Addio allo scrittore russo Vasilij Belov

E’ morto a Mosca a 80 anni Vasilij Belov, uno tra i maggiori rappresentanti della cosiddetta narrativa contadina al tempo dell’Unione Sovietica. E’ autore di racconti e romanzi brevi quali, tra gli altri, “Una torrida estate” (1963), “Vigilie” (1972), “Sull’acqua chiara” (1973), “Colline” (1973) e “L’educazione secondo il dottor Spock” (1978).

Con il romanzo “Una tra mille” (1986) Belov si discostò dai temi rurali, analizzando il comune cittadino alle prese con la burocrazia e le angosce della vita quotidiana nella Russia comunista. Nel romanzo “L’anno della grande frattura” (1989) è tornato di nuovo protagonista nella sua scrittura, il mondo contadino, del quale l’autore dipinge il tragico destino nel periodo della collettivizzazione. Continua a leggere

Altre Scritture, Antonio Celano

 Antonio Celano
a cura di Luigia Sorrentino

«Sono nato nel 1966 in una zona rurale della Basilicata, dalla bellezza scabra, periferica. Ricordo che d’estate, quando tutti avevano preso l’abitudine di riversarsi al mare sulle spiagge della vicina Calabria, a me piaceva fare la strada inversa. Andavo in campagna: mio nonno mi portava a pascolare le vacche, mia nonna si assopiva tardi accanto al fuoco col lavoro in mano. Ne amavo le acque correnti, i pioppi e i vincastri, il sapore dei gelsi e dei fichi. Ascoltavo la notte gli insetti far gemere il legno della scala che portava in soffitta, il soffio delle froge nella stalla di sotto, mentre i cani abbaiavano al buio accecante.

Lassù la corrente elettrica arrivò solo nel ’74: mio nonno tracciò la data nel cemento fresco del traliccio, come ad ammonire per una modernità intempestiva e inutile. In campagna io mi sentivo vivo, ma quello spazio era già un ventre vuoto. In quegli anni persino il paese, così legato al mondo contadino, iniziava a cambiare come di polarità, iniziava a orientarsi alle città, lieto di poterne costituire il cascame. Lo dico perché di questa logica son rimasto vittima: per anni non sono tornato in Basilicata se non per qualche giorno all’anno, ho studiato industrie e operai. Tuttavia, oggi mi rendo conto di aver scelto sempre città-non-città prive di grandi opportunità, di essermi portato dentro un modello che non poteva che naufragare, in seguito, in una nostalgia per la mia terra che non si era mai sopita. Continua a leggere