Tommaso Di Dio vince il Premio Mauro Maconi

Tommaso Di Dio

Con la raccolta “Verso le stelle glaciali” (Interlinea, 2020) Tommaso Di Dio si aggiudica il premio “Mauro Maconi” 2021.

San Sebastian
Isola di La Gomera, Agosto

Questa notte ho sognato la terra nuova.
Ho sognato la terra buona.

Non aveva i piedi, era sepolta
era un prato, si muoveva

era un fiume dolcissimo
era un cavallo
era più bella di Dio

era un gigante era un’enorme regina
e dormiva dentro la terra a gambe aperte

aveva
le braccia di neve.

 

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Laudatio Funebris per Andrea Zanzotto

Andrea Zanzotto

In questi giorni abbiamo celebrato il centenario della nascita e il decennale della morte di Andrea Zanzotto, il poeta di Pieve di Soligo Versato nel 2000 del quale ci hanno parlato Andrea Cortellessa con la sua monografia, Zanzotto. Il canto nella terra (Editori Laterza, 2021), Alberto Russo Previtali con  Le estreme tracce del sublime. Studi sull’ultimo Zanzotto (Mimesis, 2021) e Pasolini e Zanzotto. Due poeti per il terzo millennio (Franco Cesati Editore, 2021) con saggi di Giorgia Bongiorno, Matteo Giancotti, Massimo Natale, Jean Nimis, Giuliana Nuvoli, Alberto Russo Previtali, Luca Stefanelli, Luigi Tassoni, dei quali libri hanno scritto su questo blog, Giovanna Frene e Chiara Fattorini. Non poteva mancare l’appuntamento in memoria di uno dei maggiori poeti del Secondo Novecento, la  Laudatio funebris che Stefano Dal Bianco ha tenuto nel giorno del funerale di  Zanzotto nel Duomo di Pieve di Soligo, il 21 ottobre 2011.

(Luigia Sorrentino)

 LAUDATIO FUNEBRIS  PER ANDREA ZANZOTTO

DI STEFANO DAL BIANCO

Andrea Zanzotto era uno che ti metteva di fronte al fatto evidente, incontrovertibile, che noi non siamo tutti uguali. Non siamo uguali nella vita, perché ognuno ha ricevuto i suoi talenti specifici, in quantità e in qualità, e non lo siamo davanti alla morte, perché qualcuno si è impegnato più di altri per farli fruttare, i suoi talenti. A fronte di un corredo straordinario di talenti, Andrea Zanzotto si era assunto in pieno la responsabilità di farlo fruttare, questo corredo. Ed è evidente che la sua non è stata una passeggiata, e quanto abbia dovuto pagare quotidianamente il suo impegno in questo senso.

Non era uno che si assecondava. Non era uno che si dava credito. Era uno che in tutti i giorni della sua vita – in quello che ha fatto, in quello che ha detto, in quello che ha scritto – si è posto sempre, prima di tutto, contro se stesso.

Non so se sia mai esistito un grande poeta che non abbia questa disposizione come fondamento della sua grandezza.

Ci chiediamo tutti dove possa essere Andrea Zanzotto in questo momento, e la risposta forse non è tanto complicata: credo che sia dove è sempre stato, e cioè un po’ qui e un po’ non qui.

Quelli che l’hanno conosciuto, o anche solo incontrato una volta, sanno bene a che cosa mi riferisco: Andrea è sempre stato un po’ «non qui». Non potevi mai averlo «tutto per te», né lui né la sua poesia. Era impossibile. Perché lui, come la sua poesia, doveva fare i conti con tutto, doveva inglobare tutto, doveva costantemente misurarsi con le cause prime. E il messaggio che ti mandava, il messaggio che emanava dalla sua persona era sempre qualcosa come: «Ricorda che chi non ha capito tutto non ha capito niente».

Che cosa aveva capito, Andrea Zanzotto. Lui che fino agli ultimi giorni insisteva nell’annettersi alla schiera di coloro che non hanno capito niente, come tutti noi.

Negli ultimi dieci anni aveva trovato una sua serenità di fondo, e negli ultimi due libri che ha scritto (Sovrimpressioni e Conglomerati) questo si vede bene perché lui passa di là, passa dall’altra parte. Dà del tu agli dèi che sono nel paesaggio. Parla dell’esistenza di un’altra razionalità, parla di «altre ragioni» in seno alla Natura.

A un certo punto, nelle poesie (siamo nel 2001), il suo ‘personaggio’ si dà per morto, assieme alla Natura. Cioè: il soggetto che scrive e la Natura si trovano assunti in una stessa morte reciproca.

