I graffiti su tela di Cy Twombly

Cy Tombly

La seducente “spontaneità pensata” di Cy Twombly

di Marco Amore

Cy Twombly non ha bisogno di presentazioni. L’astrattismo delle sue opere dal sapore apparentemente infantile ha affascinato intere schiere di appassionati di arte contemporanea, rendendolo un artista dallo stile immediatamente riconoscibile tanto dagli operatori di settore che dal grande pubblico del circuito mainstream. Graffiti su tela grezza e lino, vivide sfumature e screziature, fioriture estatiche che si alternano e si amalgamano a grafemi illeggibili e grondanti macchie di colore, dando origine a stratificazioni di senso che coniugano il piacere estetico all’intellettualità del classicismo, senza tuttavia scadere in inutili complessità concettuali. L’opera di Twombly ricorda la produzione di un bambino alle prime armi con il disegno: campionature della prima infanzia che urlano un forte cromatismo, tocchi di colore che sporcano la superficie, colano dove parole asemiche, segni graffiati, tornano alla genesi dell’elemento grafico anche quando pretendono di svelare l’indicibile impulso primordiale attraverso l’impiego di scarabocchi espressionisti.

Un lavoro di una complessità inaudita, perché costringe a spogliarsi degli schemi mentali acquisiti, a disimparare le regole del figurativo apprese in anni di istruzione obbligatoria, per tacere della preparazione accademica, avvenuta in lunghi e prolifici anni in cui Twombly viene in contatto, tra gli altri, con un maestro dell’informale come Franz Kline (1910-1962), per abbandonarsi a una spontaneità pensata, profondamente meditata, eppure non per questo meno spontanea, quella che a suo tempo il critico d’arte Gillo Dorfles definì «precisione dell’impreciso». Ammirando le opere di Twombly, come la tela esposta alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, Roma (Il muro) [1962, olio, smalti, graffiti e carboncino su tela], non a caso posizionata di fronte a una seduta atta alla contemplazione per i visitatori, non può sfuggire il parallelo con il testo del fanciullino pascoliano: quella natura irrazionale e intuitiva che si nasconde dentro di noi per condurci alle verità basilari del vivere, che è impossibile imbrigliare in schemi mentali rigidi, assetti di pensiero acquisiti che condizionano i nostri processi cognitivi, impedendo una vera libertà di espressione che né Twombly né il poeta decadente avevano tentato di spezzare attraverso modalità di pensiero divergenti, quanto piuttosto nell’unico modo funzionale e possibile, ovvero ricorrendo a una sorta di kènosis laica, una totale spoliazione dell’Io dall’esperienza esistenziale.

Cy Tombly

«Ogni linea», dice Twombly, «è la sensazione della sua stessa realizzazione», e seguendo le variopinte tracce indelebili che si rincorrono sul bianco/nero di una mente libera tanto da convinzioni che da convenzioni, appare chiaro che non sbocciano da un profondo ripensamento del vissuto, né da una sua interpretazione; che l’interiorità di chi le ha abbozzate ha un’importanza solo marginale, tanto quanto la sua personalità: sono l’espressione del loro stesso apparire, senza orpelli né virtuosismi egotistici, con tutta l’energia che riescono involontariamente a trasmettere indefessamente a chi le guarda. Eppure con l’informalità processuale di questo modus operandi, figlio di una tradizione tipicamente americana, intravista nell’iterazione simbolica di elementi propri dell’espressionismo astratto, convive il desiderio di ispirarsi all’area mediterranea e alla sua storia, all’origine del mito greco e latino, oltre a un incessante bisogno di liricità. Stupendi i richiami al simbolico di Mallarmé su sfondi chiari o in alcuni titoli scultorei, il bisogno di solitudine ricercata per abbandonarsi alla creazione, che necessita di uno stato di flusso e di estasi creativa. Continua a leggere

Marco Amore, da “Farragine”

Marco Amore

FARRAGINE

whisky che gronda, come colla istantanea o ambra da un fusto accoltellato, risali la mia gola impavido, come Enea dall’Ade

nasturzi immortali di brandy, grappa, armagnac, vesou, cognac, rum, cachaça, thibarine, slivoviz, malibù in un cocktail esotico

che io comprenda l’avestico, se occorre
la mia anima quale triste, mistica parola interpreta?

s’inauguri il viaggio: bastimenti, ahi! I Nettunalia son compiuti. Che meravigliose polene…

un sorso ed è fatta; sono nel fiore degli anni Tin Tin, fa il bicchierino di gin…

