Giancarlo Pontiggia, “Il moto delle cose”

Giancarlo Pontiggia / Credits ph. Dino Ignani

L’incontro con la poesia di Giancarlo Pontiggia è una scintilla.
“Il moto delle cose” proviene dalla suggestione e dal suono delle parole, che vengono letteralmente messe alla prova, usate, ripetute, evitate, in modo da intrappolare quel luogo dell’umano in cui nessuno è mai stato, ma che tutti noi conosciamo.
Le poesie nascono dall’attesa fiduciosa della misura giusta per poter dire, quello nel quale la parola, con il suo suono e il suo senso, riesce a farsi pienamente carne, cielo, pioggia, Natura. Il tratto distintivo di Pontiggia è una parola poetica naturale, una voce che sgorga limpida e nuda, priva di intellettualismo. E’ una voce antica, come l’eco di un sussurro che solo il poeta riesce ad intercettare e, in qualche maniera, a restituirci.

La parola è dunque un segno salvato dal tempo, un faro luminescente capace di illuminare, seppure in brevi istantanee, spaccati di quell’altrove che abita la mente dell’uomo da sempre e che affraterna gli individui nella storia. Continua a leggere

Giancarlo Pontiggia alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con “Il moto delle cose”

Il moto delle cose
Presentazione del volume di poesie di Giancarlo Pontiggia
Giovedì 8 febbraio h 17.00, Sala Macchia
Spazi900: letture, incontri, confronti

Il moto delle cose
di Giancarlo Pontiggia

Nell’ambito del ciclo Spazi900: letture, incontri, confronti, dedicato alla valorizzazione della letteratura contemporanea, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma presenta giovedì 8 febbraio alle ore 17,00 (Sala Macchia) il volume di poesie Il moto delle cose di Giancarlo Pontiggia (Mondadori, 2017). Dopo il saluto del Direttore della BNCR Andrea De Pasquale, interverranno Arnaldo Colasanti, Claudio Damiani e Sonia Gentili. Sarà presente l’autore. Continua a leggere

Giancarlo Pontiggia, “Il moto delle cose”

Giancarlo Pontiggia / Credits ph. Dino Ignani

Dalla quarta di copertina

È una poesia di pensiero, quella di Giancarlo Pontiggia, alimentata peraltro, sempre, da un’immaginazione fervida eppure controllata, frutto di una sapienza felicemente in equilibrio con un estro inquieto, nel corpo di una scrittura che è testimonianza di un esercizio della mente, di un percorso che passo dopo passo viene a tessere i momenti di un’avventura dell’esistere. E dunque di una vicenda, quanto mai articolata e insistita tra lo «stridìo rigoglioso delle cose» e «l’unghia del tempo». Un tempo «che non consola», nella sua «linea infinita», quella che ci precede e seguirà, quando il nostro ansioso esserci cadrà, come è suo destino, nel vuoto. Continua a leggere