Poi – in Conglomerati – qualcun altro si trova a girare per i versi e in una Natura ormai del tutto plastificata.

Questo personaggio si presenta come il Doppio di se stesso redivivo, come un perispirito, come un corpo lunare, o anche come un «povero cristo» risorto e plastificato a sua volta.

Poi, sempre in Conglomerati, ancora succede che questo Doppio muore di nuovo, incontra il suo Inferno specifico. Ma comunque continua a esistere: come dice lui stesso: si mette «tre volte invano sul chi vive». Attraversa anche il Purgatorio nelle sue fasi, il Paradiso Terrestre, il Paradiso con tutti i cieli ed esce fuori. Esce fuori dal Paradiso: quindi è al cospetto di Dio – del Dio dei poeti, che è lo stesso Dio degli scienziati – e gli dice: «Ci siamo ehi! pari pari».

È così che si apre l’ultima sezione di Conglomerati, che si intitola Versi casalinghi.

Cioè: questo uscire fuori, dopo tutte queste avventure trascendenti, questo trovarsi al cospetto di Dio, è chiamato casa. E infatti questo uscire fuori non è altro che trovarsi a passeggiare nel solito sentiero di Solighetto. È un essere qui, fra di noi, come non mai. È anche finalmente quindi un abitare la Terra… Continua a leggere

Per Mario Benedetti, presentazione a Pordenonelegge

IL LIBRO

Sono 45 i poeti e i critici che nel libro Per Mario Benedetti portano un ricordo del poeta friulano, un commento o un’ipotesi di interpretazione di una sua opera, ripercorrendo momenti della sua vita, incontri e passaggi dai suoi libri. Una testimonianza d’affetto e allo stesso tempo un orizzonte di risposte a una poesia che ha saputo affascinare e convincere gli appassionati al di là delle appartenenze generazionali e degli orientamenti della poetica personale.

Il libro, Per Mario Benedetti uscito con Mimesis nel 2021, sarà presentato in anteprima al Festival di  Pordenonelegge venerdì  17 settembre alle 21.00 alla Libreria della Poesia di Palazzo Gregoris,

Interverranno Alberto Bertoni, Maria Borio, Milo De Angelis, Stefano Raimondi e Luigia Sorrentino.

Presenta Alberto Garlini.

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Per mio padre

Sta solo fermo nella tosse.
Un po’ prende le mani e le mette sul comodino
per bere il bicchiere di acqua comprata,
come tanti prati guardati senza dire niente,
tante cose fatte in tutti i giorni.
Intorno ha una cassettiera con lo specchio,
due sedie scure, un armadio, l’incandescenza minuscola di una stufa.
Dei centrini, la stampa di una natività con il rametto di ulivo,
un taccuino, dei pantaloni, delle cose sue.
Davanti il cielo che è venuto insieme a lui,
gli alberi che sono venuti insieme a lui. Forse una ghiaia di giochi
e dei morti, che sono silenzio, un solo grande silenzio, un silenzio di tutto.
A volte l’acqua del Cornappo era una saliva più molle,
un respiro che scivolava sui sassi.
A volte tutto era l’uccellino del freddo disegnato sul libro di lettura
vicino a una poesia scritta in grande da imparare a memoria.
A volte niente, venire di qua a prendere il pezzo di cioccolato
e la tosse, quella maniera della luce di far tremare le cose,
gli andirivieni, il pavimento stordito dallo stare male.

Mario Benedetti
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Nanni Cagnone, “Sterpi e fioriture”

Nanni Cagnone

I

Guarda il dorso
della collina avanti,
la sua imperterrita
affermazione,
e diminuisci come
sale in acqua dolce,
crepuscolo quando
non sei pronto.

Piú del destino
ti volle il caso, con sue
estrose conseguenze
— ricominciando, potresti
patir diversamente,
o tacitamente passare.

A quel che accade
senza di noi, negandoci,
il merito d’accadere—
è cosí rara letizia
in questa valle,
cosí travolto il bene,
in sua disfatta.

II

Finisce—sempre
al servizio d’una fine
il fisico tramonto,
costretto nei millenni
da poetastri e poeti,
e avviso che non ha finalità
la fine, giace ne l’universale
indifferenza o sconnesso
intorno mormorío, sai
cose che indietreggiano
lontane, si perdono indietro,
dove sei, con la dimessa
esclamazione del tuo corpo
inutilmente visibile?