***

CIN CIN

quanti oboli ho pagato al traghettatore? tuttavia si è rifiutato di recapitarmi sulle opposte, cupe rive dell’Acheronte. Pertanto mi bagnai nel gange. DIVIETO DI BALNEAZIONE nei profluvi orientali. Ma se sono di aromatico vino da esportazione…

torrenti, fiumi, greti e canali impregnati dal vino delle messe. E ne sono ebbro

lo Stige fluiva dai suoi occhi, ma fu l’oblio del Lete dei suoi seni a condannarmi. Nell’incavatura tra le cosce | come un fiume questuante d’acque terrestri, che scorre nella rigogliosa valle dell’Eden

lo sfolgorate nome era Shakti , e Shakti era Kali, e Kali era durga, e durga era Shiva

l’intimità della donna era Iblis e Yama e ganesha e Nezha e le sue dita pudiche erano Inari, Raijin, Baldr, Vali,

Malsumis, Wawalag, Borr e Bomazi la sua favella era Bragi e intendeva ogni lingua e ogni

lingua dei segni del mondo mia amata

 

*

penzola l’arto dalla pacifica branda. Ho il cuore all’inferno e il corpo disteso sulla lana. Il Lete rimbomba tra le sue pallide forme cedevoli? Vellutati? sprimacciati cuscini su cui riposa il corpo di un altro|, e l’Acheronte e il Cocito tra quegli occhi arrossati. La mia donna non è mia. La mia donna è su internet

un buon condottiero non è bellicoso, Lao tzu? un buon combattente non è iracondo? Allora son degno dell’aggettivo «pessimo», perché contesi e fui iracondo, istupidito da un’effimera attrazione. Milton, narra del mio paradiso perduto

la dizione che ti ha concesso Natura servirà il mio scopo o marcirà con la torba che ingombra le fauci del tuo sonno

basta ammennicoli: parole e parole e parole ma tutti puntate indici a casaccio

i tre giorni sono trascorsi, ma giaccio ancora, inerme, nel gelido sepolcro

è la mia bucolica branda… il mio sepolcro… la mia coscienza

 

Piero Bigongiari, “l’amore del mondo”

Piero Bigongiari

 Il tuo occhio guarda nel fuoco
 la visione brucia
 un gelo nutre il seme della luce
 nel ghiaccio, la banchisa
 celeste si sfa.
 Io non so quel che è stato
 la terra si cretta, escono scorpioni
 il ragno sale al centro della tela
 il mare opina
 che il sole esiste per tingersi di terra
 sulle acque pensieroso.
 Non oso, amore, non oso
 chiamarti.
 Appoggiata a una domanda non è una risposta
 ma tutto l’amore del mondo
 è una parola.

 Piero Bigongiari, una poesia da Antimateria, Mondadori, 1972

 ***

 Ti perdo per trovarti, costellato
 di passi morti ti cammino accanto
 rabbrividendo se il tuo fianco vacuo
 nella notte ti finge un po’ di rosa.

 Quali muri mutevoli, tu sposa
 notturna, quale spazio abbandonato
 arretri al niveo piede, al collo armato
 del silenzio dei cerei paradisi

 che in festoni di rose s’allontanano?
 Eco in un’eco, mi ricordo il verde
 tenero d’uno sguardo che dicevi
 doloroso, posato non sai dove

 di te, scoccato dentro il misterioso
 pianto ch’era il tuo riso. Oh, non io oso
 fermarti! non i muri che dissipano
 di bocci fatui un’ora inghirlandata.

 Odi il tempo precipita: stellata,
 non so, ma pure sola Arianna muove
 dalla sua fedeltà mortale verso
 dove il passo ritrova l’altra danza.

 Piero Bigongiari, una poesia da La figlia di Babilonia, Parenti, Firenze, 1992

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A Jean Clair il Premio "Giuseppe Bonura"

 
PARIS: emission "Esprits Libres" sur France 2‘Avvenire’, il quotidiano nazionale di ispirazione cattolica, in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino, assegna il ‘Premio letterario per la critica militante Giuseppe Bonura’, arrivato nel 2014, alla quinta edizione, allo storico dell’arte Jean Clair, sottolineando come quest’ultimo “nella sua straordinaria carriera ha saputo coniugare erudizione, sensibilità e indipendenza di giudizio, trasformando un’intensa attività di curatore e conservatore in autentico esercizio di critica militante”. Continua a leggere

“Jannis Ianus” di Auro e Celso Ceccobelli

Jannis-Kounellis_h_partbAppuntamento

A Roma, sabato 8 marzo 2014 dalle 17,00 alle 19,00 al  Museo Bilotti di Villa Borghese “Jannis Ianus” – omaggio a Kounellis video e foto di Auro e Celso Ceccobelli 
Biografia
I gemelli Auro e Celso Ceccobelli sono nati a Roma nel 1986, vivono e lavorano insieme a Todi, sono attivi nel campo dell’arte dal 2002, sperimentando con i vari materiali le diverse tecniche scultoree, e contemporaneamente la videoarte. Continua a leggere

I disegni di Marine Duboscq

Arte e Poesia

I meravigliosi disegni di Marine Duboscq, che aprono spazi, movimenti, fiori, battiti…

La peinture continuee

par Leslie Compan

Texte extrait du catalogue de l’exposition Trois, Galerie Diagonale, Rome, mai 2010.

