Bernardo Pacini, “Fly mode”

Bernardo Pacini

Non sa più contare le volte che è salita sul tetto
per vedere sognante la via delle martore in fuga.

Quando sente i passi della figlia sulla testa
il rumore delle tegole che cedono
si ferma qualsiasi cosa / stia facendo e osserva
vetrosa come una lampada spenta
lo spazio circostante.
Consulta l’oracolo di ciò che le capita davanti
sia esso un vaso o una testa d’alce
ancora integra nella sua custodia
di infelicità greca.

Non ha senso il suo impassibile disagio
ma è questo che ha insegnato a sua figlia
a osservare dall’alto ogni posto di gioia
a diffidare della morte, anche se sta
precisa in una scatola da scarpe.

 

*

Postproduction

Facciate abiette delle case, non accidentali cappelle
di aria vagamente fascista
galoppo di processionarie in fila
su ringhiere rinsecchite, anche voi / deludete
imperfette / quanto siete.

Schiene costolute di cani
tutte assorte nel condotto della corsa
immobili nei ranghi di un frame ben preciso
che rivela la maniera della morsa
– certo, voi non mi bastate.

Madri accubite, femmine, viene da pensarvi, ripensarvi
col vostro cefalotorace di ragne
stravaccate su materassi all’aperto
inebetite da un sole farinoso
e inefficace come un cursore guasto.

Siete sagome proliferate in aberrazione
appese al frullo di una ghiera dei modi.

Darvi corpo e una legge
strigare una storia
dal ganglio della narrazione
cambiarvi i nomi, ombrare i volti
perché, come affetto / da prosopoagnosia
possa infine scordarmi di voi

è la pena che spetta a chi farà l’editing.

*

Irreversible return to land

Vorrei una sera dopo il volo
tu mi lasciassi acceso per errore
una falla in quel sistema perfetto
di logiche e abitudini.
Desidero vedere
la stanza in un fotogramma statico
schermata dal contenitore di polistirolo
che mi ottunde la vista

cogliere un dettaglio in quiditate
senza per forza doverlo registrare
la noia di riviste impilate senza garbo
un fazzoletto invaso di scritte illeggibili
piccoli ricordi insignificanti
di quando eri bambino e poi la tenda, mai lavata
un bozzolo di calze masticate tra i cartoni da buttare.

(Qui c’è un gatto?
Dietro un sensore spento mi dico – non è detto
che qui da qualche parte viva un gatto).

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Bernardo Pacini (1987) è un poeta fiorentino. Nel 2012 ha vinto il premio De Palchi-Raiziss per l’inedito. Ha pub- blicato Cos’è il rosso (Edizioni della Meridiana, 2013), con cui è stato finalista della Selezione Ceppo – Luca Giachi e ha vinto i premi Sertoli Salis, Antica Badia di San Savino e Beppe Manfredi. Nel 2015 ha pubblicato il libro d’arte Perfavore rimanete nell’ombra (Origini Edizioni), nel 2016 la plaquette illustrata La drammatica evoluzione (Oèdipus), dedicata ai Pokémon. Nel 2019 è stato incluso nell’antolo- gia Poeti italiani nati negli anni 80 e 90, edita da Interno Poesia.

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