La vostra voce, Elisa Capitani

La vostra voce, Elisa Capitani
a cura di Luigia Sorrentino

Elisa Capitani ‘traduce’ il suo stato d’animo nella poesia per sua stessa ammissione, per sentirsi libera o, per tornare libera. E’ un buon inizio. Tuttavia l’esperienza dello scrivere non può – non deve – fermarsi lì, deve andare oltre quel limite iniziale. Dice bene Elisa che scrive: “… appena quell’inchiostro macchiò quel foglio bianco mi sentii subito meglio, come fossi riuscita a tirare fuori tutta la rabbia e il rancore che avevo dentro. Ora c’era spazio per me.”

Ecco, lo spazio per sé diventa una conquista. Ma la conquista del proprio tempo – del qui e ora – deve originare una condivisione, un’esperienza comune, che si fa poesia.

Perché poesia
“Era un periodo intenso della mia vita. Una storia lunghissima alle spalle e una ricostruzione di me stessa lenta e difficile. Un periodo della vita in cui non ci sono più certezze solo grandi interrogativi. Iniziai ad affacciarmi alla vita in modo nuovo quasi come un uccello che spicca per la prima volta il volo. Tante le cose complicate: una nuova casa per la prima volta sola, la riscoperta di me, una persona conosciuta con un ego grandissimo che mi prendeva e lasciava a suo piacimento. Non me ne accorgevo o meglio non volevo accorgermene ma una sera fui messa di fronte alla realtà evidente e innegabile: la presenza di una persona nella sua vita.
Quella notte ero fuori provincia presi l’autostrada ripensando a tutte le parole dette e al perché mi stava capitando questo e fu allora che scrissi la mia prima poesia. Le parole fluivano in modo inspiegabile e quando arrivai a casa l’avevo chiara in mente tanto da scriverla immediatamente. Non pensavo a metrica e regole ma solo a scrivere. La cosa strana fu che appena quell’inchiostro macchiò quel foglio bianco mi sentii subito meglio, come fossi riuscita a tirare fuori tutta la rabbia e il rancore che avevo dentro. Ora c’era spazio per me.
Da allora ogni volta che ho sentito il bisogno di dire qualcosa l’ho espresso in questo modo, mettendoci il cuore libero da vincoli e da pesi inutili. Ed è sempre così che ho visto la poesia: il mio modo per esternare le mie sensazioni, i miei sentimenti: una catarsi.
Credo che la sensibilità di alcune persone sia condivisibile solo attraverso la poesia: un posto magico che ognuno di noi può raggiungere al bisogno, un luogo della mente in cui poter essere totalmente se stessi senza paure, senza complicazioni.
Un posto in cui poter guidare qualcuno a leggerti dentro e scoprirti: in ogni tua debolezza, in ogni angolo buio del tuo cuore mettendoti a nudo, senza barriere.
Righe che possono aiutare a condividere uno stato d’animo che può essere comune e che aiuta a non sentirsi soli.”

di Elisa Capitani

(La poesia che Elisa scrisse quella notte si intitola “Notte” …)Notte

La strada scorre velocemente sotto le mie ruote
musica potente alla radio crea un alone attorno a me
è come se non fossi qui ora.
Solitudine, rassegnazione, la mia dignità distrutta
un altra volta ancora
perché accade?
Crescere
sì l’ho fatto con te
ma il tuo modo di insegnarlo è sbagliato
sono nell’oblio
vago nei meandri della mente e del cuore
cerco conferme o smentite
che schifo mi faccio
sto mentendo a me stessa.
Il tuo cuore è irraggiungibile
votato a ciò che non sono io
e questo mi distrugge
Le mie lacrime amare sono niente ai tuoi occhi
le guardi scendere sul mio viso
e nemmeno un brivido
la forza che devo trovare chi me la darà
la forza che mi serve per allontanarti da me
ma poi….
Io sono qui
ti prego vieni a prendermi, senti il mio cuore.

Ferite profonde si alternano a momenti di pura felicità
la razionalità eterna nemica si contrappone all’emozione scomoda alleata
dove sono ora
sto vivendo in un ricordo
nel ricordo di te
ma voglio scacciarti dalla mia mente
solo così mi salverei
salverei la mia anima e il mio cuore

1 pensiero su “La vostra voce, Elisa Capitani

  1. Premetto che la mia è semplicemente l’opinione di un “non addetto ai lavori”. Ho la sensazione che ci sia troppo e troppo convulso. Se ricordo bene, la Valduga afferma una cosa importante che può fare al caso (vado a memoria):tutti abbiamo delusioni e dolori esistenziali, raccontarli restando in una scrittura-sfogo, senza dare ai sentimenti soggettivi un valore “emblematico” (come dice Claudio Damiani)e oggettivo capace di “diventare di tutti”, e al linguaggio una nitidezza essenziale di forma e di immagini, rischia di non “farsi” il linguaggio universale proprio della poesia.. Da ogni esperienza personale, il poeta estrae l’essenza che la compendia, facendone un modello valido universalmente e per tutti i tempi.

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