I capolavori del Museo d’Orsay

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Appuntamento


E’ in corso a Roma (fino all’8 giugno 2014) la mostra “Musée d’Orsay. Capolavori” al Complesso del Vittoriano (Via S. Pietro in Carcere, ai Fori Imperiali).
Nota di Silvana Lazzarino
Un momento storico per le collezioni dei musei della Francia, risale al 1986 quando venne aperto e inaugurato il Musée D’Orsay quale spazio d’eccellenza atto ad accogliere le opere di artisti francesi e non solo attivi tra Ottocento e gli inizi del Novecento. Ricavato dalla risistemazione degli spazi dell’ex stazione ferroviaria dI Parigi ,grazie all’intervento di Gae Aulenti, architetto e designer di fama mondiale, esso riuniva le più importanti collezioni museali francesi dalla metà del XIX ai primi del XX secolo, fino a quel momento disperse tra il Louvre, il Jeu de Paume, il Palais de Tokyo e per alcune opere diversi musei e amministrazioni. Il D’Orsay infatti offre un percorso unico al mondo per l’alto livello qualitativo delle opere che ridisegnano un periodo intenso e contraddittorio, per certi aspetti eclettico della storia dell’arte non solo francese. La raccolta infatti non si limita agli artisti francesi ed affianca Whistler a Monet, Klimt e Munch a Bonnard. Continua a leggere

Paul Cézanne in mostra al Vittoriano di Roma

Appuntamento

E’ in corso, al Complesso del Vittoriano di Roma la mostra “Cezanne e gli Artisti del Novecento“, visitabile fino al 2 febbraio 2014.

Paul Cézanne (nato a Aix en Provence – Francia, 19/1/1839, morto a Aix en Provence – Francia, 22/10/1906) è stato un artista e pittore francese post-impressionista il cui lavoro ha posto le basi del passaggio dalla concezione di sforzo artistico del 19 ° secolo ad un nuovo e radicalmente diverso mondo dell’arte nel 20 ° secolo. Cézanne è stato il ponte tra tardo Impressionismo 19 ° secolo e la nuova linea del 20esimo secolo di ricerca artistica, il Cubismo. Sia Matisse e Picasso si dice che abbiano osservato che Cézanne “è il padre di tutti noi”. Continua a leggere

Al Vittoriano i “Tesori del patrimonio culturale albanese”

Appuntamento

A Roma oggi, 20 novembre alle 17:30, presso il Complesso Museale del Vittoriano, si inaugura la mostra “Tesori del patrimonio culturale albanese” che presenta, fino al 6 gennaio, in occasione delle celebrazioni per il Centesimo anniversario dell’indipendenza del Paese, un excursus nel patrimonio archeologico e storico-culturale dell’Albania con lo scopo di riscoprire e promuovere la componente europea dell’identità culturale albanese. La mostra è a ingresso libero. Continua a leggere

E’ in corso a Roma la mostra su Renato Guttuso

Testimone del tempo collettivo, sociale e politico, pittore con l’urgenza prorompente di esprimere il proprio racconto di immagini, Renato Guttuso si conferma grande maestro del Novecento, nell’antologica allestita al Vittoriano per celebrare i cento anni della nascita.
Esposte cento opere, provenienti dalle maggiori collezioni pubbliche e private internazionali, dipinti, disegni, tele monumentali, tra cui ‘La Vucciria’ (uno dei suoi dipinti più famosi), ‘Il funerale di Togliatti, ‘La spiaggia’, ‘La crocifissione’.

Dalì, ritratto di un genio & video

C’è tempo fino al 9 luglio 2012 per vedere la mostra di Salvador Dalì al Vittoriano di Roma.


“Se la pittura non ti vuole, tutto il tuo amore per lei sarà inutile”. Lo diceva Salvador Dalì, nato a Figueras in Catalogna, l’11 maggio del 1904. Figlio di una nuova specie, come indica il suo stesso nome: SALVADOR, crede fermamente di dover riscattare la pittura dall’arte moderna. Il suo grande istinto d’artista è rapido nell’afferrare – si pensi ai colori dei cieli di Dalì, inimitabili – ma pronto anche a lasciar andare. Quest’opera, “Autoritratto di Raffaello” un omaggio al grande maestro, dipinto da Dalì nel 1921 – la più antica esposta al Vittoriano – mostra l’aggressività del genio fin dalla giovane età.

