Marco Amore, da “Farragine”

Marco Amore

FARRAGINE

whisky che gronda, come colla istantanea o ambra da un fusto accoltellato, risali la mia gola impavido, come Enea dall’Ade

nasturzi immortali di brandy, grappa, armagnac, vesou, cognac, rum, cachaça, thibarine, slivoviz, malibù in un cocktail esotico

che io comprenda l’avestico, se occorre
la mia anima quale triste, mistica parola interpreta?

s’inauguri il viaggio: bastimenti, ahi! I Nettunalia son compiuti. Che meravigliose polene…

un sorso ed è fatta; sono nel fiore degli anni Tin Tin, fa il bicchierino di gin…

***

CIN CIN

quanti oboli ho pagato al traghettatore? tuttavia si è rifiutato di recapitarmi sulle opposte, cupe rive dell’Acheronte. Pertanto mi bagnai nel gange. DIVIETO DI BALNEAZIONE nei profluvi orientali. Ma se sono di aromatico vino da esportazione…

torrenti, fiumi, greti e canali impregnati dal vino delle messe. E ne sono ebbro

lo Stige fluiva dai suoi occhi, ma fu l’oblio del Lete dei suoi seni a condannarmi. Nell’incavatura tra le cosce | come un fiume questuante d’acque terrestri, che scorre nella rigogliosa valle dell’Eden

lo sfolgorate nome era Shakti , e Shakti era Kali, e Kali era durga, e durga era Shiva

l’intimità della donna era Iblis e Yama e ganesha e Nezha e le sue dita pudiche erano Inari, Raijin, Baldr, Vali,

Malsumis, Wawalag, Borr e Bomazi la sua favella era Bragi e intendeva ogni lingua e ogni

lingua dei segni del mondo mia amata

 

*

penzola l’arto dalla pacifica branda. Ho il cuore all’inferno e il corpo disteso sulla lana. Il Lete rimbomba tra le sue pallide forme cedevoli? Vellutati? sprimacciati cuscini su cui riposa il corpo di un altro|, e l’Acheronte e il Cocito tra quegli occhi arrossati. La mia donna non è mia. La mia donna è su internet

un buon condottiero non è bellicoso, Lao tzu? un buon combattente non è iracondo? Allora son degno dell’aggettivo «pessimo», perché contesi e fui iracondo, istupidito da un’effimera attrazione. Milton, narra del mio paradiso perduto

la dizione che ti ha concesso Natura servirà il mio scopo o marcirà con la torba che ingombra le fauci del tuo sonno

basta ammennicoli: parole e parole e parole ma tutti puntate indici a casaccio

i tre giorni sono trascorsi, ma giaccio ancora, inerme, nel gelido sepolcro

è la mia bucolica branda… il mio sepolcro… la mia coscienza