Marina Cvetaeva, “Sette Poemi” nella traduzione di Paola Ferretti

Marina Cvetaeva

LA LINGUA FEBBRILE DI MARINA CVETAEVA

COMMENTO DI LUIGIA SORRENTINO

I Sette Poemi scritti da Marina Cvetaeva fra il 1924 e il 1926 tentano di tracciare una Storia, quella di Marina, durante la prima fase dell’emigrazione. I poemi scelti, Sette su Ventuno, disegnano il mondo interiore della poetessa con una lingua febbrile, eretta, tramata da premonizioni.

OGNI PAROLA DETTA COME SE FOSSE L’ULTIMA 

Marina Cvetaeva ha descritto la poesia lirica come una linea tratteggiata, fatta di lacune bianche che mozzano il fiato, in cui manca l’aria e si mima la morte. 

Ecco che qui, l’inconfondibile voce di Marina si espande nella linea tratteggiata che va  nella direzione dell’assoluto, un assoluto costretto, fra estasi e indignazione, come respiro sincopato “coacervo di ferite“.

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Rainer Maria Rilke

Rainer Maria Rilke

 

Nato a Praga nel 1875, della sua vocazione letteraria Rilke aveva una consapevolezza acuta e precoce. Alla sua prima raccolta poetica, Vita e canti (Leben und Lieder, 1894), poi ripudiata dall’autore, seguirono Sacrificio ai lari (Larenopfer, 1895), Incoronato di sogno (Traumgekrönt, 1896), Avvento (Advent, 1897).

A Lou Andreas-Salomé, l’intellettuale allora più anziana di lui di quindici anni, è dedicato un diario tenuto a Firenze durante la primavera del 1898, il Quaderno di Firenze (Florenzer Tagebuch, 1942). Al 1899 risalgono la raccolta Per la mia gioia (Mir zu Feier), e il racconto lirico Il canto di amore e di morte dell’alfiere Christoph Rilke (Die Weise von Liebe und Tod des Cornets Christoph Rilke), opera che segna l’adesione di Rilke all’ideale neo- romanticista e che costituì il primo grande successo di pubblico di Rilke. Continua a leggere

Paolo Lagazzi, Premio Speciale Montale Fuori di Casa 2017

Paolo Lagazzi

Il 12 aprile 2017, alle ore 17,30, nella sede del Gabinetto Vieusseux di Firenze, sarà assegnato al professor Paolo Lagazzi il “Premio Speciale – Montale Fuori di Casa” per la critica letteraria e la saggistica. Continua a leggere

Alfred Kubin "L’altra parte"

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Un romanzo fantastico  
Traduzione di Lia Secci
Biblioteca Adelphi
1965, 6ª ediz., pp. 295
La casa editrice Adelphi, nasce nel 1962. Il primo titolo della collana Biblioteca Adelphi, fondata nel 1965, è di Alfred Kubin  “L’altra parte”.
RISVOLTO
Nel 1908, appena trentunenne e disegnatore già noto e apprezzato, Kubin è profondamente scosso dalla morte del padre, che lo coglie in uno stato di tormentosa sterilità succeduto a lunghi periodi di crisi psichica. Per liberarsi dalle visioni che lo perseguitano e a cui, in quelle condizioni di paralisi creativa, non sa dare espressione grafica, egli decide di mettersi a scrivere e, nel giro di dodici settimane, butta giù un romanzo: L’altra parte. Nelle otto settimane che seguono egli riesce ad aggiungere al libro (che sarà pubblicato l’anno successivo e che attirerà l’attenzione dei più sensibili tra i suoi contemporanei) una cinquantina di disegni. Continua a leggere

Helga Weiss, l'Anna Frank praghese

weiss-140_referenceEscono i quaderni di una dei sopravissuti a Terezin, Auschwitz e Mathausen.
Helga Weiss, Il diario di Helga (Einaudi, pp 201, euro 19).
La storia
Una bambina obbligata a portare come spilla una stella gialla, che nel 1938 a Praga non dorme per i bombardamenti e sente continuamente parlare di “trasporti” di famiglie, amici, compagni di scuola. Finché tocca a lei, Helga Weiss, e ai suoi genitori lasciare la casa in cui è cresciuta per Terezin, poi Auschwitz-Birkenau, Freiberg e Mathausen. Continua a leggere

David Foster Wallace: “… l’arte pura?”

