Joan Mirò, La scintilla magica dell’arte & video

Arte e poesia
a cura di Luigia Sorrentino

E’ ancora possibile – fino al 10 giugno 2012 – visitare a Roma, al Chiostro del Bramante, la mostra intitolata ‘Mirò! Poesia e Luce’, frutto della collaborazione con la Fondazione di Palma Di Maiorca, in cui è custodito gran parte del patrimonio dell’artista catalano  che ha concesso, in via del tutto straordinaria, gran parte dei suoi capolavori, per l’anteprima italiana.

 
Mi servo di cose trovate per provvidenza
divina,  di pezzi di ferro, pietre,
come mi servo di un sogno abbozzato sulla carta
o di un incidente
capitato per caso
è soltanto questa
questa scintilla magica
che conta nell’arte

di Joan Mirò
—-
Così in una poesia Joan Mirò, che lavorava con gli attrezzi del giardiniere. Lui stesso diceva che le sue opere nascevano da un seme, da una forma preliminare e istintiva, come quella che disegnano i bambini. In un linguaggio fatto di macchie, grafismi, spruzzi, impronte, abrasioni, suture e chiodi, ma inondati di luce, di colore, in una gioiosità perenne, un canto alla vita.

(Roma, 10 maggio 2012. Video-servizio di Luigia Sorrentino – Montaggio di Alessandro Carboni)

[flv]http://www.rainews24.it/ran24/clips/2012/05/luigia_10052012.mp4[/flv]

Nella importante retrospettiva dell’artista spagnolo in corso a Roma vi sono esposte circa 80 opere, tra di esse anche 50 olii di grandi dimensioni, ma anche terracotte, bronzi, acquarelli.

Il luogo di lavoro era per Mirò di importanza cruciale. Per questo negli spazi espositivi del Chiostro del Bramante è stato ricreato integralmente lo studio in cui creò i suoi capolavori. Si potranno così vedere anche tutti i suoi oggetti, i pennelli e gli strumenti originali che l’artista usava e che sono stati conservati integralmente dalla Fondazione di Palma di Majorca.

Nel 1919 Mirò andò per la prima volta a Parigi dove incontrò Pablo Picasso che lasciò una traccia nella sua opera così come la lasciarono i poeti surrelisti francesi, Pierre Reverdy, Tristan Tzara e Max Jacob. Quest’ultimo, ‘un poeta importante più che famoso’, secondo Jean Cocteaux ‘ fu il vero poeta del cubismo’, che ispirò l’opera ‘centrale’ di Mirò. Negli anni della maturità, si affinarono in Mirò la ricerca e la volontà sperimentatrice (quasi novantenne si interessò di scultura gassosa e pittura quadridimensionale) e fu un artista il cui valore indiscusso è riconosciuto in tutto il mondo fin dagli anni Quaranta, ma in patria solo dopo la caduta del franchismo.

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