Lucie Dalarue-Mardus, “Princesse amande” Poesie scelte

 

Capelli tagliati

Ho tagliato i capelli perché il mio viso,
sotto la piega di una volta,
non possa mostrarmi la straziante immagine
del tempo dalle implacabili dita.

Cambiando piega sembra di cambiare testa.
Crederò di invecchiare meno
sotto il corto tosone rigettato in tempesta
dove posso conficcare i miei pugni.

Così come un tempo le belle sacerdotesse
sacrificavano le morti elette,
ho come su un sepolcro consacrato le due trecce
alla mia giovinezza che non c’è più.

Cheveux coupés

Cheveux coupés J’ai coupé mes cheveux afin que mon visage,
sous sa coiffure d’autrefois,
ne puisse me montrer la déchirante image
du temps aux implacables doigts.

En changeant de coiffure on croit changer de tête.
Il me semblera vieillir moins
sous la courte toison rejetée en tempête
où je puis enfoncer mes poings.
J’ai, de même qu’au temps où les belles prêtresses
sacrifiaient aux morts élus,
comme sur un tombeau consacré mes deux tresses
a ma jeunesse qui n’est plus.

*

Attraverso prati, attraverso boschi,
comincia lo strano maleficio dell’anno.
Ovunque vadano i miei occhi,
vedo il grande autunno avvelenato.

I rami torti e neri
sono lentamente in preda a tutte le chimiche.
Le ultime rose, pallide,
fioriscono addosso alle disperazioni.

Sul folto tappeto rosa
avanzo, i miei piedi fanno uno stretto cammino.
Tutta tremante, nella mia mano,
imputridisce una foglia.

A travers prés, à travers bois,
commence la féerie étrange de l’année.
Partout où vont mes yeux, je vois
la grande automne empoisonnée.

Les branchages tordus et noirs
sont lentement en proie à toutes les chimies.
Les dernières roses, blémies,
fleurissent sur des désespoirs.

Dans la jonchée épaisse et rose,
je m’avance, et mes pieds font un étroit chemin.
Et toute tremblante, à ma main,
une feuille se décompose.

*

Il viale al mattino, cattedrale d’autunno,
ritaglia nel cielo vetrate fiammanti.
Un folto manto è ai due bordi fuggente,
giallo e rosso lucore di cui lo sguardo si stupisce.

Avanzo senza rumore in questo mondo vermiglio
e sotto gli alti tigli dove la massa si sgrava,
guardo ovunque cadere, come una neve,
la ronda di foglie d’oro e il tondo del sole.

Portando così nell’ombra una marcia attutita,
traccio in quest’ora tanti magri sentieri
che sembra tornino a brillare ai miei piedi,
miracolosamente, degli stivaletti di fata.

L’avenue au matin, cathédrale d’automne,
découpe sur le ciel des vitraux flamboyants.
Une épaisse jonchée est aux deux bouts fuyants,
rouge et jaune lueur dont le regard s’étonne.

Je m’avance sans bruit dans ce monde vermeil,
et, sous les hauts tilleuls dont la masse s’allège,
je regarde tomber partout, comme une neige,
les rondes feuilles d’or et les ronds de soleil.

Menant ainsi dans l’ombre une marche étouffée,
je trace dans cet or tant de minces sentiers
que je crois en rentrant voir briller à mes pieds,
miraculeusement, des bottines de fée.

Traduzione di Emilio Capaccio
LietoColle, 2017

Lucie Delarue-Mardrus nacque a Honfleur, un piccolo paese che si affaccia sulle coste dell’oceano Atlantico, nella regione della Normandia, il 3 novembre 1874. Fu poetessa, scrittrice, traduttrice, scultrice e pittrice molto prolifica. Lasciò più di settanta romanzi, undici raccolte di poesie (tra cui una raccolta antologica e una postuma), alcuni saggi, cinque biografie, un’autobiografia, (Mémoires, 1938), due tragedie teatrali, (Sapho désespérée, 1906, e Prêtresse de Tanit, 1909) e vari articoli di critica letteraria e artistica.

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