La poesia che “distrurba” il lettore

SPROVVISTO DI TITOLO

di Davide Cortese

 

[Senza titolo] è l’ultimo volume della collana «Poesia di ricerca», a cura di Alberto Pellegatta, per i tipi di Edb. Il libro, davvero sprovvisto di una titolazione, introdotto da Stelvio Di Spigno, prosegue la scelta editoriale di affiancare un poeta straniero a uno italiano: Manuel de Freitas, portoghese, autore di numerose raccolte poetiche e svariate pubblicazioni di saggi, antologie, pamphlet, e Federica Gullotta, alla seconda prova in volume dopo La bestia viziata (LietoColle, 2016). Gli autori sono accompagnati da tre opere inedite di Davide Mansueto Raggio (1926-2002), esponente dell’art brut: tre cartoni sagomati da scatole da imballaggio riportano figure umane o animali, a pennarello o con il «sasso matto» (argilla rossa). Di particolare interesse è il “cavallino”, posto a mo’ di spartiacque fra i due poeti, quasi a registrare che, alle volte, la follia riesce a esprimersi in modalità più “serene” di quanto non riesca una mente arrovellata in questioni estetiche o personali. Continua a leggere

Roberto Maggiani, “La bellezza non si somma”

 

la_bellezza_non_si_sommadi Maurizio Soldini 

La bellezza, o almeno la possibilità di coglierla e di fruirne, ha a che fare prima che con l’universale, con il particolare. E siccome gli esseri umani sono immersi con la loro spiritualità nella materia, il dato sensibile è prioritario, almeno al primo passaggio. Come dire che non c’è bellezza che non passi per il mondo dei sensi, nel momento orizzontale, per poi elevarsi al trascendente attraverso il trascendentale nel momento verticale. O quantomeno va detto che l’uomo non può afferrare la bellezza se non attraverso il suo sistema sensoriale e nervoso, e in questo se ne connota la razionalità, nonché la cognitività della bellezza, per poi farla ascendere a dimensione del sentimento dell’anima, alla sua spiritualità. In tutta questa dinamica va da sé che tra i sensi che colgono la bellezza la fa da padrona la vista. E lo sguardo con tutta la sua fenomenologia ha molto a che fare con la realtà della bellezza, ma ha a che fare anche col concetto del bello. Infatti per la bellezza l’apprensione sensoriale è fondamentale, e in particolare è centrale lo sguardo. Siccome vediamo quello che guardiamo, ne consegue che la bellezza non può essere relegata e lasciata in balia al puro intuito e all’emotivismo, ma per coglierla è necessaria anche la ragione; c’è bisogno allora di educare lo sguardo nell’alveo del sentimento. Continua a leggere