L’oeuvre de Marine Duboscq est essentielle. Vécue dans la nécessité d’un geste pictural, indéniablement, l’oeuvre de Marine Duboscq est bien avant cela une oeuvre de fondements ; une oeuvre qui vient à l’essence même de ce qu’est la surface peinte, à ses essences : les couleurs. Simultanément travaillées, elles apparaissent comme autant d’entités libres qui ne vivent pour autant pas isolement, pas seulement pour leur qualité intrinsèques, dans l’espace pictural. Arguant du postulat contraire, les couleurs appliquées par l’artiste interagissent précisément dans leur différence, les unes par rapport aux autres, pour former une véritable totalité colorée. Continua a leggere

Iaia Forte è Penelope

Uno spettacolo da non perdere.

Dal 27 aprile e fino al primo maggio Iaia Forte sarà a Roma con lo spettacolo Odissea Penelope. Drammaturgia e Regia di Giuseppe Argirò con Iaia Forte, al pianoforte Sara Dominici.

Un viaggio ironico e struggente attraverso i luoghi visitati da Ulisse e raccontati da Penelope. Iaia Forte, con abile trasformismo vocale, veste i panni dei personaggi, coinvolgendo gli spettatori nel gioco teatrale delle metamorfosi. Fra musica e parole, un concerto teatrale appassionante, dove gli eroi omerici, privati della loro antichità, diventano grotteschi, brillanti, moderni e profondamente umani. Continua a leggere

Arte e poesia, parole & figure

parole & figure è una mostra che può essere considerata “libro con le pagine aperte sulle pareti“. In programma al Museo Villa dei Cedri di Bellinzona di Chieti dal 17 aprile al 17 luglio 2011, la nuova esposizione del museo svizzero pone al centro della propria indagine la relazione fra l’immagine e il testo.

La rassegna, ospitata nell’affascinate dimora ottocentesca – oggi divenuta museo attento ai linguaggi dell’arte contemporanea – percorre lo spazio in cui confluiscono la pittura e la scrittura. Un territorio dai contorni ambivalenti in cui dipinti, collages, disegni, libri d’artista e altri inaspettati supporti rivelano l’avvincente dialogo che si crea quando l’immagine diventa parola espressiva e la parola si fa immagine. La scrittura, infatti, se sottratta dal suo ruolo puramente verbale, può assumere lo stesso valore della figura. Entrambe possono essere considerate materie simili; modalità espressive in grado di convivere e capaci di generare immagini nuove.
Henri Michaux [Senza titolo] 1994

Con una selezione di oltre un centinaio di opere, si compone nelle sale del museo un flusso improvviso di figure, lettere e cifre. Risalta la mano dell’artista che dipinge, disegna, traccia, scrive liberando il gesto che scioglie le linee; che fa nascere figure e lettere con l’effetto di colori ravvivanti.parole & figure è curata da Matteo Bianchi che – dopo il successo di arte e natura (2009) e collage (2011) – conclude il trittico di rassegne collettive a tema realizzate per il Museo Villa dei Cedri. Continua a leggere

Arte e Poesia, “When in Rome”

Alcuni dei più interessanti giovani artisti legati alla Città eterna esporranno le loro opere in una collettiva che vede coinvolti l’Hammer Museum di Los Angeles e l’Istituto italiano di cultura.
Organizzata dalla Depart Foundation, in collaborazione con il museo californiano e la Provincia di Roma, la mostra “When in Rome” raccoglierà opere realizzate con tecniche che attingono all’arte concettuale, al cinema e alla musica.
Tante le performance previste, tra cui una processione che si snoderà dall’Hammer museum fino alla sede dell’Istituto italiano di cultura.

