David Foster Wallace: “… l’arte pura?”

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

Wallace è una delle persone più brillanti e interessanti con cui abbia mai parlato. Non poter più parlare con lui né leggere altre sue opere mi rende infinitamente triste.”
Ostap Karmodi

da: “David Foster Wallace, Un’intervista inedita” di Ostap Karmodi, Terre di mezzo Editore, 2011 (5 euro).

Karmodi: Secondo te può esistere l’arte pura, libera da qualunque valore commerciale o propagandistico?
Wallace: Tu cosa ne pensi?

Karmodi: Be’ di sicuro è un’immensa semplificazione, ma di base credo non possa esistere un’arte del tutto libera da significati politici o commerciali.
Wallace: Sono sempre un po’ sospettoso riguardo al termine “puro”. E’ uno standard molto molto elevato da associare a una parola come “arte”, Dal momento che la situazione di base è il continuum. Lascia che ti faccia un esempio: mia moglie è un artista e una pittrice fantastica, ma non cerca di vendere le sue opere per grosse cifre, Non ha mai tentato di farsi comprare le opere di tante gallerie e musei. Tiene delle mostre e, quando vuole, può vendere dei pezzi, ma per lo più li regala. Per me è molto interessante osservare la sua opera. Una ragione per la quale non vuole competere per il successo convenzionale, le gallerie… c’è un intero mondo artistico in America. Ti stai facendo un nome e una reputazione, la tua arte acquista sempre più valore, e tu puoi finire per diventare molto ricco. Lei ha paura di tutto questo, perché è convinta che finirà per portare via qualcosa all’arte, che renderà meno divertente l’atto di creare. E per lei questa è la cosa più importante nella vita.  

(Nella foto sotto, Karen Green, la moglie di Wallace fotografata da Jeff Zaruba n.d.r.). E per me lei è questo (siamo sposati solo da due anni): guardarla lavorare, e poi andarsene nel garage dove lavoro e cercare di non pensare a cosa dice quel recensore del New York Time o alle farneticazioni di quella rivista e tutti la odiano e hanno ragione, trovarmi preoccupato e deconcentrato da cose che non sono altro che distrazioni irrilevanti e immature e vuote, è molto educativo. E’ anche probabile che il solo modo per produrre arte pura in America sia quello di eclissarsi dalla sfera pubblica e produrre quell’arte solo come dono, senza che sia coinvolto il denaro, senza tentativi di pubblicità o pubblicazione. Il problema è che lo fanno tutti, quindi qui non c’è arte pubblica. Tutto diventa una specie di paradosso sul quale ho trascorso diversi anni a riflettere. E non ho una risposta. Toltoj credeva che l’arte pura dovesse avere uno scopo preciso: quello di sostenere la fratellanza cristiana tra gli esseri umani. 
(dall’intervista di Ostap Karmodi, trad. di Sara Crimi)

In pochi si sono chiesti perché David Foster Wallace si suicidò in quel settembre del 2008. Cosa c’era in quel gesto? Lo spiega mirabilmente lo scrittore Nicola La Gioia, in un articolo comparso in rete pochi mesi dopo il suicidio di Wallace. Il suicidio di David Foster Wallace 

David Foster Wallace (1962-2008) è uno dei maggiori scrittori americani degli ultimi decenni. Oltre a Infinite Jest, tra le sue opere ricordiamo La ragazza dai capelli strani e Una cosa divertente che non farò mai più. Nel 2011 è uscito il romanzo incompiuto Il re pallido.
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Ostap Karmodi è un giornalista russo. Lavora per diverse testate europee e si è occupato tra l’altro di letteratura inglese, americana e russa. È autore di una guida di successo alla città di Praga.

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