Valerio Magrelli, “Otto sonetti a Londra”

magrelliLa lingua restaurata e una polemica
Otto sonetti a Londra, (manni, 2015)
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Ibridazione, incrocio di generi e la più ampia, sperimentale libertà espressiva sono i caratteri essenziali di quello che potrebbe definirsi un “libro-ornitorinco”, usando un termine coniato dal musicista Carlo Boccadoro per la terza raccolta poetica di Valerio Magrelli. L’occasione è l’impatto con dodici luoghi esplorati in un breve soggiorno londinese, cui segue un’accesa discussione politica (sotto forma di dialogo tra le figure immaginarie di Machiavelli e del Tenerissimo) sulle magnifichesorti italiane, dalla disoccupazione giovanile alla fuga dei cervelli.

Dopo le invettive, una scommessa: raccontare la storia sentimentale di un restauro, per l’esattezza quello di un dipinto del Settecento, visto attraverso le mail della sorella dell’autore, restauratrice, e di uno storico dell’arte, chiamati a illustrare il processo tecnico cui sottoporre la tela. Il tutto grazie a otto sonetti di Magrelli, quattro dei quali composti in inglese. Continua a leggere

Il Settecento a Verona,Tiepolo, Cingaroli e Rotari

Anteprima

Verona si prepara ad ospitare un nuovo grande evento espositivo, facendo un passo indietro: il Settecento.

Anche in questa occasione giungeranno a Verona opere dai più importanti musei d’Italia e del mondo come l’Hermitage di San Pietroburgo e il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Nella prestigiosa e centralissima sede espositiva del palazzo della Gran Guardia potranno essere ammirate opere di grandi maestri quali Tiepolo, Cignaroli, Rotari.

Il tema di fondo attorno al quale ruoterà l’allestimento sarà la «ricchezza e la varietà dei risultati conseguiti a Verona nell’età dei Lumi». La mostra sarà costituita da circa 150 opere pittoriche, stampe, disegni, libri antichi, provenienti da musei francesi, inglesi, russi, ma anche statunitensi, tedeschi e polacchi, nonché da alcune importanti collezioni private.
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Ruggero Cappuccio mette in scena “il giovane Rossini”

Dal 18 aprile 2012 è in scena al Teatro dell’Opera di Roma la più amata delle opere di Gioachino Rossini, Il barbiere di Siviglia. Il nuovo allestimento, in coproduzione con il Teatro Giuseppe Verdi di Trieste, del capolavoro rossiniano è firmato per la direzione d’orchestra da Bruno Campanella e per la regia da Ruggero Cappuccio; le scene sono di Carlo Savi, i costumi di Carlo Poggioli. Maestro del Coro Gea Garatti Ansini.

“Nell’allestimento del Barbiere di Siviglia – ha detto il regista Ruggero Cappuccio – metterò in scena Gioachino Rossini. La regia si concentra sulle notti febbrili del grande compositore che a soli ventiquattro anni scrisse un capolavoro destinato ad attraversare i secoli con travolgente vitalità. Un giovane attore, infatti, impersonerà Rossini alle prese con il suo tumulto creativo, mentre lo spettacolo diventa una soggettiva giocosa e malinconica sviluppata dall’angolazione del musicista. Nel Settecento sospeso, creato dallo scenografo Carlo Savi e dal costumista Carlo Poggioli, Rossini determina le azioni dei suoi interpreti, come posseduto dagli spiriti che animano il suo melodramma buffo e geniale”.

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