Il video-servizio “Dalì, ritratto di un genio” è di Luigia Sorrentino, montaggio di Massimilano Cantatore.

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/05/dali-sorrentino.mp4[/flv]

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Il ritorno di Salvador Dalì

Salvador Dalì torna a Roma dopo quasi sessant’anni e lo fa in grande stile. Il genio catalano, uno dei padri del Surrealismo e uno dei più popolari e apprezzati artisti del Novecento riceve, a 23 anni dalla morte, l’omaggio di Roma con una grande esposizione al Complesso del Vittoriano: “Dalì. Un artista, un genio” dal 9 marzo al primo luglio 2012.

La mostra, attraverso 103 opere tra olii, disegni e acquarelli, oltre a moltissimi documenti, fotografie, filmati, lettere, oggetti, vuole tessere il filo tra l’artista e il genio per restituire a tutto tondo il Salvador Dalì che ha saputo creare dalle sue eccentricita’ caratteriali e biografiche un universo affascinante e suggestivo di immagini plastiche e letterarie davvero uniche. Era dal 1954 che Roma non dedicava a Dali’ una mostra di queste proporzioni. Allora fu lo stesso genio di Figueras a riempire la scena, accompagnato da alcune delle sue maggiori opere e da momenti di “happening surrealista” come quello della conferenza stampa di cui c’è un filmato dell’Istituto Luce. Continua a leggere

Tamara de Lempicka al Vittoriano

Non solo fascino e stravaganza, ma anche una grande cultura figurativa, tra passato classico e avanguardie: è la Tamara de Lempicka, icona del periodo Deco, in mostra dall’11 marzo al 3 luglio a Roma, al Complesso del Vittoriano, con oltre 120 opere, tra disegni e dipinti, molti dei quali esposti per la prima volta in Italia, fra cui quelli provenienti dalla collezione di Jack Nicholson.
Intitolata ‘Tamara de Lempicka. La regina del moderno’, la rassegna è tra le più complete mai realizzate sulla produzione dell’artista di origini polacche, cresciuta negli ambienti aristocratici della Russia degli zar e riparata a Parigi dopo la Rivoluzione d’Ottobre.
L’importante esposizione punta non solo alla riproposizione dei suoi celebri quadri, liberi e trasgressivi, ma soprattutto a suggerire una nuova lettura dell’intera opera della Lempicka grazie a ricerche sulle fonti documentarie, che hanno permesso di ricostruire la storia di molti dipinti, approfondire i legami con il Futurismo, presentare opere mai esposte prima e il Portrait de Madame P., che addirittura era considerata perduta.
Abituata a conversare in lingue diverse, la Lempicka parla con la stessa disinvoltura un esperanto artistico, mischiando linguaggi figurativi di varie correnti e radici: cubo-futurismo russo e francese, ‘ritorno all’ordine’ italiano, ‘realismo magico’ tedesco, ‘realismo’ polacco. Una babele di elementi rielaborati in modo geniale fino a creare una ‘lingua’ nuova, autonoma e individuale, dai caratteri accattivanti.
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Vincent van Gogh: il genio assoluto

“Vincent van Gogh. Campagna senza tempo – Città moderna”: dall’8 ottobre 2010 al 6 febbraio 2011 il Complesso del Vittoriano di Roma riporta a Roma dopo ventidue anni il genio assoluto di Vincent van Gogh, che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte e nell’immaginario collettivo dell’uomo moderno.
Il percorso scientifico dell’esposizione analizza per la prima volta le due inclinazioni contraddittorie che spesso guidarono il pittore nella scelta dei soggetti dei suoi dipinti: il suo amore per la campagna, come ambiente fisso e immutabile, e il suo legame con la città, centro della vita moderna e del suo rapido movimento.
Saranno esposti oltre settanta capolavori tra dipinti, acquarelli e opere su carta del maestro olandese e circa quaranta opere dei grandi artisti che gli furono di ispirazione – tra i quali Millet, Pissarro, Cézanne, Gauguin e Seurat.
La mostra, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione e con la partecipazione del Comune di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione -, della Provincia di Roma – Presidenza e Assessorato alle Politiche culturali -, della Regione Lazio – Presidenza e Assessorato alla Cultura, Arte e Sport -, con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero degli Affari Esteri, dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma e dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.
La rassegna è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia.