(Nella foto ‘Lo scheletro’ di Gino De Dominicis esposto fino a poco tempo fa al MAXXI di Roma) 

“E’ un evento che ha una grande proiezione americana”, sottolinea il direttore dell’Iic di Los Angeles, Alberto di Mauro, raccontando che “l’idea è di far vivere lo spazio dell’istituto” con happening e iniziative aperte al pubblico. Alla mostra partecipano emergenti come Micol Assael, Elisabetta Benassi ed Emiliano Maggi, e artisti più affermati come Alighiero Boetti, Gino De Dominicis e Francesco Lo Savio.

Caravaggio a Roma. Una vita dal vero

Nell’ambito delle iniziative realizzate per il IV Centenario della morte di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571‐1610), l’Archivio di Stato di Roma dall’11 febbraio al 15 maggio 2011 promuove nella sede di Sant’Ivo alla Sapienza una mostra unica, di taglio assolutamente nuovo costruita su documenti originali, restaurati e conservati presso lo stesso Archivio, che svelano fatti salienti della vicenda umana e artistica del grande pittore e aspetti finora sconosciuti legati all’ambiente intellettuale, culturale e artistico frequentato dal maestro lombardo nel periodo vissuto a Roma.

Ideata e diretta da Eugenio Lo Sardo, a cura di Orietta Verdi e Michele Di Sivo la rassegna è costruita come una ‘detective story’, un’indagine sul campo dove quello che emerge è la vita vissuta dall’artista attraverso le sue parole, i suoi incontri, in un incredibile caleidoscopio di relazioni e una polifonia di voci che conducono il grande pubblico a conoscere da vicino gli episodi e le vicende della ‘vita dal vero’ di Michelangelo Merisi durante il suo soggiorno romano (1595/96‐1606).

Grazie alle scoperte compiute da una task force di 7 giovani storici dell’arte, paleografi, archivisti e storici che hanno scavato lungo gli oltre 60 chilometri di scaffali che compongono l’Archivio di stato, sono stati salvati dal degrado e restaurati oltre 30 volumi e effettuate ricerche che presentano novità sconvolgenti che riscrivono la biografia di Caravaggio.

Nella rassegna verranno esposti documenti originali inediti che attestano tra l’altro l’arrivo di Caravaggio a Roma all’età di 25 anni (e non a vent’anni come finora creduto) e la sua sistemazione presso la bottega di un pittore siciliano, Lorenzo Carli, che viveva con la moglie e i figli in via della Scrofa. Nel susseguirsi di aneddoti, testimonianze, ricostruzioni provenienti da registri, protocolli, piante originali dei luoghi, denunce, processi, querele, contratti d’affitto, sarà possibile ripercorrere la Roma che Caravaggio attraversò e toccò, rivivere l’atmosfera in cui era immerso in un confronto diretto tra testi e immagini, complementari nella ricostruzione del passato. La vita di Caravaggio in quegli anni sarà rappresentata lungo un itinerario espositivo che ci dà una straordinaria visione d’insieme dove ai documenti si affiancano alcuni quadri di pittori – amici, nemici, maestri e discepoli – e opere del Merisi o a lui attribuite di alto valore storico‐biografico.

Particolarmente significativa la scelta di Sant’Ivo alla Sapienza come sede ideale della mostra per la posizione centrale in quel quadrato di poche centinaia di metri nel contesto urbano, dove si sono svolte molte delle vicende narrate nelle carte. Eccezionalmente il visitatore sarà accompagnato a rivivere l’atmosfera vissuta da Caravaggio nella Roma di quel tempo dagli stessi ricercatori che hanno contribuito alla scoperta e al restauro dei documenti attraverso visite guidate per un massimo di 30 persone ogni 30 minuti. Continua a leggere

Nicola Vitale, Le (n) meraviglie del mondo

“Le (n) meraviglie del mondo”, The White Gallery via Felice Casati, 26 – Milano – Inaugurazione: 13 maggio ore 19:00 (fino al 10 giugno 2010)
“Animali da Lettura”, Palazzo Sormani, Via Francesco Sforza, 7 – Milano – in data da definire.Nicola Vitale, poeta e pittore, è nato a Milano, dove vive, nel 1956. Nella forza lirica dei dipinti riesce a meravigliarsi delle cose apparentemente comuni di un mondo naturale umanizzato, fino agli scenari cittadini e domestici. Dai turbamenti della contemporaneità, fino agli elementi minimi di stereotipi trasfigurati dal gioco immaginativo, l’artista apre lo sguardo verso una nuova possibilità di guardare il mondo, uno straniante stupore che rivela una sofferta gioia di vivere. 

Luigia Sorrentino
Intervista a Nicola Vitale
*
Le (n) meraviglie del mondo. Perché?