Uno di noi si stacca, fa
del passato il suo dominio,
uno di noi, era stanco,
stava mancando innanzi
storpiava sentieri,
lasciategli l’umile gloria
de l’incompiuto,
chiusi quei libri con lui,
inaridiscono.

III

Vicinanza—
se non s’innalza
a gratitudine,
stanca coincidenza,
corpi che non possono
– asola orlo madreperla –,
usano soltanto la presenza.

Sognati, tentati
accanto, ma a riunire
sarà l’arbitrio delle vie
se l’atto che separa
stanca la sua collera.
Ad ogni modo,
annuvolati noi, ché
provata vicinanza
quante volte
è calda lenta crepatura—
non immedesima.

IV

Non ho veduto
il filamento,
non so dell’onfalo
da cui si rivolse la madre
al principiar del tempo,
prima del digiuno
che vicendevolmente
ci tolse, prima che
sorteggiato il cammino.

Uomo
amaramente con sé,
autore lucenti rovine,
ed ora a stridere indietro,
tra boscosità d’infanzia
e preferite solitudini—
curvo ne l’inspiegabile,
in suo protetto
ispido disastro.

V

Si sperde cosí, nella
lungimiranza del golfo,
altezzosa prora, acqua
neppure increspata
sotto un calmo svolare.

In malora una vita
le cui tracce ora sotterra,
delusi dal peso
della pietra tombale
quei suoi non rassegnati
rampicanti.

Ogni morto non è
che un presagio, uno
che volle affrettarsi
per coincidere nel ciclo
immemorabile, perdendo
individua qualità,
torcendosi all’aspra soglia,
di sua prora tacendo
l’orizzonte, terra e terra
sopra le visioni
o calpestata cenere —
teniamo allineate
nostre inumane spoglie. Continua a leggere

Antonio Riccardi, “Ex voto. Tre sogni e un ruggito”

Antonio Riccardi, credits ph. Dino Ignani

 A  N  T  E  P  R  I  M  A      E  D  I  T  O R  I  A  L  E

Pubblichiamo in esclusiva una poesia inedita e una nota di Antonio Riccardi contenute nella plaquette che uscirà con Amos Edizioni a settembre 2021 e che sarà presentata al Festival Pordenonelegge.

 

 

Enigma in forma di alfabeto
Terzo sogno

Ancora in sogno, mio padre plana
dal grande ciliegio del Madone
come se niente fosse e planando
mi parla sottovoce, senza affanno
del nostro podere oggi mal tenuto
a pensarlo nel suo splendore
cinque generazioni prima di noi
quando a tenerlo era Pietro Giovanni
appena chiuso il secolo dei Lumi
e con quello se dio vuole la deriva
la smania di cambiare le cose buone
tanto bene e a lungo pensate.

Non erano mai stati da un’altra parte
in nessun posto, via da Langhirano
dice piegando le ali
come per dire: bisogna capire
aver pazienza con i morti
a volte più che con i vivi…
e per sigillo
prende uno stecco di sambuco
segna in terra vicino a me
due parole con due segni a croce
e un fiore dentro un anello aperto
per dirmi qualcosa che devo capire
un codice che io però non vedo,
non so vedere.

Poi cancella con la mano a taglio,
un gesto largo dal basso in su
e segna in terra una lettera alla volta
per farmi vedere l’enigma del futuro
in forma di alfabeto.

 


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La poesia di Kae Tempest alla biennale di Venezia

Ritratto di Kae Tempest / ©Julian Broad

 

La forza della parola di Kae Tempest in arrivo sul palcoscenico del 49. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia.

Leone d’argento di questa edizione del Festival, Kae Tempest riceverà il premio venerdì 9 luglio nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale (ore 14.00), partecipando a un breve incontro condotto dal saggista e critico di teatro Andrea Porcheddu. Sabato 10 luglio l’atteso debutto italiano di The Book of Traps and Lessons al Teatro Goldoni (ore 21.00).

 

Kae Tempest è “la voce poetica più potente e innovativa emersa nella Spoken Word Poetry degli ultimi anni, capace di scalare le classifiche editoriali inglesi e raccogliere consensi al di fuori dei confini nazionali per il coraggio ardimentoso nel dissezionare e raccontare con sguardo lucido angosce, solitudine, paure e precarietà di vivere” (dalla motivazione).