L’esposizione vanta la collaborazione ed il supporto delle più grandi istituzioni museali del mondo, insieme ad importantissime collezioni private. Tra esse spiccano: Van Gogh Museum, Kröller-Müller Museum, Rijksmuseum, The Art Institute of Chicago, The Solomon R. Guggenheim Museum, The Museum of Modern Art, Hammer Museum, The Detroit Institute of Arts, National Gallery of Canada, Tate, Musée du Louvre.

La mostra “Vincent van Gogh. Campagna senza tempo – Città moderna” è a cura di Cornelia Homburg, studiosa nota a livello internazionale per le sue ricerche su Vincent van Gogh, e si avvale di un prestigioso comitato scientifico composto da Sjraar van Heugten e Chris Stolwijk, Van Gogh Museum, Jenny Reynaerts, Rijksmuseum, Judy Sund, City University New York, Tsukasa Kodera, Osaka University, Joan Greer, University of Alberta, Cornelia Peres, conservatrice, Liesbeth Heenk, storica dell’arte.

La mostra

Pittore di paesaggi traboccanti di luce, ma anche di vibranti ritratti, Vincent van Gogh era un artista impetuoso e appassionato che, all’occorrenza, dimostrava un altezzoso disprezzo per le convenzioni.

Nonostante i più vedano Van Gogh come un artista maledetto e guardino alle sue opere come al prodotto stupendo della sua follia, egli era, invece, un uomo di grande cultura, un pensatore raffinato che parlava perfettamente varie lingue, come il francese e l’inglese, e che aveva studiato per diventare mercante d’arte. La sua sorprendente memoria visiva gli permetteva di ricordare fin nei minimi dettagli dipinti o stampe già visti e dalle sue lettere apprendiamo quanto importante sia stata questa conoscenza storico artistica per lo sviluppo del suo personale stile. Sin dall’inizio della sua esperienza di pittore, egli si avvicinò ai maestri del recente passato, come Eugene Delacroix, Charles Daubigny, Jean-François Millet – che egli chiamava addirittura Père, padre -; Vincent ne copiò le incisioni più e più volte nei suoi disegni e ne riprodusse le composizioni anche nei propri dipinti. Se Rembrandt era il suo modello, Van Gogh riteneva, però, vitale anche l’incontro con i colleghi artisti e il dibattito sui temi legati alla contemporaneità, all’epocale rivoluzione artistica portata dagli Impressionisti, come Camille Pissarro e Paul Cézanne, e dai pittori post-Impressionisti della sua generazione, come Paul Gauguin e Georges Seurat. Proprio a testimonianza di questa fitta rete di rapporti e dell’importanza cruciale di queste fonti di studio ed ispirazione per Van Gogh, viene presentata in mostra una selezione accurata e puntuale di opere di questi ed altri artisti, cui il maestro olandese fece riferimento. Tra essi spiccano il capolavoro di Gauguin, Lavandaie al Canal Roubine du Roi, dal MoMA di New York ed il bellissimo I raccoglitori di fieno di Millet dal Louvre.

Pur spesso tormentato da profondi dubbi, in parte originati dalla malattia, Van Gogh era anche un uomo molto ambizioso ed aveva, in fin dei conti, una percezione estremamente chiara della propria opera nel suo insieme e del ruolo che avrebbe ricoperto nella storia dell’arte.

Queste posizioni apparentemente contraddittorie caratterizzano gran parte della vita e della produzione artistica di Vincent. Ad esse si ispira questa importante esposizione, che analizza l’opera del grande pittore olandese approfondendo due aspetti fondamentali della sua identità artistica: l’amore per la campagna, vista come un ambiente fisso e immutabile, e l’attaccamento alla città, centro del movimento frenetico e della vita moderna.

Van Gogh costruisce, da un lato, un’immagine idealizzata della vita rurale, dimostrando così di credere che la natura e la vita dei contadini, dura ma onesta, fossero valori senza tempo; questo concetto trova chiara espressione nei suoi ritratti di coltivatori, nelle immagini del lavoro nei campi, che segue il ritmo regolare e rassicurante delle stagioni, nelle descrizioni della campagna olandese e francese, come, ad esempio, nell’imponente La semina delle patate dal Von der Heydt-Museum di Wuppertal e nei bellissimi disegni di contadine chine al lavoro, in prestito dal Kröller-Müller Stifting.

