Kate Tempest, la poetessa rapper

Kate Tempest

PROGRESSO

Una volta c’era uno scopo,
ho sentito dire: c’era un Dio.

Rendeva tutto un po’ meno indegno
e ci forniva il perché

che tutti cercavamo.
Verità indiscutibile.

Un motivo per essere buoni e giusti,
un motivo per il cappio

che mandava il peccatore a quel paese
e ci faceva sentire tutti meglio

nella consapevolezza che i giusti
sarebbero stati giusti per sempre.

Una volta c’era la religione e comandava.
Ce la passavamo male.

La sera ci addormentavamo nella delusione
questo era Questo e quello era Quello.

E se mai vacillava la nostra morale nella nebbia
non dovevamo far altro che consultare la Bibbia.

Ma col tempo ne abbiamo sofferto la pressione;
il grande oppressore era la religione.

E senza Dio le guerre ci sembravano più crudeli,
la vita più squallida. L’arte sembrava una sciocchezza.

La morte ora era più strana che mai.
A che serviva l’umanità? Che terrore

ci invadeva quando capivamo
che non c’era scopo, che non c’era piano?

Si viveva solo per un giorno.
Lavorare. Mangiare. Dormire. Scopare. Crepare.

Senza il timore di una punizione
scoprimmo il piacere senza sensi di colpa,

ma perdemmo il sentimento comune
che ci aveva tenuti tutti insieme.

Avevamo bisogno di un nuovo ingrediente
che riempisse il vuoto crescente;

e quale nuova fede migliore
della Libertà senza-più-limiti?

La gioia di essere quello che siamo
in virtù dei vestiti che acquistiamo.

Il sogno di arricchirci abbastanza
da vivere una vita fuori dal comune.

E ora non c’è uno scopo
che vada oltre i nostri bisogni.

Ora si venera soltanto
ciò che è comodo e veloce.

Corriamo in tondo
dove la grazia sfida l’avidità.

Tutto quel che abbiamo va al di là
della necessità che nutriamo

i nostri viziatissimi monelli
nel modo migliore che possiamo.

E poi ci meravigliamo che da grandi
conoscono solo quel che si trovano in mano.

Ora abbiamo lo Schermo
che comanda tutto.

I nostri figli perma-connessi alle sue promesse,
in ammirazione costante delle sue gemme.

E le coppie consumano i pasti
al chiarore dei suoi raggi,

lo fissiamo fino a imparare
come va il mondo.

Pre-adolescenti apprendono il batticuore.
Il batticuore s’ingozza di maiale piccante e sport.

La realtà messa in scena per essere compianta o irrisa –
ecco finalmente la mortalità! Vederci ripresi

a colori in alta definizione.

Guarda – uno storpio a un appuntamento al buio.
Guarda – giovani che fottono a Magaluf,

guarda – la madre di un figlio morto che piange e impreca,
guarda – una celebrità che mangia merda e canta Agadoo.

Una volta bruciavamo le donne che soffrivano di epilessia.
Le legavamo a un palo e le accusavamo di stregoneria.

Adesso

le mostriamo sullo schermo se hanno belle tette,
ma poi se si lasciano andare le facciamo a pezzi.

Tracciamo cerchi rossi attorno alle smagliature.
E scorriamo le immagini mangiando patatine fritte.

Si può essere una fata, una stronza o una matta,
oppure elegante, una bestia o una coatta.

Prima

si era condannati per le cose fatte,
oppure se non si viveva come il resto del villaggio.

Adesso

ci danno uno stampo e ci dicono – infilati qui dentro.
Vedrai che forse un giorno sarai famoso.

Riprese dietro le quinte
di un famoso ultimo concerto.

Dettaglio ravvicinato
dell’ultimo spasimo della cantante.

Prima che tiri fuori la pistola
e si faccia saltare le cervella.

Il mondo è il tuo parco giochi,
va’ e divertiti da matto;

basta che non sei povero,
malato o brutto.

Ci hai colto di sorpresa
come i migliori trucchi.

