Ritratti di Poesia 2022

Dopo la sospensione causata dalla pandemia, torna a Roma l’8 aprile 2022Ritratti di Poesia” con un vasto programma di incontri con poeti italiani e internazionali.

La rassegna di poesia a cura di Vincenzo Mascolo, si terrà all’Auditorium di Via della Conciliazione, 4 a partire dalle ore 9:30.

Arrivano in Italia dalla Scozia la poeta Kate Clanchy con l’afghana Shukria Rezaei per un incontro a cura di Giorgia Sensi. Dalla Francia, Sylvie Fabre presentata da Fabio Scotto. Riceve il Premio Internazionale Fondazione Roma-Ritratti di Poesia Titos Patrikios, uno dei maggiori poeti greci. Giorgia Sensi cura anche l’incontro con il poeta Ilya Kaminsky di origine Ucraina. Dalla Bielorussia Valzhyna Mort, dagli Stati Uniti Ishion Hutchynson, dalla Spagna José Carlos Rosales, dalla Palestina Najwan Darwish e dalla Germania Susanne Stephan.

Riceve il Premio Fondazione Roma-Ritratti di Poesia Maurizio Cucchi. Continua a leggere

Le colombe di Damasco, Kate Clanchy e Giorgia Sensi



COMMENTO DI GIORGIA SENSI

“Le colombe di Damasco”, poesie da una scuola inglese, Edizioni LietoColle, 2020 è la versione italiana, cura e traduzione di Giorgia Sensi, di un’antologia di poesie scritte da studenti con un’età compresa tra gli undici e i diciotto anni, e tutti nella stessa piccola scuola inglese, Oxford Spires Academy.

Il titolo dell’antologia inglese è “England: Poems from a School”, Picador, 2018. La curatrice, la poeta Kate Clanchy, ha lavorato nella scuola come Writer in Residence per circa otto anni. Tutti i ragazzi inclusi nell’antologia vengono da famiglie di migranti, e parecchi sono rifugiati. Oxford Spires Academy, inoltre, nonostante il nome ambizioso, non è una scuola selettiva, per privilegiati; è una normale scuola secondaria superiore “comprehensive” sita nella zona est di Oxford: un agglomerato industriale, povero, di urbanizzazione selvaggia, ben lontano dalle famose guglie.

L’originale inglese ha avuto un’accoglienza eccezionale nel Regno Unito, sia dalla stampa nazionale sia dalla critica sia dal pubblico.
Si spera fortemente che questo sia, come è giusto, un libro di grande impatto anche in Italia.

A testimonianza dell’impegno umanitario sollecitato da questo libro, l’editore LietoColle, Michelangelo Camelliti, e la sottoscritta hanno deciso di donare i proventi di ogni copia di Le colombe di Damasco, poesie da una scuola inglese, a UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, sezione italiana.
Qui se ne presenta una piccola selezione.

I Want a Poem

I want a poem
with the texture of a colander
on the pastry.

A verse
of pastry so rich
it leaves gleam on your fingertips.

A poem
that stings like the splash of boiling oil
as you drop the pastry in.

A poem
that sits on a silver plate with
nuts and chocolates, served up to guests who
sit cross legged on the thoshak.

A poem
as vibrant as our saffron tea
served up at Eid.

Let your poetry
texture the blank paper
like a prism splitting light.

Don’t leave without seeing all the colours.

Shukria Rezaei (18) Continua a leggere

Il giamaicano Raymond Antrobus

Raymond Antrobus

The Perseverance

Love is the man overstanding
Peter Tosh

I wait outside THE PERSEVERANCE.
Just popping in here a minute.
I’d heard him say it many times before
like all kids with a drinking father,
watch him disappear
into smoke and laughter.

There is no such thing as too much laughter,
my father says, drinking in THE PERSEVERANCE
until everything disappears –
I’m outside counting minutes,
waiting for the man, my father
to finish his shot and take me home before

it gets dark. We’ve been here before,
no such thing as too much laughter
unless you’re my mother without my father,
working weekends while THE PERSEVERANCE
spits him out for a minute.
He gives me 50p to make me disappear.

50p in my hand, I disappear
like a coin in a parking meter before
the time runs out. How many minutes
will I lose listening to the laughter
spilling from THE PERSEVERANCE
while strangers ask, where is your father?

I stare at the doors and say, my father
is working. Strangers who don’t disappear
but hug me for my perseverance.
Dad said this will be the last time before,
while the TV spilled canned laughter,
us, on the sofa in his council flat, knowing any minute

the yams will boil, any minute,
I will eat again with my father,
who cooks and serves laughter
good as any Jamaican who disappeared
from the Island I tasted before
overstanding our heat and perseverance.

