La poesia di Kate Clanchy

Kate Clanchy

 

 

SLATTERN

I leave myself about, slatternly,
bits of me, and times I liked:
I let them go on lying where
they fall, crumple, if they will.
I know fine how to make them walk
and breathe again. Sometimes at night,
or on the train, I dream I’m dancing,
or lying in someone’s arms who says
he loves my eyes in French, and again
and again I am walking up your road,
that first time, bidden and wanted,
the blossom on the trees, light,
light and buoyant. Pull yourself
together, they say, quite rightly,
but she is stubborn, that girl,
that hopeful one, still walking.

SCIATTONA

Mi lascio in giro, da sciattona,
pezzi di me, momenti che ho amato:
li lascio lì dove
cadono, si stropiccino, se vogliono.
So come farli camminare
e respirare di nuovo. A volte di notte,
o in treno, sogno di ballare,
o di essere tra le braccia di qualcuno che dice,
in francese, di amare i miei occhi, e
ancora una volta cammino per la tua strada,
quella prima volta, chiamata e desiderata,
gli alberi in fiore, leggeri,
leggeri e festosi. Rimettiti
in sesto, dicono, giustamente,
ma è testarda, la ragazza,
quell’ottimista, che continua a camminare.

THE WEDDING GUEST STORY

Shortly after ditching me, a matter of weeks,
in point of fact, she bought a remarkable
backless dress and got hitched to an ex-army chap
who climbs up rocks on Sundays: not the sort,

that chap, if I might explain, to stop for stragglers
or to soak up sun. He’d strike for the top
in skin tight kit, lycra shorts and pick, straining
straps around the crotch. In spite of which,

I took the half-meant invite straight, sat tight
throughout, let that dress flash a foot of flesh
to the hushed cathedral, and in my mind
I slowly climbed the low, secret steps of her spine,

swung for a while on my rope in the tuck
of her waist, scrambled sweating, swearing,
over the slopes of her shoulder blades,
to slump on the summit, weak, sobbing with loss.

IL RACCONTO DELL’INVITATO A NOZZE

Poco dopo avermi mollato, questione di settimane,
a dir la verità, si è comprata un vistoso vestito
a schiena nuda e promessa a un ex militare
che la domenica scala montagne: non di quelli,

vorrei precisare, che aspettano chi resta indietro
o si godono il sole. Punta diritto alla vetta, lui,
in tuta aderente, shorts di lycra, piccozza, e
imbracatura al cavallo. Ciononostante,

ho preso alla lettera l’invito di circostanza, mantenuto
un fare compassato, lasciato che il vestito lanciasse lampi
di pelle nuda alla cattedrale ammutolita, e col pensiero
ho scalato lento i bassi, segreti scalini della sua spina dorsale,

oscillato per un po’ sulla mia corda nell’incavo
della sua vita, mi sono inerpicato imprecando, sudando,
sui pendii delle sue scapole,
per abbandonarmi sfinito sulla cima, singhiozzando per la perdita.

PRESENT

For you, each night, the detail of each day:​
so take the light that fell on London
this evening when I was on
the suburban, steady-breathing train.
Tender but particular, it rendered
brickwork and new leaves distinct,
gilded allotments and long gardens,
backlit tar-paper sheds,
filled failures of verandas,
with their intended, hopeful shape.

Caught the scarlet-chested builder
spading gravel in the mixer,
made him heroic, a war poster;
lent to blazered boys on platforms
blowing smoke rings bright as halos,
the child who trailed her sister
like a slow-to-take-off kite, to the one
hand-fasted couple, their flowered acne
and pram, to all their separate ritual
squabbles, an authentic air of idyll.

Later, take the contents
of each lit window that I passed,
that seemed, tonight, bright slides
of an ideal life, take the cool
of my arms without my coat,
on this, the first of no-coat days,
the warmth of the pub, and the glass
after glass of pure foam, pure gas,
the barman drew from the tap,
his laugh. And lastly take, my love,

the water main that burst and made
a fountain, this drab street Italian.
Adults, luckless since they are not us
stopped and tutted at the waste,
but the blast arched on regardless,
the top droplets golden in the lamp,
a flood of unstoppable coins. Take them.
I turned like Whittington, stood
with laughing children, still as Cortés
on his peak. I filled my pockets up.

