Paul Celan, “Parla anche tu”

Paul-Celan

Paul Celan. La poesia “Parla anche tu” letta da Luigia Sorrentino nella traduzione di Giuseppe Bevilaqua con una sola variante nell’ultimo verso: “wandernder” che Bevilacqua ha tradotto con “errabonde parole” Luigia Sorrentino l’ha trasformato in “migranti parole”.

di Luigia Sorrentino

Nel 1955 esce  in Germania con la casa editrice Detsche Verlags-Anstalt  Di soglia in soglia, (Von Schwell zu Schwell) il primo ciclo di liriche interamente composte da Paul Celan a Parigi, città dove vive, dedicate alla moglie Gisèle. La raccolta è composta da 47 poesie suddivise in tre sezioni: Sette rose più tardi, Con alterna chiave, Alla volta dell’isola.

 

Parla anche tu (Sprich auch du) la poesia qui proposta nella lettura di Luigia Sorrentino, nella traduzione di Giuseppe Bevilacqua è contenuta nell’ultima sezione del libro ed è la nona di tredici poesie. E’ “incastrata” tra la precedente Cenotafio e la successiva, Con labbra rosse di tempo.

Il Cenotafio è un monumento, una tomba vuota, che non contiene le spoglie del defunto, innalzato in onore della persona scomparsa, ma colui che qui dovrebbe giacere, non giace/ in alcun luogo, è un disperso, accanto al quale giace il mondo, ci rivela il poeta nella stessa poesia. In quella che ha per titolo Con labbra rosse di tempo, Celan rievoca una bocca maturata, che ridice le parole che sono state taciute, mormora, con labbra rosse di tempo: “e la bocca sorta dal mare/ già emerge/ al bacio infinito”, scrive Celan in questa poesia, quasi a volerci rivelare da un lato l’assurda cancellazione di un’intera popolazione, quella ebraica, gettata dalla bocca sulle tavole delle nostre case, durante il pasto quotidiano, dall’altro, il riemergere dal mare delle turgide rosse labbra degli ebrei scomparsi rivolte al bacio infinito. Fra queste due poesie di straordinaria visionarietà e tragicità si innesta Parla anche tu, che ha una forza verbale non comune. Il poeta esorta, invita a dire la verità, ed egli stesso nella lingua tedesca, quella del nemico, si fa portatore di verità incidendo sulla pagina il suo atto di denuncia: “Parla per ultimo/ dì il tuo pensiero.” E poi il verso fondamentale di tutta la poesia: “Dice il vero, chi dice ombre”, che ci fa vedere le ombre dei morti scomparsi nei forni crematori, corpi svaniti nel fumo e nella cenere, ma anche le zone oscure di chi è caduto nel buio e in una falsa luce, la falsità di chi ha vissuto senza parlare, tacendo o negando la verità dello sterminio.

Sprich auch du

Sprich auch du,
sprich als letzter,
sag deinen Spruch.

Sprich —
Doch scheide das Nein nicht vom Ja.
Gib deinem Spruch auch den Sinn:
gib ihm den Schatten.

Gib ihm Schatten genug,
gib ihm so viel,
als du um dich verteilt weißt zwischen
Mittnacht und Mittag und Mittnacht.

Blicke umher:
sieh, wie’s lebendig wird rings —
Beim Tode! Lebendig!
Wahr spricht, wer Schatten spricht.

Nun aber schrumpft der Ort, wo du stehst:
Wohin jetzt, Schattenentblößter, wohin?
Steige. Taste empor.
Dünner wirst du, unkenntlicher, feiner!
Feiner: ein Faden,
an dem er herabwill, der Stern:
um unten zu schwimmen, unten,
wo er sich schimmern sieht: in der Dünung
wandernder Worte.

Paul Celan

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