Antoine Emaz, con pochissime parole

Antoine Emaz

Dall’introduzione di Fabio Pusterla

I frammenti poetici di Emaz sono in lento movimento, proliferano l’uno dall’altro, fissandosi sulla pagina. Una costante auscultazione di profondità li suscita, li anima, li dirige: la parola, l’immagine si fissano in un primo frammento, e subito l’interrogazione di quella prima manifestazione poetica induce a continuare, trasformando e precisando: perché la parola era insufficiente, inesatta; oppure perché la parola schiudeva nuove zone del linguaggio e nuove risonanze interiori; e soprattutto perché il senso, la verità, rifiuta di lasciarsi compiutamente afferrare, e chiama al viaggio, all’indagine, all’esplorazione. Come il lichene, “il più multiforme dei vegetali” (Sbarbaro), anche le parole della poesia prolificano e si dirigono dunque verso un orizzonte, lungo un cammino appartato e intenso, che non nasconde il debito contratto con alcuni grandi maestri del Novecento (si potranno nominare Reverdy, René Char, Francis Ponge, Eugène Guillevic, André du Bouchet, Philippe Jaccottet, e altri ancora), ma sa trasformarlo in voce originale e ormai inconfondibile, facendo di Antoine Emaz uno dei rappresentanti più significativi e particolari della poesia contemporanea.

on pourrait peut-être sortir
on n’est plus très sûr de pouvoir
encore

si blanc le blanc
et le rouge si rouge

si potrebbe forse uscire
non si è più molto sicuri di potere
ancora

così bianco il bianco
e il rosso così rosso

Antoine Emaz è nato a Parigi nel 1955 e ha vissuto ad Angers, dove ha insegnato in un liceo. È considerato uno dei maggiori poeti francesi degli ultimi anni.

Oltre a questo, una vita ordinaria, tra il non facile e il non impossibile, come tutti. Non so cos’altro dire di utile, o illuminante, intorno, sopra o sotto alle poesie. Se la poesia è intrisa di circostanze, scrivere serve a pulire quanto è necessario perché diventi un’interfaccia, non uno specchio. Ecco perché mi dà sempre fastidio dover alimentare il mulino biografico. C’è una cosa, tuttavia: rivendico il diritto alla contraddizione, al rischio, al tentativo, persino al fallimento. La poesia per me non è un esercizio riuscito quando i vincoli o le procedure sono stati rispettati, è ogni volta l’invenzione di una scrittura vivente, tensione del linguaggio contro ciò che ci rende muti”.

Antoine Emaz

Selezione a cura di Luigia Sorrentino

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