Una volta avevamo paura;
adesso abbiamo la cura.

(Traduzione dall’inglese di Riccardo Duranti)

La poesia di Kate Tempest Progresso, è tratta da Hold Your Own/ Resta te stessa, Edizioni E/O, 2018 con testo inglese a fronte. Traduzione di Riccardo Duranti.
Qui sotto il video live di Kate Tempest nell’interpretazione di Progress.

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La realtà nella poesia di Mario Benedetti

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Nota di Luigia Sorrentino 
Perché credo fermamente che l’opera di Mario Benedetti sia di un valore unico nel panorama della poesia contemporanea? Perché leggendo la sua poesia ci troviamo di fronte a un nuovo modo di vedere la realtà, necessario a chi intenda raggiungere una definizione compiuta della nostra condizione nella nostra epoca.
Il mondo reale che questo poeta ci mostra fin da “Umana Gloria” (Mondadori, 2004) – un’opera che riassume e condensa tutto il suo lavoro precedente pubblicato in plaquettes – trova la sua peculiarità e la sua forza nello sperimentare, attraverso la parola, il limite della realtà, una realtà che il poeta stesso definisce “ammalata”. Questa caratteristica la ritroviamo in tutti i suoi lavori di poesia, “Pitture nere su carta” (Mondadori, 2008), “Materiali di un’identità”, (Transeuropa, 2010), e anche nell’ultimo, “Tersa morte”, (Mondadori, 2013). Continua a leggere

Inizio di un’epoca dell’essere…

Martedì 5 giugno 2012 ore 21.00 FIGURA SOLARE Un rinnovamento radicale dell’arte. Inizio di un’epoca dell’essere di Nicola Vitale Ed. MARIETTI 1820 – Saggi d’Arte – nov. 2011. (Con il patrocinio di Fondazione Per Leggere Biblioteche Sud-Est Milano).

Intervengono con l’Autore, Eleonora Frattarolo, Docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Bologna, Maddalena Mazzocut-Mis Docente di Estetica ed Estetica dello Spettacolo all’Università degli Studi di Milano, coordina Ernesto Jannini, Artista presente alle Biennali di Venezia del 1976 e 1990.
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Dopo 300 anni ritrovato un manoscritto di Rubens

Un manoscritto che presenta non solo disegni e schizzi di Pieter Paul Rubens (1577 -1640) ma che contiene anche opinioni sulla prospettiva, l’anatomia, le proporzioni,la simmetria e l’architettura, arricchito da studi sulle passioni umani dove la letteratura si confronta con la pittura. E’ quello che è stato scoperto in un carnet del grande pittore fiammingo, primo esponente del barocco europeo, recentemente acquistato dalla Fondazione Re Baldovino di Bruxelles.

A dare la notizia è la stampa belga, sottolineando “l’incredibile avventura del carnet di Rubens”, acquistato ad un’asta di Sotheby’s a New York per una cifra di 250 mila euro, considerata piuttosto modesta rispetto al valore artistico che ha rivelato. Continua a leggere

Addio alla Szymborska, la ‘Mozart’ della poesia

Addio a Wislawa
a cura di Luigia Sorrentino

Si è spenta Wislawa Szymborska, una voce unanimamente riconosciuta tra le più significative nel panorama della letteratura mondiale del secondo Novecento.

La notizia della sua morte ha cominciato a circolare su facebook e su altri social network, intorno alle 22:00 del 1 febbraio 2012,  per poi essere confermata dall’Istituto polacco di Roma e dall’agenzia Ansa alle 22:13:51.
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Con non poca commozione riperendo questa sua riflessione sulla poesia: “Il poeta oggi è spesso scettico e diffidente… malvolentieri dichiara in pubblico di essere poeta – quasi se ne vergognasse: nella nostra epoca chiassosa è molto più facile riconoscere i propri difetti, perché sono visibili. Molto più difficile riconoscere le qualità, finché esse sono tenute nascoste.”
Wislawa Szymborska 
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