Pubblicato in forma di album nel 2018, The Book of Traps and Lessons è presentato a Venezia in veste di performance spoken word. Un piccolo tavolo e una sedia su un palco che è deserto roccioso creano l’atmosfera intima in cui condividere il flusso di parole – arrabbiate, sussurrate, rappate – di Kae Tempest: “chi ascolta viaggia con me per luoghi diversi, il deserto, la città, la strada, la montagna, non posti reali ma mitici, e ciò che conta è l’avventura” dichiara (il Venerdì).

Un’esibizione tutta da ascoltare, The Book of Traps and Lessons è “testimonianza di un poema vivo che cattura le tensioni rabbiose proprie dell’essere vivi: cercando di non guardare direttamente alle crisi future, cercando di amare e dare e ballare nel mezzo del fumo di un incendio” (The Guardian). Continua a leggere

I finalisti del Premio Viareggio Rèpaci


Selezionate le terne dei vincitori del premio Giuria-Viareggio nonché finalisti del premio letterario Viareggio-Rèpaci.

Per la narrativa: Edith Bruck con ‘Il pane perduto’ (La nave di Teseo), Gilda Policastro per ‘La parte di Malvasia’ (La nave di Teseo) e Alice Urciuolo con ‘Adorazione’ (66thand2nd).

Per la poesia Andrea Bajani per ‘Dimora naturale’ (Einaudi), Vittorino Curci con ‘Poesie (2020-1997)’ (La Vita Felice) e Flavio Santi per ‘Quanti (truciolature, scie, onde) 1999-2019’ (I&L industria & letteratura).

Per la saggistica Alessandra Necci con ‘Al cuore dell’impero. Napoleone e le sue donne fra sentimento e potere’ (Marsilio), Walter Siti per ‘Contro l’impegno (Rizzoli) e Gianni Sofri con ‘L’anno mancante. Arsenio Frugoni nel 1944-45’ (il Mulino).

La giuria tornerà a riunirsi in occasione della serata finale proclamando, per ciascuna sezione, il vincitore della 92/a edizione del premio Viareggio-Rèpaci: la cerimonia si terrà il 28 agosto.

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“Parole spalancate”, il Festival Internazionale di Poesia di Genova 2021

Dal 10 al 19 giugno torna a Genova il Festival Internazionale di Poesia “Parole spalancate”, che inaugura la nuova estate culturale dopo la pausa forzata causata dal Covid con la sua ventisettesima edizione.

Come ogni anno la poesia viene presentata in tutte le sue forme e in rapporto alle altre arti, in particolare musica, teatro, cinema e arti visive, attraverso decine di eventi gratuiti tra letture, performance, concerti, incontri, mostre, installazioni e proiezioni.

Nonostante le difficoltà legate alla pandemia, il programma – finalmente tutto in presenza – è assai ricco.

Tra gli ospiti c’è il gradito ritorno di Frankie hi-nrg mc, che proporrà il reading “Faccio la mia cosa. Il rap e tutto il resto”, ispirato anche dal suo ultimo libro omonimo (Mondadori).

Nel 700° della sua morte, Dante viene ricordato con una serie di eventi, tra cui “Dante tra i genovesi”, una lettura che coinvolge la città attraverso personalità della cultura, dell’impresa e delle istituzioni coordinata da Francesco De Nicola e in collaborazione con la Società Dante Alighieri e il network Piazza Dante.#Festivalinrete di cui fa parte Parole spalancate.

Dante è oggetto anche del reading-concerto “Dante tra il tramonto e l’alba” di Alessandro Timossi con Andrea Nicolini e del concerto “Dante mediterraneo” di Jamal Ouassini e l’Ensemble Terra Mater, che declina il capolavoro di Dante nelle diverse lingue del Mediterraneo.

Il Festival celebra anche Charles Baudelaire in occasione del suo bicentenario, con il reading-concerto “Jazzspleen” con il Wind Tales Quartet, in anteprima nazionale e con l’incontro con Roberto Mussapi dal titolo “Il Cigno: sogno e tormento in Charles Baudelaire”..

Una serata speciale in collaborazione con il festival Elettropark è dedicata a John Giorno, figura-chiave della poesia orale americana, con letture, filmati inediti, dj-set e l’installazione di una sua opera di grandi dimensioni.

Un altro omaggio è tributato a Giorgio Caproni, con la lettura scenica di e con Eugenia Del Bue, una delle voci emergenti più interessanti del teatro italiano. Continua a leggere

Louise Glück, “Ararat”

Louise Glück, © Katherine Wolkoff

Parodos

 

Molto tempo fa, sono stata ferita.
Imparai
a esistere, come reazione,
fuori dal contatto
con il mondo: vi dirò
cosa volevo essere —
un congegno fatto per ascoltare.
Non inerte: immobile.
Un pezzo di legno. Una pietra.

