Dino Campana, l’eterna chimera

Luigia Sorrentino legge “Il viaggio e il ritorno“, di Dino Campana.

La potente figura femminile che incontriamo ne “La Chimera” non è altro che un preludio all’incontro che Dino Campana farà con le bianche prostitute in fila sul lungomare di Genova nel 1912 . “La data è certa” , scrive Sebastiano Vassalli ne “La notte della cometa” (Einaudi, 1984). Sappiamo – aggiunge – da un appunto autografo, che il poeta abitò a Genova per alcuni giorni o, addirittura, alcune settimane, in Vico Vegetti, 27, interno 2. E “l’eterna Chimera” per Campana è l’amore, un’assassina invisibile che gli invade il corpo e il cuore, l’antica amica, è come un sogno uscito dalle ombre della oscura notte, brulicante di stelle.

La Chimera” è la poesia d’apertura di quella serie di componimenti chiamati “Notturni” che appartengono ai Canti Orfici di Dino Campana, “un poeta degno di avere un posto preminente nella nostra tradizione da Petrarca a Ungaretti”. Questa la scritta che apparve in un foglietto pubblicitario allegato dall’editore per la terza edizione dei Canti, nel 1941, pubblicati per la prima volta nel 1914.

L’incipit: “Non so se tra rocce il tuo pallido/ Viso m’apparve, o sorriso/ Di lontananze ignote/ […]” La “forma pallida”, “evanescente”, l’ancella maestosa, la Madre, che emerge da un lungo silenzio, un sonno di pietra in un panorama scheletrico e di morte.

Luigia Sorrentino legge “La chimera“, di Dino Campana.

2 pensieri su “Dino Campana, l’eterna chimera

  1. Da molto non leggevo Campana, anche perché non mi è di facile lettura; ascoltando La Chimera dalla tua voce, ho riletto la poesia e mi è nato il desiderio di rileggere il poeta… Grazie. Giovanni

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