunge l’altare con lo sfondamento del tetto con la cupola come un “axis mundi”, che congiunge cielo e terra.

Su questi spunti architettonici sono intervenuti il teologo e l’artista, che hanno assecondato l’idea iniziale immettendo sulle pareti di cemento armato, lasciato crudo, grandi croci di pietra su cui si appoggiano ceramiche nere come fazzoletti con scene della storia della salvezza. Le grandi croci segnalano e ritmano il pellegrinaggio del cristiano, ricordando che “solo passando attraverso la passione si giunge alla gloria della risurrezione”. I riquadri, opera di E. Cucchi, da un lato rievocano gli eventi dell’Antico e del Nuovo Testamento secondo il metodo tipologico antico di promessa e adempimento. Sulla destra, entrando, sono evocati gli articoli della fede d’ Israele: creazione, patriarchi, esodo dall’Egitto, pellegrinaggio nel deserto, dono della Legge, dono della terra, promessa di un Messia. Sul lato sinistro il compimento della promessa con il mistero dell’Incarnazione del Messia e con le leggi per il cristiano in cammino nel tempo: “Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli” e “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, non produce frutto”. Sull’ultima parte attigua al presbiterio il passaggio dalla missione di Gesù alla missione della Chiesa, con il simbolo antico della nave-Chiesa sballottata dai flutti e tenuta a galla dall’albero della croce. Da ultimo, va segnalato all’ingresso lo spazio battesimale con l’invito iniziatico a passare per la porta stretta e con scene battesimali dell’Antico e del Nuovo Testamento.

Se dal punto di vista contenutistico non vi sono novità nell’ideazione della chiesa di S. Giacomo, invece dal punto di vista iconografico le innovazioni sono profonde, perché non hanno riscontro nella storia dell’arte ecclesiale. I soggetti di Cucchi, infatti, si staccano dai modelli tradizionali e tendono non a descrivere, a rappresentare, ma ad alludere, attraverso indizi che costringono a pensare. Lo spettatore poco rassicurato nelle sue credenze sapute, è costretto a riflettere e ad attivare l’immaginazione simbolica.

 

L’organicità di arte e architettura si avverte nel dialogo tra cemento armato delle pareti con il marmo delle grandi croci e dell’altare, un grande masso cubico estratto da una cava in Puglia. Il tutto ha l’aspetto del non finito, ma è un effetto voluto per percepire nella potenza della materia l’afflato dello Spirito. L’inevitabile fastidio dei fedeli è un rischio calcolato dall’arte contemporanea, che intende produrre uno shock nello spettatore per creare emozioni ed esperienze profonde, non solo rappresentazioni legate alle credenze ricevute per “epidemiologia” sull’autorità di chi ce le ha trasmesse. Luogo architettonico e icone, insomma, intendono attivare insieme un’esperienza religiosa genetica e innovativa.

Su questo fronte si apre un capitolo inedito del rapporto tra religione e linguaggi estetici. È risaputo che da molto tempo si è rotto il patto che legava arte e fede per tanti motivi che non si possono qui rievocare. Tuttavia la nuova sensibilità epistemologica sulla fondamentale dimensione estetica della conoscenza, corroborata dalla fine delle credenze per contagio di idee, hanno riavvicinato Chiesa e arte. L’arte stessa, infatti, lamenta un impoverimento della sua ispirazione, lasciata troppo spesso in balia delle trovate estemporanee e accetta volentieri le nuove sfide della committenza ecclesiastica. D. Freedberg sostiene con vigore la fine della potenza dell’arte, che nel mondo antico creava presenze soprannaturali e che oggi è solo comunicativa e frivola. L’antropologo Carlo Severi descrive la “mnemotecnica” della “Bibbia dakota”, che con i suoi pittogrammi mette relazione percezione e memoria per tramandare il modello culturale.

La chiesa di San Giacomo a Ferrara è un esempio da tenere in considerazione per le ragioni più profonde attivate nella progettazione, che ha inteso riattivare il “genius loci” dove non ci sono solo uomini, ma si respira la presenza del Sacro nello stormire delle fronde dei grandi alberi che circondano la chiesa all’Arginone di Ferrara.

Salsomaggiore Terme, 11 ottobre 2021

LE OPERE DI ENZO CUCCHI

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Nasce l’archivio di Enzo Cucchi. Creato come un videogame è una straordinaria invettiva contro il sistema dell’arte

E S C L U S I V A

DI FABRIZIO FANTONI

 

Spiazzante e imprevedibile in ogni sua manifestazione Enzo Cucchi si conferma, ancora una volta, come il più “fuori legge” fra tutti gli artisti contemporanei.