I still hear popping in for a minute, see him disappear.
We lose our fathers before we know it.
I am still outside THE PERSEVERANCE, listening for the laughter.

The Perseverance

Amore è l’uomo che capisce fin troppo
Peter Tosh

Aspetto fuori da THE PERSEVERANCE.
Faccio un salto dentro.
Glielo avevo sentito dire molte altre volte
come tutti i bambini con un padre che beve,
lo guardo scomparire
dentro fumo e risate.

Non sono mai troppe, le risate
dice mio padre, che beve a THE PERSEVERANCE
finché tutto scompare –
Io sto fuori a contare i minuti,
ad aspettare che l’uomo, mio padre,
finisca il suo goccio e mi riporti a casa prima

che faccia buio. Questo lo sappiamo già da prima,
non sono mai troppe le risate
a meno che non siate mia madre senza mio padre,
che lavora al fine settimana mentre THE PERSEVERANCE
lo sputa fuori per un minuto.
Mi dà 50p perché io sparisca.

Con 50p in mano, io sparisco
come una moneta in un parchimetro prima
che scada il tempo. Quanti minuti
perderò ad ascoltare le risate
che tracimano da THE PERSEVERANCE
mentre sconosciuti chiedono, dov’è tuo padre?

Io fisso la porta e dico, mio padre
sta lavorando. Sconosciuti che non spariscono
ma mi abbracciano per la mia perseveranza.
Papà l’aveva detto prima questa sarà l’ultima volta,
mentre la TV rovesciava risate finte, e noi,
sul divano della sua casa popolare, sappiamo che da un momento all’altro

gli yams bolliranno, da un momento all’altro,
io mangerò di nuovo con mio padre,
che cucina e serve risate
bravo come un qualsiasi giamaicano sparito
dall’Isola che ho assaggiato prima
che capisce il nostro calore e la nostra perseveranza.

Sento ancora faccio un salto dentro, lo vedo scomparire.
I nostri padri li perdiamo prima che ce ne accorgiamo.
Sto ancora fuori da THE PERSEVERANCE, ad ascoltare le risate. Continua a leggere

Il massacro delle madri in Afghanistan

Shukria Rezaei

COMMENTO DI LUIGIA SORRENTINO

Il 12 maggio scorso in Afghanistan all’ospedale di Kabul, c’è stato un orribile attentato terroristico. Uomini armati hanno fatto irruzione nel reparto maternità con lo scopo di uccidere madri e neonati.
La maggior parte delle donne prese di mira dai terroristi erano donne afgane sciite di etnia Hazara, la stessa della giovane poeta Shukria Rezaei. La famiglia di Shukria a lungo perseguitata dai Taleban in Afghanistan,  da sette anni si è rifugiata a Oxford, in Gran Bretagna.  Shukria  aveva dodici anni quando è stata costretta a lasciare il suo paese natale, ora ne ha ventuno e frequenta l’università.  Ha cominciato a scrivere poesie dopo aver frequentato a Oxford un laboratorio di scrittura creativa diretto dalla poeta Kate Clanchy.
Shukria ha scritto una poesia per non dimenticare la strage delle madri e dei neonati che si è consumata il 12 maggio 2020 in Afghanistan.

Grazie Shukria. Continua a leggere

Shukria Rezaei ai Taleban, “Non sono stata al vostro inferno”

Shukria Rezaei

NOTA DI LUIGIA SORRENTINO

Oggi vi proponiamo le poesie di Shukria Rezaei, una giovane poeta nata in Afghanistan, di famiglia Hazara, l’etnia più perseguitata dai Taleban in Afghanistan. La sua famiglia emigrò nel Regno Unito quando Shukria aveva 12 anni. Fra le poesie di Shukria qui pubblicate, due, ‘Homesick’ e ‘My Hazara People’, sono incluse nel volume England, Poems from a School; la terza, ‘To the Taliban’, è inclusa nel libro di Kate Clanchy, Some Kids I Taught and What They Taught Me, Picador 2019 e in Italia nella raccolta La testa di Shakila, poesie e prose scelte di Kate Clanchy, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Edizioni LietoColle-Gialla oro, 2019.

 

To the Taliban

I haven’t been to your hell
for terrorising, theft, or treachery,
for stealing young boys and girls.
But I have heard your thundery shootings,
the yells of children,
the cries of hearts.

I haven’t touched your grenades or your bullets;
nor worn your chain of bullets around my neck
and claimed jihad;
but I have touched broken lives,
shattered glass,
and walked on an injured land,
where blood oozes and boils
until the steam reaches your nostrils.

