Cutro, in centinaia alla tradizionale Farsa di Carnevale

A scattatu Carnalivari – la Farsa tradizionale calabrese from Pierluigi Virelli on Vimeo.

di Sara Bitonti

Dopo 45 anni la tradizionale farsa del martedì grasso (28 febbraio 2017) è tornato ad essere a Cutro, un evento del popolo per il popolo, che ha fatto rivivere lo spirito burlesco e allegorico del Carnevale popolano.

La manifestazione “A scattatu Carnalivari” è stata patrocinata dal Comune e supportata dalle associazioni cittadine che hanno collaborato a vario titolo alla riuscita dell’evento. Ma l’idea e organizzazione sono di Pierluigi Virelli, musicista e ricercatore della cultura calabrese e fondatore di “Innesti” un’associazione per il recupero e la promozione delle tradizioni. Dopo aver trascorso gli ultimi quindici anni tra gli Stati Uniti e il Nord Europa, torna a Cutro con una scommessa: far rivivere al territorio e alla comunità gli usi e costumi oggi sconosciuti e dimenticati, per restituire quella memoria storica essenziale al riconoscimento dell’identità collettiva. Siamo alla seconda edizione, la farsa di Carnevale è diventata una festa nella festa, portata fino a noi grazie alla ricerca storica condotta da Virelli attraverso le testimonianze degli anziani del paese. Il valore aggiunto è stata la partecipazione attiva della cittadinanza fin dalla fase preparatoria, è stato creato per l’occasione un gruppo di lavoro qualificato: dal grafico, alla comunicazione, all’allestitore, la sarta, i fotografi, videomaker e non per ultimi i “tutto fare” essenziali per la logistica, un lavoro di squadra dunque. Continua a leggere

Antonella Anedda, “Salva con nome”

Nello scaffale “Salva con nome”, di Antonella Anedda
a cura (e di) Luigia Sorrentino
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Le poesie contenute nella nuova raccolta di versi di Antonella Anedda “Salva con nome” Mondadori 2012, (euro 16,00) provocano un’abrasione, una scottatura che brucia sulla pelle viva. Una materia umana – troppo umana – è contenuta nello spazio di questo libro, uno dei più intensi e maturi della sua produzione poetica.
Se qualcuno chiedesse a chi scrive di dare una definizione lapidaria a “Salva con nome” direi “questo è un libro sulla morte”, ma sarebbe una definizione sommaria, sbrigativa, detta per spaventare e togliermi di torno l’interlocutore e per rimanere sola con il segreto di questo libro. Perché quando la poesia raggiunge un livello di consapevolezza così alto, diventa materia pericolosa da gestire per i non addetti ai lavori. E allora provocherei volontariamente l’allontanamento del lettore comune dalla poesia di Antonella Anedda. Continua a leggere