Ilaria Palomba / Credits foto Dino Ignani
Nota di Luigia Sorrentino
Pubblichiamo in esclusiva alcune poesie inedite di Ilaria Palomba scritte dall’autrice nella stanza del CTO, Centro traumatologico ortopedico di Roma, nel quale è ricoverata dal 3 maggio 2022.
I versi, in stile “confessionale”, non sono il racconto o la cronaca del salvataggio o del l ricovero in emergenza, ma sono la reale e autentica esperienza di chi ha attraversato la morte ed è ritornata alla vita.
Ogni verso qui, rivela forza, azione, pensiero, resistenza.
Poesie con le quali Ilaria investe le vicende del nostro tempo e consegna al lettore un’altra, inedita figura della vita, quella che ci osserva dal margine della vita, e lo fa con una poetica che ci tocca nell’intimo e ci coinvolge profondamente.
Ilaria Palomba ricoverata al CTO di Roma, 14 settembre 2022
sperimentare l’invisibile
Il silenzio è una fuga
strofa che trama
non fidarti – farà
di te spariglio – lei
come tutti i mostri
legata a un desiderio
spezzato, ha lottato
e ha perso. Non ti perdona
la vittoria – su cosa poi?
nei luoghi del nulla
il tempio – di cosa?
delle abbandonate.
Ferita – tu – lepre
tra fauci di iene
giurasti fiducia
sacrificarsi i figli.
Non ti perdonano
la giovinezza, l’amore.
Di questo tuo corpo
faranno macello.
5 luglio 2022
In zone tormentate
ho patito l’assenza
ma né i suicidi né
i morti metteranno
mai piede qui.
L’aria del mattino è
calda di un tepore
umido e rovente eppure
io sento il freddo del
trapasso. Chi mi vuole
viva non sa quale regione
mi tocca attraversare
Il corridoio con i vassoi
pieni di pillole e siringhe
il rumore dei vassoi.
Il corridoio che mi guarda
spietato e io immobile.
Poi la sesta vita (se resisti
al presente e non urli).
Tu dove sei?
24 luglio 2022
Ieri ho scoperto di non essere
più in grado di scrivere a penna.
L’incidente si incide in me
ogni giorno con un volto diverso.
Una volta prendevo appunti
con la velocità di un missile,
anche questa dote è stata cancellata.
Ho ritrovato però l’abbraccio sperato
il mio tu si è moltiplicato e non è
più persecutorio, non solo. Il
persecutore interno è il più cattivo
di tutti. Ogni tanto dovrei affacciarmi
a guardare un tramonto e dirmi:
tu ce la farai. Uscirai di qui come
uscirai dal dolore, dall’incantamento
e dal delirio. Attanagliata da ricordi
e desideri infranti, anche tu dirai:
ho sofferto ma ora basta. Il corpo
obbedisce solo all’infinito. Oggi
è un’illusione della coscienza.
30 luglio 2022
Di tanto in tanto mi trucco
per illudermi di esser fuori.
Fuori dalle punture di eparina
alle sette di sera, fuori dal
confronto con la mia schiena
o con la mia gamba – quale delle
due? – mi trucco perché uscirò
non importa se stasera o tra sei
mesi – forse anche dieci – uscirò
e non avrò dolori che non siano
l’intimo dolore di aver perduto
persone di cui sembro essermi
dimenticata, e altre che ho
asfissiato con una fantasmatica
invadenza. Non sono capace
di mantenere alcun rapporto
a partire da quello con me stessa.
Ricordi quando ci mostrammo le
cicatrici sui polsi? Guardammo
poi la folla ascoltando Purcell.
Tu sei tutti loro e da nessuna parte.
Cosa sto aspettando?
3 agosto 2022
Quattro mesi fa ero intubata,
mi trasferirono qui per
la riabilitazione, ma le
gambe non sembravano
volersi riabilitare.
E neanche la schiena.
Chiedevo sempre
ai miei di cambiare
ospedale, come se
cambiare ospedale
significasse qualcosa.
In stanza con me
due ragazze che
consideravo più
allenate alla vita.
La stanza cambia
ogni volta che qualcuna
va via. Diventa più
grande o più piccola,
muta colore, ma sono
mutazioni infinitesimali.
Oggi la ragazza che
si è buttata dal quarto
piano ha camminato
con un deambulatore
sul pavimento della palestra.
Probabilmente si è
sentita una bambina,
era molto buffa da vedere
una delle sue gambe
non riusciva a muoversi
correttamente. La degenza
è ancora lunga, e ho
sempre voglia di fuggire,
ma ho la sensazione che
quando andrò via avrò
nostalgia del reparto
come di una cosa
intima da non dire
a nessuno.
18 agosto 2022
Mi sono truccata di lacrime
ho indossato lo sguardo
più feroce che potessi
per dire alla Vita: Questa
volta sarò più forte di te.
Lei mi ha risposto:
l’ho sentita sibilare
poi urlare forte più
forte che potesse
ma non parlava la mia lingua.
25 agosto 2022
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