Si tratta della parafrasi a “Le sette meraviglie del mondo” mitica enumerazione cominciata in epoca classica delle più stupefacenti opere dell’intera umanità che vanno dalla piramide di Cheope alla tomba di Mausoleo, dal faro di Alessandria al Colosso di Rodi, fino allo Zeus di Fidia. In questo caso (n) è un numero ipotetico, al quale si può attribuire qualsiasi entità e dunque alle “meraviglie del mondo” qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa esistente e non, guardata in un particolare modo, in questo caso attraverso le risorse della pittura, diventa meravigliosa per il solo fatto che esiste o che è immaginata. E’ l’inversione di senso tra soggetto e oggetto che sento come necessario passaggio dei nostri tempi: l’oggetto è ormai svuotato di ogni potere di significazione e di potenzialità estetica, mentre è il soggetto che deve ridare senso al mondo attraverso discipline costruttive.
Con quale prospettiva nasce questa personale a Milano?
Giovanni Policastro, giovane ma valido gallerista napoletano, milanese di adozione, mi ha cercato per una collettiva: Wake up! 60 artisti una Moka, che si sarebbe svolta nella sua galleria milanese The White Gallery. E’ nata subito un’intesa, così quando mi ha chiesto di fare una personale sono stato ben contento di accettare. Ha scelto i quadri tra quelli degli ultimi anni che gli sembravano avere una certa omogeneità, mentre ho fatto per l’occasione una serie di piccoli dipinti che costituiscono una specie di mostra nella mostra.
Da almeno vent’anni lei dipinge e scrive poesie. L’ultimo libro, “Il condominio delle sorprese” edito da Mondadori, ha in copertina una sua opera di pittura… Questo significa che le due attività sono complementari l’una all’altra?
Ho da sempre fatto entrambe le cose, quindi hanno preso strade autonome; tuttavia non mi sono mai preoccupato di separare o unire ufficialmente le cose, a volte è capitato di presentare le cose insieme, altre no. Così come critici e giornalisti a volte ne hanno parlato congiuntamente, ma nella maggior parte dei casi separatamente. In questo caso dalla Mondadori è arrivata la richiesta di mettere un mio quadro in copertina, e non mi sono certo tirato indietro.
Nella poesia l’immagine resa non è sempre definitiva, categorica, ma in continua evoluzione. Nell’arte visiva l’immagine resa appare fissa, assoluta,  rappresenta “la cosa in sè” e la definisce. Come risolve la relazione tra ciò che sta fuori e ciò che avviene dentro? Come risolve il rapporto esterno e interno tra l’artista e il mondo?
L’espressione in poesia come in pittura, segue un lungo iter di acquisizione dei mezzi formali, la così detta tecnica, che è in se stesso un sentire, un sentire formale, quel momento e punto misterioso in cui si uniscono forma e contenuto, esteriorità e interiorità. Dunque posso ispirarmi a cose che vedo o che immagino, ma questo è sempre in funzione della resa estetica, del processo espressivo che è fatto di particolari forme e modalità. E’ la pittura e la poesia che danno senso alla vita e non viceversa: senza una coltivazione, senza una cultura la vita non è nulla: è istinto animale, nessuna percezione e nessuna conoscenza.
In particolare la differenza della resa di una visione o contenuto interiore, tra poesia e pittura, segue questo iter di interiorizzazione dei mezzi espressivi: certo la poesia è uno scorrere anche di immagini che si mischiano tra loro e con altro, l’immagine della pittura è fissa, ma non credo che sia una limitazione riguardo l’espressione dell’interiorità, in quanto quei valori in pittura si sommano si stratificano sensibilmente, così l’immagine è solo apparentemente “oggettiva” e “fissa”, anche qui c’è una gradualità, la scoperta della sua essenza come in poesia è un iter di conoscenza, è un lungo cammino dello sguardo che deve approfondire, e i dipinti realmente validi ogni volta che li guardi mostrano cose diverse.
Si può dire, nel suo caso, che poesia e immagine sono la stessa cosa?
Sono due cose molto diverse, in quanto sono linguaggi diversi, per cui nell’una spesso emergono cose di me che non emergono nell’altra o se emergono questo accade in modo recondito, e viceversa. Tuttavia l’essenza profonda è la stessa, ma è una radice, dunque non percepibile da tutti.
Nelle sue opere vi è una forte connotazione cromatica. Che cosa significa per lei il colore?