REGALO

Per te, ogni sera, i dettagli di ogni giorno:
prendi dunque la luce che cadeva su Londra
stasera mentre ero
sul treno, un locale dal respiro regolare.
Dolce ma speciale, faceva
risaltare mattoni e foglie nuove,
dorava piccoli orti e lunghi giardini,
illuminava il retro di tettoie incatramate,
riempiva verande mal riuscite,
dalla forma agognata, speranzosa.

Tingeva di rosso il torace del muratore
che spalava ghiaietto nella betoniera,
lo rendeva eroico, un manifesto bellico;
dava ai ragazzi in blazer sui binari
che soffiavano anelli di fumo luminosi come aureole,
alla bambina che si trascinava dietro la sorella
come un aquilone che stenta a prender quota,
alla coppia mano nella mano, fiorir di acne
e carrozzina, ai rituali battibecchi
di ognuno, un’aria di autentico idillio.

E poi, prendi il contenuto
di ogni finestra illuminata che ho passato;
sembravano, stasera, diapositive luminose
di una vita ideale, prendi il fresco
delle mie braccia in questo
primo giorno senza cappotto,
il calore del pub, e bicchiere
su bicchiere di pura schiuma, puro gas,
che il barista ha riempito alla spina,
la sua risata. E infine prendi, amore mio,

la conduttura dell’acqua scoppiata che ha fatto
una fontana e italiana questa strada grigia.
Gli adulti, sfortunati perché non sono noi,
si son fermati a deprecare lo spreco,
ma il getto ha continuato il suo arco incurante,
le goccioline in alto dorate dal lampione,
un’ondata di monete inarrestabile. Prendile.
Mi sono girata come Whittington, a ridere
con i bambini, immobile come Cortés
in cima alla sua vetta. Mi sono riempita le tasche.

Da La testa di Shakila, poesie e prose scelte, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Lietocolle-Gialla Oro Edizioni, 2019

Lily is an alternative type, a Goth with heavy eyeliner who always knocks about with the black girls; nevertheless, I assume this is a white stereotype, and I am about to correct her when Shakila nods, more vehement than ever.
‘Miss! I am Hazara people.’
‘Like The Kite Runner,’ says Lily, glancing at me smugly.
‘I don’t know,’ says Shakila.
‘It’s a book,’ I say, ‘about Afghanistan. It’s on the A Level, isn’t it, Lily?’
‘The Taliban,’ says Shakila, ‘hate us. When my mum went to get our visa, Miss, the bus was bombed – not her bus, but the one in front. Miss! I thought she would never come home.’
‘But,’ says Lily, ‘I thought you was Muslim?’ She offers me a Monster Munch. Usually, at Poetry Group, Shakila brings us cherries and strawberries, shining like the roses in her cheeks. She and Priya are pale today.
‘I am Muslim,’ says Shakila, ‘I am Shia.’
‘What’s that?’ asks Lily. I raise an eyebrow. Clearly, this wasn’t in The Kite Runner.
‘A different kind of Muslim,’ I supply. ‘Like Protestant and Catholic.’
‘The Taliban hate the Shia,’ says Shakila flatly. ‘They kill us, all the time.’

 

Lily è un tipo alternativo, una Goth, trucco pesante agli occhi, che sta sempre insieme alle ragazze nere; penso, tuttavia, che questo sia uno stereotipo bianco, e sto per correggerla quando Shakila annuisce, con più veemenza del solito.
‘Miss! Io sono una Hazara’.
‘Come Il cacciatore di aquiloni,’ dice Lily, e mi lancia un’occhiata compiaciuta.
‘Non so,’ dice Shakila.
‘È un libro,’ dico io, ‘sull’Afghanistan. È nel programma d’esame, vero, Lily?’.
‘I Talibani,’ dice Shakila, ‘ci odiano. Quando mia mamma è andata a ritirare i nostri visti, Miss, il bus è stato bombardato – non il suo, ma quello davanti. Miss! Credevo che non sarebbe tornata mai più’.
‘Ma,’ dice Lily, ‘Pensavo che tu fossi mussulmana’. Mi offre un Monster Munch. Di solito, al Gruppo di poesia, Shakila ci porta ciliegie e fragole, che brillano come le rose delle sua guance. Lei e Priya sono pallide oggi.
‘Sono mussulmana,’ dice Shakila, ‘sciita’.
‘Cos’è?’ chiede Lily. Alzo un sopracciglio. Ovviamente, questo non c’era nel Cacciatore di aquiloni.
‘Un tipo diverso di mussulmano,’ spiego. ‘Come i protestanti e i cattolici’.
‘I Talibani odiano gli sciiti,’ dice Shakila, senza espressione. ‘Ci vogliono uccidere tutti’.