Perché dovrei stancarmi a discutere, replicare?
Quelli che respiravano negli altri letti
non erano certo in grado di seguirmi, essendo
incontrollabili
come lo sono i sogni —
Attraverso le veneziane, osservavo
la luna nel cielo notturno restringersi e gonfiarsi —

Ero nata con una vocazione:
testimoniare
i grandi misteri.
Ora che ho visto
e nascita e morte, so
che per la buia natura esse
sono prove, non
misteri —

Parodos

Long ago, I was wounded.
I learned
to exist, in reaction,
out of touch
with the world: I’ll tell you
what I meant to be —
a device that listened.
Not inert: still.
A piece of wood. A stone.

Why should I tire myself, debating, arguing?
Those people breathing in the other beds
could hardly follow, being
uncontrollable
like any dream —
Through the blinds, I watched
the moon in the night sky, shrinking and swelling —

I was born to a vocation:
to bear witness
to the great mysteries.
Now that I’ve seen both
birth and death, I know
to the dark nature these
are proofs, not
mysteries —

Una fantasia

Sai cosa ti dico? Ogni giorno
c’è chi muore. Ed è soltanto l’inizio.
Ogni giorno, alle pompe funebri, nascono nuove vedove,
nuovi orfani. Se ne stanno seduti con le mani in grembo,
tentando di decidere come sarà la loro nuova vita.

Poi vanno al cimitero, alcuni
per la prima volta. Si vergognano di piangere,
o talvolta di non piangere. Qualcuno li affianca,
dice loro cosa devono fare, il che potrebbe essere
dire alcune parole, oppure
buttare della terra nella fossa aperta.

E dopo, se ne tornano tutti a casa,
che improvvisamente è piena di visitatori.
La vedova è seduta sul divano, molto solenne,
così le persone in fila le si avvicinano,
chi le prende la mano, chi l’abbraccia.
Lei trova una parola da dire a ciascuno,
li ringrazia, li ringrazia per essere venuti.

In cuor suo vorrebbe che andassero via.
Vuole tornare al cimitero,

nella stanza dell’ammalato, all’ospedale. Sa
che non è possibile. Ma è la sua sola speranza,
il desiderio di tornare indietro nel tempo. E soltanto di poco,
non fino al matrimonio, non fino al primo bacio.

A Fantasy

I’ll tell you something: every day
people are dying. And that’s just the beginning.
Every day, in funeral homes, new widows are born,
new orphans. They sit with their hands folded,
trying to decide about this new life.

Then they’re in the cemetery, some of them
for the first time. They’re frightened of crying,
sometimes of not crying. Someone leans over,
tells them what to do next, which might mean
saying a few words, sometimes
throwing dirt in the open grave.

And after that, everyone goes back to the house,
which is suddenly full of visitors.
The widow sits on the couch, very stately,
so people line up to approach her,
sometimes take her hand, sometimes embrace her.
She finds something to say to everybody,
thanks them, thanks them for coming.

In her heart, she wants them to go away.
She wants to be back in the cemetery,

back in the sickroom, the hospital. She knows
it isn’t possible. But it’s her only hope,
the wish to move backward. And just a little,
not so far as the marriage, the first kiss.

da: Louise Glück Ararat, Traduzione di Bianca Tarozzi, Il Saggiatore, 2021

© 1990, Louise Glück
All rights reserved

© il Saggiatore S.r.l., Milano 2021
Titolo originale: Ararat

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Premio Nobel per la Letteratura 2020

«Per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale

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La realtà sensibile

Cy Twombly “The Italians”, Rome, January 1961

NOTA DI FABRIZIO FANTONI

A chiusura dei festeggiamenti della Giornata Mondiale della Poesia 2021, #raipoesia, il primo blog di poesia della Rai, diretto da Luigia Sorrentino, ha organizzato un evento dal titolo: La realtà sensibile che sarà trasmesso domenica 28 marzo alle 20.00, sulla pagina facebook del blog poesia.

Nel corso della serata si alterneranno alla lettura dei loro testi poetici quattro autori: Stefano Dal Bianco, Alessandro Moscè, Antonio Riccardi e Luigia Sorrentino, coordinati dall’attore e regista Alfonso De Filippis.

