La stanza dei poeti

Mario Benedetti e Luigia Sorrentino a “Ritratti di poesia”, Roma, 28 gennaio 2014. Credits ph. Dino Ignani

E’ stato un grande sogno vivere
di Luigia Sorrentino

Se io dicessi: “Questa è la stanza dei poeti”. Quanti ne entrerebbero e quanti ne uscirebbero?

(Silenzio)

Che cosa determina e definisce il poeta e la poesia?

(Silenzio)

Il successo in vita di una persona che scrive poesie, è decisivo?

(Silenzio)

Quando il valore di un poeta o di una donna poeta è indiscutibile?

(Silenzio)

Valgono forse premi, riconoscimenti a definire il valore di un poeta o di una donna poeta?

(Una voce, la mia)

Forse in alcuni casi sì. I Premi e i riconoscimenti internazionali possono avere un valore.
Penso ad esempio a Seamus Heaney: è stato un grande poeta. Se non altro perché, in tempi non recenti, nel 1995, ha vinto il Nobel per la Letteratura. Ma sappiamo che il Nobel premia soprattutto poeti che si sono distinti per aver messo in versi una poetica legata alle proprie origini, alla propria terra. Nel caso di Heaney, l’Irlanda che, quando Heaney era giovane, attraversò un grave problema politico: l’indipendentismo. Eppure, la poesia di Heaney, non può definirsi in alcun modo poesia politica. Il comitato di Stoccolma lo premiò con la seguente motivazione: “Bellezza lirica e profondità morale, che esalta i miracoli quotidiani e il passato vivente”.

Da ciò desumo che per l’Accademia di Svezia, il valore della poesia di un poeta come Seamus Heaney è di essere stato un poeta lirico, di aver letto, assimilato e commentato poeti che l’hanno preceduto, anche gli antichi poeti, del mondo classico, latino e medievale.

Ma veniamo a Mario Benedetti, poeta italiano.

Non gli sono stati attribuiti importanti riconoscimenti internazionali, eppure, per quanto mi riguarda, se avessi potuto spingerlo (a forza) nella stanza dei poeti, dove certamente Heaney è entrato molto tempo prima, lo avrei fatto, anche contro la sua volontà.

Che cosa vuol dire questo per me?

Vuol dire che non esistono i poeti, c’è il poeta. E Mario Benedetti,  è il poeta, dall’inizio alla fine, così come lo è stato Seamus Heaney. Lo è stato totalmente, nel binomio biografia-poesia che non sempre coincide con chi scrive versi. E’ un accadere eccezionale. E’ accaduto a Celan, ad esempio, nella quale identità Benedetti si riconosce come “tragedia di un corpo dal quale sporgersi”. Come in Celan, (poeta di riferimento per Benedetti) la lingua della poesia non mette cesure fra chi scrive e chi vive. A volte, addirittura, la voce dell’uno coincide con quella dell’altro come “corpo esposto”.

Chi è allora veramente quella persona in cui vive e si muove la poesia?

Benedetti sa e non sa.

Nel capitolo VIII di Materiali di un’identità (Transeuropa, 2010) Mario Benedetti scrive:

“Riguardo al mio morire è stato per me un difendersi, un difendersi strenuamente”. […]
Così è accaduto a Paul Celan, così a Beppe Salvia, altro autore di riferimento per Benedetti.

In Tersa morte c’è un dato importante, che forse non tutti hanno notato: Benedetti in Tersa morte conferma la continuità con i suoi Materiali proprio nella meditazione sul difendersi dalla morte. In esergo Benedetti riprende un verso di César Vallejo, (poeta peruviano morto in giovane età e nella più assoluta miseria): “Hay golpes en la vida…¡Yo no sé!” (Ci sono colpi nella vita, così potenti… Io non so!)

Benedetti sa e non sa. La sua parola non aggiunge nulla alla realtà. Certo è che in Tersa morte colui che porta il pensiero vede gli ultimi giorni, i giorni che la vita ha deciso.

Tornando a Materiali di un’identità nella sezione Biosfere Mario Benedetti scrive:

Non sento niente. Verrà il fegato con i suoi spilli,
o un polmone rauco, labbra addossate alla mandibola.

Sono stati porpora gli anni, e a nodi sullo sterno.
Si staccavano figure dal cervello, e un altro orrore.

E ancora, nel Capitolo VII Benedetti scrive:

Sto morendo. Non c’è sorpresa, pianto. E’ meno difficile oggi di ieri, socialmente e personalmente. […]

“Socialmente e personalmente” Benedetti lo ripete due volte. Non fa più fatica. Si porta dentro il morire, allievo spirituale e discepolo di Michelstaedter, vede lo sguardo di Beppe Salvia sulla strada da una finestra a Roma, lo sguardo di Paul Celan nell’acqua della Senna a Parigi.

Come dentro un’epidemia.

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POST SCRIPTUM
Abbiamo deciso di offrire questo documento eccezionale a tutti i lettori del blog.

Nel filmato di Davide Bazzani, montato da Luigia Sorrentino, assisterete al commosso saluto e alla benedizione impartita alla salma di Mario Benedetti, morto il 27 marzo 2020. La piccola cerimonia si è svolta il 30 marzo a Piadena, in provincia di Cremona. La salma di Mario è stata portata nella cappella di famiglia di Donata Feroldi, la sua amica storica, che lo ospiterà fino a quando sarà passata l’emergenza covid-19. Mario poi sarà portato a Nimis, in Friuli, sua terra natale. Aveva espresso il desiderio di essere sepolto accanto al padre.

4 pensieri su “La stanza dei poeti

  1. Ho visto il video, gentile Luigia Sorrentino, e La ringrazio di cuore per averci offerto questo “documento eccezionale”. Sia pure in maniera simbolica, è stata la prima volta in cui ho partecipato al funerale di un poeta, di un grande poeta, uno dei nostri migliori. Mi creda, gentile Luigia, questa pandemia non solo ci sta togliendo ad una ad una tutte le nostre certezze, o presunte tali, ma ci ha tolto anche il sapore dell’abbraccio, del suo calore unico e insostituibile anche nella morte. Non è accaduto solo per il nostro Mario Benedetti, cui va il mio commosso ricordo, di poeta dilettante e lettore professionista di poesia. E come tale, posso dire senza dubbio di essere tra i privilegiati lettori che, in questa vita e su questa terra, hanno avuto l’onore di leggere i versi davvero sublimi che il nostro Mario Benedetti ha scritto e che ora ci ha lasciato idealmente in eredità. Grazie, e riposa in pace Mario Benedetti.
    Michele Toriaco. Giornalista
    Torremaggiore (Foggia)

    • Grazie Michele… grazie.
      Il documento video del saluto e della benedizione a Mario Benedetti è veramente eccezionale.
      E’ proprio così che se ne vanno i grandi! Grazie mille per le sue parole… grazie

  2. Ho portato con me delle vecchie cose per guardare
    gli alberi:
    un inverno, le poche foglie sui rami, una panchina vuota.
    Ho freddo, ma come se non fossi io.

    Ne approfitto, gentile Luigia Sorrentino, per ricordare ancora il nostro Mario Benedetti, citando questi Suoi versi iniziali di una poesia che colma il cuore, anche in un momento come questo.
    Grazie ancora. E buona domenica delle Palme.
    Michele Toriaco

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