Come nell’arte antica: egizia, greca arcaica, medievale, ma anche nella prima arte moderna, il colore è essenziale, allo stesso modo lo è nella mia pittura. L’arte qui protende a un’esteticità della forza interna, della radiazione, dello splendore: questione opposta a un’esteticità mimetica classica, contenutistica o linguistica, come nel caso dell’arte contemporanea. Al centro del processo espressivo c’è qui la sublimazione trascendente dell’immagine, per cui essa ha un fondamento sacro, qualsiasi cosa rappresenti, siano i supplizi della pittura medievale, sia gli dei egizi, i campi di Van Gogh e Cezanne, o le sintesi astraenti di Picasso e Kandinsky.
Come definirebbe la sua pittura? (Vi è sempre qualcosa di allegro, di giocoso, forse anche di ironico nei suoi dipinti… ) opere come “Acrobazia” , “Il melo”… cosa raffigurano?
Sono anni che cerco una definizione, cerco di collocare nelle categorie della nostra cultura il mio lavoro come quello di pochi artisti a me affini in ambito internazionale, e da qualche anno pubblico saggi e faccio conferenze su questo tema. Ho chiamato questo tipo di immagine “Figura solare” riferito proprio a quanto ho detto prima, la riabilitazione di una figura al limite dello stereotipo illustrativo, ad opera dello splendore dell’immagine, e sottili elaborazioni formali in cui sono filtrati elementi intellettuali, come giochi prospettici, particolari isolati in primo piano, tagli compositivi inconsueti. Negli stereotipi c’è un prezioso mondo di sensibilità, di tenerezza, sentimenti desueti, o anche orrore grottesco, che sono stati banalizzati dall’uso più popolare: l’alchimia della pittura può farlo risorgere sempre in una nuova chiave, rimuovendo in parte il muro doloroso che oggi giorno divide inconscio e coscienza, indebolendo o addirittura impedendo un senso più profondo della nostra vita. Il carattere allegro, a tratti giocoso è questa necessità di portare su un piano diverso ogni cosa del mondo, e il gioco, l’umorismo, sono quel piano che se da una parte allontana il fondamento drammatico delle cose, dall’altra le eleva ad un piano ontologico superiore di meraviglia: in fin dei conti la cosa straordinaria è che siamo vivi, che siamo come siamo, che sentiamo, vediamo, capiamo… e risvegliare questo stato è il compito principale dell’arte; per il resto ci sono tanti altri linguaggi come la filosofia, la psicologia, la politica, ecc.
In ogni quadro cerco una situazione apparentemente comune che possa diventare spettacolare grazie ai miei mezzi pittorici, dunque Acrobazia, Melo e tutti gli altri quadri, non rappresentano nulla di più di quello che sono, ma è la pittura che dice di più, non sul piano del significato, sul piano estetico, parlano sempre della meraviglia del bello.
Nelle sue opere di poesia vi sono alcune parole chiave come “corpo e casa” tempo e sentimento”. Accade così anche nelle sue opere di pittura?
Sono parole “mana” che hanno in se qualcosa di compiuto, magico, che avverto come centri espressivi totalizzanti da cui si diramano lunghe radici che chiamano il linguaggio, chiamano altre parole, che ruotando intorno a queste ne assorbono la forza e il senso.
In pittura accade qualcosa di simile, il soggetto e la forma realizzano qualcosa di simile: anche qui cerco oggetti universali, semplici, che siano acquisiti nella nostra vita come una sorta di natura. Anche ad esempio un telefono o un’automobile possono assumere questo ruolo quando perdono la loro particolarità, sono oggetti talmente acquisiti da diventare cose naturali come un albero o una casa. Cerco dunque di trovare forme che si prestino a diventare una sorta di mito-concetti, idee formali primarie.
Chi nasce prima in lei, il poeta o il pittore?
All’asilo mi avevano messo a disposizione grandi fogli di carta e tempere e pennelli, con cui dipingevo in totale libertà, poi intorno ai 10 anni in montagna portavo il cavalletto e copiavo le cime, qualche anno dopo fu la volta degli interni realizzati con la matita e ricalcati con la china.
Per quanto riguarda la poesia, mi ricordo, molto piccolo, in una notte di insonnia la forte necessità di alzarmi dal letto e con la prima matita che mi sono trovato tra le mani scrissi una poesia su un’astronauta che si perdeva nel cosmo. (era una matita verde) poi più niente fino ai vent’anni dove sono di nuovo emerse istanze espressive poetiche.
