Essere “altro” in Giovanni Testori

Giovanni Testori

GIOVANNI TESTORI: IL DESTINO DELLA CROCE

COMMENTO DI LUIGIA SORRENTINO

Uno scrittore con il quale il  Novecento dovrà prima o poi fare i conti  – del quale oggi non si sente quasi più parlare nonostante la notevole eredità letteraria che ha lasciato – è Giovanni Testori.  Narratore, drammaturgo, autore di saggi di critica d’arte e poeta, è una delle pochissime voci che ha aperto possibilità nuove nella letteratura italiana del dopoguerra. Chi vuole leggere un assaggio della sua poetica può consultare o acquistare l’Oscar Mondadori pubblicato nel 2012 a cura di Davide Rondoni, una scelta da Le poesie, 1965-1993. 

Componimenti di grande forza verbale e espressiva.

Il poeta  utilizza infatti più registri vocali: da un lato i i toni “bassi” e brutali di una lingua abbrutita dall’emarginazione, dallo “scarto esistenziale” , dall’altra, una lingua sublime, tenera e incantevole che tocca toni altissimi di espressione e di canto.

IN EXITU, Roberto Latini/ credits ph Ivan Nocera – Cubo Creativity Design, Napoli, 8 giugno 2019

Nota a margine

Il Napoli Teatro Festival Italia diretto da Ruggero Cappuccio quest’anno ha portato al Festival In Exitu, di Giovanni Testori nell’interpretazione dell’attore e regista Roberto Latini e Erodiade,  regia di Carlo Cerciello, con Imma Villa.

IN EXITU di Giovanni Testori
Napoli, 8 giugno 2019
INTERPRETAZIONE E REGIA ROBERTO LATINI
DALL’OMONIMO ROMANZO DI GIOVANNI TESTORI
MUSICHE E SUONO GIANLUCA MISITI
LUCI E DIREZIONE TECNICA MAX MUGNAI
PRODUZIONE COMPAGNIA LOMBARDI – TIEZZI

ESTRATTI

Da “ I Trionfi “ (1965)

Furori atroci da animale bellezza
i cervi bravi sconto sui ghiacci;
urlano, di scatto, come corni di bronzo;
inarcano i colli di miele e sterpi;
s’accovacciano stanchi sui giacigli di neve;
s’abbracciano anche e s’amano
fieri e superbi
come antichi dei d’un tempo senza tempo;
tra carne, ossa, pelo e sangue
un nodo inestricabile li stringe nei geli della brina.


Eternità,
vittoria sulla morte,
che tutti non aspettano fuor che noi
dannati a tendere verso il tuo inane niente;
eternità,
lama suicida senza nascita e parto;
traditrice blasfema
che abbracci e lasci, ogni ora,
ogni istante;
cane che latri;
crisalide antica;
abominio ineluttabile
che azzanni coi riverberi falsi
[…]

Da “Conversazione con la morte” (1978)

[…]

Amore mio –
ricordo che cominciava così
la prima lettera che ho scritto.
Le trecce bionde cui era indirizzata
si son perdute nell’aria.
La vedo ancora correre sui prati, giocare,
e poi, di colpo, fermarsi e guardarmi…
Amore mio –
poi continuava:
ieri quando ti sei fermata e m’hai guardato…
E se tentassi di dirvi
che è stato anche per quello,
per amore,
se ho rinunciato a quell’ultimo diritto;
se lo dicessi mentre qui, davanti,
non ho più quelle trecce
e nessun altra ciocca di capelli,
né carne divisi sguardi di quante,
nella mia corsa,
ho incontrate, avute, possedute?
Sono parole che usano ancora, queste:
avere, possedere;
ma sapeste il peso, la vergogna che sento
d’averle adoperate
e, soprattutto, realizzate incarnate!
Fossi riuscito a incarnare le altre;
avessi dato le mie capacità, le mie forze,
quando ancora ne avevo,
per tenere in vita le spoglie delle altre:
carità, pietà…
Ascoltate nella lingua umiliata e derisa….
Vermi,
che umilierete e deriderete anche i vostri padri! Tutto umilierete e deriderete!

[…]

Da Oscar Mondodori, Le  Poesie, 1965-1993 (2012)

UNA BREVE BIOBIBLIOGRAFIA
Giovanni Testori nasce il 12 maggio1923 a Novate Milanese. Muore il 16 marzo 1993 a Milano. Nel 1954 viene pubblicata da Einaudi la sua prima opera narrativa: “Il Dio di Roserio”. A questa seguiranno poi le opere del ciclo “I segreti di Milano”, costituito da “Il ponte della Ghisolfa” e “La Gilda del Mac Mahon”, “La Maria Brasca”, “ L’Arialda” e “Il Fabbricone”, nel quale Testori tratteggia le vicende umane della periferia milanese di quegli anni.

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