Altre scritture, Ruggero Cappuccio


Altre scritture
a cura di Luigia Sorrentino

Ho conosciuto Ruggero Cappuccio nel 1988 a Torre del Greco al cinema-teatro Oriente, dove entrambi ci trovavamo per assistere alla messa in scena di Ferdinando“, di Annibale Ruccello (attore, regista e drammaturgo prematuramente scomparso in un incidente stradale) interpretato da un’indimenticabile Isa Danieli. Cappuccio mi fu presentato proprio in quell’occasione da una comune amica. Da quel giorno, nacque tra noi una lunga amicizia e un lunghissimo sodalizio artistico.

 

A lui devo, anche, i miei primi articoli usciti su Il giornale di Napoli nella pagina della Cultura. Anzi, lo ricordo ora, il mio primo articolo, un’intervista-recensione a Glauco Mauri che aveva messo in scena il Faust di Goethe (con Roberto Strurno nei panni di Mefistofele) al Festival Città Spettacolo di Benevento, lo  firmammo insieme.

Impossibile descrivere in poche righe chi è Ruggero Cappuccio. Il suo repertorio bio-bibliografico è vastissimo, perchè Cappuccio è un artista eclettico:  giornalista, regista, drammaturgo, scrittore e direttore artistico di Teatro Segreto. Ha firmato anche diverse regie liriche per la direzione di Riccardo Muti (www.teatrosegreto.it) .

L’ultimo aneddoto legato a Ruggero Cappuccio è di qualche giorno fa: Fuoco su Napoli”, il suo secondo romanzo pubblicato da Feltrinelli lo scorso anno, ha vinto il Premio Napoli 2011.

Cito qui, per ragioni di spazio, solo una delle tante drammaturgie scritte e dirette da Ruggero Cappuccio “Shakespea Re di Napoli ” . Quest’opera teatrale, in particolare, è interamente scritta in napoletano del Settecento (in endecasillabi e settenari). Lo spettacolo fu presentato, in prima Nazionale, al Festival di Santarcangelo nel 1994.

Ecco quanto scrive Cappuccio su Shakespea Re di Napoli, pubblicato nella collezione Teatro da Einaudi nel 2002: «In molti hanno teorizzato intorno all’origine ispirativa dei Sonetti di Shakespea Re di Napoli.  Così il misterioso W.H. cui sono dedicati i centocinquantaquattro componimenti del poeta di Stratford, ha finito per assumere ora le sembianze del conte di Pembroke, ora quelle di Lord Southampton. Tuttavia, le immagini dei due gentiluomini inglesi hanno ceduto il passo, specie nell’ultimo secolo, a nuove e sempre più approfondite indagini testuali, fino alla capitolazione finale ad opera di analisi incentrate sui riferimenti ermetici e simbolici annidati nei Sonnets.

Da un’attenta lettura dei versi si deduce che il giovane amico “… dai profondi occhi sognanti…” per il quale Shakespeare innalzava il suo canto struggente, doveva essere una persona in grado di rappresentare un fattore vitale per l’evoluzione dell’arte drammaturgica del grande William. W. H. , allora, riaffiora dai penetrali del suo secolare mistero: si tratta dell’attore fanciullo del teatro di Shakespeare, di colui che, come scrive Wilde, fu primo e indimenticabile interprete di Viola, Desdemona, Rosalinda, Giulietta.
In Shakespea Re di Napoli il mistero dei Sonnets si addensa in una storia in cui le antiche suggestioni legate a Willie Huges e l’attore fanciullo del teatro Elisabettiano, sfociano in un racconto che nella fantasia e nella forza immaginativa pone radici per una pura intuizione poetica sulla natura dei Sonetti.
Nella messinscena la straordinaria musicalità della lingua di Shakespeare viene assimilata alla grande vocazione lirica della cultura letteraria del barocco napoletano. Il senso del suono diviene quasi suono dei sensi, dell’inesausto intreccio di endecasillabi e settenari. Sullo sfondo, una misteriosa notte di Carnevale, un castello, un vicerè, due storie e l’ombra di Shakespeare. Tutto nel gurgite di passioni incandescenti, agonizzanti silenzi, violente rinascite delle parole, ferita impietosamente nella sfida con l’autore, il genio, la bellezza e la morte, che dal vicino mare limpido e putrescente esala il brivido presago della peste.» 

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Fuoco su Napoli

Napoli non sarà più la stessa. I Campi Flegrei stanno per esplodere e la città sarà presto invasa dall’acqua e dal fuoco. Nessuno ne è al corrente, tranne Diego Ventre – avvocato, affascinante e raffinato affabulatore, amico di politici potenti e di boss della camorra. Trenta giorni non sono molti, ma a Ventre sono sufficienti per progettare l’affare del secolo: vendere e comprare immobili strategici. Una volta superata l’emergenza, i profitti saranno eccezionali. Napoli sarà un’altra città, sarà la Las Vegas del Mediterraneo. Diego Ventre si muove con agilità, convince imprenditori, camorristi e affaristi, ridisegna il piano regolatore e determina il futuro di Napoli. Ricatta, ammalia, seduce, e trova il tempo per corteggiare la bellissima Luce, figlia di nobili decaduti e attratta da quest’uomo sicuro di sé e colto, che dice sempre le cose giuste e sa sorprenderla regalandole un libro rarissimo o facendo aprire per lei le residenze più inaccessibili. Ma Diego Ventre è anche la coscienza della città: ama Napoli e la vuole vedere in cenere, distrutta e purificata, liberata finalmente dall’ingordigia umana e dalla violenza estetica che per secoli l’ha devastata. Intorno a Diego e Luce, ruotano personaggi che sembrano interiorizzare le ombre che tra poco copriranno la città. Donne in cerca di affetto ma che trovano corpi che sublimano questo bisogno con il sesso, capiclan alla resa dei conti, pittori che tentano un ultimo assalto all’immortalità inseguendo sfumature impossibili.E poi c’è il silenzio, c’è il prima e il dopo. Napoli è irriconoscibile e la macchina operativa di Diego Ventre si mette in moto. Per la città e i suoi abitanti è arrivato il momento di risorgere. O di scomparire per sempre.

1 pensiero su “Altre scritture, Ruggero Cappuccio

  1. ho divorato ” fuoco su Napoli” in poche notti. Molti scrittori hanno scritto ispirati dalla città ma, questo romanzo ha in sè un fascino che non ho trovato in nessun altro scrittore. Affascina la costruzione del racconto, affascina Diego, affascinano le metafore, i simboli e quanto di apocalittico ci può essere in una città che affonda nell’acqua e che brucia nel fuoco. Violenza e poesia antinomiche tra loro divengono perfezione nell’equilibrio del racconto.

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