Silvano Trevisani, “Le parole finiranno, non l’amore”

Silvano Trevisani

Per Giovanna Sicari

Il profumo delle sere d’estate
inseguiva le tue assenze.
Si sapeva di te qualcosa più
della tua bellezza,
vertigine di sé, i tuoi ritorni
annottavano in nidi di poesia,
nei quali comprendevi che l’amore
è speranza ribelle,
e quel passo leggero
lo potevi ricalcare all’infinito.
Reduci dei tuoi ritorni
arieggiati dal volume dei capelli
inseguendoti nei passi, noi
puerili annidavamo
nelle mani i nostri sogni
un poco balbettanti. Inanimati.
E poi non c’eri, quando
per te divenne la poesia
la strada il tempo la distanza.
E la memoria è la panchina assolata del viale
dove si era giovani una volta sola, e poi
le omissioni diventano dimenticanza.
E i giorni sono un lacero breviario
in cui si scrive da sola
la distratta ricordanza dei passati.

Dopo la notte

L’innesto, complicato, del mattino
ha nelle tue parole
lacunose, intersezioni ritmiche
che, a volte, mi spingono
a ritardare la contezza, il profanarsi
del sogno che avevo trattenuto.
Come mistica rivelazione
mi apparivi
flessuosa ed avvenente come sei, ma assetata
di me, della mia giovane afasia
vertigine di senso e di paura
negazione della morte, ovvero
della vita. E correvi
a piedi nudi, come sorretta
da uno spot di gelati di una volta.
Come è facile avere
vent’anni di più di quello che ti bastava
per vivere la vita come un sogno.

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Silvano Trevisani

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Silvano Trevisani

La veglia

Illuminavi d’insonnia
la scabra disciplina
del non detto, pensieri di morte
o di vita senza ritorno, se vuoi,
agitavano appunti
sul desk intermittente.
Rileggerli calmava, per un po’,
la veglia, livida
di stand by
e placava il ronzio della ventola.
Si può arrivare a non sentire
la solitudine assalirti
guarnita dei tuoi stessi
segreti sussulti?
Cosa sognavamo, da soli,
prima di correre ai ripari?
Allora, io ti aspetto,
dormendo fiori colorati,
e forse al mattino
ci rimetteremo a scrivere
sogni che nessuno mai farà. Continua a leggere

Alda Merini, “Furibonda cresce la notte”

 

cop merini - furibonda

Il libro, con l’introduzione di Silvano Trevisani,  raccoglie poesie e lettere inedite di Alda Merini che risalgono agli anni Ottanta, periodo considerato tra i più creativi per la poetessa, in cui il rigore formale si coniuga in piena adesione ad una maturità espressiva già attraversata da esperienze gravi e dolorose, distillate nei componimenti fino a conseguire una significanza universale. Continua a leggere

Michele Pierri e Alda Merini, cronaca di un amore sconosciuto

copertina-Pierri-Merini

 

Il 6 ottobre 1984, nella Chiesa del SS. Crocifisso di Taranto, Michele Pierri e Alda Merini si sposano. Il medico e poeta tarantino ha 85 anni, la poetessa milanese ne ha 53. Da quasi quattro anni sono uniti da un’amicizia profonda, in un ininterrotto colloquio telefonico, basato sul comune interesse per la poesia. Sentimenti che si trasformano via via in un amore. Alda, rimasta vedova dopo la lunga malattia del marito, isolata a Milano dopo i successi letterari giovanili e i lunghi anni trascorsi in manicomio, si lega all’anziano amico, sedotta dalle sue qualità.
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