Quattro protagonisti della poesia contemporanea nati negli anni Sessanta. Una generazione questa, (come le precedenti e le successive), che segnala la comparsa sulla scena poetica di nuove esperienze formative comparabili. Pur nel loro differente poetare questi quattro poeti rispecchiano le nuove tendenze della poetica attuale e si incontrano in un dialogo intessuto di corrispondenze, in un reciproco aprirsi alla fragile realtà del presente..

Un incontro di voci che ha la stessa densità emotiva delle opere pittoriche realizzate negli anni Sessanta e anche decenni prima, da un grande artista statunitense, Cy Twombly, che amò l’Italia tanto da sceglierla come sua patria.

Si osservi, ad esempio, a “The Italians” del 1961, (sopra riportata), dove l’esplosione di segni e macchie di colore sulla nuda tela bianca è raffrenata dall’inserimento di “parole” tracciate inaspettatamente ai margini della tela che offrono all’osservatore significati inattesi, capaci di oltrepassare l’idea di Action Painting per affondare nella storia o, se si vuole, in un origine.

Questa è la forza e l’autorità della parola della poesia: partire dall’osservazione di una realtà fragile e anonima per fare emergere il senso vivo e pulsante della storia, il nostro essere collettività, popolo.

(Si ringrazia per la gentile collaborazione Monica Punzi Anfossi).

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Maratona di poesia 2.0

Continua la maratona di poesia della Giornata mondiale della poesia 2021. Oggi leggiamo le poesie di Helena Caruso, Michela D. Castellazzo, Gianluca Ceccato, Sonia Ciuffetelli, Alberto De Maio, Paolo Gambi, Gisella Genna, Samuele Maffei, Andrea Mella, fra le centinaia che sono pervenute all’indirizzo email del blog di poesia della Rai dopo l’invito da me rivolto su Instagram in un video su #raipoesia. A queste poesie se ne aggiungeranno altre, tutte quelle ci arriveranno fino a sabato sera 27 marzo 2021 poesie che invitano a riflettere, o si pongono come una riflessione, sul potere del linguaggio e sulla capacità creativa della persona.

(Luigia Sorrentino)

Helena Caruso

I tuoi occhi accesi

I tuoi occhi accesi
finestre illuminate su una strada dove
la benedizione dei gelsomini non dorme mai
a un certo punto la cicala si spegne ed è il vuoto
ammiri il ricordo delle stelle mentre mi mandi a memoria
raccontami la danza marina delle urie e l’emopoiesi della farfalla
la zagara della Kolymbethra e l’urlo del pesciolino neon
forse ti sento nell’aere scomposto
nei pixel e nel trillo delle notifiche

Helena Caruso è nata a Augusta nel 1989. Alcuni suoi inediti hanno ottenuto riconoscimenti letterari: menzione di merito al Premio Gustavo Pece 2016, premio speciale della giuria al Premio Città di Latina 2017, secondo posto al Premio Città di Davoli 2017.
La sua prima raccolta di poesie, dal titolo Come quarzo rosa, è stata pubblicata nel 2020 da La Ruota Edizioni. Attualmente vive in Sicilia, dove lavora come traduttrice freelance.

Michela D. Castellazzo

Gatto in appartamento vuoto

Se insegnare è lasciare un segno
allora sono tutto un tuo tatuaggio
e di certo non riuscirò a perdonarti
per avermi preceduto,
abbandonato su questa mensola che non regge
a rovistare nella tua vecchia sciarpa
per sentire ancora l’odore di casa
graffiando questo legno nudo
senza potermi nemmeno affilare le unghie
miagolando un dolore
che maschera a fatica
fame felina arretrata.

Michela D. Castellazzo è nata a Genova nel 1964 e vive a Fosdinovo in provincia di Massa Carrara. Laureata in filosofia. Ha pubblicato la raccolta di poesie Ambliopie (Edizioni del Leone, 2003, con nota critica di Elio Gioanola); i libri di narrativa: Tre racconti (“libri liberi” laRecherche.it), il romanzo breve Aperitivo virtuale (laRecherche.it), il romanzo Il gioco del caso (Maria Pacini Fazzi Editore, con nota critica di Giorgio Bàrberi Squarotti), i tre romanzi brevi Aqua mater-trilogia della memoria e dell’oblio (CUT-UP Publishing); il monologo teatrale Lettera di una barbona ai passanti (laRecherche.it); il saggio La terapia della scrittura: salute e malattia in Nietzsche e Gadda (in collaborazione con Marina Palma, in “Teoria e storia dei generi letterari – Letteratura e medicina” a cura di Giorgio Bàrberi Squarotti, Rubettino 2009).