La sua creatività scontrosa, che non si sottomette ad alcun canone predefinito si manifesta anche nella costituzione dell’archivio digitale che raccoglie l’intera sua produzione artistica.

Enzo Cucchi rompe le regole accademiche dell’archiviazione creando un vero e proprio videogame che consente di giocare con le opere dell’artista: un nuovo e più democratico criterio di consultazione e fruizione del materiale che sia accessibile a tutti ,anche alle giovani generazioni.

Al di là delle apparenze il nuovo progetto di Enzo Cucchi si rivela come un gesto di sfida (prima ancore che un gesto artistico) contro la insopportabile commercializzazione dell’arte contemporanea.

Questo aspetto è messo in luce molto bene da Alessandro Cucchi che nel suo articolo compie un’invettiva impietosa e lucidissima dello stato attuale dell’arte contemporanea, denunciando apertamente la falsità e l’opportunismo di molti personaggi che tessono le fila dell’arte contemporanea

 

ARCHIVE GAMIFICATION

DI ALESSANDRO CUCCHI

Enzo Cucchi

…”era troppo fico giocare all’archivio!”
“Hai visto quel mostro al sesto quadro? E’ spuntato da dietro l’albero, mi ha fatto saltare in aria!”
Vorrei fossero queste le prime impressioni di chi si approccia al mio archivio.
Entusiasmo & Aspirazione.
Invece oggi l’archiviazione è intesa come una pratica noiosa, passiva, vecchia.
La fruizione di un archivio tramite un metodo nuovo.

Osservando il movimento dell’Arte contemporanea, la sensazione più piacevole che si può provare credo sia il vomito.
Un sistema che dovrebbe essere all’apice di un’ideale piramide culturale (l’Arte è il termometro più sensibile che la società ha per misurare il proprio andamento estetico quindi etico), oggi è preda della peggior specie di persone che esistano.
Sei un fotografo non bravo a fare le fotografie? Troverai lavoro sicuramente nel sistema dell’arte.

Enzo Cucchi

Sei un falegname che non è in grado di tirar su mobili e sedie? Il tuo futuro è allestire mostre.
Hai studiato giurisprudenza per diventare notaio ed entrare nel secolare ufficio di tuo padre, possibile erede di atti notarili e mafie istituzionali, ma per poca voglia o perspicacia non riesci proprio a concludere gli esami? Fatti crescere una bella barba, mettiti dello smalto alle unghie, e presentati come artista. Le mostre personali fioccheranno.
Sei una ragazza dell’alta borghesia (forse addirittura nobile), ti annoi tra i tuoi privilegi e non vuoi fare la fine di quell’alcolizzata di tua madre? Proponiti come performer impegnata socialmente, una body-art post-concettuale presentata come fosse un panino di McDonald, Kassel sarà una tua meta certa.
Hai tre cliniche private in dote ma fare lo psichiatra ti sta stretto? Proponiti come artista, e alla prima offerta di ruolo istituzionale, accettala, diverrai il direttore di uno dei poli dell’arte contemporanea più importanti del paese. Continua a leggere

MontesantoArte

MontesantoArte è il primo programma di residenza promosso dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee | Museo Madre, il museo d’arte contemporanea della Regione Campania, nell’ambito del bando “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura” (ed. 2016) in collaborazione con Quartiere Intelligente, una piattaforma multi progetto di rigenerazione urbana fondata nel 2013 nel centro storico di Napoli lungo le scale monumentali di Montesanto.

Curato da Adriana Rispoli, il programma semestrale di residenza ha coinvolto quattro giovani artiste italiane con lo scopo di promuovere le ricerche artistiche contemporanee sul territorio regionale. Coerentemente con la dinamica progettuale del Quartiere Intelligente, le artiste sono state invitate a focalizzare la ricerca sul rapporto natura-cultura utilizzando linguaggi trasversali tra le arti visive – video o performance – architettura, design, gardening e auto- costruzione. L’obiettivo è stato quello di creare tangenze tra le discipline, di generare una contaminazione che, entrando in contatto con la comunità di riferimento, ha prodotto buone pratiche di vivere civile, sperimentazioni artistiche esportabili e replicabili anche in altri contesti sociali e urbani.