Qual è stata la sua formazione in poesia e pittura?
In pittura a 12 anni frequentavo lo studio di un pittore: Eugenio Tomiolo (mi affascinava la sua percezione magica della materia e del colore) poi a 15 anni frequentavo il liceo artistico. Poi passai qualche mese all’accademia di belle arti, ma preferii presto la strada dell’autodidatta, guidato dai grandi maestri del passato. A 25 anni decisi di diventare pittore affrontando una durissima disciplina, dipingendo anche dieci ore al giorno, tenendo un diario degli errori: ripensamenti, pentimenti e mea culpa, molto pochi compiacimenti.
Per quanto riguarda la poesia poco dopo i vent’anni frequentavo Franco Loi, amico dei miei genitori, e da lui ebbi le prime indicazioni, furono i primi confronti utilissimi. Poi fu la volta di Milo de Angelis che frequentai per qualche anno. Quindi Franco Fortini, Giuseppe Pontiggia e infine Maurizio Cucchi con cui feci un lungo cammino, che fece nascere un’amicizia basata sulla stima reciproca. 
Come vorrebbe essere ricordato ?
Semplicemente per quello che sono e non per quello che gli altri credono che sia, ma mi rendo conto che forse per ora è chiedere troppo.
Mostre personali
2010 Le (n) meraviglie del mondo, White Gallery, Milano
2009 Wake up! L’arte si risveglia, Withe Gallery, Milano – 100 in giro, Cento artisti per il centenario del giro d’Italia, Galleria Mandelli, Seregno – *Condominio delle sorprese, a cura di E. Pontiggia, Archivi del ‘900, Milano, – *La quieta visione (con Knap e Minuesa) Galleria Mandelli, Seregno 2008 Arte Padova, Galleria Mandelli, Seregno – Nerazzurra, Cento artisti per 100 anni di Inter, Galleria Mandelli, Seregno – *Università Bocconi, a cura di Elena Pontiggia 2007 *Arte ed altro, Gattinara (VC), presentazione in catalogo di Elena Pontiggia – Mi Art, Ermanno Tedeschi Gallery, Torino 2006 Operazione Colomba, Ermanno Tedeschi Gallery, Torino – Idee, I Studio 76, Milano (Fuorisalone, Salone del mobile, Milano) – Artissima, Torino, Ermanno Tedeschi Gallery, Torino – Mi Art, Ermanno Tedeschi Gallery, Torino – Slalom gigante, Ermanno Tedeschi Gallery, Torino 2005 Flash art Show, Bologna, Galleria Toselli – Flash art Show, Milano, Galleria Toselli, Milano – Blog on Artur Rimbaud, Castello di Rivara (To) – Blog on Artur Rimbaud, Chiesa di San Carpoforo, Milano – *Studio Forese, Milano, a cura di Lisa Ponti 2004 Mi Art, Galleria Toselli, Milano – A ruota libera, Salone del ciclo, Fiera di Milano (a cura di Franco Toselli) – Coppi e Picasso, Galleria Toselli, Milano 2003 RipArte, Hotel Ripa, Roma, Galleria Ca’ di Frà, Milano – Mi Art, Galleria Toselli, Milano – Quasi arte, Galleria Toselli, Milano (a cura di Franco Toselli) 2002 Col sale, Galleria In Arco, Torino (a cura di Norma Mangione) – Carte truccate, E-Studio, Milano – Artissima, Torino, Galleria Toselli, Milano 2001 *Galerie Gangurinn, Reykjavik, Islanda (a cura di Helgi Fridjonsson) – Pikin’ up cherryes, E-Studio, Milano 1999 *Nicola Vitale pittore e poeta, Studio D’Ars, Milano, Presentazione di Pierre Restany 1997 *Studio D’Ars, Milano (a cura di Pierre Restany) – 2′ Premio Trevi Flash Art Museum, Borgo Trevi (PG) Selezionato – *Arte Solare, Nicola Vitale, Retrospettiva 1987/1997, Abazia di Chiaravalle (MI), Ars Chiara, Eventi d’Arte, Milano 1996 *Arte Solare, Studio D’Ars, Milano (Catalogo a cura di Pierre Restany) – Dal pallone al pennello, 19 artisti per il Calcio, Forte Crest, Milano – Arteanima, Fondazione Mazzucconi, Milano, 2′ classificato 1995 Milano, Cento artisti per la città, La Permanente, Milano (Italia Nostra, catalogo Mazzotta) – *Dissemination, Milano (a cura di Pierre Restany) Conferenza di presentazione P. Restany, R. Bossaglia, A. Riccardi 1994 *New York University, New York (Catalogo a cura di Pierre Restany) – Buon compleanno TV, Studio D’Ars, Milano – Buon compleanno TV, NEC Ente Arte, Treviso 1993 *Dipinti e Poesie, Palazzo Recalcati, Milano (presentazione in catalogo R.Bossaglia, M.Cucchi, E.Frigerio) – Media life, Ward Nasse Gallery, New York – *Atelier AAA, Lugano (Ch) (a cura di R.Bossaglia) – *Odeonart, Biasca (Ch) 1992 Summer Salon 92, Ward Nasse Gallery, New York 1991 Arte giovane in Lombardia, S. Maria della Pietà, Cremona 1989 Catalogo Arte Moderna 1989 (G. Mondadori e Ass., Milano) 1988 *Studio Steffanoni, Milano (Catalogo a cura di Rossana Bossaglia) 1987 *Portnoy, Milano (Catalogo a cura di F.Gallo)


