Alberto Toni: Alla lontana, alla prima luce del mondo

Alla lontana, alla prima luce del mondo (Jaca Book, 2009) di Alberto Toni “è un libro dalla bellezza misteriosa e sfuggente. E come a volte accade dei libri in cui la bellezza si manifesta naturalmente, si stenta a capire la ragione di questa emozione di lettura. Non si incontrano eventi numinosi, scorrendo queste pagine, né lampi rivelatori, quei nodi snodati che danno il passo rivelante a molti libri brucianti e durevoli.” (di Roberto Mussapi)

Intervista di Luigia Sorrentino

Alla lontana, alla prima luce del mondo. Un titolo indimenticabile, che rimanda alle origini. Un’opera di estrema corposità e bellezza, dotata di ‘una quotidianità fuori dal tempo’ come scrive Mussapi nel risvolto di copertina.
Il libro nasce da una riflessione sulla storia, personale e collettiva, dopo l’esperienza dell’ultima raccolta Teatralità dell’atto del 2004, in cui l’immersione era più diretta, anche con riferimenti puntuali. Qui la storia attraversa i secoli e gli stili per andare a ricercare forse le origini, quasi una primordialità, come suggerisce il titolo. Un mondo che nelle ere ha sempre conosciuto amori e guerre.

La prima sezione si intitola Trovatori, e vi sono delle poesie dedicate a dei grandi poeti: Jaufre Rudel, Giraut de Bornelh , Raimbaut d’Aurenga, e diversi altri… La loro comunanza è data da un amore che non vuole possedere, ma godere nello stato di non possesso.
Questa sezione è quella più emblematica: ho cercato di coniugare la tradizione con la modernità, anche attraverso l’uso di una terminologia informatica. Si tratta di un diario che nasce da un lungo scambio di mail con mia moglie che si trovava negli Stati Uniti per lavoro. I Trovatori diventano modernissimi, fanno un balzo in avanti e nel contempo suggeriscono una continuità. Il tempo acquista una nuova dimensione, così lo spazio. Anche qui c’è continuità con alcune parti del libro precedente.

La fonte è invece il titolo della seconda sezione. E subito appaiono immagini che rimandano a un passato lontanissimo, continuamente evocato nel suo libro, sculture greche che parlano e instaurano un rapporto con l’oggi.
Qual è la fonte della sua poesia?

La fonte è l’esperienza diretta, filtrata dalla storia. Mi sento di appartenere a una collettività di spiriti, passati e presenti. La poesia crea un ideale collegamento tra le epoche e gli uomini, tra me e la storia che mi ha preceduto.

Shelley, ancora un poeta, ritorna, invece, in un’altra sezione…

Shelley: una poesia scritta durante una settimana di soggiorno a Capo Vaticano. Il mare, l’avventura. Qui il filtro è costituito dalla lettura del romanzo di Giuseppe Conte, La casa delle onde. Il rapporto tra passato e presente è mediato due volte: Conte e me, davanti a Shelley.

E poi, Nove variazioni, una sezione dedicata a Amelia Rosselli.
Ho conosciuto Amelia alla fine degli anni ’70. Ci siamo frequentati a lungo. Fu lei a presentare un mio poemetto L’accordo difficile sulla rivista Tabula nel 1981, poi confluito in Partenza. Le Nove variazioni nascono da una lettura, la sera del 5 maggio 1980. Amelia mi dedicò la poesia “i giovani le loro rose”. Da qui l’intenzione, molti anni dopo, di un omaggio, una testimonianza a dieci anni dalla scomparsa. Sono state pubblicate da Roberto Dossi nei Quaderni di Orfeo in edizione numerata nel febbraio 2006.

Un libro che va da un poeta ai poeti fino al Quarto stato.

Il riferimento è diretto: si tratta del celebre quadro di Pellizza da Volpedo. Un ritratto della società che per certi versi mi sembra molto attuale. Di nuovo la storia, la poesia civile, dentro un libro che comprende registri vari. La storia che attraversa le mie pagine rimanda stavolta agli archetipi, alla comparsa dell’uomo.

La fonte
Che altro desiderare se non lo sguardo
di matrona regina, infernale alla fonte?
Non risponde a nessuno, ma si volta
a cercare il bersaglio per trafiggere
a caccia di amori da consumare in fretta.
Più che matrona sembra la porta
dell’Aldilà, bocca feroce di profumo
di selva. O la Ninfa vedesse e si riducono
certi uomini raggianti alla politica
e vincitori quando impastano la bocca
di promesse segrete e perfide!
Applaudono al teatro i tragici
e loro ne sono specchio fedele,
inconsapevoli della verità.
Morti resuscitati al varietà
e le speranze tradite di chi ha riposto fiducia
nei loro discorsi. Amore sale in cima
al colle per guardare la città dall’alto,
che possedere la coppa di vino degli amanti,
l’arte musiva, il cenacolo della poesia,
gli eventi e le faville, i letti caldi e accoglienti
nella notte invernale. Il suo profilo
di pietra è stampato sulle statue gloriose,
i cani vi trovano riparo, i ladri fuggono
inseguiti da sogni di riscatto, il pianto
alla fonte illuminata dalla luna piena.

Da: Alla lontana, alla prima luce del mondo (Jaca Book, 2009)

8 pensieri su “Alberto Toni: Alla lontana, alla prima luce del mondo

  1. Alberto toni il mio insegnante delle medie! grande prof sei stato davvero grande! Non ti dimenticheremo mai..
    Anno scolastico 2009-2010

  2. é una persona straordinaria,simpatica e molto colta.Anch’io ho lui come professore e sono veramente fortunata.Peccato che starò con lui per soli tre anni…di anni ne avrei preferiti cinque!!
    Anno scolastico 2010-2011

  3. E IL PROFESSORE PIU IN GAMBA DEL MONDO. RIESCE A CATTURARE L’ATTENZIONE DI TUTTI(TRANNE QUELLA DI EMANUELE A VOLTE) E ALLO STESSO TEMPO SIMPATICO E SERIO. MI DISPIACE SOLO CHE C’INCONTRIAMO SOLO TRE VOLTE DEGLI ANNI DELLA NOSTRA VITA.

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