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Giuseppe Capitano, “Genesi”

capitanoA Roma, LA NUOVA PESA centro per l’arte contemporanea martedì 31 maggio 2016 ore 19.00, PRESENTA: GIUSEPPE CAPITANOGENESI“, Tempere, acquarelli e sculture 2014 – 2016, a cura di Giuseppe Appella.

In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe e deserta
e le tenebre ricoprivano l’abisso
e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse.
Sia la luce. E la luce fu

di Giuseppe Appella

L’idea della genesi, principio – nascita – creazione – origine, circola in tutta l’opera di Giuseppe Capitano, fin dalla sua preistoria di artista, e attraversa la sua formazione, con il seguito di contenuti mitici, allegorici e didascalici, quasi dovesse avviare ogni volta la realizzazione dell’universo. Continua a leggere

Percorsi d’Arte Contemporanea

 

percorsi

Il Museo delle Genti d’Abruzzo è lieto di invitarVi all’inaugurazione della mostra ” Percorsi d’Arte Contemporanea” 37 Artisti per il Museo delle Genti d’Abruzzo.

INAUGURAZIONE
Domenica 15 novembre 2015 – ore 18:30
 
ASTA DELLE OPERE
Domenica 29 novembre 2015
– ore 17:30
 
Museo delle Genti d’Abruzzo | Sala Favetta
Via delle Caserme n. 58 – Pescara

La mostra sarà aperta dal 16 al 29 novembre con il seguente orario:

MATTINA: Lun-Sab e Dom 29 ore 10:00-13:00
POMERIGGIO: Gio 19, Gio 26, Sab 28 ore 17:00-19:00

INGRESSO LIBERO

Al termine dell’esposizione, domenica 29 novembre 2015 alle ore 17:30, le opere saranno battute all’ASTA e il ricavato andrà a sostenere le attività culturali del Museo.

Per informazioni:
museo@gentidabruzzo.it  |  www.gentidabruzzo.it

 

Sofia Gubajdulina & Arvo Part

 
arvo_partVenerdì 26 settembre 2014, ore 20:30
Il TEATRO DI SAN CARLO AL MADRE
Museo MADRE, via Settembrini 79, Napoli  (Primo cortile)
 CONCERTO SU MUSICHE DI: SOFIA GUBAJDULINA –  Sieben Worte (Sette ultime parole) per violoncello, bayan e archi ARVO PÄRT –  Adams Lament (Lamento di Adamo), per coro e archi Continua a leggere

Al Macro, "Percorsi del contemporaneo"

2013_MACRO_PERCORSI_CONTEMPORANEO_FestaPresenza/assenza, verità/finzione
Nota di Silvana Lazzarino
Le molteplici espressioni legate all’arte contemporanea tra verità e finzione, vita e forma, essere e apparire si articolano in un percorso che mira a creare nuove forme di intercettazione e relazione tra diverse tematiche e linguaggi riadattati e riformulati in un contesto che sempre più si immedesima nel processo evolutivo tra quotidiano e extraquotidiano, visibile e invisibile.
Ad attraversare questi scenari dove ritrovare legami e sospensioni tra presente e passato, attualità e memoria, modernità e tradizione, è la mostra in corso al Macro presso la Sala Enel (Foyer) aperta fino al prossimo 4 maggio 2014. Continua a leggere

Cattedrale: dialoghi, discorsi, apologie

fotoAppuntamento

Prosegue il cantiere nella Cattedrale delle opere e della cooperazione all’Istituto Svizzero di Roma  (Via Liguria, 20). Al centro del dibattito: la genesi dell’opera, il concetto di autorialità nell’arte contemporanea, le istituzioni, l’autonomia e la politicità dell’arte.

I prossimi incontri pubblici si terranno il 14 dicembre, il 13 gennaio, il 20 gennaio e il 27 gennaio 2014 alle 19.00.

Cattedrale è un’opera, commissionata dall’Istituto Svizzero di Roma, costruita durante tre incontri di lavoro e di discussione, tra il giugno e il novembre 2013, da: Sunah Choi, Enzo Cucchi, Michele Di Menna, Paolo Do, Daniel Knorr, Salvatore Lacagnina, Victor Man, Maximage, Lorenzo Micheli Gigotti, Dan Perjovschi, Fabio Marco Pirovino, Thomas Sauter, Maximilian Zentz Zlomovitz, Valentina Vetturi, Jakub Julian Ziolkowski. Continua a leggere