I haven’t read the Quran you have read
where to kill is fine
where rape is acceptable.
But I have read the Quran of Prophet Mohammad (PBUH)
where killing one person is killing all of humanity.

I haven’t felt the texture of your hairy face,
your stained clothes
stained with bloodshed
stained with sins,
heavy with all
that is pulling you down.

I have felt the texture
of the man’s white face that you killed.
It was like the touch of a cloud.
My eyes glitter with the shine of the martyrs.

Shakila *

* Nel gruppo di poesia di Kate Clanchy alla Oxford Spires Academy, Shakila è il nome di Shukria Rezaei

 

Ai Talebani

Non sono stata al vostro inferno
per terrorismo, furto, tradimento,
rapimento di ragazzi e ragazze.
Ma ho sentito il rombo dei vostri spari,
gli urli dei bambini,
le grida dei cuori.

Non ho toccato le vostre granate e i vostri proiettili;
non ho portato al collo la catena delle vostre pallottole
e dichiarato la jihad;
ma ho toccato vite spezzate,
frantumi di vetro,
e camminato su una terra ferita,
dove il sangue tracima e ribolle
finché il vapore ti sale alle narici.

Non ho letto il Corano che avete letto voi
dove uccidere è giusto,
dove stuprare è accettabile,
ma ho letto il Corano del profeta Maometto (PBUH)
dove uccidere una persona è uccidere tutta l’umanità.

Non ho tastato la vostra faccia irsuta,
i vostri abiti macchiati
macchiati di sangue
macchiati di peccati,
appesantiti da tutto ciò
che vi trascina in basso.

Ho tastato
il viso bianco dell’uomo che avete ucciso.
Era come toccare una nuvola.
I miei occhi brillano della luce dei martiri. Continua a leggere

La poesia di Kate Clanchy

Kate Clanchy

 

 

SLATTERN

I leave myself about, slatternly,
bits of me, and times I liked:
I let them go on lying where
they fall, crumple, if they will.
I know fine how to make them walk
and breathe again. Sometimes at night,
or on the train, I dream I’m dancing,
or lying in someone’s arms who says
he loves my eyes in French, and again
and again I am walking up your road,
that first time, bidden and wanted,
the blossom on the trees, light,
light and buoyant. Pull yourself
together, they say, quite rightly,
but she is stubborn, that girl,
that hopeful one, still walking.

SCIATTONA

Mi lascio in giro, da sciattona,
pezzi di me, momenti che ho amato:
li lascio lì dove
cadono, si stropiccino, se vogliono.
So come farli camminare
e respirare di nuovo. A volte di notte,
o in treno, sogno di ballare,
o di essere tra le braccia di qualcuno che dice,
in francese, di amare i miei occhi, e
ancora una volta cammino per la tua strada,
quella prima volta, chiamata e desiderata,
gli alberi in fiore, leggeri,
leggeri e festosi. Rimettiti
in sesto, dicono, giustamente,
ma è testarda, la ragazza,
quell’ottimista, che continua a camminare.

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Amore e Tradimento

Kate Clanchy

Kate Clancky

Men

I like the simple sort, the soft white-collared ones,
smelling of wash that someone else has done,
of apples, hard new wood. I like the thin-skinned,
outdoor, crinkled kind, the athletes, big-limbed,
who stoop to hear, the moneyed men, the unironic
leisured sort who balk at jokes and have to blink,
the men with houses, kids in cars, who own
the earth and love it, know themselves at home
here, and so don’t know they’re born, or why
born is hard, but snatch life smack from the sky,
a cricket ball caught clean that fills the hand.
I put them all at sea. They peer at my dark land
as if through sun on dazzling waves, and laugh.

Franco Buffoni

Franco Buffoni

Uomini

Odorano di bucato quelli che mi piacciono
– Ma di bucati fatti da altre –
Sanno di mela e legno nuovo duro,
Portano il colletto floscio, slacciato.
E’ il genere sportivo d’ossa solide il mio,
Atleti d’aria aperta e pelle fresca
Che protendono il tronco per sentirci meglio,
Un po’ arruffati, con scarso sense of humour,
Non colgono i giochi di parole
Ma hanno i soldi le case le automobili
Coi bambini dentro,
E posseggono e amano la terra.
Lì si sentono a casa e a loro agio
Non sanno d’essere stati partoriti
Né come sia difficile far nascere
Perché colgono la vita
Come venuta giù dritta dal cielo,
Una palla da cricket presa bene
Che ti riempie la mano.
Li manderei tutti per mare, là dove
Tra onde abbaglianti di luce intravedono
La mia striscia di terra nera e ridono. Continua a leggere