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Kate Clanchy è nata a Glasgow nel 1965 e ha studiato a Edimburgo e
Oxford, dove ora vive. È insegnante, giornalista e scrittrice free lance. Le tre raccolte poetiche da lei pubblicate (Slattern, Chatto & Windus 1995/ Picador 2001; Samarkand, Picador 1999; Newborn, Picador 2004) hanno avuto grande successo sia di pubblico sia di critica; tra i numerosi riconoscimenti ricevuti si citano il Forward Prize for Best First Collection, il Saltire Prize for Scottish First Book of the Year, il Somerset Maugham Award. Nel 2009 Picador ha pubblicato una sua originale opera di non-fiction, Antigona and Me, parte biografia parte commento sociale, sulla storia di una rifugiata del Kossovo, che è stata trasmessa da BBC Radio 4 e ha vinto il Writer’s Guild Award For Best Book 2008. Kate Clanchy collabora regolarmente con la BBC, che ha trasmesso suoi drammi radiofonici, e un suo racconto, The Not-Dead and the Saved, vincitore del BBC National Short Story Award 2009 e del VS Pritchett Memorial Prize. Il racconto è stato poi pubblicato da Picador nel 2015 col titolo The Not-Dead and the Saved and Other Stories. La sua opera poetica, BBC3 Radio Play We Are Writing a Poem About Home, è stato finalista del Ted Hughes Prize. Il suo romanzo Meeting the English, è stato finalista del Costa Prize. L’ antologia da lei curata di poesie dei suoi studenti della scuola Oxford Spires Academy, England: Poems from a School, Picador, 2018, ha ricevuto grandi apprezzamenti. Nel 2019 Picador ha pubblicato una sua opera di non-fiction, Some Kids I Taught and What They Taught Me, sulla sua esperienza di insegnante in diverse scuole del Regno Unito.
Nel 2018 Kate Clanchy ha ricevuto un MBE per servizio alla letteratura.

In Italia la poesia di Kate Clanchy appare in:
Men / Uomini: ritratti maschili nella poesia femminile contemporanea, a cura di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti, Le Lettere, Firenze, 2004,
Poesia, mensile internazionale di cultura poetica, anno XVIII, aprile 2005, N. 193, Nicola Crocetti Editore, Milano; contributo di Giorgia Sensi.
Neonato, poesie scelte, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Edizioni Medusa, 2007.
La singola poesia ‘Patagonia’ è pubblicata su Testo a Fronte, N. 27, 2° semestre 2002.
La testa di Shakila, poesie e prose scelte, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Lietocolle-Gialla Oro Edizioni, 2019

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Giorgia Sensi è traduttrice free lance. Ha tradotto fiction, non-fiction e soprattutto poesia. Tra i poeti da lei tradotti si segnalano in particolare: Carol Ann Duffy, Kate Clanchy, Jackie Kay, Vicki Feaver, Eavan Boland, Liz Lochhead, Margaret Atwood, Patrick McGuinness, John Barnie, Gillian Clarke. La raccolta da lei curata e tradotta, La casa sull’albero, Kathleen Jamie, Ladolfi Editore, 2016, ha vinto il Premio Marazza 2017 per la traduzione poetica. Sue pubblicazioni nel 2018:
La compagnia più bella, Kathleen Jamie, Medusa Editore; Scrutare gli orizzonti, Kathleen Jamie, narrativa di viaggio, Luciana Tufani Editrice; una raccolta di poemetti di Natale di Carol Ann Duffy,Un Natale inglese, con Andrea Sirotti, Le Lettere. Sue pubblicazioni nel 2019: Déjà-vu, poesie scelte di Patrick McGuinness, IP Editore, Falco e ombra, antologia di poesie e prose di Kathleen Jamie, IP Editore; La testa di Shakila, poesie e prose scelte di Kate Clanchy, Lietocolle-Gialla Oro Edizioni; 8 poesie di Jenny Mitchell per la rivista Versodove, n. 21; Istantanea di ippopotamo con banane e altre poesie, Philip Morre, IP.

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