Davide Rondoni, la cronaca del profondo

Davide Rondoni

Laureato in letteratura italiana all’Università di Bologna ha fondato e dirige il Centro di Poesia Contemporanea di Bologna. Ha scritto alcune raccolte di poesia pubblicate non solo in Italia, ma anche nei principali Paesi europei e negli Stati Uniti. Il suo ultimo libro, Apocalisse amore è uscito nel 2008 (Mondadori).

 

L’intervista a Davide Rondoni è stata realizzata da Luigia Sorrentino il 21 aprile 2009 nella Libreria l’Argonauta di Roma

 

Luigia Sorrentino: Davide Rondoni, riusciremo a salvare la poesia del vivere? In un’epoca che sembra più spesso metterci in difficoltà con tutti i drammi che l’attraversano e anche gli interessi economici della politica dentro i quali l’uomo è stretto, imprigionato?

Il futuro non è solo dei poeti. La poesia del vivere la salvano tante persone che accettano le condizioni dell’esistenza senza far finta di essere in paradiso, nè di essere all’inferno, quindi accettando la penombra, la condizione in cui tutti siamo, che ci obbliga a cercare e a guardare le cose come sono, mettendole a fuoco, come fa la poesia. La poesia ha sempre realizzato questo prodigio: mettere a fuoco le cose dell’esistenza. Gli uomini parlano poeticamente non tanto per andare da un’altra parte, ma per fare un viaggio dentro la vita. Dante per ‘mettere a fuoco’ Beatrice ha scritto La Divina Commedia. Il fuoco della poesia e l’arte in genere, hanno quest’unica funzione: di essere arte e quindi, in quanto tali, di ‘scottare l’esistenza’, di risvegliare col fuoco, con qualcosa di ‘bruciante’ che sia più caldo del ‘tiepidume’ normale della vita delle persone.”

Che legame c’è tra la poesia e la cronaca? Spesso ci si sente dire che la poesia è lontana dalla cronaca…

Chi pensa che la poesia sia lontana dalla cronaca non conosce la poesia e neanche la cronaca. La poesia parte sempre dalle circostanze dell’esistenza che diventano l’ispirazione. L’ispirazione per un poeta può anche venire da un fatto di cronaca. Anzi, se stiamo attenti tutto è cronaca in qualche modo. Ci può essere una cronaca della superficie, e questo è quello che fanno, che devono fare, i mass media, i giornali, ma ci può essere e ci deve essere anche una cronaca del profondo. Questo fa la poesia.

Nel suo saggio “Il fuoco della poesia” (Ed. BUR, 2008), scrive testualmente: ‘Voglio anch’io delle ronde: Ma non intendo quelle di vigilantes, di cittadini giustizieri, o altre cose simili. No, no, voglio le ronde delle mamme”.
Le ronde delle mamme per vigilare contro la violenza urbana?

Voglio le ronde delle mamme perchè in Italia c’è una grande questione educativa su come stiamo tirando su i nostri figli, i nostri ragazzi. In un Paese che litiga sulle parole fondamentali: sulla parola ‘figlio’, ‘madre’, sulla parola ‘vita’, ‘morte’. Questo vuol dire che c’è un’emergenza forte, un’emergenza più radicale. Siamo in un momento dove ciascuno deve fare la propria parte, e questo non significa fare solo ciò che si deve fare, la madre la madre, l’impiegato l’impiegato, il poeta il poeta, il politico il politico… Bisogna uscire dalla schematizzazione dei ruoli e aggiungere qualcosa che sia ‘la generosità nella battaglia’. Le ronde delle mamme sono un invito a sorvegliare da genitori facendo delle proposte.

Sempre nel suo saggio lei cita Allan Ginsberg che in “Urlo” ha scritto: ‘Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia’. Con questo messaggio che parte da Ginsberg, lei si rivolge ai giovani, a quelli che fanno uso di droghe e dice: ‘Le cifre sono pugnali’. Sette su cento – aggiunge – sono i giovani che ricorrono alla cocaina, la maga bianca e tremenda…

Credo che ci sia una grande questione educativa che riguarda l’uso del sè, dei propri sentimenti. Baudelaire, nonostante quello che si pensa, era contrario all’uso della droga e dice una cosa interessante rispetto all’uso dell’hashish e dice: ‘Che cosa vuoi che me ne freghi che l’hashish non fa male ai polmoni? L’hashish fa male alla volontà e se l’uomo è malato nella volontà è la cosa peggiore che possa succedere.’ Credo che oggi molti ragazzi abbiano proprio questo problema, una sorta di malattia della volontà che dipende non solo dalla droga, ma, in molti casi, dal vedere adulti poco impegnati con l’esistenza, concentrati a costruire la propria ‘carrierina’.

La sua è una poesia della realtà, come quella di Pasolini o Giovanni Testori. Nel suo ultimo libro di poesie, “Apocalisse amore” non a caso lei dedica una poesia a Marco Pantani il grande ciclista trovato morto in una stanza d’albergo a 34 anni…

Tutte le grandi poesie della realtà sono poesie visionarie perchè la poesia della realtà è poesia della visione. E’ il vedere il mondo come scena, più che come realtà. Questo è l’atteggiamento che rende possibile la visione. La connessione tra ciò che accade nella realtà, cioè tra il dettaglio e l’infinito. L’intenzione di legare il particolare all’infinito è al tempo stesso realista e visionario. L’ispirazione è il prendere il respiro da qualcosa che è data. La poesia non si autogenera ma è sempre movimentata dal colpo della realtà che dà la voce al poeta.

‘Pro nobis Pantani’

E adesso non devi vincere
più
ti levi in silenzio
sui pedali
sulla linea del mare –
potevi far morire il ciclismo
due battute ai giornali
ma hai piegato sul petto
le ali delle vittorie, smarrito anche
il cinismo e come un Charly Parker
hai cercato notte e crepacuore –

Vinci per me adesso Pantani,
per le volte che mi cadono le mani,

il fiato in salita
non ce la fa, e

vinci braccia alzate
sulla linea dove crollano
le corse degli amori,
per i visi cari
che si perdono lontani –

pirata di noi che sbagliamo
guizza via dalle ombre
che allungano giorni vani,

lucertola sii ancora
della nostra anima
malata e vittoriosa –

continua a salire per noi, Pantani
vedi dopo la curva come trema
la luce del vento
l’aria grandiosa

Da ‘Apocalisse amore’ di Davide Rondoni, Mondadori 2008

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