D’altro canto, anche la città era importante per il pittore dal punto di vista visivo, perché era il luogo dell’esperienza contemporanea, in cui era possibile venire a contatto con i più recenti sviluppi in campo artistico e progredire nella propria carriera. Non solo, in città il progresso dell’industria stava cambiando per sempre il destino dell’uomo e fu proprio lì che l’artista imparò a esprimere il sentimento della modernità, come in Strada con sottopassaggio (Il viadotto), dal Guggenheim Museum.

Questa dicotomia ispirò a Van Gogh un importante numero di dipinti, disegni ed acquerelli. L’artista esplorò in modi molto affascinanti il suo universo di immagini; egli, infatti, non ritraeva pedissequamente ciò che aveva davanti agli occhi, ma ne offriva spesso un’interpretazione originale e dipingeva esattamente ciò che voleva che l’osservatore vedesse. I suoi ritratti e paesaggi non sono tanto una traduzione spontanea della sua esperienza visiva quanto piuttosto un repertorio di avvincenti composizioni consapevolmente costruito.

Van Gogh era fermamente convinto di dover realizzare un’opera radicalmente moderna, che però resistesse ai mutamenti del tempo per poter essere per sempre attuale. Se, da un lato, egli ammirava la pittura di paesaggio tradizionale della Scuola di Barbizon di metà Ottocento, dall’altro, negli anni ottanta del secolo, intendeva occupare una posizione di avanguardia in campo artistico.

In Olanda si unì ai giovani membri della Scuola de L’Aia, come Mauve e Van Rappard, rappresentati in mostra, dipingendo il paesaggio olandese, ma esplorò anche gli ambienti proletari della città in continua espansione. Nel 1886 si trasferì a Parigi e qui scoprì le opere degli Impressionisti e dei colleghi più giovani, che avevano trovato un modo sorprendentemente moderno di ritrarre la campagna, utilizzando colori intensi e una nuova pennellata. Tra i loro soggetti vi erano anche i nuovi prodotti della tecnica e scene di vita moderna e di svago nella capitale francese e nei dintorni. Le loro opere proponevano temi, stili e tecniche che Vincent van Gogh studiò a fondo insieme ad altri pittori conosciuti a Parigi. Poi, nel periodo trascorso nel sud della Francia, egli seppe fondere l’esperienza olandese e quella parigina per articolare ulteriormente la propria visione in modo autonomo ed originale.

Van Gogh scelse uno specifico repertorio di temi e immagini con l’intento di presentare al tempo stesso valori eterni e situazioni contemporanee. Il suo ritratto della campagna come luogo immutabile non si basava sulla semplice osservazione e sul resoconto di quanto aveva visto, era piuttosto il risultato della sua vasta cultura artistica e delle precise idee che intendeva trasmettere. Per celebrare l’intima felicità della vita rurale, ad esempio, egli dipinse casette col tetto di paglia, ignorando consapevolmente che quelle dimore erano in realtà baracche miserabili, cadute in disuso già ai suoi tempi. L’artista non era interessato tanto a ritrarre la verità oggettiva, quanto, piuttosto, a divulgare quelli che, a suo parere, erano i valori della vera vita di campagna.

Anche la città moderna fu descritta da un punto di vista ben specifico. Van Gogh si dedicò di rado alla rappresentazione delle vie affollate o delle pittoresche piazze di Parigi; preferiva ritrarre le stradine dei sobborghi, all’epoca in rapido sviluppo, come negli Orti a Montmartre dal Van Gogh Museum e dallo Stedelijk Museum di Amsterdam, inondati di luce purissima, o la gente a passeggio nei parchi pubblici, raffigurata, ad esempio, nella tela dalla Collection Noro Foundation.
Sia che esplorasse le periferie di Parigi, meta dei cittadini in cerca di quiete e divertimenti nel fine settimana, sia che dipingesse moderne strutture industriali, Van Gogh interpretava i propri soggetti alla luce di considerazioni politico-sociali, all’epoca ritenute decisamente moderne, e vi aggiungeva la propria personale interpretazione. Anche dopo aver lasciato Parigi, nel 1888, l’artista continuò a cercare immagini peculiari della città moderna, ma anche della vita rurale, anzi, cominciò persino a combinarle nella stessa composizione con risultati straordinari, come nel Seminatore dall’Hammer Museum di Los Angeles, in cui un seminatore si staglia in giallo su un campo di un blu ricco e profondo, mentre sullo sfondo spiccano le sagome nette delle ciminiere di moderne fabbriche, o nelle vorticose pennellate, tanto tipiche del maestro olandese, dei Cipressi con due figure femminili, capolavoro assoluto dal Kröller-Müller Stifting.