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

Wallace è una delle persone più brillanti e interessanti con cui abbia mai parlato. Non poter più parlare con lui né leggere altre sue opere mi rende infinitamente triste.”
Ostap Karmodi

da: “David Foster Wallace, Un’intervista inedita” di Ostap Karmodi, Terre di mezzo Editore, 2011 (5 euro). Continua a leggere

In memoria di te, Paul Celan – Volkstrauertag –

In memoria di te, Paul Celan
a cura di Luigia Sorrentino

Le vittime della Shoah furono circa 6 milioni. Fra esse, dovremmo includere un nome, o un non-nome, se preferite: Paul Celan.

Tutta la sua esistenza, incarnò strenuamente l’immane tragedia dello sterminio che  transfuse in sé  e nella poesia al punto da  annullarsi totalmente come persona. L’epilogo di Celan fu il suicidio.  Con quell’atto finale il poeta testimoniò la sua personale vergogna: l’aver  scritto da esule, (viveva in Francia) nella sua lingua-madre, il tedesco, (la lingua-madre degli aguzzini nazisti.)

La sua vita quotidiana si svolse in francese,  “a fronte” dei propri testi scritti in tedesco. Lo sguardo di Paul Celan non si distolse mai dal “Gegenuber” (qualcosa a fronte), che Celan identificò nella Memoria. 

Epilogo. La traduzione del dolore
di Camilla Miglio

Paul Celan ha tradotto, o meglio traslitterato il proprio nome dal tedesco al rumeno. Da Antschel a Ancel. Lo ha poi ripetuto a testa in giù. Cel-An: può suonare rumeno, francese, comunque straniero a orecchie tedesche. La ripetizione del nome, lo pseudo-nome diventa la sua persona nell’interessante accezione latina ricordata da MarKo Pajevic: da per-sonare, risuonare attraverso. Continua a leggere

Nicola Vitale, “Figura solare”

E’ in libreria Figura Solare di Nicola Vitale, un rinnovamento radicale dell’arte, Inizio di un’epoca dell’essere Ed. Marietti, 2011 (€. 25,00).

PREFAZIONE
di Maddalena Mazzocut-Mis

Caro Lettore,
il lavoro che ti accingi a leggere non è solo frutto di una ricerca o di una riflessione. È piuttosto teoria applicata; è tecnica che diventa teoria. Il testo “parla” all’epoca attuale e nasce nell’attualità della pratica artistica; apre a questioni legate alla sensibilità e al sentimento, prima ancora che alla ragione; apre alla tecnica artistica prima ancora che all’estetica; supera la morte dell’arte, delineando un’arte solare che, lontano da essere un manifesto d’arte contemporanea, è ricerca di una coerenza di senso, a partire da un percorso artistico ad ampio raggio – una irradiazione solare – per diventare o essere prima di tutto pratica artistica.
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Addio a Jirous, il poeta della dissidenza

Lo scrittore ceco Ivan Martin Jirous, poeta icona della dissidenza al tempo del regime comunista nella Repubblica Cecoslovacca, è morto il 10 novembre 2011 in un ospedale di Praga all’età di 67 anni.

Nel 1968, durante la Primavera di Praga, il giovane Jirous, all’epoca promettente storico dell’arte, entrò in contatto con il famoso gruppo underground di rock psichedelico ‘The Plastic People of the Universe’, inizialmente composto da Milan Hlavsa, Michal Jernek, Jiri Stevich e Josef Brabec. Continua a leggere