Opere di poesiaLa città interna, Primo quaderno Italiano, Poesia contemporanea (Guerini e Associati, Milano, 1991)
Progresso nelle nostre voci (Lo Specchio, Mondadori, Segrate, 1998)
La forma innocente (La Collana, Stampa, Varese, 2001)
Condominio delle sorprese (Mondadori, Segrate, 2008) 

 

 

 

 

 

 

 

Nicola Vitale (poesie inedite) 2010

Ho deciso questa gita
in bicicletta
in strade che mimano il canale
e lo costeggiano
entrano in paesaggi di traverso
sezionano il mondo per noi
in questo passare ad altro
come emigranti in fuga
da noi stessi.
Ecco un ponte, una chiusa
che si apre all’evidenza
dello sfondo
quando non c’eravamo che tu ed io
sognanti un quartiere
oltre le costrizioni della città regressa.
Ma poi la strada ritorna
in percorsi obbligati
che riportano il nostro desiderio
di capirsi
ad argomenti che opprimono
a paesaggi desueti
di un tempo che non si estingue.
Eppure pedalando
sul confine
degli ultimi campi
sembra levarsi
un paesaggio riconosciuto
e la grazia di un dubbio
di fatica non sprecata.

*

Quando tutto è fermo
e anche il sole
pare avere sospeso l’attimo
in un punto del cielo
ecco il vero spettacolo:
la vista da lassù che insegna
un modo di esser tra le cose
confuso nel verde
delle foglie, nei canti degli uccelli
che cantare non sanno.
E solo ora so
di essere passato
per pensieri inopportuni
prima che cominciasse
che la storia della mia vita
cedesse
per presentarsi alla stagione vera
del non ritorno.
E ora che è tardi
e la distesa del mondo
sembra ferma
nell’onda dei campi
e la pianura è irraggiungibile
mi siedo nell’erba
ascolto il pianto delle cicale
e si ferma anche …

 

Arte e Poesia, Michaela Maria Langenstein

In mostra alla Diagonale/Libreria a Roma, in Via dei Chiavari 75, una serie di 14 opere inedite di Michaela Maria Langenstein (stampe uniche baritate).

La ricerca dell’artista bavarese si basa sull’osservazione dell’immensa varietà che presenta la natura nella sua diversità di forme e di luce incluso il suo processo continuo di fugacità. Un lavoro raffinato e ricercato, frutto dell’accurata sperimentazione fotografica tra pittura e fotografia, tra figurazione e astrazione.

I lavori sono pubblicati in un catalogo presentato all’inaugurazione e disponibile in libreria.

La diagonale/Libreria
Via dei Chiavari,75 Roma 00186
mart – sab 11.00 – 20.00
Tel/Fax 06 45432226 – 3334551125
info@ladiagonale.it

 

 

 

 

 

 

 

 

MICHAELA MARIA LANGESTEIN
( Munchen, 1952 )
1978 – Hamburg, Tuc-Tuc
1979 – Hamburg, Tuc-Tuc
1985 – Roma, Libreria Adria
1986 – Roma, soc.Dante Alighieri
1986 – Hamburg, Alcademie
1986 – Roma, Galleria Rondanini
1987 – Winterthur Galerie
1988 – Schleswig,Schleswig – Holsteiniscles Landesmuseum

1989 – Milano, Galleria La Diaframma
1992 – Hamburg, Gnosa
1993 – Modena, Galleria Aperta
1996 – Modena, Circolo Fotografico Modenese
1997 – Hambourg, Akademie
1999 – Modena, Riv. N. 24
2002 – Pescara, Fuori Uso, Ferrotel
2002 – Roma, Galleria Ugo Ferranti
2005 – Dusseldorf, Galerie Thomas Flor
2005 – Roma, Galleria Paolo Bonzano
2006 – Roma, Galleria Ugo Ferranti
2007 – Roma, Galleria Ugo Ferranti “Indifferente”
2007 – Roma, Galleria Ugo Ferranti “Petit Format”
2008 – Catania, Libra
2009 – Roma, La Diagonale/Libreria “Omaggio a Ezra Pound” Ritratti e altro