Gianluca Ceccato

MALCADUCO

Tremare è come mordere la fede
di un luogo senza nome dietro
a muscoli, organi e ossa,
dove restare è comunque
attraversare le umide mattine,
brevi ruote del tempo.

Gianluca Ceccato nasce il 6 maggio 1997 a Latisana (UD) attualmente vive e studia a Padova. Le sue poesie sono presenti su riviste online come Altrove, Il Visionario, Inverso, Poetry Factory e Poeti Oggi. Nel 2019 è finalista del Premio Tiburtino con la poesia “Una Notte”. È tradotto in spagnolo e bosniaco. Continua a leggere

Roberto Cicala, “I meccanismi dell’editoria”

A N T E P R I M A    E D I T O R I A L E

Roberto Cicala, uno dei maggiori esperti del settore editoriale, in questo libro in uscita a fine febbraio 2021 dal titolo: I MECCANISMI DELL’EDITORIA  Il mondo dei libri dall’autore al lettore  (Il Mulino, 2021) racconta l’innovazione e la tradizione nelle fasi di progettazione, produzione e promozione del libro, sia cartaceo che e-book. Un’introduzione aggiornata all’universo librario attuale, alle professioni culturali dentro e fuori le case editrici e alle modalità nuove di lettura, in presenza e in digitale, con l’analisi di numerosi casi esemplari, dai Gialli Mondadori a Harry Potter, da Calvino a Eco, da Gomorra a Elena Ferrante, dal self publishing alle piattaforme social. Un viaggio dentro la mediazione editoriale per capire l’attuale società attraverso questo prodotto culturale che, pur in continua mutazione, resta in equilibrio tra materialità e immaterialità, artigianato e industria.

E’ un libro utile soprattutto alla formazione dei giovani nelle università. Si rivolge comunque a un pubblico vario, che intende ragionare sulle nuove prospettive digitali e sui fenomeni visti da dietro le quinte.

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Anna Elisabetta Raffin, i migranti della Val Rosandra

Senza Corpo è un progetto fotografico di Anna Elisabetta Raffin sul fenomeno migratorio lungo la rotta balcanica..

Anna Elisabetta Raffin, da sempre interessata al tema dei migranti, ha voluto realizzare un progetto artistico fotografico intitolato – Senza Corpo– con l’intento di attirare l’attenzione sul problema e anche per aiutare l’associazione Linea d’Ombra di Trieste  con la quale è in contatto, associazione di volontariato che fa un lavoro improbo, invisibile ai più. È andata in un bosco della val Rosandra, dove appunto arrivano i migranti dalla rotta balcanica e ha raccolto vestiti e oggetti lasciati da questi prima di entrare in città (si cambiano per non essere riconosciuti). Li ha poi portati a casa e fotografati secondo l’ottica del progetto: prodotti di consumo in un sito dall’apparenza di un e-commerce, con relativo pulsante d’acquisto.

La contrapposizione tra il mondo asettico del consumismo e la realtà tragica di queste persone vuole mettere in evidenza le contraddizioni di una società che vive in una bolla di benessere, professando grandi valori e diritti, i quali hanno, però, una resistenza morale solo fino ai confini del paese.

“L’assenza del corpo non è solo un richiamo al corpo umano che ha indossato quegli abiti (…) ma è soprattutto un’allusione al corpo privato di valore umano, di diritti e di ruolo sociale.

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Biennale Venezia/Leoni per il Teatro

Krzysztof Warlikowski (FOTO M. STANKIEWICZ)

 

Krzysztof Warlikowski Leone d’oro alla carriera

Kae Tempest Leone d’argento

E’ il regista polacco Krzysztof Warlikowski, figura emblematica del teatro post comunista che ha marcato la scena internazionale creando visioni memorabili, il Leone d’oro alla carriera per il Teatro 2021.

Il Leone d’argento è tributato all’inglese Kae Tempest, insieme poeta, autore per il teatro e di testi narrativi, rapper e performer di travolgenti e affollatissimi reading.

Lo ha deliberato il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia accogliendo la proposta di ricci/forte (Stefano Ricci e Gianni Forte), direttori del settore Teatro.

La premiazione avrà luogo nel corso del 49. Festival Internazionale del Teatro (2 > 11 luglio).

“Da più di vent’anni Krzysztof Warlikowski – secondo la motivazione – è fautore di un profondo rinnovamento del linguaggio teatrale europeo. Utilizzando anche riferimenti cinematografici, un uso originale del video e inventando nuove forme di spettacolo atte a ristabilire il legame tra l’opera teatrale e il pubblico, Warlikowski sprona quest’ultimo a strappare il fondale di carta della propria vita e scoprire cosa nasconde realmente”.