Questa cornice concettuale offrì a Van Gogh l’opportunità di esplorare anche il ritratto e lo studio di figura. All’inizio della sua carriera il pittore si dedicò a raffigurare l’immagine del contadino “ideale”: ispirato ai modelli di Millet e alle teorie contemporanee sulla frenologia, il suo contadino della regione del Brabante aveva un aspetto brutto e rozzo, la fronte bassa e le labbra grosse, come a evocare vita difficile e duro lavoro. Quasi intraprendendo uno studio antropologico di questo ceto sociale, Van Gogh intendeva diventare lo specialista indiscusso nel campo, come ben testimoniano in mostra le teste di contadino dell’Art Gallery of New South Wales di Sydney e del Saint Louis Museum of Art.

Tuttavia presto si rese conto che a Parigi, dove sperava di far carriera, queste teste brutali dai colori scuri non erano molto apprezzate e passò, quindi, ad interessarsi del ritratto “moderno”. Il pittore sperimentò l’uso del colore e della pennellata in numerosi autoritratti, in cui si raffigura alternativamente in vesti di gentiluomo o di contadino, a seconda del ruolo che voleva assumere in quel momento, come mostrano in mostra i due Autoritratti dal Van Gogh Museum; raffigurò, invece, il mercante d’arte Alexander Reid, nella splendida tela dalla Glasgow Art Gallery and Museum, nei panni del cittadino per eccellenza, moderno e sofisticato, e, nelle speranze dell’artista, intenzionato a promuovere la sua opera in tutto il Regno Unito.

Più tardi, nel Midi francese, Van Gogh giunse all’idea che questi ritratti dovessero essere moderni, ma anche eterni. Consolidare la posizione di artista moderno e al tempo stesso realizzare opere intramontabili erano due aspetti che egli riteneva essenziali per il suo successo. Nello straordinario Ritratto di Madame Roulin con la figlioletta dal Philadelphia Museum of Art è evidente il rimando ad una classica Madonna con Bambino, ma lo stile è decisamente attuale. Van Gogh reinterpretò persino Le quattro età dell’uomo di Daumier nell’eccezionale tela dall’Art Institute of Chicago: alla composizione originale egli aggiunse su un lato uno sfondo di alberi in fiore e sull’altro una fabbrica dalle ciminiere fumanti, evocando così ancora una volta la città e la campagna, l’antico e il nuovo.

Pur lavorando in modo veloce e spontaneo, l’artista aveva una chiara idea dell’immagine e del messaggio che intendeva trasmettere; sia la scelta del tema che la forma della composizione, ispirate alla sua conoscenza della realtà, erano deliberate e mai casuali. Van Gogh rifiutava l’idea della pittura d’invenzione, eppure non rifuggiva dalla costruzione delle immagini. Specialmente nell’ultimo periodo, a St. Rémy e a Auvers-sur-Oise, diede sempre maggiore spazio all’invenzione in composizioni ispirate a diverse fonti visive e artistiche. La fusione di aspetti moderni e tradizionali fu stimolata dal suo straordinario uso del colore e da una tecnica pittorica assolutamente sorprendente per l’epoca e ricca ancora oggi di grandissimo fascino.

Partner: Il Gioco del Lotto – Lottomatica, Eni, Ferrovie dello Stato, Scholtès, Telecom Italia
Collaboratori ufficiali: Gestore Servizi Energetici – GSE, British American Tobacco – Italia, AXA Art – assicuratore ufficiale -, KLM, Cinecittà Luce, Rai Teche
Collaboratori tecnici: Maggiore, Dimensione Suono2, Hotel Eden, The Duke Hotel, Hotel Splendide Royal, Progress Fineart
Organizzazione e produzione: Comunicare Organizzando S.r.l.
Catalogo: Skira; € 35,00
Costo del biglietto: € 12,00 intero; € 8,50 ridotto
Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30; venerdì e sabato 9.30 – 23.30; domenica 9.30 – 20.30. La biglietteria chiude un’ora prima
Per informazioni: tel. 06/6780664