Presente con le sue regie teatrali nei maggiori festival di tutto il mondo – dall’Europa alle Americhe – e con i suoi allestimenti lirici nei più importanti teatri d’opera – da Parigi a Londra e Salisburgo – Krzysztof Warlikowski è “un artista libero – scrivono ricci/forte – che apre brecce poetiche illuminando con un fascio di luce cruda il rovescio della  medaglia;  che  rompe  la  crosta  delle  cose  toccando le coscienze; che scende nelle viscere del dolore e mette in discussione con ironia le ambiguità sia della Storia con la “s” maiuscola sia quelle della nostra esistenza individuale, offrendoci la visione di una società minacciata da cambiamenti radicali e sempre più assediata da una tentacolare classe dirigente di predatori famelici, evidenziando la violenza nei rapporti sociali e familiari e il bisogno urgente che l’emozione di un puro e semplice desiderio d’amore ci può donare”.

Kae Tempest (FOTO JULIAN BROAD)

Kae Tempest è “la voce poetica più potente e innovativa emersa nella Spoken Word Poetry degli ultimi anni – recita la motivazione – capace di scalare le classifiche editoriali inglesi e raccogliere consensi al di fuori dei confini nazionali per il coraggio ardimentoso nel dissezionare e raccontare con sguardo lucido angosce, solitudine, paure e precarietà di vivere, i più invisibili eppure concreti compagni di vita della nostra epoca – tra identità, ipocrisie e marginalità vissute anche sulla sua pelle – scaraventandosi contro l’odierna morale imperante e opprimente.
Kae Tempest, con una candidatura ai Brit Awards 2018 e riconoscimenti intitolati a Ted Hughes e T. S. Eliot, è ora attribuito il Leone d’argento per il Teatro 2021 – scrivono ricci/forte – “per l’audacia luminosa nel posizionare deflagranti inneschi riflessivi e per voler ancora sperimentare in un genere definito di nicchia, come la poesia, mescolando l’aulico con il basso, la rabbia con la dolcezza degli affetti – tra versi e rime taglienti di shakespeariana memoria e dal forte contenuto sociale, miti classici e ibridazioni hip hop – arrivando a parlare col cuore a un pubblico sempre più vasto, entrandoti fin dentro le ossa, costringendoti a specchiarti nella tua dolorosa intimità”.

The Book of Traps & Lessons è l’ultimo dei leggendari reading di Kae Tempest che verrà presentato in prima per l’Italia al 49. Festival Internazionale del Teatro. Continua a leggere

Parole spalancate 2020-2021

Claudio Pozzani

 

C O M U N I C A T O      S T A M P A

PAROLE SPALANCATE. GENOVA E LA GRANDE POESIA NELLA NUOVA TRASMISSIONE TELEVISIVA DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI POESIA

Da oltre 25 anni il Festival Internazionale di Poesia “Parole spalancate” promuove Genova all’estero e porta il mondo nella nostra città, attraverso continui scambi culturali, organizzazioni di eventi e progetti europei.

Nonostante il Covid abbia ostacolato la sua attività in Italia e all’estero, il Festival è stato una delle poche rassegne italiane ad aver mantenuto gli eventi in presenza di pubblico e ospitato artisti internazionali, oltre naturalmente a un’intensa programmazione in streaming.

In attesa di tornare agli spettacoli dal vivo, Parole spalancate diventa un format televisivo ideato e condotto da Claudio Pozzani e realizzato in collaborazione con la SDAC – Scuola D’Arte Cinematografica.

Il programma televisivo Parole spalancate partirà lunedi 21 dicembre alle ore 18 sulle omonime piattaforme e pagine social Facebook, YouTube e Instagram.

– Penso che uno spettacolo sia tale solo se è dal vivo e in presenza di un pubblico – spiega Pozzani – e in questo senso lo streaming non può sostituirlo perché è un’altra cosa, più simile a un programma televisivo. Per questo abbiamo pensato di realizzare un format che possa promuovere la nostra città, presentare i poeti italiani più interessanti e offrire al pubblico alcune gemme del ricchissimo archivio video del Festival. Si tratta di una trasmissione agile, dedicata anche a coloro che non frequentano la poesia, con una durata di 15 minuti, nei quali gli autori parlano della loro poesia e soprattutto leggono le loro opere. Continua a leggere